“BED TIME”
di Alessandro Di Fiore
E’ in questi giorni nelle sale uno dei
tanti film dell’orrore. Cosa fa più paura in un film dell’orrore?
Dipende. Per esempio dipende dagli occhi di chi lo guarda. Se sono gli
occhi di un adolescente i virtuosismi degli effetti speciali capaci di
dare corpo a creature mostruose suscitano di norma senso di angoscia e
di panico. Se sono gli occhi di un adulto, di un adulto navigato agli
orrori della vita reale, quelle creature mostruose rappresentano semmai
una fuga facile e ingenua dalla vera mostruosità che a volte si nasconde
abilmente dietro l’ apparente e rassicurante routine dell’uomo di
strada, del coinquilino, del portiere di un condominio oppure
addirittura di noi stessi.
Già, di noi stessi.
Negli occhi dell’adulto il mostro fa paura
quando non si vede, oppure, peggio, quando lo si vede tutti i giorni
guardandosi nello specchio, quando lo si vede in se stessi, nella
propria vita infelice senza senso e senza scopo che va gradatamente
acquisendo senso e scopo nel distruggere per rivalsa la sfacciata ed
esibita felicità altrui.
La prima sequenza del film dell’ottimo
Balaguerò ci descrive la routine del risveglio che si ripete tutte le
mattine, risveglio accompagnato da gesti quasi meccanici per quanto
siano abituali, e che potrebbero appartenere ad ognuno di noi. Poi lo
spettatore è invitato a comprendere l’antefatto di quei gesti, sicché la
riproposta sequenza del risveglio, che in sé dovrebbe rafforzare l’idea
della routine, alla luce dell’antefatto ormai svelato rappresenta
l’esibizione dell’orrore.
E’ questo il pregio principale (ma non
l’unico) di una sceneggiatura rigorosamente adatta ad un pubblico
adulto.
Sì, questo “Bed time” può essere definito un
horror per adulti, perché solo chi ha vissuto per lungo tempo la
quotidianità può scorgerne le insidie.
E solo chi può scorgere le mostruose insidie
della quotidianità può comprendere quanto una mente folle possa nel
contempo essere lucida.
E’ la lucida e folle mente del
protagonista, l’ottimo Luis Tosar che impersona l’annoiato e
abitudinario portiere di un condominio, il quale solo condividendo la
propria infelicità riuscirà a sfuggire al suicidio.
Non c’è bisogno di effetti speciali per
costruire il mostro, anzi la mostruosità risiede proprio nella
circostanza che essa non ha bisogno di artifici, identificandosi alla
perfezione nella psiche di un uomo.
Alessandro Di Fiore |