ECOMAFIE:
UN BUSINESS PROMETTENTE
di Fortunato Aliberti
Il
termine ecomafia, richiama alla mente immediatamente paura, terrore e ci
ricorda che il nostro quotidiano, la nostra realtà è afflitta da questo
male, da questo “tumore “che si insinua nel nostro sociale. Taluni,
questi esseri spregevoli, li abbiamo fatti entrare nelle nostre case,
introducendovi le loro logiche perverse, le loro leggi.
Inconsapevolmente diveniamo loro complici per salvaguardare il nostro”
orticello”.
Quindi con questo termine, portiamo alla luce tutte quelle operazioni
illecite a carattere speculativo, che procurano all’ambiente un impatto
devastante, messo in atto da reti criminali, in cui sono correi,
scientemente e non, le stesse persone poste alla repressione dei reati
ambientali e delle istituzioni dello stato.
Per
questa ragione, l’omertà della nostra società e il diffuso disinteresse
a tutti reati ambientali, creano un terreno fertile alle ecomafie, in
quanto si garantisce loro impunità, protezione e sostanziale consenso
intorno alle attività eco mafiose, che spesso fanno riferimento ad
amministratori locali e organismi di controllo corrotti, creando vere e
proprie “reti ecocriminali”.
In
merito agli ultimi rapporti ecomafia di Legambiente, il giro d’affari si
aggira intorno a 23 miliardi di euro l’anno ma l’azione della
criminalità’ organizzata, non è quasi più come quella tradizionale, in
cui ci si faceva spazio tra delitti terribili e sanguinolenti; oggi si
insinuano nel mercato economico in modo silenzioso, facendo dei reati un
qualcosa di ben strutturato.
Questo inserimento nel mercato, ha inficiato gran parte dell’ambiente
come ad esempio il ciclo dei rifiuti tossici e l’attività edilizia, un
terreno fertilissimo per la criminalità organizzata; la mafia ne ha
beneficiato grazie a norme giuridiche quasi inesistenti, da sanzioni
penali in materia di tutela dell’ambiente quasi ridicole.
Addirittura se si vuole eludere il delitto di associazione a
delinquere, taluni spostano le sostanze inquinanti e le conseguenti
attività criminali verso paesi più compiacenti o privi di disciplina
sanzionatoria come il caso del carico dei rifiuti elettrici ed
elettronici approdati in Nigeria dal porto di Tilbury in Essex (GB).
Il
maggior numero di reati si riscontrano in particolar modo in quattro
regioni italiane: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, ovverosia le
stesse in cui sono presenti le principali organizzazioni mafiose
italiane; anche se non bisogna escludere il “contributo”dato dalle
ragioni del centro e nord Italia. Ricordiamo a questo proposito il caso”
mafia del vento”, che ha portato alla luce gli intrecci politico
mafioso di imprenditori del nord-est, a riprova del fatto che la mafia
non è più da tempo fenomeno regionalistico.
Oggi,
lo smaltimento di rifiuti tossici o di scorie nucleari, è il mercato cui
molti mafiosi sono interessati e proprio per questo motivo sta divenendo
uno dei più pericolosi.
Ma,
all’orizzonte, si sta aprendo un altro forte interesse: l’energia
eolica. Proprio recentemente sono stati arrestati mafiosi, imprenditori,
politici e burocrati, con l’accusa di associazione mafiosa, corruzione
e violazione della legge elettorale, nell’ambito dell’operazione
chiamata”EOLO”, condotta dalle forze pubbliche a Palermo.
NUOVO BUSINESS: L’EOLICO
Come
abbiamo già detto precedentemente, da quanto è emerso dall’inchiesta
Eolo condotta dai carabinieri di Palermo, si è visto l’arresto di molti
personaggi del mondo della mafia e della politica. Da questa indagine
affiorò una coalizione tra imprese, malavitosi e politici al mero scopo
di costruire centrali eoliche in Sicilia con affari di svariate
centinaia di milioni di euro.
Ciò
che lascia più basiti è il fatto che coloro i quali dovrebbero
rappresentarci, abbiano questi rapporti simbiotici con la malavita: ad
esempio a finire in manette, oltre al fratello del boss di Marzara Del
Vallo, Giovan Battista agate, scopriamo che c’e’ anche la complicità di
un ex assessore e consigliere comunale di Forza Italia, Mariano Agate e
l’imprenditore trentino Luigi Franzinelli, ex segretario della Cgil.
Tutto questo è sconcertante.
Quest’operazione ha avuto buon esito, grazie al fatto che esistano
ancora le intercettazioni telefoniche, le quali hanno permesso di far
trapelare tutto il giro di corruzione e di degrado appartenete alla
famiglia mafiosa di Mazara del Vallo: si è potuto verificare tutto ciò
che gestivano dal controllo di attività economiche, autorizzazioni agli
appalti e servizi pubblici nel settore della produzione di energia
elettrica mediante impianti eolici, anche attraverso lo scambio
politico-mafioso di voti. In più, con la connivenza di pubblici
ufficiali, furono in grado, i mafiosi, di avere informazioni in merito
ad uno schema di convenzione per la realizzazione di un parco eolico a
cura della società Enerpro, nonostante fossero notizie sottoposte
a segreto d’ufficio. Queste informazioni arrivarono alla società
concorrente la Sud Wind Srl, affinché potesse presentare una
convenzione simile ma a condizioni più interessanti, senza contare i
ripetuti favoritismi fatti nei confronti di quest’azienda, in merito al
giro d’interessi intorno all’eolico.
ENORME
GUADAGNO: GRAZIE AI RIFIUTI
Un
altro business particolarmente redditizio è quello del ciclo dei rifiuti
illegali. E’ dagli anni settanta che i criminali di tipo mafioso, hanno
visto in questo mercato una grande fonte di guadagno. Possiamo dire che
questo traffico abusivo è cosi costituito: dai rifiuti solidi urbani ai
rottami ferrosi contaminati, dai rifiuti radioattivi di provenienza
ospedaliera alle sostanze ad alto contenuto tossico. Uno degli
escamotage più raffinati è quello delle contraffazioni delle bolle di
accompagnamento, in cui vengono registrati i dati dei rifiuti e questi
compiono fittiziamenete più strada di quanto non ne percorrono in
realtà, raggiungendo discariche autorizzate a riceverli non nella loro
veste originaria, ma dopo trattamenti in realtà non effettuati. Un altro
modo in cui si muove il traffico di rifiuti è quello delle cosiddette “
carrette di mare”, navi trasbordanti di rifiuti tossici
molto pericolosi, fatte approdare su qualche costa nei paesi in via di
sviluppo come l’Africa e poi abbandonate. Oppure le si fa affondare per
poi ottenere dalle compagnie assicurative ingenti risarcimenti.
QUANDO SONO NATE LE ECOMAFIE?
Questi traffici hanno preso piede all’inizio del 1982, quando entrò in
vigore la normativa sul trattamento dei rifiuti speciali. Con
l’Operazione Adelphi, molti reati di questo tipo vennero a galla;
imprenditori e amministratori vennero condannati a Napoli per abuso di
ufficio e corruzione. Venne imputato loro anche il reato di associazione
mafiosa ma riuscirono in seguito ad essere assolti.
Nel
94’ è stato istituito L’Osservatorio Ambiente e Legalità,
un’iniziativa di Legambiente e nel 97’ è stato pubblicato il primo
Rapporto Ecomafia dell’associazione ambientalista.
Nel
95’ è stata istituita la Commissione parlamentare d’Inchiesta sul
ciclo dei rifiuti. Molte azioni della polizia sono state condotte
contro i traffici di rifiuti.
Ma
tutto questo ancora non basta, poiché secondo l’APAT (agenzia
governativa), nonostante le attività di repressione, in Italia solo nel
99’ sono stati prodotti 72.5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali,
di cui 23 milioni da industrie di costruzione e 4 milioni considerati
pericolosi.
SMALTIMENTO ILLEGALE DEI RIFIUTI E I RIFIUTI RADIOATTIVI
Riguardo all’Italia, il meridione è il punto più propizio per depositare
rifiuti. La rotta adriatica e tirrenica è quella più battuta, in cui i
rifiuti vengono sotterrati in cave abusive, adducendo già a un reato
ambientale. Ma anche il nord non è da meno, poiché comincia ad avere il
suo primato riguardo allo smaltimento dei fanghi tossici. Ma il bel
Paese, è anche crocevia di traffici internazionali di rifiuti,
provenienti dall’Europa e destinati in Africa. Tuttavia l’ecomafia è
uscita al di fuori dell’Italia e ha incominciato a proliferare reti
pericolose in tutta Europa; da qui si esportano i materiali tossici
perché troppo costosi da smaltire sul proprio territorio. A volte si
arriva addirittura a fare una sorta di baratto con i paesi in via di
sviluppo, in cui si scambiano armi, per ottenere in cambio la
disponibilità a smaltire rifiuti nei loro territori. In Somalia, Congo e
Mozambico, si evidenzia questo “scambio commerciale” denominato
weapon connection. Ricordiamo anche il legame che c’è tra
ecomafia e ciclo illegale di cemento. In Italia esistono più di 220 cave
abusive sparse in tutto il territorio. Al terzo posto abbiamo il Lazio
tra le ragioni italiane per numero di infrazioni accertate, dopo
Campania e Puglia, senza tralasciare zone del nord-est; qui infatti
affiorò una vera e propria associazione a delinquere specializzata nei
furti di sabbia sui fiumi Po, Adige e Brenta.
Riguardo ai rifiuti radioattivi, bisogna dire innanzitutto che vengono
dispersi nell’ambiente, lontano da tutti e viaggiano tranquillamente
attraverso le frontiere. Il materiale radioattivo che fa più gola è il
Plutonio e l’Uranio in ambiente nazionale e non. La situazione in
Europa è grave poiché dal 92’
al
98’ sono stati accertati 173 casi di traffico illecito di materiale
nucleare di fonti radioattive. Dall’Est Europa provengono rottami
metallici contaminati radiativamente e il nostro paese è il principale
importatore di materiale ferroso in Europa. Molti carichi ferrosi
sfuggono ai controlli doganali, come il caso avvenuto a Brescia, in cui
L’Asl, tra il 98’ e 99’ ha rivelato più di 100 carichi di rottami radio
contaminati. Di grande interesse altresì, i rifiuti che arrivano dai
centri medici e dagli ospedali.
Un
caso italiano importante e quello delle denunce da parte del WWF di
Aversa, su affondamenti di navi sospette al largo dei nostri mari.
Appari, per la prima volta, il nome di un ingegnere pavese, Giorgio
Comerio, grande sponsor di siluri penetratori dentro ai quali si
seppellivano tonnellate di scorie radioattive. La denuncia partiva dallo
spiaggiamento della Rosso 87 a Capo Spartivento, dal suo misterioso
svuotamento e dal ritrovamento a bordo di carte nautiche, le quali, dopo
qualche anno, furono rinvenute a casa di Comerio.
Ma a
questo punto ci si domanda ma lo stato in tutto questo dov’è? Sembra
inesistente. E ci si chiede: le mafie fatturano 100 miliardi di euro
all’anno nell’economia reale, può lo stato o addirittura l’Europa
rinunciare a questo denaro? Credo che la risposta la conosciate già.
Conosciamo già la risposta, poiché abbiamo avuto conferme, anche dalla
DIA di Napoli, di attività che vede la compartecipazione di soggetti
estranei alla criminalità organizzata ma collegati al contesto politico.
Dunque è nata una nuova criminalità, non più solo mafiosa ma Politica,
come ci ha dimostrato in maniera magistrale Roberto Saviano nel suo
libro “Gomorra”.
Fortunato
Aliberti |