Le
alluvioni, le frane ed i fenomeni atmosferici aggravati dalla mano
dell’uomo
di Giulia Boldrini
Le alluvioni, le frane,
l’instabilità delle coste, nonché tutti gli altri fenomeni idrogeologici,
sono il risultato dell’interazione tra eventi metereologici come le
piogge o le mareggiate, l’ambiente geologico/morfologico e la mano
dell’uomo.
A causa della conformazione
geomorfologica del territorio, dell’abbandono delle zone montane da
parte dell’uomo, dalla mancanza di manutenzione e di pulizia dei letti
dei fiumi e di torrenti, nonché dell’insediamento della popolazione in
zone a rischio di dissesto idrogeologico, le alluvioni dopo i terremoti
sono il fenomeno che provoca i maggiori danni nel nostro paese.
I danni ammontano a 25
miliardi di euro negli ultimi 20 anni.
I fenomeni degli alluvioni
non sono altro che inondazioni provocate dalla fuoriuscita di acqua dal
corso di un fiume, nelle zone della costa sono inondazioni provocate da
mareggiate a seguito di tempeste, da maremoti o da abbassamenti del
suolo.
Possono essere anche
provate dai cedimenti strutturali delle dighe, o dal cedimento di
barriere naturali prodotte da frane che hanno ostruito il corso di un
fiume o di un torrente.
L’acqua è un bene prezioso
per tutti gli esseri viventi.
L’uomo fin dai tempi
antichi si è sempre insediato proprio vicino ai corsi d’acqua per
sfruttare anche la fertilità del suolo vicino, reso fertile dalle
inondazioni.
Basta pensare agli antichi
Egizi che, proprio per poter coltivare, sfruttavano il limo lasciato dal
Nilo dopo le continue inondazioni.
Con il tempo, le pianure
create con le alluvioni, sono state urbanizzate, le città sono cresciute
allargandosi anche nelle zone dove dovevano restare disabitate, essendo
zone di pertinenza del letto del fiume.
I ponti sono stati
costruiti in modo non corretto, in molti casi, non è stata lasciato
abbastanza spazio per permettere alla piena del fiume di poter
transitare, e per guadagnare spazio, in molte città, i fiumi sono stati
coperti.
Quando si verificano forti
precipitazioni nel bacino di un fiume, la piena che si propaga mentre
scorre a valle, trova ostacoli.
Proprio per questo motivo,
l’acqua esce dall’alveo del fiume inondando i dintorni, i ponti non
resistono alla forza del fiume e crollano provocando in questo modo
grossi danni.
Vengono distrutti per
questo motivo edifici, monumenti, servizi, e spesso ci sono molte
vittime.
Tutto ciò risulta anche
aggravato dall’inquinamento dei terreni e delle falde idriche, in quanto
essendo stati travolti dall’acqua gli impianti chimici e i depositi di
carburanti, i veleni sono dispersi nell’ambiente intorno.
Nelle città gli argini
spesso sono talmente sopraelevati,che, quando vengono distrutti dalla
forza del fiume in piena, una grossa quantità di acqua si rovescia
sull’abitato con conseguenze terribili.
Di solito vengono costruiti
due tipologie di argini, il terreno tra questi due tipi di argine si
chiama area golenale, quest’ultima ha la funzione di essere invasa
dall’acqua nel periodo di piena.
Passiamo ora ad analizzare
le principali cause delle alluvioni.
Ovviamente la prima causa
delle alluvioni risultano essere le precipitazioni, ossia in breve tempo
cade una smisurata quantità di pioggia nel bacino idrografico del fiume.
Le più pericolose sono le
piogge provocate da tempeste, quando sono associate ad una cellula di
bassa pressione, in cui abbiamo il contatto tra masse di aria calda e
massa di aria fredda e si formano per questo motivo nuvole molto cariche
di pioggia.
Di tutta questa pioggia
caduta sul bacino idrografico di un fiume, solo una parte scorre sulla
superficie, un’altra parte è trattenuta dalle foglie della vegetazione
intorno ed è poi restituita all’atmosfera attraverso l’evaporazione.
La maggior parte di acqua
caduta sotto forma di pioggia,però, è sottratta per infiltrazione nel
sottosuolo.
Ciò dipende anche dalla
natura del terreno,se il terreno è molto permeabile in caso di rocce
molto compatte poca pioggia si infiltra nel sottosuolo,ossia se il
terreno poco permeabile come nel caso di ghiaia o sabbia molta pioggia
si infiltra nel sottosuolo.
Un altro fattore che
influenza la possibilità da parte dell’acqua di potersi infiltrare più o
meno nel sottosuolo è il grado di umidità del terreno.
Quando ci sono state
abbandonanti piogge nei giorni passati il terreno è umido e non riesce
ad assorbire più acqua, quando invece il terreno è secco per siccità è
in grado di assorbire subito l’acqua.
Anche il mare può
influenzare il decorso dell’acqua.
In base alle condizioni del
mare alla foce di un fiume il deflusso dell’acqua può o meno essere
rallentato.
Il deflusso dell’acqua può
essere ostacolato nel caso di alta marea e di un forte moto ondoso ed in
caso di ostruzioni della foce causate da sedimenti.
Una corretta gestione del
letto del fiume dovrebbe prevedere soltanto gli interventi di
escavazione utili al ripristino delle sezione idrauliche,oltre a quelli
rivolti al prelievo del materiale grossolano nei tratti montani dei
corsi d’acqua.
Un’altra causa di pericolo
è rappresentata dai grossi tronchi di alberi precipitati nei
torrenti,dopo frane verificatesi nei boschi delle aree montane del
bacino.
Questi tronchi durante il
tragitto urtano contro le strutture che incontrano, oltre a andare ad
accumularsi in grovigli molto pericolosi sotto i ponti, impedendo il
deflusso dell’acqua e provocando l’innalzamento del livello del fiume.
Questo fa comprendere
l’importanza del mantenimento dell’ordine e della pulizia dei letti dei
fiumi.
Per arginare il problema
delle alluvioni, l’uomo ha cercato di costruire delle dighe.
Le dighe sono sbarramenti
artificiali per costituire un argine al mare o per sbarrare un corso
d’acqua allo scopo di creare un lago artificiale.
Le dighe sono importanti
anche per arginare il fenomeno delle piene.
Però, perché una diga possa
svolgere questa importante funzione, occorre che il suo serbatoio sia
svuotato in previsione di un eccezionale evento di pioggia in quel
bacino idrografico.Se invece questo non viene fatto, ed il serbatoio
rimane pieno l’effetto in caso di abbandonate pioggia può essere
devastante.Anche le mareggiate possono però provocare inondazioni.
Gli eventi più dannosi sono
però provocati dalle onde di maremoto provocate dai terremoti, da
eruzioni vulcaniche, da frane subaeree o da frane sottomarine.
Proprio per la loro
pericolosità, occorre fare una studio della frequenza delle alluvioni.
Ciò viene fatto mediante lo
studio delle alluvioni storiche, dalla quantità delle precipitazioni
avvenute nel bacino di un fiume e dalla portata di piena misurate in dei
punti fissi del fiume.
Attraverso questi studi è
possibile valutare il periodo di ritorno delle alluvioni, ossia
l’intervallo di tempo con il quale si producono eventi di una
determinata portata.
Oltre a ciò è necessario
anche lo studio delle mappe delle zone storicamente inondate, tenendo
conto delle variazioni intervenute a seguito della mano dell’uomo (dighe,
opere di difesa idraulica).
Per lo scopo di difesa dei
cittadini occorre proporre dei modelli di afflussi-deflussi che
descrivano con la massima precisione possibile la quantità di acqua che
in ogni data si attende che affluisca al fiume e la velocità di
propagazione verso la foce dell’onda di piena nelle diverse condizioni
meteo marine.
Il tempo di corrivazione è
il tempo necessario perché la pioggia affluisca dal bacino al corso
d’acqua e l’onda si propaghi verso le persone è un parametro molto
importante per salvaguardare l’incolumità delle persone.
Le frane possono
manifestarsi in svariati modi:per scivolamento del terreno, con
movimenti giganteschi, anche la loro velocità è molto variabile.
Il materiale che cade con
le frane può essere costituito da rocce compatte o da rocce per così
dire sciolte, come ghiaia o sabbia.
La stabilità di un pendio
dipende dalla sua inclinazione, più è maggiore, più forte è la forza di
gravità che tende a muovere le rocce verso il basso.
Per poter studiare quanto
un terreno è predisposto alla frana, occorre effettuare anche uno studio
di giacitura delle rocce.
Per giacitura delle rocce
si intende la disposizione rispetto alla superficie topografica dei
piani di discontinuità delle rocce e quindi la sua predisposizione alla
frana, ma questo non è l’unico elemento determinante in quanto
influiscono anche altri fattori come per esempio la natura del materiale
roccioso e la presenza di strati di natura diversa.
In base al tipo di
movimento le frane si distinguono in frane di crollo, frane di
ribaltamento con ribaltamento frontale del materiale, frane di
scivolamento, frane da espansione laterale,frane di colamento,
sprofondamenti con crollo improvviso della volta di una cavità
sotterranea naturale o artificiale che porta dietro una porzione di
suolo sovrastante, frane generate da terremoti, frane generate da
eruzioni vulcaniche.
Una frana può essere
prevista in quanto può essere preceduta dalla formazione sul pendio di
fessure che aumentano di numero e si allargano sempre di più fino al
collasso del versante.
L’uomo per potersi
proteggere dalle frane deve effettuare interventi strutturali e non
strutturali.
Deve quindi poter prevedere
l’evento frana attraverso il monitoraggio e lo studio di quei fattori
che abbiamo visto rilevano la possibilità del verificarsi di una frana,
deve predisporre una serie di misure volte alla messa in sicurezza dei
cittadini e alla riduzione dei danni.
Il piano di emergenza per
rischio idrogeologico si suddivide in tre livelli di emergenza:1)
attenzione 2) preallarme 3) allarme.
Queste fasi sono basate
sulle previsioni meteorologiche a breve termine e sul superamento di
soglie prefissate di precipitazioni o del livello delle piene dei fiumi.
Proprio le previsioni
meteorologiche fanno scattare il primo livello di allerta.
Le previsioni meteo infatti
hanno lo scopo di stabilire quando in una certa zona possa verificarsi
una precipitazione che avvicini o superi le soglie pluviometriche di
allarme.
Talvolta la cella
temporalesca è talmente limitata che è molto difficile prevederla con
precisione e prevedere il suo andamento.
Il sistema di allerta per
rischio idrogeologico stabilisce che vengano individuate aree di
allertamento, ossia ambiti territoriali caratterizzati da una risposta
meteorologica e idrogeologica omogenea in caso di eventi climatici
estremi.
Per quanto riguarda gli
interventi strutturali questi sono svariati, sono principalmente
interventi di ingegneria che hanno come scopo la stabilizzazione dei
versanti e la difesa idraulica dei centri abitati (Feb.2013).
Giulia Boldrini |