“L’etica ambientale: dal controllo all’armonia.
Brevi
considerazioni in merito”
di Flavia Zanusso
LA NATURA (DELLA
QUALE FA PIENAMENTE E TOTALMENTE PARTE L’ESSERE UMANO) DEVE ESSERE
“TUTELATA” DALL’AZIONE DI QUESTA SPECIE, PERCHÉ ESSA HA MOSTRATO E STA
MOSTRANDO LA CAPACITÀ DI DANNEGGIARE, ALTERARE E DISTRUGGERE L’AMBIENTE,
LE SUE RISORSE ED I SUOI EQUILIBRI, RENDENDOLO PIÙ POVERO E INOSPITALE
PER SÉ E PER
LE
ALTRE SPECIE DI VIVENTI.
(art.2 Carta Etica Ambientale, centri di educazione
ambientale, Parma)
“L’ambiente, oggi, è come l’anziano:
viene trascurato, spesso lasciato in un angolo solitario perché non più
produttivo. Ciascuno può essere interpellato a rispondere di questa
mancanza. L’abbiamo ritenuto incapace di partecipazione.”
Orazio, responsabile sicurezza
cantieri edili.
L’etica e la natura
La storia testimonia continuamente i bisogni
essenziali della vita naturale, intesa come ciclo autoriproducente e
autosussistente senza l’intervento a priori di azioni, di stessa specie,
esterne ad esso.
Questo riguarda particolarmente gli elementi
costituenti la vita ambientale, che viene spesso per brevità fatta
rientrare nel concetto anche spaziale di ambiente.
Anche di fronte a mancanze, ritardi, danni
spesso ingenti e gravi dati dalla rinuncia alla riflessione che cede il
passo all’azione, o ad una sopravvalutazione della seconda come da se
stessa esaustiva senza quella prima guida, la vita naturale rivendica
quanto necessario alla sua stessa, a volte, sopravvivenza e sussistenza:
l’ordine a cui non è possibile rinunciare e, in sincera verità, di cui
ogni sua parte abbisogna consolando anche, nel dimostrato ricordo,
l’unica creatura che ha capacità di osservazione, genio, capacità
operativa e, allo stesso tempo, parte integrante d’essa, l’uomo.
Consolante perché permette di riconoscere la
domanda di cura e le sue necessità ridotte a norme solo per convenienza,
ma mai, in realtà, prive di soggiacente più larga comprensione che
sempre ogni generazione ha il compito di imparare e comunicare
nuovamente per mezzo dello strumento dell’educazione. Da questa
necessità di mantenere e giustificare le “regole” di natura nasce l’etica,
quella spinta in verità tanto primordiale quanto l’azione, propria
dell’uomo, se questi sapesse davvero rispettare integralmente la sua
crescita.
L’etica e la natura ambientale
L’ambiente considerato nella fattispecie
come insieme di elementi che ospitano, permettono e spesso assicurano
la vita umana, pur se incapace di autocoscienza mostra le sue necessità
d’equilibrio le quali richiamano necessariamente l’attenzione dell’uomo,
unico soggetto che ne ha elevata capacità tanto da poter intervenire
efficacemente in essa, quindi nelle condizioni di riflettere su un’etica
che lo riguardi. Potremmo dire che l’ambiente, così inteso, possiede
un’etica propria che l’uomo avrebbe il compito di comprendere e
mantenere, pena la qualità e perfino quantità dei suoi giorni.
Molti sono, lungo la storia, i fatti
accaduti da cui trarre dolorosi esempi: il disastro lungo la via
ferroviaria che causo’ la perdita di giovani vite in Trentino Alto Adige
durante l’anno appena trascorso merita grande attenzione. L’occasione
che ebbi di parlarne personalmente con una delle insegnati dei giovani
coinvolti, mi fece riflettere molto sull’accaduto pensando anche alla
nota temperanza del popolo coinvolto.
Lo stesso si deve accettare di mancate
adozioni di misure di sicurezza durante interventi su strutture
costruite da mani d’uomo e a lui necessarie e poggianti su uno degli
elementi fondamentali dell’ambiente, la terra e che non possono
certamente mancare di considerare gli altri. Per considerare ancor più
l’ingenza di disastri ambientali causati dalla resistenza a mantenere
interventi artificiali sull’ambiente quando i rischi sono esplicitamente
alti e il monitoraggio persiste nel dare le informazioni in merito, come
l’indimenticabile trabocco causato dalla diga del Vajont nel bellunese.
I racconti degli abitanti di quelle montagne
che ho
conosciuti personalmente, ancora non mi
lasciano e certamente non l’immagine ancora viva dell’evidentissima
ferita che conserva il monte eroso dall’azione dell’acqua tanto da
cedere una sua parte dentro il vaso creato dalla diga artificiale che,
invece, resistette. Ancora è visibile ed è perenne ricordo di moltissime
vittime appartenenti a diversi paesi circostanti che hanno perduta la
vita senza una piena coscienza del rischio che stavano correndo.
Armonia: concetto scientificamente
provato
Non è possibile mettere alla prova
l’ambiente naturale e pensare di non venirne coinvolti. La scienza si
avvale del procedimento dell’esperimento per giustificare le tesi
iniziali. Con e nell’ambiente sia i fatti naturali, anche quelli
apparentemente negativi, che quelli in cui vi è intervento dell’uomo
devono essere valutati chiedendosi spiegazione delle cause e relativi
effetti ponendosi in un’ottica realisticamente predittiva.
Diffuso è attualmente il concetto di
“armonia”, di necessità d’“armonizzazione”. Questa stessa comprensibile
necessità, senza la quale si verificano disequilibri di vario genere,
non può sussistere senza la riflessione etica che la sostiene di per sé,
cioè quel riconoscimento di norme che la garantiscono.
I tentativi di giustificare attività
culturali basate su quel concetto, non rimangono spesso che una spinta
motivante ricerche senza un riscontro valido. Lo studio scientifico ben
ispirato, con ciò s’intende la capacità dell’uomo d’intuire e avanzare
nella ricerca evitando di fermarsi al ragionare fine a se stesso,
capacità che appartiene all’equilibrio, all’armonia dell’uomo, risulta
quanto a cui bisogna tendere. Le condizioni ambientali sulle quali
ancora si devono ricerche di studio ed interventi motivano il fatto che
questi vanno indirizzati a mantenere determinate e precise
caratteristiche o a ripristinarle perché ritenute essenziali a garantire
la stessa incolumità dell’esistenza vitale.
Etica, libertà di ricerca e tecnologia
Che cosa rispondere, allora, a chi manifesta
la necessità di rendere “libera” la ricerca e l’avanzamento tecnologico?
Si tratta di comprendere il concetto, ma anche il peso concreto
di questo che si ritiene comunemente un valore. Innanzitutto, proprio
perché comunemente approvato, questo valore deve uscire dalla
sfera personale e rendersi capace di uno sguardo ampio. Senza ricordare
i pur validi proverbi è necessario avere uno sguardo comune che tanto
basterebbe a non conservare dubbi sul fatto che esso non può fuoriuscire
da quello etico.
Libertà scientificamente provata? Perché no,
se sappiamo considerare la scienza non come una morsa, un insieme di
soffocanti e complicate concezioni, ma parte di un lavoro che
giustifica validamente un successivo comportamento. A questo punto è
necessario ricordare il valore di un altro elemento fondamentale che
caratterizza da sempre il percorso umano: l’interdisciplinarietà. Nessun
serio campo di ricerca si può permettere, infatti, di ritenere il
proprio come esaustivo, ma deve necessariamente, e senza che ciò sembri
una forzatura, bensì una consolazione, aprirsi alla capacità
intellettuale altrui concedendosi doverosamente solo la critica a
ragion veduta e pubblicamente sottoponibile che, in una seria società,
cioè che può permettersi di definirsi tale, può ovviamente portare anche
all’esclusione dalla comunità scientifica, associazione spesso dai
confini non chiaramente definiti così da ospitare, a volte, anche
apparenti coraggiosi avanzamenti in alcune sue parti che mancano, però,
di rispettare il coordinamento necessario o rischiano d’impedire passi
ben giustificati, ma non da tutti compresi.
Inutile aggiungere che il livello di
capacità di comprensione dell’urgenza o meno rispetto a un caso e la
validità delle soluzioni proposte, dipende dall’opportuno del proprio
campo di studi, ma che porti in sé la consolazione etica necessaria che
deve poter ripristinare l’integrità della conoscenza.
Possibili soluzioni
I comitati etici, le carte ambientali, gli
organi di controllo, i soggetti deputati a, sono tutte proposte che
riconoscono la necessità di quel che è purtroppo divenuto compito di
controllo etico sulle azioni politiche, economiche e tecnologiche umane.
Si tratta di soluzioni al fine di non perdere quell’integrazione che
rispetti ciò che dice, l’integrità.
Un modo per essere a favore delle qualità
necessarie al cammino dell’uomo, ma non sempre i soggetti si comportano
come cellule dello stesso corpo.
Ed ecco le polemiche rispetto a spesso
fantomatici impedimenti nel progresso del proprio campo.
In realtà, “volente o nolente”, risulta
impossibile non confrontarsi con tutti gli aspetti che riguardano
l’implementare, ma esiste la
possibilità di accettare sapientemente di
leggere la realtà o nasconderla a se stessi e perfino agli altri.
Camminare velocemente è una caratteristica
del tempo attuale e dello spazio occidentale sedicente avanzato, ma non
riesce sempre a spiegare sotto quali aspetti. La storiella nella quale
una guida imparziale nordafricana spiega all’occidentale in vacanza, ma
ingordo e affrettato come sempre, che il suo collega locale è “rimasto
indietro” perché aspetta che la sua anima lo raggiunga…
dice davvero molto sulla sapienza e le
azioni conseguenti.
Come sempre il problema che lo stesso
essere umano si autocrea scontrandosi infine contro, rimane
l’insuperbirsi delle proprie idee escludendo l’agire osservativo, ancor
più contemplativo, ovvero in grado di percepire l’animarsi delle cose e
le necessità relative, come se, invece, ne dovesse stare distante
dicendo di non poterle comprendere altrimenti e finendo per perderle.
“Quando avremo una politica pubblica
nei confronti della natura in genere
che rifletta questo tipo di
approccio,
saremo una società fiera
dell’esistenza della natura,
indipendentemente dai piaceri
egoistici che può ricavarne
o dal denaro che può ottenere dal suo
sfruttamento e dalla sua distruzione
in breve, saremo una società che
vive in armonia con un’etica ambientale."
Eugene C. Hargrove, Foundations of Environmental
Ethics, 1989
Flavia Zanusso |