FITOPLANCTON ED
EUTROFIZZAZIONE: I CIANOBATTERI COME POTENZIALE SPECIE TOSSICA
di M. Gabriella Fornaro
INTRODUZIONE
Da quasi due secoli
l'identificazione del plancton ha affascinato, ispirato e perfino
divertito gli scienziati che si sono avvicinati a questo tipo di studio.
Grazie al contributo di diverse discipline quali la geologia, la
botanica, la zoologia e la microbiologia, un sempre crescente bagaglio
di conoscenze si è sviluppato riguardo al riconoscimento delle specie
fitoplanctoniche.
L'interesse suscitato dalle alghe
microscopiche fluttuanti negli strati superficiali dei laghi e dei mari
trova le sue radici nell'importanza che esse hanno a livello di economia
globale: ricordando infatti che i due terzi della superficie terrestre
sono coperti dalle acque, è facile capire che il fitoplancton è
responsabile del processo di produzione primaria su gran parte della
superficie terrestre. Altrettanto interessante, e forse ancor più
stimolante a causa delle difficoltà che esso
prospetta, è lo studio
dell'ecologia di questo gruppo di organismi. Il paradosso del plancton,
come venne descritto da G.E.Hutchinson nel1967, consiste nel fatto che
un numero elevato di specie occupa un ambiente apparentemente omogeneo
competendo per le stesse e scarse risorse.
Le recenti scoperte di nuovi
microrganismi hanno fatto salire ancora di più il numero di specie
note, rendendo il paradosso più enigmatico. Un altro dibattito in
corso riguarda la velocità di crescita del fitoplancton nelle aree
centrali degli oceani, dove apparentemente mancano nutrienti.
Dal momento che, com'è intuibile,
nessuna di queste situazioni è riproducibile in laboratorio lo studio
sul campo rimane il punto fondamentale per la conoscenza e la ricerca
di modelli riguardo a questa particolare biocenosi.
I fitoplanctonti non vanno
considerati semplicemente come piante microscopiche, ma nemmeno possono
essere equiparati interamente ai microrganismi, in quanto la maggior
parte di essi è effettivamente rappresentato da cellule eucariote non
dissimili dalle alghe macroscopiche.
Il termine plancton deriva
dall'aggettivo greco “vagabondo” e si riferisce al gruppo di organismi
che galleggiano liberamente nelle acque superficiali dei fiumi, laghi,
mari alla mercè del movimento delle acque stesse. Il fitoplancton è la
parte del plancton costituita da organismi autotrofi, foto
sintetizzanti. La maggior parte di esso è rappresentata da alghe
eucariote, appartenenti a diverse phyla, ed anche da organismi
procarioti.
Gli organismi fitoplanctonici
sono compresi in un intervallo dimensionale di almeno cinque ordini di
grandezza. Tuttavia la maggior parte di essi si distribuisce tra 2,0 e
20 um e 20-200um. L'organizzazione cellulare delle alghe
fitoplanctoniche è generalmente molto semplice e la maggior parte delle
specie si presenta in forme monocellulari, ma non è rara la presenza di
piccole colonie di cellule. Fondamentalmente si conoscono due tipi di
organizzazioni coloniali: in alcune specie la
colonia è composta da un
indefinito numero di cellule, si accresce per continue divisioni
cellulari e si riproduce per frammentazione; un secondo tipo è invece
costituito da un numero fisso di cellule , molto spesso quattro o uno
dei suoi multipli, che viene chiamato cenobio.
In specie diverse le cellule che
formano cenobi assumono posizioni diverse all'interno degli stessi.
Mentre molti fitoplanctonti sono
di per se immobili, altri hanno una limitata capacità di spostarsi
nell'acqua e conseguentemente di cambiare la propria posizione nella
colonna d'acqua.
Esistono diverse modalità di nuoto
e la scelta del tipo usato dipende per lo più dalle dimensioni
dell'organismo.
Classificazione
PROCARIOTI
phylum:CYANOPHYTA
Classe :CYANOPHYCEAE
Ordini: CHROOCOCCALES
EUCARIOTI
Phylum :CRYPTOPHYTA
Classe : CRIPTOPHYCEAE
Ordine: CRYPTOMONODALES
Phylum: PYRROPHYTA
Classe : DINOPHYCEAE
Ordine: PERYDINIALES
Phylum:RAPHIDOPHYTA:
Classe:RAPHIDOPHYCEAE
Ordine:RAPHIDOMONADALES
Phylum:CHRYSOPHYTA
Classe
CRYSOPHYCEAE
Ordine:OCROMONODALES
Phylum:
EUGLENOPHYTA
Classe: EUGLENOFICEAE
Ordine:EUGLENALES
Phylum:CHLOROPHYTA
Classe:PEDINOMONADALES
Scopo della Ricerca
Dal punto di vista ambientale e
sanitario una delle specie più significative ed influenti sono i
cianobatteri appartenenti al genere delle cyanophyte.
In alcuni ambiti, la presenza di
inquinamento causata dagli scarichi può apportare la presenza di
nutrienti che possono in alcuni casi portare al fenomeno
dell'eutrofizzazione determinando la crescita esponenziale di alcune
cyanophyta, tossiche per l'uomo in quanto produttrici di microcistine.
Scopo della ricerca è evidenziare
come la presenza di cianobatteri in seguito ad eutrofizzazione
dovuta ad inquinamento,(conseguenza dell'azione umana) può creare un
danno per l'ambiente e per le varie specie viventi che vengono a
contatto con esse, un problema finora sconosciuto, ma che sta emergendo
in seguito
all'elevata tossicità e
conseguente mortalità.
Fioriture di alghe e
cianobatteri
L'eutrofizzazione
culturale causa eccessiva fioritura di alghe nei corpi idrici.
Uno dei sintomi più
comuni dell'eutrofizzazione dei laghi è lo sviluppo di fioriture di
alghe blu-verdi (Cianobatteri). Essi possono essere generati
dall'attività umana: per esempio, lo scarico di sedimenti dai cantieri
può notevolmente diminuire la chiarezza dell'acqua e quindi ridurre la
quantità di luce disponibile per i fitoplancton. I cianobatteri sono in
grado di vivere vicino alla superficie dell'acqua per mezzo di speciali
vacuoli pieni di gas che permettono alle piante di galleggiare. Una
volta che le fioriture di cianobatteri o più generalmente di alghe
raggiungono alte concentrazioni, possono verificarsi dei problemi: esse
hanno un effetto negativo sulla qualità dell'acqua, generando problemi
di gusto o di odori ed interferendo con determinati processi di
trattamento delle acque. Quando le popolazioni batteriche raggiungono
proporzioni molto elevate, possono anche produrre tossine in grado di
rendere l'acqua pericolosa per consumo.
Eccessiva crescita di macrofite acquatiche
I livelli elevati di nutrienti
possono stimolare altre forme di produzione primaria, oltre alle alghe e
ai cianobatteri. Le zone litoranee di molti corpi idrici arricchiti di
sostanze sono spesso interessate da sviluppi eccessivi di macrofite
acquatiche, che possono influenzare le attività ricreative industriali
ed alterare la struttura dei fotoricettori dei nutrienti. L'eccessivo
sviluppo acquatiche fitoplancton e di piante macroscopiche genera
problemi estetici e riduce il valore dell'acqua del corpo idrico come
risorsa ricreativa. Da un punto di vista puramente estetico, l'acqua
chiara e cristallina caratteristica dei sistemi oligotrofici è più
attraente per il nuoto e il canottaggio. Le alte concentrazioni del
fitoplancton aumentano la torbidità dell'acqua. Le piante macroscopiche
possono invadere completamente l'intera superficie dei laghi eutrofici,
rendendo l'acqua quasi completamente inadatta a nuoto e canottaggio,
determinando anche un impoverimento di
ossigeno nelle acqua profonde.
L'ossigeno è richiesto da tutte le forme di vita presenti su questo
pianeta, ad eccezione di alcuni batteri. Per questo motivo
l'impoverimento di ossigeno è considerato spesso un serio problema per
la gestione del lago spesso associato all'eutrofizzazione: ciò causa
un'extra produzione di materiale organico, quindi più materiale
sedimenta sul fondo consumando ossigeno. A cause dell'impossibilità di
alcuni organismi di vivere efficientemente se il tenore in ossigeno
nell'acqua non e' vicino alle condizioni di saturazione, tali organismi
sono spesso assenti dagli ambienti eutrofici. Questo problema può
precludere ai pesci o ad altri bioti la vita nelle zone di acque
profonde di laghi anossici.
Cyanophyta
I cianobatteri,
conosciuti anche con il nome di Cyanophyta o alghe verde-azzurre, per la
presenza al loro interno di pigmenti colorati, pur essendo procarioti,
condividono alcune caratteristiche con le cellule algali eucariote tra
cui la grandezza e la capacità di svolgere la fotosintesi sia in
condizioni aerobiche che anaerobiche.
Queste
particolarità, unite all’estremo polimorfismo a livello fenotipico hanno
sempre determinato difficoltà nella classificazione, soprattutto se
basata sulla sola osservazione morfologica. Comunque, lo studio di
questi microrganismi dal punto di vista molecolare ed una più attenta
analisi morfo-funzionale hanno permesso di considerarli distinti dalle
alghe per citologia, fisiologia e biochimica. Infatti, a differenza
delle cellule eucariote algali, i cianobatteri non posseggono
cloroplasti, ma tilacoidi, contenenti pigmenti quali clorofilla-a,
ficocianina, ficoeritrina, carotenoidi e xantofille (Ressom
et al.,
1994; Duy et al.,
2000). Inoltre, sulla base delle sequenze nucleotidiche più conservate
usate per classificazioni filogenetiche, quali quelle degli rRNA 16S e
5S, i cianobatteri sono stati considerati dei veri e propri batteri
inclusi nel gruppo Eubacteria (Skulberg
et al.,
1993).
La presenza
dei cianobatteri nelle acque superficiali ha origine naturale, hanno un
ruolo fondamentale negli ecosistemi in cui si trovano, contribuendo alla
fissazione dell’azoto atmosferico. Tuttavia, la crescente
eutrofizzazione dei corpi idrici, dovuta all’aumento delle immissioni di
nutrienti di origine antropica, ha favorito la loro crescita anche a
livelli elevati, con la conseguente formazione di fioriture. Il problema
sanitario legato alla presenza dei cianobatteri è dovuto alla loro
capacità di produrre sostanze tossiche (cianotossine) alle quali l’uomo
può essere esposto attraverso varie vie.
Caratteristiche ecologiche e fisiologiche
La
sopravvivenza dei cianobatteri è legata alla presenza di acqua, anidride
carbonica, substrati inorganici e luce, ma esistono eccezioni, visto che
si conoscono specie capaci di sopravvivere, anche per lunghi periodi, in
completa oscurità. La maggior parte dei cianobatteri è autotrofa aerobia,
ma alcuni mostrano una distinta abilità per la nutrizione eterotrofa (Fay,
1965).
I cianobatteri
sono in grado di colonizzare substrati anche poco fertili, come cenere
vulcanica, sabbia desertica e rocce (Dor & Denin, 1996) e possono,
inoltre, sopravvivere sia alle alte che alle basse temperature.
Nonostante la capacità di adattarsi ad ambienti estremi, proibitivi per
altri microrganismi, i cianobatteri sono per lo più distribuiti in
ambienti acquatici, sia dulciacquicoli che marini, dove costituiscono
uno dei componenti predominanti del fitoplancton marino (Gallon
et al.,
1996). Alcune specie di acqua dolce sono anche capaci di tollerare alte
concentrazioni di sale (alotolleranti), ma la loro maggiore diffusione
si registra nelle acque lentiche, sia nella zona epilimnica che
ipolimnica.
La diffusione
dei cianobatteri nelle acque dolci rappresenta un problema di crescente
interesse legato alla qualità delle acque di superficie. L’eccessivo
apporto di nutrienti (in particolare fosforo e azoto) determina il
fenomeno dell’eutrofizzazione delle acque, durante il quale vengono
saturati i meccanismi di depurazione naturale, e favorisce l’abbondante
crescita di differenti specie di cianobatteri, micro e macro-alghe. In
particolare lo sviluppo dei cianobatteri risulta legato a determinate
condizioni climatiche (temperatura compresa tra i 10 ed i 30 °C, assenza
di vento, basse pressioni, assenza di turbolenza delle acque), e a
particolari
caratteristiche idrogeochimiche del bacino (come il rimescolamento
verticale ciclico delle acque, tipico dei laghi temperati (monomittici e
dimittici) a cui segue un rimescolamento delle sostanze nutritive lungo
la colonna d’acqua). Il successo nella competizione con altri
microrganismi appartenenti al fitoplancton viene garantito da alcuni
meccanismi di adattamento estremamente efficaci, che consentono ai
cianobatteri di ridurre anche la predazione da parte dello zooplancton.
Le principali
caratteristiche che contribuiscono all’adattamento dei cianobatteri
riguardano: la capacità di aggregazione; la fissazione dell’azoto; lo
sfruttamento di sostanze nutritive a concentrazioni molto inferiori
rispetto a quelle necessarie ai microrganismi competitori;
l’assorbimento della radiazione luminosa con un’efficienza
particolarmente elevata attraverso differenti pigmenti fotosintetici;
la capacità di spostarsi attivamente lungo la colonna d’acqua (buoyancy);
la produzione di cianotossine.
Aggregazione
Durante il
periodo vegetativo, diverse specie di cianobatteri sono capaci di
aggregarsi sotto forma di colonie o filamenti risultando distribuiti in
modo non omogeneo all’interno della colonna d’acqua. I generi che
dimostrano di avere questo comportamento sono
Microcystis,
Anabaena
e
Aphanizomenon.
Sulla superficie dell’acqua il tasso di fotosintesi delle colonie è più
alto e le cellule producono un’elevata quantità di carboidrati.
Le proprietà
fisiologiche dei cianobatteri variano tra le diverse specie. Le specie
unicellulari e coloniali sono fisse.
Sfruttamento delle sostanze nutritive
L’eutrofizzazione, vale a dire l’arricchimento dei sistemi acquiferi con
nutrienti disciolti (Rosenberg & Freeman, 1991), è caratteristica di
molti corpi idrici in tutto il mondo ed è uno dei maggiori problemi
legati alla qualità delle acque. I principali elementi coinvolti in
questo processo sono il fosforo (essenzialmente come fosfati disciolti),
l’azoto (sotto forma di nitrati e ammoniaca) ed il carbonio. I
cianobatteri sono in grado di utilizzare questi nutrienti a
concentrazioni molto inferiori rispetto a quelle necessarie ai
microrganismi competitori
Il tasso di
crescita dei cianobatteri risulta essere più basso rispetto a quello
delle microalghe eucariote, ma i cianobatteri, in compenso, mostrano
un’alta capacità di assimilare azoto.
Assorbimento della radiazione luminosa
Oltre alla
clorofilla, tutti i cianobatteri contengono dei pigmenti accessori detti
ficobiline: di colore azzurro (ficocianina e alloficocianina) e di
colore rosso (ficoeritrina), che spesso mascherano il colore verde della
clorofilla.
Le ficobiline,
come gli altri pigmenti accessori, svolgono l’importante funzione di
captare radiazioni luminose di lunghezza d'onda diversa da quella
assorbibile dalla clorofilla e di trasmetterla a quest'ultima per lo
svolgimento del processo fotosintetico. Inoltre, i cianobatteri
posseggono carotene e xantofilla.
A differenza
degli altri batteri fotosintetici, nei cianobatteri sono presenti
entrambi i tipi di fotosistemi tipici dei vegetali eucarioti (PS I e PS
II), i quali funzionano usando l'acqua come donatore di elettroni per la
produzione di energia chimica (ATP e NADPH) con liberazione di ossigeno.
Buoyancy
Molti
cianobatteri planctonici (es.
Microcystis aeruginosa)
sono capaci di regolare il loro galleggiamento in risposta alla luce,
alle condizioni di turbolenza dell’acqua e ai nutrienti disponibili.
Questa
caratteristica permette loro di migrare lungo i gradienti termici della
colonna d’acqua durante l'anno, in risposta a stimoli luminosi
(Reynolds, 1984) ed esigenze nutritive. In questo modo, infatti, possono
utilizzare i nutrienti “intrappolati” negli strati più freddi e profondi
della colonna d’acqua (Walsby & Klemer, 1974; Klemer, 1976). Il
galleggiamento dei cianobatteri è controllato attraverso il
bilanciamento tra il contenuto intracellulare di carboidrati (prodotti
dalla fotosintesi) e la presenza di minuscole vescicole gassose (<300 nm),
che riducono la densità delle cellule o dei filamenti, aumentando le
capacità di galleggiamento.
Produzione di cianotossine
Ad oggi non è
noto il significato fisiologico associato alla produzione di
cianotossine.
Tuttavia
alcune evidenze mostrano che le microcistine possono essere trasportate
all’esterno della cellula nell’ambiente acquatico circostante attraverso
processi di trasporto attivo (Rapala
et al.,
1997) che comportano un dispendio energetico non trascurabile.
Fattori
chimici e fisici che contribuiscono alla formazione di fioriture
La crescita
dei cianobatteri si verifica durante tutto l’anno nei laghi tropicali,
mentre in quelli temperati la crescita e le fioriture dei cianobatteri
dipendono dalle temperature (ottimali in genere tra 10 e 30°C) e dalle
specifiche caratteristiche del cianobatterio. I generi
Anabaena
e
Aphanizomenon
passano
l’inverno nei sedimenti come acineti o spore,
Microcystis
come colonie
vegetative (Reynolds & Walsby, 1975), mentre le fioriture si verificano
maggiormente nella tarda estate e all’inizio dell’autunno.
Planktothrix
sp.
rappresenta un’eccezione: la sua temperatura ottimale di crescita è,
infatti, più bassa rispetto agli altri cianobatteri.
I tempi di
replicazione mostrano variabilità inter- e intraspecifica e dipendono da
fattori ambientali quali temperatura, luce e disponibilità di nutrienti.
Il tempo medio di duplicazione per molte specie varia da 21 ore a 14,7
giorni. In condizioni ottimali, le cellule si replicano tanto
velocemente da poter dare luogo in circa 2 giorni ad una fioritura, che
può persistere per circa 5-7 giorni
.
Macronutrienti e micronutrienti
I principali
elementi coinvolti nel processo di eutrofizzazione sono il fosforo (come
fosfati), l’azoto (sotto forma di nitrati e ammoniaca) ed il carbonio.
Il fosforo è
naturalmente presente in tutti gli ecosistemi derivando dall’erosione
delle rocce e dal riciclo attraverso la biosfera. La maggior parte del
fosforo presente nelle acque, sia in forma organica che inorganica, si
trova adsorbito sui sedimenti.
La maggior
parte del fitoplancton è capace di assimilare azoto e utilizzarlo come
ammoniaca, nitrato, nitrito. I cianobatteri sembrano favoriti in
ambienti dove la principale fonte di azoto inorganico è rappresentato da
azoto ammoniacale (Prescott, 1968; Bold & Wynne, 1985).
Sembra inoltre
che un pH elevato e bassi valori di CO2 favoriscano la crescita dei
cianobatteri, soprattutto quando questi sono il gruppo tassonomico
dominante, dal momento che sono in grado di utilizzare in modo efficace
la CO2 anche a basse concentrazioni, inibendo lo sviluppo di altre
alghe.
Rispetto ai
metalli presenti nelle acque, manganese e rame sono tossici per i
cianobatteri a concentrazioni micromolari, mentre ferro e molibdeno
sembrano promuoverne la crescita (Reuter & Petersen, 1987). È stato
dimostrato che in assenza o a basse concentrazioni di ferro (<2,5 ìM) e
di zinco,
Microcystis aeruginosa
cresce molto
più lentamente che ad alte concentrazioni ma le cellule producono il
20-40% in più di tossine) .
Cianobatteri potenzialmente tossici
La stessa
specie di cianobatteri può essere associata sia a fioriture tossiche che
non tossiche.
Nel caso delle
microcistine, è stato dimostrato che la tossicità di un ceppo dipende
dalla presenza di un gene che codifica per la produzione della tossina e
che le popolazioni naturali sono generalmente costituite da cianobatteri
con entrambi i genotipi (Kurmayer
et al.,
2002). Le diverse condizioni ambientali non sono in grado di modificare
significativamente l’espressione del gene, per cui la produzione delle
microcistine è una caratteristica relativamente costante nei batteri con
il genotipo produttore di tossina. L’ambiente può influire sulla
composizione relativa della popolazione, anche se i fattori responsabili
della predominanza del ceppo tossico sul non tossico non sono ancora
noti.
La produzione
di cianotossine tende ad aumentare durante la fase di crescita
esponenziale per diminuire gradualmente durante la fase stazionaria (Watanabe
& Oishi, 1985). Molti studi indicano che i cianobatteri producono la
massima quantità di tossine in condizioni di luce e di temperatura
ottimali per la loro crescita (Ressom
et al.,
1994). La più elevata produzione di cianotossine da parte delle specie
estive avviene generalmente a temperature comprese tra 18° e 25°C (Chorus
& Bartram, 1999). Una maggior produzione di tossine può essere stimolata
da condizioni di stress ambientale e, in alcune specie, da basse
intensità di luce e brevi fotoperiodi (Ressom
et al.,
1994). È stato generalmente riconosciuto che in molti ceppi la maggior
tossicità delle fioriture è correlata a squilibri nella disponibilità di
nutrienti (soprattutto il fosforo).
L’uomo può
essere esposto alle cianotossine attraverso diverse vie, la principale
delle quali è quella orale, a seguito dell’ingestione di alcuni alimenti
(prodotti ittici, prodotti agricoli), di supplementi alimentari (capsule
e pillole contenenti estratti/liofili di cianobatteri), di acque
potabili o dell’ingestione accidentale o involontaria di acque ad uso
ricreazionale. Tuttavia l’esposizione alle cianotossine può avvenire
anche attraverso la via cutanea e inalatoria (attività ricreative e
professionali in acque contaminate, uso domestico delle acque, es.
doccia). Esiste poi la possibilità di esposizione attraverso la via
parenterale, quando acque provenienti da corpi idrici superficiali
vengono utilizzate per emodialisi: pur essendo meno frequente ed
interessando un gruppo specifico e ristretto di individui (i pazienti
sottoposti al trattamento terapeutico), questa via di esposizione
rappresenta, per le sue caratteristiche, un rischio maggiore per i
soggetti esposti.
Il processo di
valutazione del rischio segue procedure consolidate e adottate dalle
varie organizzazioni internazionali (Funari & Testai, 2007). In accordo
a tali procedure, per valutare adeguatamente il rischio per la salute
derivante dall’esposizione alle cianotossine è indispensabile disporre
delle informazioni relative al loro profilo tossicologico, provenienti
sia da studi su modelli animali che da dati sull’uomo, e da studi
epidemiologici, oltre che di misure del livello di esposizione
rappresentative e rilevanti per i vari scenari da considerare.
Proprietà tossicologiche delle cianotossine
Dal punto di
vista tossicologico le cianotossine più studiate sono sicuramente le
microcistine e tra queste la maggior parte dei dati sono
disponibili per uno dei 70 congeneri, la MCLR, che sulla base dei
risultati di tossicità acuta è uno dei più epatotossici. Per questo
motivo, non avendo disponibili dati sugli altri congeneri e anche sulle
nodularine (che condividono bersaglio e meccanismo di azione con le MC),
spesso si parla di livelli espressi come MC-LR equivalenti, pensando
all’applicazione di un approccio conservativo nei confronti della
protezione della salute. È tuttavia ancora da dimostrare che il
ranking
di tossicità
delle MC stabilito in base agli effetti acuti sia estrapolabile come
tale anche agli effetti a breve e lungo termine.
L’uso di acque
superficiali interessate da presenza di cianobatteri tossici per
l’emodialisi rappresenta un rischio notevole per i pazienti sottoposti a
questo trattamento: la via di esposizione di tipo parenterale aumenta
notevolmente la possibile dose interna di tossine, che entrano
direttamente in circolo.
L’episodio di
maggiore rilevanza sanitaria è stato riportato in Brasile, dove sono
deceduti 56 pazienti dei 130 sottoposti a dialisi con acqua risultata
poi contaminata da microcistine (Jochimsen
et al.,
1998; Azevedo et
al.,
2002).
Acque
potabili
In dipendenza
dei livelli di cianotossine nelle acque grezze e dell’efficienza dei
processi di trattamento delle acque per la rimozione di cianobatteri e
cianotossine disciolte, nelle acque per uso umano può essere presente un
ampio range di livelli di cianotossine. Alcuni episodi di intossicazioni
acute per consumo di acque contaminate hanno chiaramente dimostrato la
plausibilità di una tale eventualità Relativamente al rischio cronico
associato al consumo di acque contaminate, sono stati condotti
alcuni studi epidemiologici, ma le informazioni sono limitate e non
permettono di trarre alcuna conclusione.
Infatti, in
nessuno degli studi è stato possibile provare che le cianotossine
fossero il vero agente causale degli effetti osservati, ma
semplicemente uno dei più plausibili.
In alcune zone
della Cina, in cui gli abitanti consumavano per uso potabile acqua di
stagno o di canale non trattata, sono state esaminate le possibili cause
della incidenza (doppia rispetto ad altre aree) di tumori primitivi del
colon
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