Depurazione Acque Reflue, Impianti Biologici
di Antonella G. Tosca
L’attenzione all’ambiente è recente anche se
l’inquinamento nasce con l’industrializzazione e l’urbanizzazione. Le
matrici nelle quali viene valutato l’indice di inquinamento sono acqua,
suolo ed aria. In questo lavoro tratterò alcuni dei metodi di
depurazione dell’acqua.
In passato le acque reflue contenevano
quasi esclusivamente sostanze biodegradabili, quindi di facile
smaltimento; oggi questa operazione è resa problematica della presenza
sempre più consistente di composti chimici.
L´efficienza dei sistemi di fognatura e di
depurazione delle acque reflue di natura domestica ed urbana,
generalmente, costituisce un aspetto di fondamentale importanza per la
salvaguardia dell´ambiente, sia in termini di protezione della “qualità
ambientale” delle acque marine costiere e superficiali, sia dal punto di
vista igienico-sanitario per la protezione della salute umana. Infatti
molti dei depuratori della costa, al servizio degli agglomerati urbani
del litorale, scaricano direttamente il chiarificato in mare a pochi
chilometri dalla costa stessa, in zona riconosciuta come "area
sensibile", ai sensi del D.Lgs.152/99.
Il D.Lgs.152/99, definisce il trattamento
appropriato delle acque di scarico mediante un processo o sistema di
smaltimento che, dopo lo scarico del refluo trattato, garantisca la
conformità dei corpi idrici recettori ai relativi standard di qualità
(allegato 5 parte III del D.lgs. 152/2006).
Le acque reflue che giungono in fognatura si
distinguono in:
acque di tipo urbano (scarichi
civili): provengono da insediamenti residenziali, commerciali,
ricreativi e di servizio (ad esempio, ospedali e alberghi); possono
contenere anche acque industriali;
acque industriali (scarichi
produttivi): provengono da attività produttive nelle quali hanno svolto
la funzione di acque di processo (diluizione, idratazione) o di
lavaggio;
acque di infiltrazione e drenaggio:
acque del sottosuolo che entrano nel sistema fognario attraverso
giunture difettose o rotture;
acque di pioggia: derivano dalle
grondaie e dal dilavamento delle superfici degli edifici, delle strade e
dei suoli ed entrano nel sistema fognario attraverso i tombini stradali.
La rete fognaria è costituita dall´insieme
delle opere di raccolta, di immissione e di convogliamento delle acque
reflue e meteoriche nei collettori stradali (canalizzazioni generalmente
sotterranee), dagli impianti di sollevamento (sistemi di pompe che
consentono di superare differenze di livello), dai manufatti di
controllo idraulico ed ambientale, da quelli di scarico lungo la rete
(scaricatori di piena) e dagli impianti di trattamento dei reflui
(depuratori).
Le reti fognarie, generalmente, funzionano
per gravità e sono dotate di un´adeguata pendenza per convogliare i
liquami al depuratore. Se i liquami devono essere portati ad impianti
posti ad altezze superiori rispetto a quelle delle condotte, si usano
pompe e condotte in pressione.
Le canalizzazioni che costituiscono la rete
fognaria vengono distinte in funzione del ruolo che svolgono:
fogne: canalizzazioni elementari che
raccolgono le acque provenienti da botole;
collettori: canalizzazioni
costituenti l´ossatura principale della rete, raccolgono le acque
provenienti dalle fogne;
emissario: canale che, partendo dal
depuratore, conduce le acque raccolte al recapito finale (corpo idrico
recettore).
Le reti fognarie vengono distinte in miste e
separate: le prime sono tali per cui le acque di pioggia (acque bianche)
e le acque dei reflui domestici e industriali (acque nere) sono raccolte
in un unico condotto; le reti fognarie separate, invece, hanno due
condotti distinti: uno per le acque piovane (fognatura bianca) ed uno
per le acque civili ed industriali (fognatura nera).
I due sistemi fognari, misto e separato,
presentano entrambi pregi e difetti. La rete nera del sistema separato è
soggetta a frequenti intasamenti derivanti dal forte carico organico,
spesso grossolano, e dai molti tensioattivi; richiede, dunque,
interventi di pulitura. Nella fognatura mista invece, gli aumenti di
portata derivanti dagli eventi meteorici asportano i depositi in
formazione, non sono quindi necessari gli interventi di pulizia.
La fognatura mista però, durante le piogge
intense, ha l´inconveniente di scaricare, assieme alle acque di pioggia
in eccesso, anche le acque nere attraverso sfioratori intermedi.
Se collegata al depuratore, la fogna mista
ha il vantaggio di consentire l´eliminazione degli inquinanti ambientali
che si accumulano nelle strade e sulle superfici impermeabilizzate,
derivanti dalle auto, dalle emissioni in atmosfera e da altre attività
antropiche. Può, tuttavia, causare problemi gestionali ai sistemi
depurativi a causa della variabilità della portata e del modesto carico
organico trasportato.
Lo sfioratore o scaricatore di piena è un
sistema che consente di allontanare l´eccesso di carico idraulico che la
rete può trasportare durante eventi meteorici particolarmente intensi
all´impianto di depurazione, scaricando direttamente tale eccesso in
acque superficiali.
In presenza di un sistema fognario separato
è possibile dotare la rete bianca di vasche di prima pioggia, cioè
enormi recipienti in grado di contenere le acque dei primi minuti
dell´evento meteorico (inquinate in quanto contengono le sostanze
derivanti dal dilavamento delle strade, infrastrutture e suoli) e
convogliarle, attraverso la rete nera, all´impianto di depurazione.
Ai fini della tutela ambientale è necessario
che tali sistemi fognari siano adeguatamente controllati e gestiti,
perché non si verifichino delle perdite pericolose nell´ambiente
circostante.
Le sostanze inquinanti si differenziano
in base alle seguenti caratteristiche:
- Fisiche, sostanze sospese
(sedimentabili e non) si trovano o disciolte o in forma colloidale
- Chimiche, organiche o inorganiche
- Biologiche, biodegradabili (più o meno
velocemente) non biodegradabili.
Prima del vero e proprio trattamento
biologico i reflui subiscono trattamenti di tipo fisico quali:
- Grigliatura: consiste in una
filtrazione attraverso griglie con spaziature che vanno da grossolana
(5-6 cm), media, fine (da 4 mm) a finissima. I solidi grossolani
raccolti vengono solitamente smaltiti in discarica.
- Dissabbiatura: per questa procedura si
utilizzano manufatti di grandi dimensioni al fine di eliminare
particelle, anche molto piccole, di sabbia abrasiva che potrebbe
danneggiare le attrezzature elettromeccaniche.
- Disoleazione: garantisce per
flottazione l’eliminazione di oli e grassi.
- Equalizzazione o laminazione: rendendo
costante la portata nel tempo garantiscono l’alimentazione costante
all’impianto.
Questi trattamenti, se ben condotti, già da
soli possono eliminare buona parte del carico organico inquinante; in
fase di sedimentazione primaria, infatti, è possibile eliminare anche il
60% del BOD5 del liquame in ingresso. BOD5 è una
valutazione indiretta dell’inquinamento, misura infatti la quantità di
ossigeno consumata in 5 giorni a 20°C per annullare l’inquinante.
I solidi separati nella sedimentazione
primaria (fanghi primari) vengono poi sottoposti ad ulteriori
trattamenti nella cosiddetta "linea fanghi". E’ lungo questo percorso
che avviene lo smaltimento dei fanghi prodotti durante le fasi di
sedimentazione, ossia dei fanghi primari e di recupero. Scopo di tale
linea è quello di eliminare l´elevata quantità di acqua in essi
contenuta e di ridurne il volume, nonché di stabilizzare il materiale
organico e di distruggere gli organismi patogeni presenti.
I principali trattamenti per l´eliminazione
dell´acqua sono l´ispessimento, la disidratazione e l´essiccazione; la
stabilizzazione invece, avviene attraverso la digestione aerobica o
anaerobica, attraverso batteri responsabili della degradazione della
materia organica.
I fanghi trattati vengono stoccati e
smaltiti in discarica o utilizzati come concimi per terreni agricoli.
Il liquame inoltre, viene sottoposto alla
defosfatazione, ossia all´eliminazione del fosforo presente; essa
avviene in modi differenti a seconda dell´impianto.
Va ricordato che i pretrattamenti non sono
influenti sul vero e proprio processo biologico.
La Depurazione Biologica
di acque reflue, applicata per la prima volta, nel 1914, in Inghilterra,
da E. Arden e W. T.Lockett, consiste in processi di rimozione delle
sostanze organiche contenute nel liquame utilizzando apposite vasche
nelle quali avviene la riduzione del grado di inquinamento ad opera
della popolazione batterica aerobica contenuta nel liquame stesso,
attraverso un processo condotto con utilizzo di ossigeno disciolto
(fornito artificialmente) indispensabile per il mantenimento e
l'attività dei microrganismi. Parallelamente alla degradazione
dell´inquinante organico (utilizzato come nutrimento) si ha la
proliferazione dei batteri che, anziché rimanere dispersi
nell’effluente trattato, tendono ad agglomerarsi, per adsorbimento e
bioflocculazione formando ammassi fangosi di natura fioccosa detti
appunto Fanghi Attivi.
La “Teoria dei fanghi” si articola in
più punti:
1)
|
I batteri si organizzano in filamenti e
producendo composti organici particolari riescono a trattenere
le sostanze sospese. |
Se in questa fase l’alimento (liquame)
scarseggia i filamenti rimangono tali per anni e non
sedimentano.
2)
|
I filamenti si ingrossano creando floccoli
che sedimentano formando il fango.
Giornalmente bisogna allontanare una
certa quantità di fanghi perché
un eccessivo numero di microrganismi
consuma troppo ossigeno.
|
3)
|
Se viene a mancare alimento o ossigeno il
fango si frantuma.
La quantità di cibo si calcola grazie alla
portata (Q) e al BOD5.
L’alimento equivale al Carico organico =
Q x BOD5 |
Da quanto detto si desume che: in condizioni
di buona depurazione i fiocchi di circa 30 μm ÷ 100 μm di diametro si
aggregano in formazioni più grandi (fino ad 1 mm ÷ 2 mm) eliminati
successivamente nella sedimentazione secondaria (fanghi di supero).
Quest’ultima permette di ottenere un ulteriore grado di depurazione che
consiste in una filtrazione, per rimuovere quelle particelle sospese,
sfuggite alla fase di sedimentazione, ed in una disinfezione chimica
(solitamente con ipoclorito di sodio) per abbattere i microrganismi
patogeni presenti.
Attraverso le fasi di
ossidazione-nitrificazione e di sedimentazione secondaria si ha il
completo abbattimento del BOD5, fino a valori prossimi al
95%.
Gli impianti a fanghi attivi possono essere
distinti a biomassa dispersa e biomassa adesa.
Gli impianti a biomassa dispersa sono
caratterizzati da una struttura modulare che comprende
-
una vasca per la raccolta del
liquame
-
una vasca di areazione,
normalmente settata, dove avviene la biodegradazione
-
una vasca per la raccolta del
liquame depurato
-
un sistema di condotte che
permettono il recupero dei fanghi che devono essere ripresi per
costituire compost o essere utilizzati in agricoltura.
Negli impianti a biomassa adesa i
batteri aderiscono ad un supporto solido, materiale litoide.
In una vasca si deposita il materiale
litoide (A) e su questo si distribuisce il liquame in modo omogeneo,
grazie ad un braccio ruotante; sul materiale di supporto si sviluppa una
“ pellicola mucillaginea” per la presenza di batteri e ossigeno (B). La
pellicola cresce progressivamente e nello strato più interno si crea
anaerobiosi e si sviluppa gas (C).Quando la pellicola si rompe (D) il
materiale si deposita (E) e il ciclo ricomincia. Perché tutto proceda
nel migliore dei modi è necessario che ci sia stato un buon
pretrattamento del liquame, altrimenti i canalicoli che si formano all’
interno del materiale litoide (di forma irregolare) si intasano dando
luogo a processi di fermentazione con sviluppo di gas e invasione di
insetti attratti dal liquame.
Un esempio di manufatto per biomassa adesa
sono i Biodischi o Biorulli dove il liquame in vasca è in fase statica
mentre il materiale solido inerte è fissato a dischi che ruotano, quando
il supporto è nel liquido avvengono reazioni organiche quando è in aria
si hanno fenomeni di ossidazione.
Le principali fasi di un impianto biologico
sono:
Omogeneizzazione: rende
omogenee e costanti le caratteristiche chimiche dei reflui affluenti,
assicurando un tempo di residenza idraulico che consenta di smorzare le
fluttuazioni di portata dell’impianto.
Ossidazione Biologica: è il
trattamento più importante dell’intero ciclo di depurazione, consiste
nella biodegradazione da parte di microrganismi di tutte le sostanze
organiche presenti nelle acque da depurare, fino a trasformarle in
composti molto semplici ed innocui dal punto di vista ambientale.
Nitrificazione: è l’ossidazione di
composti ridotti dell'azoto, cioè un processo chemiosintetico e
strettamente aerobico, attuato da due gruppi di batteri_nitrificanti
presenti nelle acque. Un gruppo ossida l'ammoniaca NH3 a
nitrito NO2-; l'altro gruppo ossida il
nitrito NO2 - a nitrato NO3-
. A questi batteri deve essere fornita sufficiente quantità di ossigeno
(processo aerobico).
Denitrificazione: è il processo
necessario per la riduzione biologica dell’azoto nitrico e nitroso, con
formazione di azoto gassoso che si libera in atmosfera ad opera di
batteri eterotrofi denitrificanti.
Chiarificazione o sedimentazione
secondari: consente per differenza di peso specifico la separazione
delle acque depurate dalla biomassa (fanghi attivati) che vengono
inviate al corpo idrico recettore.
I fanghi sedimentati vengono riciclati in
quantità controllata nel bacino di ossidazione biologica o inviati alla
compattazione e a successiva disidratazione.
Disinfezione: è un trattamento con il
quale si elimina la carica batterica presente nell’acqua di scarico.
Al termine di questo processo l’acqua può
essere immessa nel corpo recettore in quanto rientra nei parametri
fissati.
Oltre alla bonifica con fanghi attivi esiste
un’altra tecnica che permette l’eliminazione dalle acque (soprattutto
industriali) di inquinanti usando metodi biologici ed è la
Rhyzofiltrazione. Questa tecnica utilizza piante che hanno
la capacità di accumulare nei loro tessuti metalli pesanti. Le radici
delle piante vengono fatte crescere in acqua areata in modo che possano
assorbire, precipitare e concentrare metalli tossici da effluenti
inquinati al fine di restituire una notevole quantità di acqua potabile.
I rifiuti tossici derivati da questa
tecnologia hanno minor volume rispetto a quelli derivati da altre
tecniche di bonifica; per lo più si tratta di tessuti vegetali che
possono essere smaltiti in discarica, bruciati con recupero di energia
od essiccati. Inoltre, alcuni metalli contenuti nei rifiuti possono
essere recuperati e riciclati.
Questa tecnica ha comunque dei limiti in
quanto le piante iperaccumulatrici hanno generalmente una crescita
lenta, piccola biomassa con radici che non penetrano in profondità
inoltre, la rimozione dell’inquinante è lenta.
Nonostante questo la Rhyzofiltrazione ha il
pregio di non alterare o danneggiare ulteriormente l’ecosistema e per
questo motivo è applicabile a vaste aree.
A fine di questa trattazione va ricordato
che il mare i fiumi ed i laghi non sono in grado di ricevere una
quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità
autodepurativa, senza vedere compromessa la qualità delle proprie acque
ed i normali equilibri dell´ecosistema. Nonostante nel mare l´effetto
diluizione sia molto elevato e il grado di salinità neutralizza
abbastanza rapidamente una modesta carica batterica mentre, può essere
dannoso l´ apporto dei composti dell´azoto e del fosforo, responsabili
dell´eutrofizzazione marina.
Riassumendo: La Depurazione a Fanghi Attivi
e la Rhyzofiltrazione sono tecniche biologiche che si attuano, senza
l’utilizzo di sostanze chimiche, seguendo gli insegnamenti della natura
e dei suoi equilibri, sono procedure da utilizzare perché, oltre a
fornire acqua depurata aiutano a proteggere l’ecosistema marino e noi
stessi. E’ bene infatti, che l’acqua che arriva al mare sia il più
possibile pura come le acque di fonte, che in uno scritto di V. Hugo,
rivolgendosi al ” mar tremendo” dissero:
”…..l’ amara immensità non ti contendo,
ma
ti do quel che non sapresti avere
una goccia ti do che
si può bere.”
(12-2010)
Antonella G. Tosca |