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PARLARE DI EDITORIA... OGGI
di Natascia Cortesi
Parlare di editoria oggi può sembrare così
facile... Sì, perché oggi abbiamo a disposizione talmente tanti
strumenti di ricerca, talmente tanti canali di distribuzione, quantità
esorbitanti di generi letterali dalle mille sfumature, infinità di nuovi
libri, ma soprattutto troppi autori che si sentono scrittori.
Il problema sta proprio qui.
Ma partiamo dall'inizio, da qualche anno fa,
non parlo di secoli, ma di anni, quando scrivere un libro significava
essere un autore, avere delle capacità, e soprattutto creare un prodotto
di qualità. Era emozionante l’uscita di un nuova opera, si assaporava il
gusto della novità in tutte le sue sfaccettature, entrare in una
libreria spesso significava oltrepassare la porta di un piccolo
negozietto, intimo e a volte, perché no, quasi magico. Si commentavano
tali novità a parole, magari durante una cena, si prestavano libri che
venivano poi puntualmente riposti in uno scaffale, non esistevano
e-reader, ma solo volumi palpabili.
Gli autori propriamente detti esistevano,
eccome. Da loro abbiamo imparato tutto ciò che siamo oggi, la lingua
italiana non era un lusso per pochi di loro, chi scriveva la conosceva
bene.
Oggi, invece, questa società vuole venderci
libri sugli argomenti più futili, scritti da personaggi famosi dello
spettacolo (che, perlopiù, utilizzano prestanome o ghost writers);
chiunque vuole essere autore di un libro, ma l'immagine a volte non
basta, aiuta, ma non basta.
Ce ne siamo accorti tutti, noi che vogliamo
acquistare un libro, noi che frequentiamo librerie o navighiamo, ormai
inevitabilmente, su siti web di vendita on-line, che non è più possibile
sentir parlare di finti scrittori che tolgono ogni possibilità ad autori
emergenti, espropriandoli anche solo della più minima possibilità di
farsi conoscere dalle case editrici e dal pubblico.
Occorre dire “basta!” a tutto ciò, bisogna
porre rimedio a questo squarcio che si è creato, nel quale finiscono
professionisti, studiosi, creativi, ragazzi in gamba e con talento, ma
che “non essendo nessuno”, non possono giocarsi alcuna carta vincente.
E se un autore prova ad auto pubblicarsi in
maniera indipendente, viene subito additato come un perdente, un fallito
ancor prima di iniziare, che non vale nulla.
Questo, però, succede in Italia.
Negli Stati Uniti, o in Gran Bretagna, sono
moltissimi gli scrittori che si auto producono, alcuni anche attraverso
delle nuove modalità che permettono di farsi conoscere tramite web e
raccogliere fondi e feeedback da chi intende sostenere e potenziare il
prodotto.
In questi paesi l'ambiente cosiddetto
Indipendente non viene considerato inferiore, come invece accade in
Italia, e questo è un problema che oggi deve essere risolto.
Oggi, che abbiamo a disposizione
innumerevoli mezzi, da internet quale canale di ricerca, distribuzione,
fonte di corsi di specializzazione o Master on-line, oggi che abbiamo la
possibilità di rendere un prodotto vendibile come e-book o file PDF
(tagliando di molto i costi di produzione), oggi che non è più
impossibile realizzare un prodotto finito, reale e di qualità, perché i
costi non sono più così proibitivi, oggi che il sogno si può
realizzare... NON DOBBIAMO SPEGNERE TUTTO, ma accendere la mente e
attivare quel guizzo di intelligenza vivace che ognuno di noi ha, per
aprire le frontiere a nuovi orizzonti e chiuderle a chi non se le è mai
meritate veramente.
Purtroppo, però, la soluzione in tasca non
ce l’ha nessuno, facile parlare ma difficile concretizzare. È così da
sempre.
Purtroppo c’è gente che acquista, i mass
media diffondono messaggi forti, potenti, inarrestabili e talmente
capillari sul territorio, che difficilmente si avrà mai un’inversione
di rotta.
Evidentemente le persone oggi hanno talmente
voglia di evadere dalla quotidianità, che non si accorgono del livello
di saturazione al quale sono sottoposti, ma accettano l’esagerazione,
l’esasperazione, il soffocamento e la mediocrità.
Giusto o sbagliato che sia, forse a volte
bisognerebbe pensare alla differenza che c’è tra un prodotto di alta
qualità e uno di bassa qualità.
Prima di tutto un prodotto di alta qualità
ha curato sicuramente più dettagli, la grafica, l’impaginazione, la
correzione bozze e revisione del testo, avvalendosi di più persone;
l’impegno è massimo e il dispendio di energie anche, generando un ottimo
prodotto finale.
Al contrario, molto spesso un prodotto di
bassa qualità lo si riconosce da un outfit poco elaborato, da molteplici
refusi diffusi nel testo e dall’utilizzo di una carta mediocre, di più
facile deterioramento.
Tutto questo per dire semplicemente che
dietro la produzione di un’opera degna di questo nome c’è sempre un
grosso lavoro di equipe, che dovrebbe essere rispettato, valorizzato ed
evidenziato.
Dovrebbe esserci più rispetto per queste
case editrici e questi autori indipendenti, che si sforzano di creare
cultura, quella vera.
Natascia Cortesi |