Il futuro è bio
Dalle alghe il biocarburante che si scopre
essere un potenziale energetico e un aiuto per l’ambiente
di Cosimo Guardavaccaro
L’idea di salvaguardare l’ambiente è sempre
vigente nella nostra mente, in quanto ci riguarda molto da vicino per
via della salute, dello star bene e del vivere spensierati; ormai siamo
divenuti , nel corso degli anni, un popolo molto più sensibile alla
raccolta differenziata, compriamo prodotti eco-sostenibili e stiamo
attenti a non sprecare acqua e a risparmiare energia.
Se volessimo rappresentar oggi queste
nostre abitudini in un dipinto, di certo non lo faremmo come Il
Caravaggio, il quale ci mostrò, nelle sue doti più soavi, una natura
morta ma opteremmo per altre soluzioni più ecologiche partendo in primis
dalla scelta del materiale utilizzato nella composizione del quadro, per
poi finire allo spennellamento di una natura viva e ricca di colori.
Le nostre abitudini oggi, ci portano alla
consapevolezza di esser non solo cittadini di una nazione ma
principalmente cittadini del mondo, ecco per giunta, un’ultima scoperta
realizzata da un gruppo di ricerca inglese dell’università di
Aberystwyth, che arriva direttamente dall’ambiente più diffuso sul
pianeta con il suo volume più vasto rispetto ad altre condizioni
paesaggistiche,l’oceano.
L’ illuminazione è avvenuta esaminando un
tipo di alga, chiamata scientificamente Laminaria Digitata, dalla quale
si è dimostrato che è particolarmente adatta alla realizzazione di
biocarburanti, in quanto la sua composizione chimica, riferita a
campioni di alghe raccolti sulle coste del Galles, ha dimostrato che i
concentrati di zuccheri da convertire in etanolo nei processi di
fermentazione, sono più alti in estate, in particolare nel mese di
luglio poiché i metalli che possono impedire i lieviti sono bassi.
Le alghe marine si possono ritenere
un'alternativa interessante alle piante destinate alla produzione di
biocombustibili in quanto fino ad ora i ricercatori hanno lavorato su
piante coltivate sulla terraferma, quest’ultime hanno il serio
svantaggio di sottrarre terre coltivabili all'agricoltura per produrre
cibo, richiedendo più acqua e aumentando il bilancio delle emissioni di
carbonio.
L’Avevate mai immaginata un’alga al posto
del vostro combustibile? Benvenuti nel paradiso terrestre, in un mondo
più vivibile, in un ambiente più maturo consapevole dei buoni propositi
dove pensiamo con una mente verde per immaginare un mondo migliore, e
non un luogo popolato da dee dell’acqua o di altri esseri frutto di
fantasia dove tutto prende vita solo in un sogno.
La terra è madre, la terra è femmina sempre
gravida, ecco perché va rispettata e misurata nel cogliere i frutti che
ci offre ogni giorno, in ogni momento tra i suoi colori energici e i
suoi profumi intensi, perché senza tutto questo l’uomo non si nutrirebbe
per accrescere se stesso.
La cultura della salvaguardia ambientale
Saremo mai in grado di andare avanti e
vivere in maniera sostenibile? Riusciremo mai a riappropriarci di
ritmi, sapori, profumi e sensazioni che fanno parte di noi? Forse si,
abbattendo il muro del dualismo uomo-natura potremmo evitare molti di
quei comportamenti lesivi della biosfera, riuscendo cosi a sentirci
parte del’ambiente e a creare una interazione con quest’ultimo.
Ad oggi chi ha causato e di conseguenza
delineato il quadro dei ruoli e delle responsabilità nell’influenzare le
scelte e i comportamenti degli individui, sono stati i settori della
pubblicità, del marketing, della comunicazione pubblica e sociale, le
quali hanno offuscato se non sconvolto le menti di ognuno di noi
portandoci a ragionare come consumatori di prodotti e non individui
attenti e consapevoli della realtà che ci circonda.
Per terminare questa violenza non bastano le
azioni di pochi ma è necessaria una diffusione di conoscenze ambientali
che non ignorino le problematiche legate allo sviluppo tecnologico, alle
differenze tra ritmi biologici e tecnologici, l’importante sarà creare
questo equilibrio, questa interazione tra la cultura dell’ uomo e i
fattori della natura, per poter salvare e tutelare il mondo in cui
viviamo.
Non basta amare la natura ma bisogna cercare
di conoscerla, vedere i suoi confini e percepire gli elementi essenziali
della sua complessità; un primo passo si dovrebbe fare negli ambienti
educativi, la dove l’uomo si pone in ascolto, la dove tutto si tocca con
mano per percepire e capire la consistenza, perciò è bene che questi
ambienti risultino veri ambienti di vita.
Sarà dunque un’ ambiente dove bimbo e bimba,
ragazzo e ragazza, uomo e donna possano vivere esperienze dirette
d’interazione con i diversi fattori dell’ambiente stesso e apprendere
concretamente i comportamenti che permettono loro di adattarsi con
successo, dove i fattori che porteranno al cambiamento si
identificheranno in responsabilità, partecipazione, spirito di
adattamento.
Bisogna considerare, quindi aver ben
presente, l’idea dell’ambiente come mezzo e come fine, cioè come
educazione attraverso l’ ambiente e come educazione all’ambiente,
cercando di creare un rapporto fra ambiente e sviluppo sintetizzato in
una sfida dello sviluppo sostenibile.
Dunque oggi dovremmo compiere un percorso
inverso rispetto al passato, dovremmo riscoprire quell’intimità con la
natura, affinché essa possa esser davvero vissuta come ambiente
educativo; siamo insomma, di nuovo nel cambiamento, con un cammino che
presenta delle salite e un futuro confuso, con all’orizzonte delle
frontiere d’attraversare. Dobbiamo imparare a calpestare l’erba con i
nostri piedi e non limitarci a sentirne parlare.
Cosimo Guardavaccaro |