Il Piano Gestione Integrata dei Rifiuti
d’Ambito Provinciale alla luce della nuova organizzazione normativa
di
Nicola Tucci*
La
questione inerente i rifiuti in Italia va affrontata in modo serio e
specifico specie in quelle scelte che hanno ricadute fisiche ed
ambientali affinché queste stesse scelte, ancora necessarie, siano
comprese e condivise da tutti gli attori che costituiscono la comunità
di un dato territorio. Infatti gli strumenti a disposizione per
garantire un’efficace programmazione ed una corretta pianificazione
della gestione dei rifiuti devono essere il maggiormente partecipati e
concordate al fine di raggiungere gli obiettivi fissati, tuttavia ancora
non disponiamo di un apparato legislativo nazionale e regionale
associato a dispositivi territoriali ed urbanistici che possano
imprimere questa svolta ed un cambio di direzione significativa.
Infatti la normativa nazionale sui rifiuti ha subito una profonda
trasformazione a partire dal 29 aprile 2006, data di entrata in vigore
del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152, cosiddetto “Testo Unico Ambientale”;
infatti la Parte Quarta contempla la nuova disciplina dei rifiuti:
”Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati”, che abroga e
sostituisce espressamente il decreto legislativo n. 22/1997 (cd.
“Decreto Ronchi”). Successivamente, tralasciando la tortuosa vicenda dei
decreti attuativi del D.Lgs. 152/06, in riferimento agli ATO la Legge n.
244 Finanziaria 2008 con l’art. 2 commi 28, 33 e 38 ne ha disciplinato
la materia prevedendo tra l’altro che entro il 1º luglio 2008, fatti
salvi gli affidamenti e le convenzioni in essere, le Regioni
procedessero alla loro rideterminazione per la gestione dei medesimi
servizi secondo i principi dell’efficienza e della riduzione della spesa
nel rispetto dei seguenti criteri generali, quali indirizzi di
coordinamento della finanza pubblica. Inoltre la legge ha anche
stabilito di attuare una valutazione prioritaria dei territori
provinciali quali ambiti territoriali ottimali ai fini dell’attribuzione
delle funzioni in materia di rifiuti alle province.
Indirizzo strategico confermato dal recente Decreto Legge nr. 194/09
convertito con la Legge nr. 42/201 che attua la
soppressione delle ATO di cui agli artt. 148 e 201 del D.Lgs. 152/06 e
sm.m.i. demandando alle regioni il compito di attribuire le funzioni già
esercitate dalle Autorità d’Ambito.
In
questo sintetico quadro emerge in maniera del tutto evidente che l’ente
provincia assume un fondamentale ruolo nella pianificazione della
gestione dei rifiuti ponendosi quale crocevia tra la dimensione
strategica e quella puramente operativa. Infatti all’ente provincia è
già demandato il compito, attraverso lo strumento del Piano Provinciale
di Gestione dei Rifiuti, dell’organizzazione territoriale
dell’impiantistica a ciò si aggiunge anche l’organizzazione dell’intero
servizio derivante dal Piano d’Ambito. Questo implica la combinazione
tra una visione d’area vasta ed interventi a scala urbana. Inoltre la
Provincia, che avrà anche il compito di bandire la gara per
l’assegnazione del servizio d’ambito, dovrà attuare il monitoraggio e
controllo non solo del servizio stesso ma anche la verifica del
raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Dunque l’ente Provincia si configura quale protagonista dell’intero
ciclo dei rifiuti, che dovrà essere un ciclo integrato, e dovrà
rispondere a queste funzioni attraverso uno strumento di programmazione
e pianificazione rivolto alle esigenze emerse.
La
definizione del sistema organizzativo della gestione nello scenario del
Piano di Gestione Integrata dei Rifiuti in Ambito Provinciale non
può prescindere dal quadro dei servizi esistenti sul territorio,
prevedendone una progressiva ristrutturazione finalizzata al
conseguimento degli obiettivi definiti. Le indicazioni tecniche che
dovranno essere sviluppate nel P.G.I.R.A.P. sono da intendersi come
linee guida per il conseguimento degli obiettivi, che saranno
opportunamente valutate e calibrate a scala urbana sulla base di un
livello progettuale di maggior dettaglio, supportato da conoscenze
approfondite e puntuali sul territorio servito.
Infatti la scelta delle modalità di erogazione del servizio dovrà
avvenire partendo dagli obiettivi fissati e da raggiungere, considerando
l’arco temporale in cui centrarli, tenendo conto delle prerogative
urbane e territoriali, da cui dipendono le caratteristiche delle utenze,
ed attivando l’ottimale mix di modalità di conferimento.
Le
modalità di conferimento, al fine di rispondere in maniera specifica
alle diverse esigenze, dovranno prevedere non solo la possibilità di un
sistema puntuale (come il porta a porta) ma anche un sistema
centralizzato (come i centri di raccolta) per ottimizzare i trasporti.
Infatti la combinazione tra il mix ponderato di offerta di conferimento
e l’infrastrutturazione dell’ambito, con dotazioni di livello urbano e
livello territoriale, è un elemento fondamentale per il raggiungimento
degli obiettivi.
Nello
scenario disegnato il Piano si deve far carico degli obiettivi
normativi, precedentemente richiamati, e lo può fare solo attraverso
l’attivazione di servizi di raccolta differenziata ad elevata resa di
intercettazione soprattutto per le principali frazioni del rifiuto
recuperabili e, in particolare, per frazione organica, carta e rifiuti
elettrici ed elettronici. Per questo motivo, il modello organizzativo
dei servizi proposto dal P.G.I.R.A.P. prevede l’attivazione di raccolte
differenziate domiciliari nelle aree ad elevata densità abitativa e per
specifiche utenze commerciali, accompagnati da servizi di prossimità
nelle aree a media e bassa densità armonizzati con il supporto di
sistemi centralizzati di conferimento opportunamente distribuite sul
territorio, il tutto completato con i servizi stradali previsti nella
aree a bassa e bassissima densità e per specifiche utenze commerciali.
Tale modello organizzativo (in particolare la raccolta domiciliare della
frazione organica) comporta sicuramente una significativa
ristrutturazione del complesso dei servizi esistenti. Al fine di
agevolare gli utenti e le amministrazioni locali nella progressiva
attuazione e partecipazione ai servizi di raccolta differenziata ad
elevata efficienza, è opportuno mantenere come riferimento per la
raccolta del rifiuto indifferenziato l’attuale modello a cassonetti
stradali (pur con gli opportuni adeguamenti in termini di volumetrie di
contenitori disponibili e di frequenze di raccolta) con l’obiettivo
stabilito, in un arco temporale definito di 12 mesi, della completa
eliminazione del sistema stradale per le utenze domestiche.
Inoltre il Piano prefigura l’attivazione di circuiti di raccolta diversi
dedicati alle due macro-tipologie di utenze: domestiche e commerciali;
infatti altro obiettivo fissato è quello della progressiva esclusione
delle utenze non domestiche, in un arco temporale definito in 24 mesi,
dal servizio stesso. Ciò per indirizzare il servizio verso le sole
utenze domestiche ed alleggerirlo dal carico di quelle commerciali, che
anche in ossequio alla legislazione non dovrebbero essere comprese.
Perciò la separazione dei circuiti permette di rendere stabile quello
riservato alle utenze domestiche e di operare la graduale riduzione e
chiusura di quello destinato alle utenze commerciali.
Indispensabile per la verifica e il controllo sulle scelte strategiche e
sulle azioni intraprese per il raggiungimento di tutti gli obiettivi è:
-
lo sviluppo di servizi intensivi, attraverso il metodo “porta a
porta” per le utenze domestiche localizzate in aree ad alta densità
abitativa e con determinate caratteristiche territoriali e/o urbane
nonché per specifiche utenze commerciali;
-
per le utenze domestiche site in aree a media/bassa densità
abitativa dei servizi caratterizzati da rendimenti medi, attraverso
il metodo di “prossimità” ed in combinazione di sistemi
centralizzati; infine per le utenze domestiche a bassa/bassissima
densità abitativa nonché per specifiche utenze commerciali sono
stati previsti dei servizi caratterizzati da rendimenti medi,
attraverso il metodo “stradale”.
Pertanto ogni area con determinate caratteristiche, da cui dipendono le
categorie di utenze, sarà soggetta all’erogazione di un servizio ad hoc,
mirato alla reale esigenze e modellato sulla tipologia di frazioni
raccolte, sulle quantità e sulle frequenze di ritiro.
Inoltre si individuano delle aree del territorio con rarefazione degli
insediamenti tali da presentare aspetti di criticità anche
nell’attivazione di servizi di raccolta di tipo stradale; si tratta di
aree considerate come estensive in cui si assume una struttura
organizzativa di tutte le raccolte di tipo stradale, con livelli di
differenziazione dei rifiuti comunque inferiori a quelli caratteristici
dei servizi “medi”, e in cui si prevede l’incentivazione del
compostaggio domestico della frazione organica e degli scarti verdi.
Tuttavia, nella fase prettamente operativa e di messa a regime del Piano
deve essere prevista un analisi mirata a far emergere, all’interno di
ogni Comune interessato, le specificità locali che possono comportare
una modulazione e ridefinizione dei servizi in funzione dei diversi
contesti urbani che si possono ritrovare nel singolo Comune.
Pertanto il Piano deve affrontare il sistema rifiuti nel suo complesso
dato che non può essere semplicemente ridotto come spesso è stato fatto
in passato all'analisi e necessità di impianti di trattamento e
smaltimento, svilendo così l’importanza del piano che doveva occuparsi
della gestione ma attuando solo una programmazione dell’impiantistica,
invece deve considerare altri due fattori altrettanto importanti
costituiti da:
-
l'organizzazione
della raccolta e il controllo quali-quantitativo dei flussi da essa
derivanti;
-
i
comportamenti del cittadino rispetto al sistema adottato che
determinano il successo o l'insuccesso dello stesso rispetto agli
obiettivi prefissati.
Inoltre, l’innesto di un sistema tariffario consente, permettendo di
definire il rapporto tra il corrispettivo e la quantità di rifiuti
conferita, di incentivare a livello della singola utenza comportamenti
virtuosi, in termini di recupero dei rifiuti e quindi in linea con gli
obiettivi della normativa.
Questo tipo di analisi evidenzia la necessità di riconoscere lo stretto
legame che esiste tra modalità di raccolta attuata, metodi e azioni per
il coinvolgimento del cittadino, criterio di tariffazione e sistema
impiantistico di smaltimento/recupero in relazione all’obiettivo
strategico di minimizzare i flussi di rifiuto da avviare allo
smaltimento. Solo un approccio integrato e complessivo al problema, che
tenga conto dei diversi elementi che costituiscono il sistema rifiuti,
può dare risultati soddisfacenti e in questo contesto assume
un'importanza cruciale la riorganizzazione del sistema di raccolta e
trasporto per l'ottenimento degli obiettivi di recupero prefissati.
Nicola Tucci |