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LA FONTANA DELLO SCANDALO
di
Giovanni Minieri
Stasera all’ora di cena, come spesso succede, faccio
zapping su diversi canali. Nulla mi convince, do un’occhiata alla
programmazione e noto che di lì ad una decina di minuti inizia un film
su Pompei. La trama recita della storia di uno schiavo che si innamora
di una patrizia, una storia d’amore simil Giulietta e Romeo dei tempi
remoti. Poi mi fermo a ragionare su quanti film sono stati realizzati
sulla città di Pompei ed il suo triste destino, davvero tantissimi. Film
prodotti in paesi lontani, paesi che a ragion veduta ci invidiano,
perché noi italiani abbiamo la fortuna di avere tantissime Pompei.
Eppure pare che di tale fortuna non riusciamo a prendere coscienza.
Questa la sensazione dopo tutti i muri crollati, gli
affreschi deturpati e i mosaici depredati pezzo per pezzo a Pompei, come
i siti archeologici abbandonati alle erbacce o ancora le tantissime
opere tenute chiuse negli sgabuzzini dei musei a prendere la polvere.
Come se tutto ciò non bastasse un ultimo episodio va ad aggiungersi al
lungo elenco della vergogna: la sostituzione del rubinetto della Fontana
dell’Abbondanza sul Decumano inferiore di Pompei.
Il fenomeno di turno, che altri non dovrebbe essere se
non il Sovrintendente ai beni Archeologici, ha pensato bene di
sostituire quello in ottone, prima esistente, con uno che il
sottoscritto ha visto in tutto e per tutto uguale alla Brico, su uno
degli scaffali del reparto giardinaggio e venduto per pochi euro. La
denuncia di tale malsana pensata è partita da una pagina facebook, Anima
Vesuviana, il cui esempio è stato seguito da tantissimi altri utenti dei
social. Lo sdegno è stato di tale portata, che la Soprintendenza è corsa
subito ai ripari, sostituendo, in pochi giorni, il rubinetto brico della
discordia con uno che meglio si intonasse al colore e alle fattezze del
mascherone della fontana. Si tenga conto che molto probabilmente la
mobilitazione ha avuto l’effetto sperato solo perché la spesa affrontata
dalla soprintendenza è stata davvero irrisoria, temo tutt’altro epilogo
se oggetto della denuncia fosse stato uno scempio la cui riparazione
fosse costata ben oltre i tre euro.
Resta, però, un problema di fondo, com’è possibile che
chi dovrebbe salvaguardare un bene inestimabile come Pompei, così come i
tantissimi siti archeologici disseminati in tutto il Bel Paese alcuni
dei quali interessati purtroppo da episodi simili, non pone la minima
attenzione alla sua conservazione e manutenzione, perdendosi addirittura
nella sostituzione di un banale rubinetto. Un pressapochismo che la dice
lunga su quanto teniamo al nostro Paese.
Sembra si viva nella convinzione che il tesoro su cui
poggiamo letteralmente i piedi durerà per sempre, che di siti e bellezze
archeologiche ne abbiamo talmente tanti che è lecito pensare: "cosa vuoi
succeda se un turista mattacchione infila nello zainetto una
insignificante pietruzza di un paio di millenni fa, che è lì abbandonata
in mezzo alle rovine pompeiane?". Mah, non saprei, però so che se vado a
Sharm el-Sheikh e infilo in valigia un pezzettino di uno dei tantissimi
coralli che popolano la barriera corallina e poi ad un controllo in
partenza all’aeroporto mi sgamano, rischio di passare un guaio, un
brutto guaio.
Giovanni Minieri
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