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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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L’etica ambientale: dal controllo all’armonia.

Brevi considerazioni in merito”

di Flavia Zanusso

 

LA NATURA (DELLA QUALE FA PIENAMENTE E TOTALMENTE  PARTE L’ESSERE UMANO) DEVE ESSERE “TUTELATA” DALL’AZIONE DI QUESTA SPECIE, PERCHÉ ESSA HA MOSTRATO E STA MOSTRANDO LA CAPACITÀ DI DANNEGGIARE, ALTERARE E DISTRUGGERE L’AMBIENTE, LE SUE RISORSE ED I SUOI EQUILIBRI, RENDENDOLO PIÙ POVERO E INOSPITALE PER SÉ E PER LE ALTRE SPECIE DI VIVENTI.

(art.2 Carta Etica Ambientale, centri di educazione ambientale, Parma)

  

L’ambiente, oggi, è come l’anziano: viene trascurato, spesso lasciato in un angolo solitario perché non più produttivo. Ciascuno può essere interpellato a rispondere di questa mancanza. L’abbiamo ritenuto incapace di partecipazione.”

Orazio, responsabile sicurezza cantieri edili.

 

L’etica e la natura

La storia testimonia continuamente i bisogni essenziali della vita naturale, intesa come ciclo autoriproducente e autosussistente senza l’intervento a priori di azioni, di stessa specie,  esterne ad esso.

Questo riguarda particolarmente gli elementi costituenti la vita ambientale, che viene spesso per brevità fatta rientrare nel concetto anche spaziale di ambiente.

Anche di fronte a mancanze, ritardi, danni spesso ingenti e gravi dati dalla rinuncia alla  riflessione che cede il passo all’azione, o ad una sopravvalutazione della seconda come da se stessa esaustiva senza quella prima guida, la vita naturale rivendica quanto necessario alla sua stessa, a volte, sopravvivenza e sussistenza: l’ordine a cui non è possibile rinunciare e, in sincera verità, di cui ogni sua parte abbisogna consolando anche, nel dimostrato ricordo, l’unica creatura che ha capacità di osservazione, genio, capacità operativa e, allo stesso tempo, parte integrante d’essa, l’uomo.

Consolante perché permette di riconoscere la domanda di cura e le sue necessità ridotte a norme solo per convenienza, ma mai, in realtà, prive di soggiacente più larga comprensione che sempre ogni generazione ha il compito di imparare e comunicare nuovamente per mezzo dello strumento dell’educazione. Da questa necessità di mantenere e giustificare le “regole” di natura nasce l’etica, quella spinta in verità tanto primordiale quanto l’azione, propria dell’uomo, se questi sapesse davvero rispettare integralmente la sua crescita.

 

L’etica e la natura ambientale

L’ambiente considerato nella fattispecie come insieme di elementi che ospitano,  permettono e spesso assicurano la vita umana, pur se incapace di autocoscienza mostra le sue necessità d’equilibrio le quali richiamano necessariamente l’attenzione dell’uomo, unico soggetto che ne ha elevata capacità tanto da poter intervenire efficacemente in essa, quindi nelle condizioni di riflettere su un’etica che lo riguardi. Potremmo dire che l’ambiente, così inteso, possiede un’etica propria che l’uomo avrebbe il  compito di comprendere e mantenere, pena la qualità e perfino quantità dei suoi giorni.

Molti sono, lungo la storia, i fatti accaduti da cui trarre dolorosi esempi: il disastro lungo la via ferroviaria che causo’ la perdita di giovani vite in Trentino Alto Adige durante l’anno appena trascorso merita grande attenzione. L’occasione che ebbi di parlarne personalmente con una delle insegnati dei giovani coinvolti, mi fece riflettere molto sull’accaduto pensando anche alla nota temperanza del popolo coinvolto.

Lo stesso si deve accettare di mancate adozioni di misure di sicurezza durante interventi su strutture costruite da mani d’uomo e a lui necessarie e poggianti su uno degli elementi fondamentali dell’ambiente, la terra e che non possono certamente mancare di considerare gli altri. Per considerare ancor più l’ingenza di disastri ambientali causati dalla resistenza a mantenere interventi artificiali sull’ambiente quando i rischi sono esplicitamente alti e il monitoraggio persiste nel dare le informazioni in merito, come l’indimenticabile trabocco causato dalla diga del Vajont nel bellunese.

I racconti degli abitanti di quelle montagne che ho

conosciuti personalmente, ancora non mi lasciano e certamente non l’immagine ancora viva dell’evidentissima ferita che conserva  il monte eroso dall’azione dell’acqua tanto da cedere una sua parte dentro il vaso creato dalla diga artificiale che, invece, resistette. Ancora è visibile ed è perenne ricordo di moltissime vittime appartenenti a diversi paesi circostanti che hanno perduta la vita senza una piena coscienza del rischio che stavano correndo. 

 

Armonia: concetto scientificamente provato

Non è possibile mettere alla prova l’ambiente naturale e pensare di non venirne coinvolti. La scienza si avvale del procedimento dell’esperimento per giustificare le tesi iniziali. Con e nell’ambiente sia i fatti naturali, anche quelli apparentemente negativi, che quelli in cui vi è intervento dell’uomo devono essere valutati chiedendosi spiegazione delle cause e relativi effetti ponendosi in un’ottica realisticamente predittiva.

Diffuso è attualmente il concetto di “armonia”, di necessità d’“armonizzazione”. Questa stessa comprensibile necessità, senza la quale si verificano disequilibri di vario genere, non può sussistere senza la riflessione etica che la sostiene di per sé, cioè quel riconoscimento di norme che la garantiscono.

I tentativi di giustificare attività culturali basate su quel concetto, non rimangono spesso che una spinta motivante ricerche senza un riscontro valido. Lo studio scientifico ben ispirato, con ciò s’intende la capacità dell’uomo d’intuire e avanzare nella ricerca evitando di fermarsi al ragionare fine a se stesso, capacità che appartiene all’equilibrio, all’armonia dell’uomo, risulta quanto a cui bisogna tendere. Le condizioni ambientali sulle quali ancora si devono ricerche di studio ed interventi motivano il fatto che questi vanno indirizzati a mantenere determinate e precise caratteristiche o a ripristinarle perché ritenute essenziali a garantire la stessa incolumità dell’esistenza vitale.

 

Etica,  libertà di ricerca e tecnologia

Che cosa rispondere, allora, a chi manifesta la necessità di rendere “libera” la ricerca e l’avanzamento tecnologico? Si tratta di comprendere il concetto, ma anche il peso concreto  di questo che si ritiene comunemente  un valore. Innanzitutto, proprio perché comunemente approvato, questo valore deve uscire dalla sfera personale e rendersi capace di uno sguardo ampio. Senza ricordare i pur validi  proverbi è necessario avere uno sguardo comune che tanto  basterebbe a non conservare dubbi sul fatto che esso non può fuoriuscire da quello etico.

Libertà scientificamente provata? Perché no, se sappiamo considerare la scienza non come una morsa, un insieme di soffocanti e complicate concezioni, ma parte di un lavoro che giustifica validamente un successivo comportamento. A questo punto è necessario ricordare il valore di un altro elemento fondamentale che caratterizza da sempre il percorso umano: l’interdisciplinarietà. Nessun serio campo di ricerca si può permettere, infatti, di ritenere  il proprio come esaustivo, ma deve necessariamente, e  senza che ciò sembri una forzatura, bensì una consolazione, aprirsi alla capacità intellettuale altrui concedendosi doverosamente solo la critica a ragion veduta e pubblicamente sottoponibile che, in una seria società, cioè che può permettersi di definirsi tale, può ovviamente portare anche all’esclusione dalla comunità scientifica, associazione  spesso dai confini non chiaramente definiti così da ospitare, a volte, anche apparenti coraggiosi avanzamenti in alcune sue parti che mancano, però, di rispettare il coordinamento necessario o rischiano d’impedire passi ben giustificati, ma non da tutti compresi.

Inutile aggiungere che il livello  di capacità di comprensione dell’urgenza o meno rispetto a un caso  e la validità delle soluzioni proposte, dipende dall’opportuno  del proprio campo di studi, ma che porti in sé la consolazione etica necessaria che deve poter  ripristinare l’integrità  della conoscenza.

 

Possibili soluzioni

I comitati etici, le carte ambientali, gli organi di controllo, i soggetti deputati a, sono tutte proposte che riconoscono la necessità di quel che è purtroppo divenuto compito di controllo etico sulle azioni politiche, economiche e tecnologiche umane. Si tratta di soluzioni al fine di non perdere quell’integrazione che rispetti ciò che dice, l’integrità.

Un modo per essere a favore delle qualità necessarie al cammino dell’uomo, ma non sempre i soggetti si comportano come cellule dello stesso corpo.

Ed ecco le polemiche rispetto a spesso fantomatici impedimenti nel progresso del proprio campo.

In realtà, “volente o nolente”, risulta impossibile non confrontarsi con tutti gli aspetti che riguardano l’implementare, ma esiste la

possibilità di accettare sapientemente di leggere la realtà o nasconderla a se stessi e perfino agli altri.

Camminare velocemente è una caratteristica del tempo attuale e dello spazio occidentale sedicente avanzato, ma non riesce sempre a spiegare sotto quali aspetti. La storiella nella quale una guida imparziale nordafricana spiega all’occidentale in vacanza, ma ingordo e affrettato come sempre, che il suo collega locale è “rimasto indietro” perché aspetta che la sua anima lo raggiunga…

dice davvero molto sulla sapienza e le azioni conseguenti.

Come sempre il problema che  lo stesso essere umano si autocrea scontrandosi infine contro, rimane l’insuperbirsi delle proprie idee escludendo l’agire osservativo, ancor più contemplativo, ovvero in grado di percepire l’animarsi delle cose e le necessità relative, come se, invece, ne dovesse stare distante dicendo di non poterle comprendere altrimenti e finendo per perderle.

 

“Quando avremo una politica pubblica nei confronti della natura in genere

che rifletta questo tipo di approccio,

saremo una società fiera dell’esistenza della natura,

indipendentemente dai piaceri egoistici che può ricavarne

o dal denaro che può ottenere dal suo sfruttamento e dalla sua distruzione

 in breve, saremo una società che vive in armonia con un’etica ambientale."

                                                                                     Eugene C. Hargrove, Foundations of Environmental Ethics, 1989

 

 

Flavia Zanusso

 


 

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