ECOSISTEMA LAGO DI
COMO E LIVELLO DI INQUINAMENTO
di Claudio Alpago
Componenti fisiche del Lago di
Como
Il Lago di Como si trova
Lombardia, a metà tra le province di Como e Lecco, nella regione
fitogeografia Insubrica (porzione di territorio con similarità nella
flora, che è indice del clima). Questa regione, che si estende dal Lago
di Garda al Lago Maggiore, crea condizioni microclimatiche che
permettono lo sviluppo di una sottoregione dal punto di vista
naturalistico (ad esempio sulle sponde del lago è presente l'ulivo, che
non si trova in altre zone alla stessa latitudine).
Il bacino imbrifero del Lago di
Como (porzione di territorio delimitato da una linea spartiacque,
all'interno del quale si raccoglie l'acqua derivante delle
precipitazioni atmosferiche) fa parte del più ampio bacino imbrifero del
Po, tramite l'Adda emissario, e si divide a sua volta in due sottobacini
principali (Valtellina in cui drena l’Adda e Valchiavenna in cui drena
il Mera) oltre a numerosi altri bacini minori dal punto di vista delle
dimensioni anche se significativi dal punto di vista ambientale, in
quanto responsabili dell'apporto idrico derivante da zone aventi
maggiore attività antropica (torrenti Cosia, Breggia, ecc.).
Il pelo libero dell'acqua si trova
a 198 m sul livello del mare, ed il punto di massima profondità si trova
nella zona di Torno (425 m circa).
Morfologia della cuvetta
lacustre
Il Lago di Como è classificato
come lago di origine glaciale, in realtà l'avanzamento e il ritiro dei
ghiacciai ne hanno sicuramente modellato la forma, ma non possono essere
considerati come uniche cause di origine della cuvetta lacustre,
attribuibile verosimilmente al susseguirsi di un insieme di fenomeni
geologici (glaciazione, erosione fluviale, deglaciazione).
Il fondale del bacino si presenta
diviso in tre sezioni:
- il ramo settentrionale, detto
Alto Lario, ha una profondità massima di 250 m ca in corrispondenza
della zona Dervio-Bellagio, ed è caratterizzato, anche a livello di
morfologia del fondo, dalla presenza di importanti immissari quali i
fiumi Adda e Mera e i torrenti Livo, Liro, Albano, Senagra, ecc, in
corrispondenza dei quali si osserva una diminuzione di profondità a
causa del trasporto di sedimenti;
- il ramo di Lecco comprende la
parte meno profonda del bacino ed ha una batimetria piuttosto regolare
che va dai 250 m ca. di profondità in prossimità di Bellagio ai 100 m
circa della città di Lecco; è caratterizzato inoltre dalla presenza del
collegamento tra la corrente dell’Adda immissario ed emissario
(emissario unico del bacino) che permette lo sviluppo di un flusso
d’acqua più rapido e di conseguenza un minore tempo di residenza delle
acque
- il ramo di Como è il sottobacino
più profondo, variabile e complesso, e stretto caratterizzato
dall'assenza di emissari e pertanto con un maggiore stazionamento
dell'acqua.
Pertanto, il Lago di Como può
essere idealmente diviso in bacini comunicanti ma con tempi di
stazionamento dell'acqua differenti, e il già debole ricambio di acqua
che lo caratterizza viene amplificato da questa ulteriore
differenziazione interna, causata della differenza morfologica dei due
rami che lo compongono.
La particolare morfologia del
bacino e le condizioni climatiche influiscono anche sulla capacità di
rimescolamento delle acque: dall’analisi dei profili termici si evince
che il Lago di Como può essere definito come un lago oligomittico (con
fasi di piena circolazione non regolari negli anni) con una circolazione
invernale (Gennaio-Marzo) e una stratificazione estiva (Giugno-Ottobre).
La completa omogeneizzazione delle acque interessa solo alcune parti del
lago e si verifica circa ogni dieci anni.
Di conseguenza, per studiare le
caratteristiche del bacino totale occorre tenere presente le condizioni
e le dinamiche specifiche dei vari sottobacini.
Ambiente lacustre e indice di
trofia
Uno degli aspetti fondamentali per
lo studio di un lago è indubbiamente l'elemento chimico limitante per lo
sviluppo delle biocenosi, cioè l'elemento indispensabile per lo sviluppo
degli organismi viventi ed è presente in quantità minore
nell'ecosistema. Nella biocenosi lacustre detto elemento è in certi casi
l'azoto ed in certi casi il fosforo.
L'elemento chimico limitante nel
Lago di Como è il fosforo, importante perché la velocità di sintesi
delle molecole organiche è influenzata dalla sua concentrazione. Se essa
è troppo bassa, la disponibilità in quantità non limitante di altri
elementi quali l'ossigeno e l'azoto diventa superflua ai fini della
sintesi di molecole organiche.
La caratteristica dell'elemento
fosforo, così come dell'azoto, è che crea problemi all'ecosistema
lacustre sia nel caso di concentrazione insufficiente (la sintesi delle
molecole organiche si ferma) che di concentrazione eccessiva (eccesso di
molecole organiche sintetizzate e quindi di organismi viventi, si
sviluppa una biocenosi troppo abbondante caratterizzata dalla presenza
di una specie dominante avente un optimum nella concentrazione di
fosforo corrispondente a quella presente nel bacino, con conseguenze
disastrose sulle altre specie endemiche e quindi sulla biodiversità).
Di conseguenza, la concentrazione
di dell’elemento limitante di un bacino ne indica il livello di trofia
(nutrimento, cioè molecole organiche disponibili per la catena
alimentare); la concentrazione dell’elemento limitante deve rientrare in
un determinato range, al di sotto del quale si sviluppano una o poche
specie dominanti, mentre al di sopra si genera uno stato di eutrofia ed
un conseguente aumento della concentrazione di produttori primari
(fitoplancton) fino a livelli eccessivi rispetto allo standard del
bacino.
Ciò provoca una diminuzione della
trasparenza dell'acqua perché le alghe, che hanno bisogno di luce per la
fotosintesi, si concentrano nella zona superficiale del bacino impedendo
la penetrazione della luce.
Questa situazione, noto come
fenomeno dell'eutrofizzazione, provoca danni al bacino, sia dal punto di
vista della trofia che dal punto di vista chimico:
- difficoltà respiratorie dei
consumatori primari (pesci plantofagi) con gravi conseguenze a livello
della catena alimentare lacustre;
- la morte delle alghe provoca un
aumento nel consumo di ossigeno dovuto alla decomposizione, sottraendolo
alla respirazione degli organismi eterotrofi.
Di conseguenza, il bilancio
dell'ossigeno nel bacino diminuisce, perché se è vero che l'aumento
della concentrazione di alghe nella zona superficiale (zona eufotica)
genera maggiore produzione di ossigeno grazie alla fotosintesi, la
decomposizione delle alghe che avviene sul fondo del bacino ne consuma
un quantitativo superiore.
Inoltre, l'eccessiva produzione di
alghe provoca speciazione, perchè le stesse non si riproducono più
rispettando le naturali proporzioni, bensì secondo l’optimum o la
maggior capacità di adattamento a quella specifica concentrazione di
fosforo (le specie che sopportano una concentrazione di fosforo bassa o
alta rispetto alla media sono poche, la maggior parte delle specie si
sviluppano a concentrazioni medie, da qui il fenomeno della
speciazione).
Ciò provoca un cambiamento nella
composizione qualitativa e quantitativa dei taxon: si ridimensionano le
specie di alghe più sensibili (generalmente quelle di cui si cibano i
pesci plantofagi) e aumentano le specie tossiche. Ciò provoca uno
squilibrio nell'alimentazione dei consumatori primari (analogamente a
quanto descritto per le alghe, anche tra i consumatori primari è
avvantaggiato chi ha una maggior capacità di adattamento alla nuova
tipologia di alghe presente), e di conseguenza un cambiamento della
fisionomia della popolazione di zooplancton, consumatori secondari,
ecc., fino ai predatori finali: i salmonidi, specie pregiata e ricercata
dai consumatori finali quali la specie umana, sono generalmente tra i
primi a scomparire a causa di questi cambiamenti ed alla creazione di un
nuovo habitat non favorevole (cambiamento nella tipologia di alghe e
scarsa concentrazione di ossigeno).
Lago di Como e concentrazione
di inquinanti antropogenici
In virtù della sua importanza dal
punto di vista ambientale, ma anche paesaggistico e turistico, le acque
del Lago di Como sono state sottoposte nel corso degli anni ad analisi
chimiche, fisiche e biologiche sempre più dettagliate, sia con
riferimento alle acque appartenenti strettamente al bacino lacustre in
sé che nelle acque dei vari affluenti, con l’obiettivo di individuare le
principali cause di inquinamento e predisporre le necessarie misure di
miglioramento volte all’aumento di qualità dell’acqua.
Per quanto attiene le acque del
Lago di Como, sono stati riscontrati i seguenti valori per gli
inquinanti di maggior rilievo:
- i valori di pH sono pari
a 7,5 nelle acque ipolimniche e a circa 8,5-9,0 nell’epilimnio nei
periodi di più intensa attività fotosintetica, durante i quali si
registrano anche le più elevate concentrazioni di ossigeno disciolto,
con percentuali di saturazione attorno a 120-130%.
- L’alcalinità è compresa
tra 0,90 e 1,35 meq/L, i valori minimi si riscontrano nell’epilimnio nei
periodi estivi.
- La durezza totale varia
tra 72 e 90 mg CaCO3/L, durante l’inverno si osserva una
relativa uniformità dei valori lungo tutta la colonna d’acqua, con
valori più elevati negli strati profondi non interessati dal
rimescolamento.
- Le concentrazioni di azoto e
fosforo sono particolarmente importanti per il loro ruolo nei
processi di produttività algale e, pertanto, le più indicate a fornire
indicazioni sulle condizioni di trofia di un corpo idrico. Per entrambi
(nelle loro varie forme quali nitrati, nitriti, azoto ammoniacale, azoto
minerale, ortofosfato e fosforo totale) si registrano valori più elevati
nei pressi della stazione di rilevamento di Como.
Per quanto attiene gli affluenti,
sono stati riscontrati i seguenti valori per gli inquinanti di maggior
rilievo:
- il BOD5 ha
registrato valori massimi per il torrente Cosia (57,2 mg/L), seguito da
Rio Torto (21,4 mg/L) e Breggia (12,2 mg/L). Tutti gli altri affluenti
presentano valori di BOD5 compresi tra 2,3 e 5,5 mg/L.
- Il valore massimo di COD
è relativo sempre al torrente Cosia (129 mg/L), seguito da Rio Torto
(50 mg/L) e Breggia (26 mg/L). Per i restanti affluenti si segnalano
valori compresi tra 4 e 10 mg/L. il quadro apare dunque simle a quello
del BOD.
- La concentrazione media di
fosforo totale è massima per il Cosia (1459 μg/L), seguito da
Breggia (416 μg/L) e da Rio Torto (403 μg/L). valori medi si registrano
anche per Telo (126 μg/L), Liro (94 μg/L) e Senagra (84 μg/L). L’Adda
immissario presenta una concentrazione media di fosforo totale pari a 73
μg/L, che rappresenta un carico notevole se valutato in base alla
portata specifica. L’Albano ha una concentrazione media di fosforo pari
a 53 μg/L, mentre i restanti immissari presentano valori compresi tra 17
e 35 μg/L.
- Per quanto riguarda l’azoto
totale si evidenzia una situazione simile a quella del fosforo con
valori massimi per il Cosia (22 mg/L), seguito da Rio Torto (8,4 mg /L),
Breggia (6,8 mg /L) e Telo (2,7 mg/L). Gli altri affluenti si assestano
su valori compresi tra 1,1 e 2,0 mg/L.
Tutti i parametri analizzati
indicano per il torrente Cosia (zona industriale di Como) i valori più
elevati, evidenziando dunque un marcato grado di inquinamento organico.
Uno stato di grave alterazione è evidente anche per il Rio Torto (zona
industriale Lecco) e il Breggia. Questi tre immissari si presentano
quindi in condizioni nettamente peggiori rispetto agli altri fiumi
esaminati.
Alterazioni meno gravi sono
presenti nel Senagra e nel Telo, che evidenziano comunque valori
superiori rispetto agli altri affluenti.
La particolare morfologia del Lago
di Como provoca però una divisione in sottobacini anche per quanto
attiene la concentrazione di fosforo (ortofosfato, ossia la forma di
fosforo assimilabile dagli organismi viventi); in particolare il ramo di
Como ha una maggiore quantità di ortofosfato soprattutto nella zona di
Argegno, a causa di:
- maggiore profondità;
- condizioni idrauliche quali la
staticità delle acque e scarso ricambio;
- maggiore rilascio da parte dei
sedimenti;
- presenza di scarichi non
depurati derivanti dalla valle d'Intelvi.
Cause e possibili soluzioni
Le cause dell’inquinamento del
Lago di Como sono diverse, derivanti sia da situazioni attuali che dal
peso del passato. In particolare, il boom economico degli ani 60- 70 ha
creato un debito ambientale elevatissimo a causa dello stoccaggio degli
inquinanti (fosfato) nei sedimenti lacustri, pertanto il lento rilascio
da parte degli stessi fa sì che si paghi ora quello che è stato
scaricato allora. Oltre ciò, altri problemi sono legati al ristagno
delle acque, al mancato collettamento di parte degli scarichi agli
impianti di depurazione (parecchi Paesi non sono nemmeno dotati di un
impianto di depurazione e scaricano i reflui direttamente a lago), fino
alla presenza di fattori microinquinanti.
Di contro, negli ultimi anni il
Lago di Como è stato interessato da un lento ma costante miglioramento
della condizione trofica, passando da uno stato di eutrofiaad uno stato
di mesotrofia, condizione più vicina a quella naturale i oligotrofia.
In particolare, l’opinione
pubblica e la cultura ambientale in costante crescita hanno permesso la
nascita di numerosi progetti scientifici a sostegno del “problema”
dell’inquinamento del lago, progetti ambiziosi per recuperare la
balneabilità del primo bacino e ridurne alla radice le cause
d’inquinamento.
In particolare, è stato progettato
il “Pumping System”, un complesso sistema di eliche, mosso in una prima
fase sperimentale a biodiesel e in seguito elettrico, per favorire il
ricambio naturale delle acque. La struttura è composta da un miscelatore
in grado di spingere le acque in profondità per poi direzionarle verso
nord, dove le correnti permettono un ricambio più veloce.
Chiaramente in aggiunta a questo
sistema è necessario prevedere azioni di risanamento integrate, rilievi
di tossicità delle acque, collettamento delle reti fognarie fino agli
allacciamenti di tutti gli scarichi, civili e industriali, agli impianti
di depurazione.
BIBLIOGRAFIA:
-
“Progetto
finalizzato al contenimento dei fenomeni di eutrofizzazione nelle acque
del Lario (D.M. N°070 31/12/1990)” Ing. Anselmo Pizzala, Prof. G.
Chiaudani, Dott. G. Premazzi, & C.
-
Appunti del corso
“Analisi del carico inquinante dei bacini lacustri” – anno 2005 –
Università degli Studi dell’Insubria. Docente Ing. Anselmo Pizzala
RINGRAZIAMENTI:
Un ricordo
speciale all’Ing. Anselmo Pizzala, la sua immensa conoscenza del suo
lago e del suo mondo non sarà mai dimenticata.
(Nov. 2009)
Claudio Alpago |