Educazione Ambientale
di Alessandra Servito
In Italia le
prime associazioni naturalistiche si svilupparono alla fine dell’800
all’interno del movimento per la protezione ambientale. Tali azioni
furono fortemente limitate dall’impostazione elitaria che aveva il
sapere in generale e, di conseguenza anche quello riferito alla natura,
intesa più come un concetto estetico filosofico che nei suoi aspetti
concreti.
Quest’anima del movimento protezionistico fu
collegata con l’idea che la natura va protetta in quanto parte del
patrimonio storico ed artistico della nazione e che la tutela delle
bellezze naturali è vista come mezzo per valorizzare le risorse
soprattutto economiche, e per sviluppare il turismo.
Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale segnò
una battuta d’arresto del movimento, dovuto all’interdizione dei legami
internazionali e alla mancanza di libertà di propaganda, associazione e
stampa.
L’unico risultato ottenuto in questo periodo
è la creazione dei primi due Parchi Nazionali Italiani, il Parco
d’Abruzzo e del Gran Paradiso.
Dopo la Guerra Mondiale, a causa di una
cesura nel panorama dei movimenti naturalistici, le nuove esperienze non
nacquero dalle ceneri delle vecchie associazioni, bensì ci fu un
passaggio netto da un protezionismo estetico ad un ambientalismo
scientifico. In Italia la corrente ambientalista ha sempre avuto una
tradizione di associazionismo con una forte impronta ideologica.
L’ambientalismo viene riscoperto negli anni
‘60 con la nascita di diverse associazioni (Pro Natura, Italia Nostra,
WWF), proprio nel periodo in cui l’Ecologia viene riconosciuta conie una
materia transdisciplinare in grado di spiegare i processi del
funzionamento dell’ambiente accettando la sua complessità. In questi
anni si cerca di potenziare le conoscenze sull’ambiente naturale ed
umano, per tentare di orientarsi nel disordine provocato da un passaggio
troppo rapido dalla cultura dell’immediato dopoguerra ad una società
industriale improntata ad una crescita economica illimitata che guarda
più alla quantità che alla qualità, a scapito dell’ambiente.
Negli anni ’70 l’ambientalismo giunge ad una
svolta: l’ambiente assume un’importanza politica, sociale ed economica;
si verificarono molti eventi che svilupparono la presa di coscienza dei
problemi ambientali: la questione del nucleare, introdotta nel 1975, ma
soprattutto l’incidente a Seveso.
Per la prima volta gli italiani vennero messi di fronte ad una
catastrofe ambientale che seguirono in diretta, e lo smarrimento di
fronte ad un veleno terribile ed invisibile come la diossina fu grande
negli sfollati di Seveso e Meda.
L’ambiente non appare più come mia questione
di pochi. da analizzare e discutere solamente nelle sedi scientifiche,
ma un problema che riguarda tutti.
Nascono la voglia e il bisogno di sapere e
capire.
Proprio in questi anni di incertezze e
necessità di maggiore chiarezza nasce in Italia l’Educazione Ambientale,
intesa come educazione per la difesa e la conservazione della natura.
Nel resto del mondo l’Educazione Ambientale
aveva fatto la sua prima comparsa nel 1965 durante la Conferenza sulla
Conservazione della Natura e delle Risorse nel Sud-Est Asiatico,
organizzata a Bangkok dall’Unione Internazionale per la Conservazione
della Natura.
L’Educazione Ambientale è vista come
strumento per la conservazione del patrimonio naturale anche dall’UNESCO
nel 1970 e nel 1972 dall’ONU nella Conferenza di Stoccolma.
É solo nel 1977 che vengono delineate le
caratteristiche peculiari dell’Educazione Ambientale: è un processo
globale che coinvolge la dimensione etica al fine di rendersi conto che
le conseguenze di ogni azione umana si ripercuotono sul futuro.
Dominano l’improvvisazione, le invenzioni
originali e l’urgenza di agire in nome di obiettivi comuni, come la
sensibilizzazione alla gravità della crisi ambientale. Per la parola
“ambiente” si privilegia l’accezione ecologica. Un segnale positivo
arriva dal mondo dell’Università con la creazione di cattedre,
laboratori ed Istituti di ecologia, l’istituzione della Società Italiana
di Ecologia, il Corso di Laurea di Scienze Ambientali, sono tutte azioni
che vanno in un’unica direzione: svincolarsi dalla visione settoriale
delle problematiche ambientali per accettare la complessità
dell’ambiente naturale.
Gli anni ’80 sono caratterizzati da un
diffuso sentimento d’impotenza e fatalità nei confronti dei problemi
ambientali: l’Educazione Ambientale viene intesa riduttivamente come
didattica ambientale dai fruitori (conoscere e informarsi).
Nel 1986 un altro incidente risveglia la
paura: l’esplosione di un reattore nucleare a Chernobyl rende evidente
l’incontrollabilità delle radiazioni nucleari. Bisogna “pensare
globalmente ed agire localmente” (Lega per l’ambiente).
Anche le Istituzioni cominciano a formulare
proposte per il ripristino della qualità del patrimonio ambientale, e si
passa dal concetto di protezione a quello di società sostenibile.
Si comincia a cercare di conciliare i termini "ambiente" e "sviluppo",
per creare una società sostenibile.
L’interesse dell’Educazione Ambientale si
sposta verso lo spazio urbano e le attività antropiche. Recentemente
l’interesse per le questioni ambientali ha aperto le porte all’etica
ambientale. Si tratta di cambiare atteggiamento. Bisogna mettere davanti
a tutti gli interessi e la tutela dell’ambiente, anche a scapito degli
interessi economici.
In questi anni i cambiamenti climatici, il
degrado della biodiversità e gli altri risultati dell’incidenza negativa
delle attività umane sulla Biosfera hanno fatto acuire la percezione
della complessità ambientale, che richiede lo sforzo sinergico di
discipline, diverse ma complementari, per essere compresa.
Il concetto di Educazione Ambientale si è
evoluto seguendo varie tappe:
1. Educazione ecologica, intesa come
diffusione della conoscenza scientifica del concetto di ecosistema. del
suo sviluppo e funzionamento (si prende coscienza dei problemi
ambientali e si possiedono le competenze per cercare di risolverli).
2. Educazione Ambientale vera e propria: si
supera il concetto protezionistico della natura, si recupera il concetto
di ambiente, la progettualità e la partecipazione.
Nelle diverse dichiarazioni internazionali
che si sono succedute dagli anni ‘70, si trovano enunciati gli scopi e
le caratteristiche dell’Educazione Ambientale, ma quasi mai una
definizione:
a.
1972: Conferenza dell’ONU a
Stoccolma.
“L’educazione sui problemi ambientali,
svolta sia fra le giovani generazioni sia fra gli adulti, è essenziale
per ampliare la base di un’opinione e per inculcare negli individui,
nelle società e nelle collettività il senso di responsabilità per la
protezione e il miglioramento dell’ambiente nella sua piena dimensione
umana.” (ONU, 1972)
b.
1975: Conferenza di Belgrado
dell’UNESCO
“L’Educazione Ambientale serve a formare una
popolazione mondiale cosciente e preoccupate dell’ambiente e dei
problemi connessi, che possieda le conoscenze, le competenze, lo stato
d’animo, le motivazioni e il senso del dovere che permettano di operare
individualmente e collettivamente alla soluzione dei problemi attuali e
di impedire che se ne creino di nuovi.” Non ci può essere un intervento
realmente positivo sull’ambiente se non è dettato da un’unione
equilibrata di scienza e sentimento. (UNESCO, 1975)
c.
1977: dichiarazione di Tbilisi
dell’UNESCO.
“Utilizzando le scoperte della scienza e
della tecnologia, l’educazione deve assolvere un compito di primo piano
per destare una chiara presa di coscienza e una migliore comprensione
dei problemi ambientali. Deve creare comportamenti positivi nei
confronti dell’ambiente e per utilizzare le risorse delle nazioni.”.
(UNESCO, 1977.)
d.
1992: Capitolo 36 dell’Agenda
21 della Conferenza di Rio.
“L’educazione riveste una notevole
importanza per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per
migliorare la capacità degli individui ad interessarsi dei problemi
dell’ambiente e dello sviluppo.” (ONU, 1992). L’educazione a livello
scolastico ed extrascolastico è indispensabile per modificare gli
atteggiamenti in modo che le persone siano in grado di valutare i
problemi di uno sviluppo sostenibile e interessarsi di esso. Essa è
essenziale per formare una coscienza nell’ecologia e nell’etica come
anche nei valori, negli atteggiamenti e nelle competenze necessarie per
uno sviluppo sostenibile anche al fine di promuovere una partecipazione
affettiva della gente alle decisioni riguardanti l’ambiente. Per essere
efficace, l’Educazione riguardante l’ambiente e allo sviluppo deve
tenere presente la dinamica dell’ambiente abiotico e biologico,
l’ambiente naturale ed umano, gli aspetti socio-economici e spirituali,
e sviluppare una base di integrazione delle discipline.” (ONU, 1992)
e.
1996: Circolare Ministeriale
149/96 del Ministero dell’Ambiente.
“Educazione Ambientale non significa
soltanto sviluppare la conoscenza di una questione ambientale, significa
anche promuovere atteggiamenti e comportamenti consapevoli e
responsabili verso 1’ambiente.” (Ministero dell‘Ambiente, 1996).
f.
1997: Dichiarazione di
Salonicco dell’UNESCO.
“L’Educazione Ambientale è mio strumento
indispensabile per dare a tutte le donne e gli uomini nel mondo la
capacità di essere protagonisti della propria esistenza, per esercitare
scelte personali e responsabili, per apprendere nel corso di tutta la
vita senza frontiere, siano esse geografiche, politiche, culturali,
religiose, linguistiche e di genere.” (UNESCO, 1997)
g.
1997: Carta dei Principi di
Fiuggi, elaborata dal Comitato Interministeriale di indirizzo e
coordinamento.
“L’Educazione Ambientale contribuisce a
ricostruire il senso d’identità e le radici di appartenenza, dei singoli
e dei gruppi, a sviluppare il senso civico e di responsabilità verso la
res publica, a diffondere la cultura della partecipazione e della cura
per la qualità del proprio ambiente, creando anche un rapporto affettivo
tra le persone, la comunità e il territorio.” (Comitato
Interministeriale di indirizzo e coordinamento, 1997).
In Italia Il CNEA (Consiglio Nazionale per
l’Educazione Ambientale) e il CIREA (Centro italiano per la Ricerca e
l’Educazione Ambientale) hanno tentato di mettere ordine in questo
settore, dando delle indicazioni precise su ciò che s’intende per
Educazione Ambientale.
Il CNEA definisce l’Educazione Ambientale
come “l’attivazione e la gestione di processi educativi.” nel 1988. Il
CIREA sostiene che “l’Educazione Ambientale organizza conoscenze e
metodo per realizzare l’obiettivo sociale di sollecitare i cittadini a
sviluppare un comportamento consapevole per la realizzazione della
propria identità personale e responsabile verso il territorio.
In tutte le definizioni si ritrova il
concetto di etica ambientale; si parla, infatti, di modificare
atteggiamenti e mentalità.
L’Educazione Ambientale ha alcune
caratteristiche: è globale (coinvolge la persona interamente, dalle
conoscenze alle emozioni); lavora sui tempi lunghi (deve protrarsi per
tutta la durata dell’esistenza umana); è interdisciplinare; coinvolge i
valori etici; si occupa sia dell’ambiente naturale sia di quello
antropico; deve portare ad un processo attivo di soluzione dei problemi
e ad un coinvolgimento concreto ed operativo; deve considerare ed
evidenziare il carattere sistemico della realtà; coinvolge persone di
tutte le età ed implica spirito esplorativo e un processo personale di
costruzione delle conoscenze.
L’Educazione Ambientale è così difficile da
definire e inquadrare poiché accomuna due termini che si riferiscono ad
aree di studio separate, anche se con molti punti di contatto. Al
termine “ambiente” sono attribuiti molti significati poiché manca una
visione sistemica che accomuni le scienze della natura a quelle umane.
Le Scienze Ambientali riconoscono che tutti gli ambienti sono dei
sistemi, semplici o complessi, in continua evoluzione. Nello studio
dell’ambiente sono coinvolte le scienze della natura e le scienze umane
che interagiscono quotidianamente: i viventi modificano l’ambiente che a
sua volta costringe i viventi ad adattarsi per sopravvivere.
Se fino ad alcuni anni fa la natura era
considerata una risorsa da sfruttare, ultimamente ci si è resi conto con
un certo sgomento di quanto incerto sia il futuro della Terra, pertanto
è nata l’etica ambientale.
L’Educazione Ambientale coinvolge
conoscenze, valori e comportamenti, poiché le conoscenze scientifiche
sono trasmesse assieme ai valori fondamentali del rispetto dell’ambiente
per giungere a costruire la consapevolezza della coerenza tra agire e
sapere. Essa affronta dei problemi veri coinvolgendo saperi e
professionalità diverse e si muove tra fronti contrapposti (locale vs
globale; consumismo vs sviluppo sostenibile) collegati in una visione
sistemica della realtà. Inoltre non fornisce risposte, al contrario
spesso genera nuovi interrogativi e problemi, che vanno affrontati volta
per volta.
Nella scuola essa viene realizzata
attraverso attività di sensibilizzazione (organizzazione e
partecipazione a conferenze, mostre, incontri con amministrazioni
locali, fumati, distribuzione di materiale divulgativo); attività di
conoscenza dei processi o degli elementi naturali in cui prevale lo
studio (lavoro sul campo, indagini stilla qualità della vita,
insegnamento di nozioni di ecologia, soggiorni-studio e rilevamento di
dati) ed attività di interventi volti a contribuire alla soluzione di
problemi ambientali (interventi pratici di risanamento ambientale,
riciclaggio, adozione di particolari accorgimenti gestionali.)
L’Educazione Ambientale è diretta
soprattutto ai bambini e ai ragazzi, più liberi dai preconcetti e con la
voglia di esplorare e scoprire ciò che li circonda; è interdisciplinare
e può essere proposta in tutti i tipi di scuola e può contare sulla
propria eterogeneità per ottenere l’approvazione di tutti i docenti. La
scuola è per definizione il luogo dell’educazione. anche se essa va
oltre l’età scolastica. Purtroppo però proprio la scuola presenta delle
caratteristiche peculiari che la mettono in contrasto con l’Educazione
Ambientale. Ad esempio l’Educazione Ambientale è dinamica, flessibile,
guarda al futuro e i suoi risultati sono attesi a lungo termine, è
aperta ai problemi, all’imprevisto, non pretende di cercare e fornire
tutte le risposte, si propone invece di mettere a disposizione gli
strumenti per riuscire a trovarle da soli, prevede che l’insegnante sia
ricercatore in azione, mette al centro il rapporto del singolo con
l’ambiente che lo circonda e valorizza la diversità e le differenze.
Perché l’Educazione Ambientale riesca a
rispondere agli obiettivi dettati dalle istituzioni, deve riuscire ad
integrare conoscenze scientifiche, scienze umane, etica ambientale,
scienze dell’educazione, psicologia ambientale.
Per raggiungere tale scopo bisognerebbe
condividere l’obiettivo di base dell’Educazione Ambientale (la
promozione di atteggiamenti responsabili verso l’ambiente, sia esso
naturale o umano); familiarizzare con la trasversalità dell’obiettivo;
lavorare insieme in un’area di progetto comune; adottare il metodo della
ricerca — azione; trasferire l’esperienza scolastica all’esterno.
Il metodo di lavoro dell’Educazione
Ambientale oscilla continuamente tra termini antitetici come ricerca-
azione, formazione- informazione, che devono essere adeguatamente
integrati in modo equilibrato.
L’Educazione Ambientale non va vista e
vissuta come una semplice occasione di lavoro, ma come un compito
educativo, in termini di correttezza, eticità, rispetto, coerenza.
L’obiettivo è di mettere gli utenti nelle
condizioni di capire, conoscere ed agire consapevolmente nel loro
territorio, le attività, perciò, possono essere standardizzate nella
fase iniziale, ma c’è bisogno del contatto con la realtà in cui si vive.
È necessaria la collaborazione attiva dei
docenti, che devono partecipare in prima persona all’attività,
dimostrando così ai ragazzi che in certi ambiti le risposte ai problemi
non sono mai definitive. L’Educazione Ambientale non dovrebbe essere una
nuova disciplina, ma un modo diverso di affrontare tutti gli
insegnamenti già esistenti. E’ fondamentale l’approccio fisico con
l’ambiente (ricerca/azione). È importante studiare l’ambiente quotidiano
per poi imparare a conoscere il resto. Le attività di Educazione
Ambientale, pur non dovendo essere improvvisate, devono essere
caratterizzate da una notevole elasticità, in modo che in ogni momento
l’operatore sia in grado di rispondere e adeguarsi ai segnali
provenienti dai fruitori e dall’ambiente.
Fare
Educazione Ambientale significa promuovere atteggiamenti, comportamenti
consapevoli e responsabili. Si tratta, infatti, di costruire un nuovo
senso di cittadinanza, non va vista, quindi, come un’educazione al
“futuro”, ma come una prospettiva immediata d’intervento a scuola e
fuori.
Alessandra
Servito |