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FORMALDEIDE IN AMBIENTI ANTROPIZZATI E NATURALI

di Ombretta Largiuni

 

La formaldeide è un composto presente in atmosfera sia in fase gassosa che in fase liquida, oltre che nel particellato; è coinvolta nei processi ossidativi dei composti del ciclo del carbonio di origine sia antropica che naturale. Sono note varie sorgenti, naturali e antropiche, della formaldeide in atmosfera.

Questo composto viene inoltre sia emesso direttamente (e fa quindi parte dei cosiddetti inquinanti primari) sia prodotto in situ (ed è ascrivibile quindi alla classe degli inquinanti secondari). Le emissioni dirette sono dovute ai processi di combustione incompleta (per esempio nei motori dei veicoli), ad attività industriali e ad emissioni da sorgenti naturali (rifiuti animali ma anche rilascio da parte della vegetazione). Bisogna inoltre tenere conto del fatto che la formaldeide gioca un ruolo rilevante nella capacità ossidante della troposfera, controllata dalla presenza di radicali altamente reattivi, a causa delle sue interazioni con i radicali OH. e HO2. in soluzione. Alle concentrazioni usualmente riscontrate in atmosfera, la formaldeide rende conto per una frazione rilevante della reattività dei radicali OH., confrontabile con quella del CO. Si tratta infine di un importante precursore di radicali liberi via fotolisi, contribuendo per il 25-30% della produzione radicalica durante il giorno; il suo contributo è confrontabile con quello dell’ozono, considerato la sorgente principale di radicali liberi. Si capisce quindi come la formaldeide giochi un ruolo rilevante nella chimica della troposfera.

Interazioni gas-liquido con le goccioline di umidità atmosferica rimuovono la formaldeide atmosferica dalla fase gassosa e producono significativi livelli di HCHO in piogge, nevi e nebbie.

In ambienti antropizzati, dove si misurano concentrazioni rilevanti di questo inquinante, è importante studiare il suo effetto effetto sull’ambiente a causa dei possibili danni per la vita umana, animale e vegetale. In particolare, recentemente la formaldeide ha ricevuto grande attenzione come inquinante urbano molto tossico (provoca irritazione degli occhi e dell’apparato respiratorio che porta a sintomi simili a quelli dell’asma) e soprattutto a causa del suo riconosciuto effetto cancerogeno (come riportato già dal 1987 nelle Linee Guida dell’organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’aria in Europa).

Queste osservazioni sono sufficienti a dimostrare la necessità del controllo di HCHO nell’ambiente come anche in campioni biologici.

Sono stati analizzati da vari centri di studio nel mondo campioni di atmosfera, pioggia e nevi riguardo al contenuto di formaldeide. Uno degli studi più completi riguarda la determinazione della formaldeide nel corso di alcuni anni su campioni di atmosfera e piogge prelevati a Firenze, campioni di neve superficiale raccolti sull’Appennino Tosco-Emiliano, carote di neve prelevate sulle Alpi e campioni di neve superficiale, trincee e carote raccolti in Antartide.

Nelle piogge è stato possibile osservare come le prime frazioni di pioggia abbiano un contenuto elevato di formaldeide, dovuto al dilavamento dell’atmosfera sovrastante, dopodichè la concentrazione si attesta intorno ad un valore più o meno costante, relativo al contenuto di HCHO che via via si riforma.

Dall’analisi in continuo dell’atmosfera a Firenze è stato invece possibile osservare come i valori siano dipendenti dall’ora del giorno (produzione fotochimica con massimo alle ore 12:00 circa), ma anche dal giorno della settimana, con abbattimento della formaldeide durante il fine settimana in conseguenza della diminuzione del traffico nella zona in esame. Inoltre è stato possibile determinare come, nonostante  la concentrazione sia più elevata nei mesi estivi in conseguenza delle reazioni fotochimiche, anche nei mesi invernali si misurino elevati valori di HCHO a causa soprattutto dell’intenso uso del riscaldamento (figura 1).

Per la raccolta dei campioni di neve superficiale sulle Alpi e sull’Appennino particolare attenzione è stata rivolta alla scelta delle stazioni di campionamento: lontananza da fonti antropiche, accessibilità della massa nevosa, lontananza dai sentieri battuti, accumulo nevoso sufficiente al prelievo, evitare zone di accumulo creato dal vento. I campioni suddetti hanno permesso di valutare il tenore di fondo della formaldeide nelle zone indagate.

Tuttavia più interessante si è rivelata l’analisi delle carote di neve e di ghiaccio. Infatti la neve accumulata anno dopo anno mantiene le caratteristiche chimiche originali e trattiene al suo interno pollini, ceneri, polveri e tutti quegli elementi presenti nell’atmosfera e dilavati dalla precipitazione nevosa. In particolare, un ghiacciaio posto nelle vicinanze di una zona fortemente antropizzata è interessante per lo studio degli effetti dell’attività umana sulla composizione dell’atmosfera, mentre un ghiacciaio posto in posizione remota aiuta a valutare la concentrazione di background (tenore di fondo naturale) di una determinata sostanza. L’Antartide è il continente posto al più basso livello di contaminazione ambientale; per la sua posizione geografica, le caratteristiche fisiche, la distanza dalle fonti di inquinamento e la quasi totale assenza di perturbazioni antropiche esso costituisce quindi un luogo privilegiato per indagini sulla conoscenza globale del pianeta.

Le calotte glaciali della Groenlandia e soprattutto dell’Antartide sono veri e propri archivi naturali del clima, poiché conservano le originali caratteristiche chimico-fisiche dell’aerosol atmosferico memorizzato nelle precipitazioni nevose accumulatesi anno dopo anno. I ghiacci polari offrono quindi un’opportunità unica per ricostruire record storici di inquinamento atmosferico su larga scala.

Attraverso il loro esame è stato possibile ricostruire le condizioni climatiche per le epoche passate ed i cambiamenti della composizione atmosferica.

È stato riscontrato per la formaldeide in Antartide un tenore di fondo di pochi mg/l, modulato da periodi caratterizzati da un innalzamento dei valori in concomitanza di eventi particolari, causati da variazioni climatiche ed ambientali su scala regionale.

Riassumendo, possiamo dire che è possibile individuare un comportamento giornaliero e stagionale legato alla produzione fotochimica della formaldeide ed a processi di trasporto del contaminante.

Il confronto tra i valori della concentrazione della formaldeide misurata in mg/l nelle piogge, nelle nevi delle Alpi e nei ghiacci dell’Antartide (figura 2, notare la diversa scala) mostra una progressiva diminuzione delle concentrazioni, come da attendersi per un composto fortemente legato all’attività antropica. I campioni di neve dell’Antartide permettono di valutare un valore di background, come anche di individuare periodi delle storia della terra con composizioni atmosferiche diverse. Per confronto è possibile inoltre valutare la variazione del contenuto di formaldeide ai giorni nostri rispetto ai valori di background, utile negli studi epidemiologici riguardanti tale sostanza.

 

Ombretta Largiuni


 

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