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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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L’Estinzione e il pericolo di scomparsa delle Tigri – Save the Tiger

Il rischio di estinzione, le cause ed il pericolo di scomparsa delle tigri

di Maria Grazia De Biasio

 

Il pianeta sta vivendo una profonda crisi che fa riferimento a una riduzione notevole del numero di singole specie di animali. Ogni ora si assiste alla scomparsa di tre specie di animali, in particolar modo per i mammiferi, è quanto dichiara Maria Voronćova, direttore della rappresentanza a Mosca del Fondo mondiale per la natura (WWF):

Sono a rischio di estinzione i rinoceronti, elefanti e tigri. Nel mondo sono rimaste soltanto duemilasettecento tigri. Nell’Estremo Oriente russo abitano tigri dell’Amur, sono non più di quattrocento. Vi abita una magnifica specie di leopardo, di cui sono rimasti 30-40 esemplari. Nello stesso tempo si è drasticamente ridotta la popolazione di saiga, che una ventina d’anni fa contava circa due milioni. Nel territorio della Russia si è conservata una mandria di 3-5 mila saiga, ed in tutto sono 180 mila. Evidentemente, si sta riducendo anche il numero dei orsi bianchi e dei trichechi che abitano nel Mare di Laptev.

Questo fenomeno accade in tutto il mondo. Secondo i dati della World Conservation Union, negli ultimi cinquecento anni si sono completamente estinti più di ottocentoquaranta specie di animali. Analizzando i vari dati, l’estinzione avviene a una velocità quasi mille volte in più rispetto ai ritmi del normale processo evoluzionistico.

Tra le principali minacce al rischio di estinzione, il riscaldamento globale che porta cambiamenti climatici irreversibili e l’azione dell’uomo, infatti, l’occupazione di territori e i tagli massicci dei boschi fa allargare le terre agricole e di conseguenza si riducono gli animali presenti su quelle terre. Per non parlare dei traffici illegali e di quello che è definito il “mercato nero”.

Maria Voronćova dice:

È diminuito drasticamente il numero di elefanti. Ogni anno bracconieri uccidono in Africa fino a 60 mila elefanti. Li uccidono per avere l’avorio molto apprezzato nel Sud-Est asiatico e in Cina. Li uccidono innanzitutto per ottenere soldi al fine di mantenere organizzazioni terroristiche. Recentemente terroristi hanno occupato un centro commerciale a Nairobi. L’organizzazione che l’ha occupato proviene dalla Somalia. Si ritiene che fino al 40% del denaro usato da quest’organizzazione per l’attività terroristica provenga dal commercio illegale di avorio e dal bracconaggio in cui i terroristi sono attivamente coinvolti.

In Russia non solo si lotta contro i bracconieri ma sono realizzati anche diversi progetti atti a conservare specie rare di animali e di uccelli.

Con il processo di estinzione si fa riferimento alla scomparsa di una determinata specie di organismi viventi: è contrapposta alla speciazione, il processo opposto per cui una nuova specie nasce da una preesistente.

Le cause del rischio di estinzione sono diverse tra di loro, ma tutte molto comuni: un mutamento improvviso dell'ambiente in cui vive la specie, e il mancato adattamento della stessa; la comparsa di una specie concorrente (per il cibo) o di una specie predatrice. In particolareil rischio di estinzione di una specie è dovuto alla diminuzione dello spazio vitale, quindi allo stravolgimento dell’habitat, e alla diminuzione del numero di esemplari della specie stessa. In linea di massima, una popolazione di 5.000 esemplari e/o un habitat limitato a solo uno o due siti sono considerati i limiti di sotto ai quali una specie corre un serio rischio di estinzione.

Ci sono degli animali deboli, che vivono soltanto di un particolare cibo, come ad esempio il panda, o che sopravvivono solo su determinate isole, come le tartarughe giganti delle Galapagos, specie per le quali i rischi vitali sono elevati, perché non riescono ad adattarsi in habitat differenti; allo stesso tempo ci sono animali onnivori, come i topi, le mosche e gli scarafaggi ed anche gli uomini che invece si adattano facilmente in ogni ambiente.

Il tasso di estinzione è calcolato come numero di famiglie biologiche d’invertebrati marini e invertebrati estinte in un milione di anni. Normalmente tale tasso rimane su 2-5 famiglie, ma si sono osservati almeno cinque grandi picchi di estinzione, definiti appunto "estinzione di massa" o "transizione biotica".

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/91/Extinction_Intensity.png/350px-Extinction_Intensity.png

Andamento stimato del tasso d'estinzione nelle ere geologiche

Piccole estinzioni

Oltre alle grandi estinzioni vi sono stati periodi in cui si sono verificate estinzioni di minore entità. Tra le piccole estinzioni si possono annoverare quelle avvenute 2, 11, 35-39, 90-95 e 170 milioni di anni fa. Per spiegare queste estinzioni sono state proposte diverse ipotesi.

  • La prima ipotesi suggerisce un ciclo di piccole estinzioni ogni 26 -30 milioni di anni. È difficile datare accuratamente i fossili al fine di produrre risultati affidabili.

  • La seconda ipotesi prevede che il fenomeno di estinzioni sia stato causato da un’ipotetica stella binaria compagna del Solechiamata Nemesi. Essa, periodicamente, influirebbe sulla Nube di Oro causando la deviazione di diverse centinaia o migliaia di asteroidi e comete verso il Sole (e di conseguenza verso la Terra) una volta ogni 26 milioni di anni.

  • Una terza ipotesi suggerisce che l'oscillazione del sistema solare attraverso il piano galattico provochi come risultato un anomalo e intenso flusso cometario.

  • Le quarte e recente ipotesi ancora sottoposta a studi e dimostrazioni, prevede un periodico e intensissimo vulcanismo (in inglese è chiamato verne hot) su scala planetaria, durante le quali rocce gigantesche sarebbero lanciate su di una traiettoria sub orbitale. Le conseguenze degli impatti sarebbero molto simili agli effetti degli impatti di asteroidi.

  • La quinta ipotesi, collegata al fenomeno del vulcanismo, prevede che a seguito di un periodo d’intenso vulcanismo la percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera possa aumentare velocemente, sfavorendo l’assorbimento di ossigeno da parte dei mari. Microrganismi marini produttori di acido solfidrico normalmente abitano in prossimità del chemio clino (zona di equilibrio tra acque sature d’acido e ricche d’ossigeno). Una riduzione dell'assorbimento dell'ossigeno nell'oceano conduce a un innalzamento del chemio clino. Secondo uno studio pubblicato su Le scienze, se la percentuale di anidride carbonica presente in atmosfera raggiungesse un valore limite, stimato intorno alle 1000 pp., lachemio clino potrebbe raggiungere la superficie dell'oceano, rendendo anossico il mare e liberando tremende bolle di gas venefico su tutto il pianeta. Il gas avrebbe effetti deleteri anche sullo scudo dell’ozono, favorendo la distruzione del fitoplancton che è alla base della catena alimentare.

Epoca moderna

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/be/Extinct_animals_cemetery.jpg/250px-Extinct_animals_cemetery.jpg

Nell’immagine sopra si vedono lapidi di animali estinti grazie all’azione dell’uomo.

La causa di estinzione recente, ai giorni nostri è causata, infatti, dall’uomo. Oltre il 95% delle estinzioni animali dal 1600 in poi sono state causate dalla caccia, dalla distruzione dell'habitat, dai mutamenti climatici o dalla competizione con specie introdotte (non originarie del luogo). Casi celebri sono la ritina di Stellerà, estintasi 27 anni dopo la sua scoperta, oppure il tilacino e il dodo, che oggi si sta tentando di clonare.

Ultimamente, la presa di coscienza dell'uomo nei confronti dell'ambiente che lo circonda ha fatto sì che si cominciasse a cercare di porre rimedio agli errori del passato: da ciò sono nati progetti per ricreare animali come l'uro con incroci e selezioni genetiche, come avvenne nel secolo scorso con il quagga e con il tarpan. In più nel 2010 è stata pubblicata la resurrection list (in inglese la lista della resurrezione) con una top 10 in cui dieci animali estinti sono quelli con le maggiori probabilità di essere clonati con successo e sono:

1.        Lo smilodonte.

2.            Il dodo.

3.        L'uomo di Neanderthal.

4.        Il mammuth.

5.        Il moa.

6.        Iltilacino.

7.        L'orso gigante dalla faccia corta.

8.        L'alce irlandese.

9.        Il Glyptodon.

10.      Il Rinoceronte lanoso.

Il rischio di estinzione delle Tigri

Ho già trattato in un articolo per l’esercitazione, l’estinzione del gobbo rugginoso, ho voluto questa volta approfondire ed analizzare un altro evento spiacevole, il rischio di estinzione delle tigri.

Gli esperti della fauna selvatica americana, hanno contato appena 3.500 tigri allo stato selvatico in dodici paesi asiatici, compresa la Russia. Circa un secolo fa erano 100.000. Le tigri potrebbero estinguersi nell’arco di due decenni.

Le tigri sono state uccise illegalmente per il commercio nero di alcune parti del loro corpo, dalla carne alla pelliccia. Un commercio che trova terreno fertile in Asia dove nulla è regolamentato, e a rischiare di più sono proprio gli animali selvatici. L’organizzazioneSave The Tiger, con sede a Washington, ha stimato, coadiuvata dalla polizia internazionale Interpol, il valore di tale mercato illegale, il quale si pensa possa valere più di 20 miliardi di dollari l’anno (13,5 miliardi di euro).

Si possono vendere le pelli come tappeti e mantelli, in un mercato nero in cui la pelle può arrivare ad essere valutata fino a 20.000 dollari in Paesi come la Cina. Ma altri pericoli provengono dalla distruzione degli habitat e dalla riduzione delle prede, altre fonti di ricchezza nel vasto patrimonio asiatico, spiegano gli ambientalisti.

Le tigri ancora sopravvivono in Bangladesh, Bhutan, Cambogia, Cina, India, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Nepal, Russia, Tailandia e Vietnam. John Seidensticker, capo scienziato presso lo Smithsonian’s National Zoo Conservation Ecology Center, ha detto che l’habitat della tigre è diminuito del 40% negli ultimi dieci anni a causa della distruzione delle foreste.

La nostra sfida è di creare dei paesaggi dove le tigri vive rendono più prezioso un terrano pieno di tigri uccise. Penso che abbiamo un decennio di tempo per vedere se saremo custodi o becchini.

http://cdn.ecologiae.com/wp-content/uploads/2011/09/tigre-asiatica.jpg

Secondo uno studio del WWF se le aree in cui le tigri vivono fossero protette, le riserve asiatiche sarebbero in grado di sostenere dieci mila esemplari. Affinché ciò si realizzi i 13 Paesi che fanno parte dell’area asiatica, sentono di assumersi questa responsabilità.

I rappresentanti di queste nazioni del Sud-Est asiatico si sono incontrati per trovare un accordo, si spera di riuscire a raddoppiare il numero attuale di tigri entro il 2022.

 In parte si tenterà di ridurre la deforestazione. Inoltre sarà istituito una sorte di regime di carbon trade, in cui chi inquina paga. A questo saranno aggiunti servizi di assorbimento della CO2, come il piantare nuovi alberi, dove questi sono tagliati.

Nel 1900 le tigri in tutto il mondo erano circa centomila, oggi sono appena 3.200, quasi tutte raccolte nel territorio di questi 13 Paesi asiatici. Zone in cui si calcola siano stati investiti 7,5 miliardi di dollari per costruire miniere, strade e dighe, e che potrebbero contribuire alla distruzione dell’habitat di questi animali.

 

http://cdn.ecologiae.com/wp-content/uploads/2010/11/tigre1.jpg

Le tigri si sono rivelate un prezioso tesoro per i bracconieri che ne bramano le pelli e parti del corpo, apprezzate anche nella medicina tradizionale cinese.

Lo Associate Press afferma:

Le tigri selvatiche potrebbero estinguersi in 12 anni se i Paesi dove ancora vivono non riescono ad agire rapidamente per proteggere i loro habitat ed intensificare la lotta contro il bracconaggio, secondo gli esperti mondiali di fauna selvatica al vertice sulle tigri di domenica. James Leape, direttore generale del World Wildlife Fund, ha detto alla riunione di San Pietroburgo che, se non fossero adottate misure adeguate di protezione, le tigri potrebbe scomparire entro il 2022.

Ci sono anche altre specie importanti in tutto il mondo che stanno scomparendo, e si stanno estinguendo anche più velocemente in quello che gli scienziati hanno definito come il fenomeno della “sesta estinzione di massa della storia”.

 

tigre sei

La tigre che è in via d’estinzione per cause che non sono naturali. Il commercio internazionale delle tigriè vietato dalla CITES (la Convenzione internazionale che regola il commercio delle specie minacciate).

Pare che la Cina, utilizzi parti di tigrecome stimolante sessuale. In aggiunta pare chele ossa e altre parti del corpo della tigre siano usate dalla medicina tradizionale cinese e vendute come tonificanti o cure per le artriti e i reumatismi. Alcune parti della tigre sono inoltre usate per la pratica dello “jinbu” che, si crede, possa trasmettere a chi le assume le qualità dell’animale mangiato. Insomma, lo scenario è davvero drammatico, uniamo le nostre forze nel programma Save the Tiger.

 

 

 

Maria Grazia De Biasio

 


 

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