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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ECOSISTEMA LAGO DI COMO E LIVELLO DI INQUINAMENTO

 

di Claudio Alpago 

 

Componenti fisiche del Lago di Como

Il Lago di Como si trova Lombardia, a metà tra le province di Como e Lecco, nella regione fitogeografia Insubrica (porzione di territorio con similarità nella flora, che è indice del clima). Questa regione, che si estende dal Lago di Garda al Lago Maggiore, crea condizioni microclimatiche che permettono lo sviluppo di una sottoregione dal punto di vista naturalistico (ad esempio sulle sponde del lago è presente l'ulivo, che non si trova in altre zone alla stessa latitudine).

Il bacino imbrifero del Lago di Como (porzione di territorio delimitato da una linea spartiacque, all'interno del quale si raccoglie l'acqua derivante delle precipitazioni atmosferiche) fa parte del più ampio bacino imbrifero del Po, tramite l'Adda emissario, e si divide a sua volta in due sottobacini principali (Valtellina in cui drena l’Adda e Valchiavenna in cui drena il Mera) oltre a numerosi altri bacini minori dal punto di vista delle dimensioni anche se significativi dal punto di vista ambientale, in quanto responsabili dell'apporto idrico derivante da zone aventi maggiore attività antropica (torrenti Cosia, Breggia, ecc.).

Il pelo libero dell'acqua si trova a 198 m sul livello del mare, ed il punto di massima profondità si trova nella zona di Torno (425 m circa).

 

Morfologia della cuvetta lacustre

Il Lago di Como è classificato come lago di origine glaciale, in realtà l'avanzamento e il ritiro dei ghiacciai ne hanno sicuramente modellato la forma, ma non possono essere considerati come uniche cause di origine della cuvetta lacustre, attribuibile verosimilmente al susseguirsi di un insieme di fenomeni geologici (glaciazione, erosione fluviale, deglaciazione).

Il fondale del bacino si presenta diviso in tre sezioni:

- il ramo settentrionale, detto Alto Lario, ha una profondità massima di 250 m ca in corrispondenza della zona Dervio-Bellagio, ed è caratterizzato, anche a livello di morfologia del fondo, dalla presenza di importanti immissari quali i fiumi Adda e Mera e i torrenti Livo, Liro, Albano, Senagra, ecc, in corrispondenza dei quali si osserva una diminuzione di profondità a causa del trasporto di sedimenti;

- il ramo di Lecco comprende la parte meno profonda del bacino ed ha una batimetria piuttosto regolare che va dai 250 m ca. di profondità in prossimità di Bellagio ai 100 m circa della città di Lecco; è caratterizzato inoltre dalla presenza del collegamento tra la corrente dell’Adda immissario ed emissario (emissario unico del bacino) che permette lo sviluppo di un flusso d’acqua più rapido e di conseguenza un minore tempo di residenza delle acque

- il ramo di Como è il sottobacino più profondo, variabile e complesso, e stretto caratterizzato dall'assenza di emissari e pertanto con un maggiore stazionamento dell'acqua.

Pertanto, il Lago di Como può essere idealmente diviso in bacini comunicanti ma con tempi di stazionamento dell'acqua differenti, e il già debole ricambio di acqua che lo caratterizza viene amplificato da questa ulteriore differenziazione interna, causata della differenza morfologica dei due rami che lo compongono.

La particolare morfologia del bacino e le condizioni climatiche influiscono anche sulla capacità di rimescolamento delle acque: dall’analisi dei profili termici si evince che il Lago di Como può essere definito come un lago oligomittico (con fasi di piena circolazione non regolari negli anni) con una circolazione invernale (Gennaio-Marzo) e una stratificazione estiva (Giugno-Ottobre). La completa omogeneizzazione delle acque interessa solo alcune parti del lago e si verifica circa ogni dieci anni.

Di conseguenza, per studiare le caratteristiche del bacino totale occorre tenere presente le condizioni e le dinamiche specifiche dei vari sottobacini.

 

Ambiente lacustre e indice di trofia

Uno degli aspetti fondamentali per lo studio di un lago è indubbiamente l'elemento chimico limitante per lo sviluppo delle biocenosi, cioè l'elemento indispensabile per lo sviluppo degli organismi viventi ed è presente in quantità minore nell'ecosistema. Nella biocenosi lacustre detto elemento è in certi casi l'azoto ed in certi casi il fosforo.

L'elemento chimico limitante nel Lago di Como è il fosforo, importante perché la velocità di sintesi delle molecole organiche è influenzata dalla sua concentrazione. Se essa è troppo bassa, la disponibilità in quantità non limitante di altri elementi quali l'ossigeno e l'azoto diventa superflua ai fini della sintesi di molecole organiche.

La caratteristica dell'elemento fosforo, così come dell'azoto, è che crea problemi all'ecosistema lacustre sia nel caso di concentrazione insufficiente (la sintesi delle molecole organiche si ferma) che di concentrazione eccessiva (eccesso di molecole organiche sintetizzate e quindi di organismi viventi, si sviluppa una biocenosi troppo abbondante caratterizzata dalla presenza di una specie dominante avente un optimum nella concentrazione di fosforo corrispondente a quella presente nel bacino, con conseguenze disastrose sulle altre specie endemiche e quindi sulla biodiversità).

Di conseguenza, la concentrazione di dell’elemento limitante di un bacino ne indica il livello di trofia (nutrimento, cioè molecole organiche disponibili per la catena alimentare); la concentrazione dell’elemento limitante deve rientrare in un determinato range, al di sotto del quale si sviluppano una o poche specie dominanti, mentre al di sopra si genera uno stato di eutrofia ed un conseguente aumento della concentrazione di produttori primari (fitoplancton) fino a livelli eccessivi rispetto allo standard del bacino.

Ciò provoca una diminuzione della trasparenza dell'acqua perché le alghe, che hanno bisogno di luce per la fotosintesi, si concentrano nella zona superficiale del bacino impedendo la penetrazione della luce.

Questa situazione, noto come fenomeno dell'eutrofizzazione, provoca danni al bacino, sia dal punto di vista della trofia che dal punto di vista chimico:

- difficoltà respiratorie dei consumatori primari (pesci plantofagi) con gravi conseguenze a livello della catena alimentare lacustre;

- la morte delle alghe provoca un aumento nel consumo di ossigeno dovuto alla decomposizione, sottraendolo alla respirazione degli organismi eterotrofi.

Di conseguenza, il bilancio dell'ossigeno nel bacino diminuisce, perché se è vero che l'aumento della concentrazione di alghe nella zona superficiale (zona eufotica) genera maggiore produzione di ossigeno grazie alla fotosintesi, la decomposizione delle alghe che avviene sul fondo del bacino ne consuma un quantitativo superiore.

Inoltre, l'eccessiva produzione di alghe provoca speciazione, perchè le stesse non si riproducono più rispettando le naturali proporzioni, bensì secondo l’optimum o la maggior capacità di adattamento a quella specifica concentrazione di fosforo (le specie che sopportano una concentrazione di fosforo bassa o alta rispetto alla media sono poche, la maggior parte delle specie si sviluppano a concentrazioni medie, da qui il fenomeno della speciazione).

Ciò provoca un cambiamento nella composizione qualitativa e quantitativa dei taxon: si ridimensionano le specie di alghe più sensibili (generalmente quelle di cui si cibano i pesci plantofagi) e aumentano le specie tossiche. Ciò provoca uno squilibrio nell'alimentazione dei consumatori primari (analogamente a quanto descritto per le alghe, anche tra i consumatori primari è avvantaggiato chi ha una maggior capacità di adattamento alla nuova tipologia di alghe presente), e di conseguenza un cambiamento della fisionomia della popolazione di zooplancton, consumatori secondari, ecc., fino ai predatori finali: i salmonidi, specie pregiata e ricercata dai consumatori finali quali la specie umana, sono generalmente tra i primi a scomparire a causa di questi cambiamenti ed alla creazione di un nuovo habitat non favorevole (cambiamento nella tipologia di alghe e scarsa concentrazione di ossigeno).

 

Lago di Como e concentrazione di inquinanti antropogenici

In virtù della sua importanza dal punto di vista ambientale, ma anche paesaggistico e turistico, le acque del Lago di Como sono state sottoposte nel corso degli anni ad analisi chimiche, fisiche e biologiche sempre più dettagliate, sia con riferimento alle acque appartenenti strettamente al bacino lacustre in sé che nelle acque dei vari affluenti, con l’obiettivo di individuare le principali cause di inquinamento e predisporre le necessarie misure di miglioramento volte all’aumento di qualità dell’acqua.

 

Per quanto attiene le acque del Lago di Como, sono stati riscontrati i seguenti valori per gli inquinanti di maggior rilievo:

- i valori di pH sono pari a 7,5 nelle acque ipolimniche e a circa 8,5-9,0 nell’epilimnio nei periodi di più intensa attività fotosintetica, durante i quali si registrano anche le più elevate concentrazioni di ossigeno disciolto, con percentuali di saturazione attorno a 120-130%.

- L’alcalinità è compresa tra 0,90 e 1,35 meq/L, i valori minimi si riscontrano nell’epilimnio nei periodi estivi.

- La durezza totale varia tra 72 e 90 mg CaCO3/L, durante l’inverno si osserva una relativa uniformità dei valori lungo tutta la colonna d’acqua, con valori più elevati negli strati profondi non interessati dal rimescolamento.

- Le concentrazioni di azoto e fosforo sono particolarmente importanti per il loro ruolo nei processi di produttività algale e, pertanto, le più indicate a fornire indicazioni sulle condizioni di trofia di un corpo idrico. Per entrambi (nelle loro varie forme quali nitrati, nitriti, azoto ammoniacale, azoto minerale, ortofosfato e fosforo totale) si registrano valori più elevati nei pressi della stazione di rilevamento di Como.

 

Per quanto attiene gli affluenti, sono stati riscontrati i seguenti valori per gli inquinanti di maggior rilievo:

- il BOD5 ha registrato valori massimi per il torrente Cosia (57,2 mg/L), seguito da Rio Torto  (21,4 mg/L) e Breggia (12,2 mg/L). Tutti gli altri affluenti presentano valori di BOD5 compresi tra 2,3 e 5,5 mg/L.

- Il valore massimo di COD è relativo sempre al torrente Cosia  (129 mg/L), seguito da Rio Torto (50 mg/L) e Breggia (26 mg/L). Per i restanti affluenti si segnalano valori compresi tra 4 e 10 mg/L. il quadro apare dunque simle a quello del BOD.

- La concentrazione media di fosforo totale è massima per il Cosia (1459 μg/L), seguito da Breggia (416 μg/L) e da Rio Torto (403 μg/L). valori medi si registrano anche per Telo (126 μg/L), Liro (94 μg/L) e Senagra (84 μg/L). L’Adda immissario presenta una concentrazione media di fosforo totale pari a 73 μg/L, che rappresenta un carico notevole se valutato in base alla portata specifica. L’Albano ha una concentrazione media di fosforo pari a 53 μg/L, mentre i restanti immissari presentano valori compresi tra 17 e 35 μg/L.

- Per quanto riguarda l’azoto totale si evidenzia una situazione simile a quella del fosforo con valori massimi per il Cosia (22 mg/L), seguito da Rio Torto (8,4 mg /L), Breggia (6,8 mg /L) e Telo (2,7 mg/L). Gli altri affluenti si assestano su valori compresi tra 1,1 e 2,0 mg/L.

 

Tutti i parametri analizzati indicano per il torrente Cosia (zona industriale di Como) i valori più elevati, evidenziando dunque un marcato grado di inquinamento organico. Uno stato di grave alterazione è evidente anche per il Rio Torto (zona industriale Lecco) e il Breggia. Questi tre immissari si presentano quindi in condizioni nettamente peggiori rispetto agli altri fiumi esaminati.

Alterazioni meno gravi sono presenti nel Senagra e nel Telo, che evidenziano comunque valori superiori rispetto agli altri affluenti.

 

La particolare morfologia del Lago di Como provoca però una divisione in sottobacini anche per quanto attiene la concentrazione di fosforo (ortofosfato, ossia la forma di fosforo assimilabile dagli organismi viventi); in particolare il ramo di Como ha una maggiore quantità di ortofosfato soprattutto nella zona di Argegno, a causa di:

- maggiore profondità;

- condizioni idrauliche quali la staticità delle acque e scarso ricambio;

- maggiore rilascio da parte dei sedimenti;

- presenza di scarichi non depurati derivanti dalla valle d'Intelvi.

 

Cause e possibili soluzioni

Le cause dell’inquinamento del Lago di Como sono diverse, derivanti sia da situazioni attuali che dal peso del passato. In particolare, il boom economico degli ani 60- 70 ha creato un debito ambientale elevatissimo a causa dello stoccaggio degli inquinanti (fosfato) nei sedimenti lacustri, pertanto il lento rilascio da parte degli stessi fa sì che si paghi ora quello che è stato scaricato allora. Oltre ciò, altri problemi sono legati al ristagno delle acque, al mancato collettamento di parte degli scarichi agli impianti di depurazione (parecchi Paesi non sono nemmeno dotati di un impianto di depurazione e scaricano i reflui direttamente a lago), fino alla presenza di fattori microinquinanti.

 

Di contro, negli ultimi anni il Lago di Como è stato interessato da un lento ma costante miglioramento della condizione trofica, passando da uno stato di eutrofiaad uno stato di mesotrofia, condizione più vicina a quella naturale i oligotrofia.

In particolare, l’opinione pubblica e la cultura ambientale in costante crescita hanno permesso la nascita di numerosi progetti scientifici a sostegno del “problema” dell’inquinamento del lago,  progetti ambiziosi per recuperare la balneabilità del primo bacino e ridurne alla radice le cause d’inquinamento.

In particolare, è stato progettato il “Pumping System”, un complesso sistema di eliche, mosso in una prima fase sperimentale a biodiesel e in seguito elettrico, per favorire il ricambio naturale delle acque. La struttura è composta da un miscelatore in grado di spingere le acque in profondità per poi direzionarle verso nord, dove le correnti permettono un ricambio più veloce.

Chiaramente in aggiunta a questo sistema è necessario prevedere azioni di risanamento integrate, rilievi di tossicità delle acque, collettamento delle reti fognarie fino agli allacciamenti di tutti gli scarichi, civili e industriali, agli impianti di depurazione.

 

BIBLIOGRAFIA:

-          “Progetto finalizzato al contenimento dei fenomeni di eutrofizzazione nelle acque del Lario (D.M. N°070 31/12/1990)” Ing. Anselmo Pizzala, Prof. G. Chiaudani, Dott. G. Premazzi, & C.

-          Appunti del corso “Analisi del carico inquinante dei bacini lacustri” – anno 2005 – Università degli Studi dell’Insubria. Docente Ing. Anselmo Pizzala

 

RINGRAZIAMENTI:

Un ricordo speciale all’Ing. Anselmo Pizzala, la sua immensa conoscenza del suo lago e del suo mondo non sarà mai dimenticata.

(Nov. 2009)

 

Claudio Alpago

 

 

 


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