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Fumo, da vietare anche in auto?
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CARBURANTI ALTERNATIVI,
E' POSSIBILE?
di
Simone Pavarin
Il fumo di sigaretta, ormai è noto, nuoce alla salute,
tanto che i fumatori sono avvertiti dalle stesse case distributrici che
hanno l’obbligo di apporre sulle scatole delle “bionde” frasi di
funesti presagi come “Il fumo uccide”. La pericolosità del fumo di
sigaretta è stata presa in considerazione a tal punto che si sono varate
leggi per proibire di fumare nei locali aperti al pubblico e nelle aree
di lavoro. La legislazione sul divieto di fumo in generale è stata
accolta come una grande conquista civile che, limitando la “libertà” dei
fumatori, preserva la salute di coloro che non sono fumatori ma,
condividendo gli stessi spazi, potrebbero avere dei danni dal così detto
“fumo passivo”. Sono definiti dagli esperti “fumatori di terza mano”,
invece, coloro che pur non avendo mai fumato sviluppano patologie o
disagi tipici dei più accaniti fumatori, come asma o problemi
respiratori.
La differenza principale tra il fumatore passivo e quello
di terza mano risiede nel fatto che il primo è esposto principalmente al
fumo diretto proveniente dalla sigaretta, il secondo assorbe le sostanze
nocive che il fumo ha depositato nell’ambiente circostante, sostanze che
permangono anche dopo lo spegnimento del mozzicone. E’ proprio per
proteggere i fumatori di terza mano, che spesso si rivelano essere i
bambini, il legislatore sta studiando diverse ipotesi che vieterebbero
di fumare anche nei luoghi privati chiusi come le autovetture. Per i non
fumatori spesso le autovetture con all’interno un tabagista sono delle
vere e proprie camere a gas e se ne esce, oltre che intossicati, anche
con gli abiti impregnati di cattivo odore.
Se fossero solo queste le controindicazioni del fumo in
auto la vicenda non si caricherebbe di tale importanza, in realtà le
sostanze cancerogene che sprigiona la sigaretta bruciando sono inalate
ed in generale assorbite da coloro che stazionano nelle immediate
vicinanza, proprio come i bambini che viaggiano in auto con mamma o papà
fumatori.
Sulla scorta di queste evidenze empiriche, nello Stato
del Galles, si sta sperimentando un’iniziativa che ha suscitato un forte
malcontento fra i fumatori, la campagna “Fresh Start”. Sponsorizzata
dall’Associazione Medici Britannici, mira a proibire il fumo nelle
automobili. Questa drastica decisione nasce dai risultati di diverse
ricerche. Tali indagini avrebbero dimostrato come l’auto che tutti noi
quotidianamente utilizziamo, già di per sé rappresenta un ricettacolo di
agenti chimici nocivi, ed il fumo prodotto dalle sigarette in questo
ambiente aumenterebbe di ben 23 volte la sua dannosità rispetto al fumo
prodotto nei locali di un bar. Nello specifico si è rilevato che
accendere una “bionda” all’interno di un abitacolo significa innalzare
il livello delle polveri sottili, dei composti organici volatili come il
benzene e del monossido di carbonio.
Per rendersi conto delle dimensioni del problema un
gruppo di enti pubblici tra cui la Regione Veneto ha condotto
un’indagine dai risultati preoccupanti. Sono stati osservati circa 6.000
veicoli a 148 incroci in 74 comuni. Il risultato è stato che nel 12%
delle automobili, almeno un occupante stava fumando e nel 1% dei casi
era presente anche un bambino. Sembrerebbe che attualmente, in Europa,
solamente la Spagna si sia dotata di una disposizione legislativa che
vieti di accendere sigarette in auto in presenza di bambini o altre
fasce deboli come anziani o donne in gravidanza.
Fumare in auto oltre
che un rischio a “lunga scadenza” per gli occupanti della vettura,
rappresenta anche un rischio immediato in quanto il conducente nell’atto
di accendere e assaporare la “bionda” inevitabilmente si distrae dalla
guida. Questo aspetto non è nuovo, già nel 2009 infatti, un gruppo di
senatori, in Parlamento, presentò una proposta di legge che però venne
rapidamente accantonata. Certamente è necessario privilegiare la salute
delle persone che ci sono accanto soprattutto se si tratta di bambini,
però sarebbe anche doveroso garantire la libertà dei fumatori che, negli
ultima anni, sembra che siano troppo spesso utilizzati come capro
espiatorio. Non dimentichiamo infatti che, se da un lato il fumo nuoce
gravemente alla salute, dall’altro, per lo Stato, attraverso una fitta
rete di accise, le sigarette rappresentano un monopolio ben retribuito.
(S.P.)
Carburanti
alternativi,
è possibile?
E’ inevitabile parlare oggi della possibilità di
utilizzare per le nostre auto carburanti diversi da una benzina, ma
anche da un gasolio, che si aggirano ormai attorno a quota €. 1.8 al
litro. Innanzitutto vi sono i gas gpl e metano, il cui utilizzo in
questi ultime mesi è aumentato sensibilmente. Gpl e metano sono più
economici della benzina e del gasolio, un pieno con questi gas costa
mediamente la metà rispetto ai tradizionali combustibili liquidi, anche
se condividono con questi ultimi l’origine fossile.
La caratteristica
che rende però i gas da trazione così attraenti è rappresentata dal
fatto che sono anche ecologici, ovvero, i residui della combustione
contengono sostanze nocive in quantità molto limitata. Impatto
ambientale contenuto ed economicità hanno reso il gpl ed il metano molto
popolari tra gli automobilisti che si servono delle sempre più numerose
strutture di rifornimento specializzate disponibili sulle strade.
Ancor più ecologici e se possibile con minor impatto
sull’ambiente sono i biocarburanti, ovvero quelle sostanze ottenute dal
trattamento di alcune specie vegetali. In particolare i ricercatori
stanno concentrando l’attenzione sugli oli vegetali e sulla
fermentazione degli zuccheri. Nel primo caso il carburante si ottiene
attraverso un processo di estrazione da prodotti quali il mais, le
arachidi o la colza. Nel secondo caso invece si innesca la fermentazione
di zuccheri o carboidrati estratti per esempio dalla barbabietole da
zucchero. I biocarburanti vengono ritenuti talmente utili che la stessa
Unione Europea ne incentiva l’utilizzo. Tale situazione però, secondo
alcuni economisti, rischierebbe di far schizzare alle stelle il prezzo
dei prodotti quali il masi, che a tutt’oggi rappresenta una voce
importante nelle esportazione di alcune economie. Una soluzione a questa
problematica potrebbe arrivare dalla produzione dei biocarburanti di
seconda generazione. Questo tipo di biocarburante non deriva dalla
produzione agricola, bensì da altre fonti di scarto quali le così dette
biomasse ovvero residui organici di origine animale o rifiuti urbani.
Oggi si parla diffusamente anche di motore ad idrogeno,
in realtà molti studi hanno dimostrato che per ora l’energia per
produrre questo elemento chimico è superiore a quella utilizzata per la
combustione, per cui tale fonte non è economicamente conveniente.
Al contrario, sembrerebbe che lentamente ma
inesorabilmente l’energia elettrica per trazione stia avendo un certo
successo, prova ne è il fatto che ormai tutte le case automobilistiche
globali investono nella ricerca e nello sviluppo di sempre nuove
applicazioni nel campo automobilistico. La Honda, per esempio, ha
“sfornato” la Insight Hybrid, un’ ibrida, come dice il nome stesso, che
può utilizzare alternativamente due fonti energetiche, quella elettrica
e la più tradizionale di origine fossile. L’obiettivo più o meno
dichiarato è quello di produrre un’ automobile con un costo accettabile
totalmente elettrica.
Già ne esistono di diversi modelli e marchi, per esempio
la Smart potrebbe rappresentare l’auto elettrica per le aree urbane, il
costo però è piuttosto alto si aggira sui 20.000 Euro.
L’innovazione più interessante nell’ambito delle auto
alimentate da corrente elettrica è rappresentata dai metodi di ricarica
delle costose batterie. In origine si faceva un “pieno di elettricità”
collegando il veicolo per ore alla rete elettrica con tutti i disagi del
caso: auto ferma per molto tempo, luogo adatto per la ricarica non
sempre a portata di mano. Oggi la ricerca promette una soluzione di
ricarica rivoluzionaria “via wireless”. Il Mit prima e l’Università di
Standford poi hanno messo a punto un sistema per cui un dispositivo
elettrico può essere caricato ad una distanza anche cospicua, decine di
centimetri, con una dispersione energetica ritenuta trascurabile.
L’idea sostanzialmente è quella di inserire nel manto
stradale delle speciali bobine che permetterebbero di ricaricare
costantemente l’auto durante la marcia. Questa soluzione, tengono a
precisare i ricercatori, è ancora da valutare nella fattibilità, ma se
dovesse funzionare aprirebbe scenari innovativi. Nell’Università
americana si parla già di implementare, con lo stesso sistema wireless,
anche sistemi di sicurezza come un controllo automatico dello sterzo per
evitare che la vettura vada fuori strada.
Simone Pavarin |
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