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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • GIOVANI E CASE AUTOMOBILISTICHE: QUALCOSA SI MUOVE

  • VALENTINO ROSSI: UN MADE IN ITALY DA GUINESS

  • SCELTE PER VOI

  • FACCIAMOCI LA MACCHINA IN CASA

di Simone Pavarin

Giovani e case automobilistiche: qualcosa di muove

Oggi si parla molto di giovani e di lavoro per i giovani, ma realmente solo poche aziende sono disponibili ad aprire le loro porte a baldanzosi ragazzi che spesso, brillanti ma senza un’adeguata esperienza alle spalle chiedono di entrare nel mondo del lavoro. E’ il classico “cane che si morde la coda” è incredibile vedere ancor oggi aziende, anche importanti, che negli annunci di lavoro cercano “neolaureati con esperienza”, ma per definizione un neolaureato non ha esperienza altrimenti difficilmente sarebbe  neolaureato. Se questo è vero per tutta la galassia delle aziende, il problema è particolarmente sentito per il settore auto. Navigando in rete, strumento che rappresenta uno dei mezzi principali di comunicazione delle grandi multinazionali del settore, si possono trovare realmente poche offerte rivolte ai giovani e certamente la crisi economica che stiamo vivendo non aiuta.

Un’azienda che però dimostra una sensibilità particolare nei confronti delle “nuove leve” è la Fiat.

Nel visitare il sito della Multinazionale Torinese siamo stati piacevolmente colpiti dal fatto che sembrerebbe abbastanza facile effettuare un’esperienza lavorativa in un’azienda del Gruppo. Addirittura, oltre ai neolaureati l’offerta è aperta anche agli studenti. Stiamo parlando di stage o, come vengono definiti dall’azienda, project work, quindi esperienze lavorativi ben definite sia a livello di mansione che di tempo ma comunque che potrebbero rappresentare un buon trampolino di lancio per intraprendenti giovani desiderosi di “fare”.

Purtroppo oggi molti ritengono gli stage aziendali sinonimo di sfruttamento, in parte può essere vero, ma è indubbio che entrare anche solo per un project work in Fiat, oltre ad arricchire il proprio C.V. a livello tecnico rappresenterebbe  una buona base per cominciare a crearsi quella reticolarità di contatti essenziale tipica dei manager ad alto livello. Stage, project work ma anche semplici incontri o seminari sono utilizzati dalla Fiat per conoscere potenziali futuri collaboratori, e non ultimo rafforzare l’immagine di azienda fatta di gente comune che produce beni destinati a rendere la vita delle persone più facile. Oltre alla Multinazionale Italiana anche altre aziende estere sembrano interessate a fornire ai giovani le basi per entrare nel mondo del lavoro. Un esempio ci arriva da Bruxelles, dove, alle presenza del Presidente del Consiglio Italiano, Mario Monti, è stato presentato il progetto “Skills for the future” della nota casa asiatica Hyundai. Si tratta di un progetto che coinvolgerà 10.000 giovani provenienti da 15 Paesi dell’Unione Europea, che si metteranno alla prova in un vero e proprio contesto aziendale per sviluppare capacità sia scientifiche che tecniche, per l’appunto “Skills”, spendibili lungo il  proprio futuro professionale. Il progetto, molto articolato, arriva a coinvolgere anche insegnanti e perfino genitori, verrà addirittura prevista la premiazione dell’idea più originale e innovativa nell’ambito dell’automotive.

Questa iniziativa è probabilmente il primo esperimento di “massa” relativo alla così detta “Social Responsability” che vuol scardinare definitivamente il vecchio paradigma Fordiano che vedeva la fabbrica come centro del mondo, sostituendolo con una visione più ampia e aperta della realtà. Hiunday, che attualmente detiene non più del 4% del mercato dell’auto nell’area UE, non è nuova a questo tipo di iniziative che in genere sono valutate positivamente dal grande pubblico in particolar modo in un momento in cui, nel Vecchio Continente, le aziende di auto stanno chiudendo i battenti. Con questo progetto la Multinazionale Asiatica ha anticipato l’iniziativa della Commissione Europea denominata “Europe 2020” relativamente proprio allo sviluppo delle capacità professionali dei giovani.

Anche strutture come l’ UNRAE  (unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), già da anni hanno sviluppato iniziative volte all’incentivazione dei giovani studenti attraverso l’offerta di borse di studio a favore dei più meritevoli. Naturalmente queste sono delle lodevoli iniziative ma andrebbero implementate in modo sostanziale, ma soprattutto dovrebbero essere le strutture scolastiche, in particolare le università ad impegnarsi in prima persona a “pungolare” le aziende per sviluppare progetti destinati ai giovani.

 

Valentino Rossi: un “made in Italy” da Guinness

Valentino Rossi, classe ’79 è un vero e proprio  concentrato di record, dalla precocità con cui domina il primo Kart, sino ad arrivare al numero di vittorie collezionato nel Motomondiale. Ma andiamo con ordine, per capire quali sono i “segreti” di questo talento tutto italiano è necessario partire dall’infanzia. Il Campione nasce ad Urbino nel ’79 e mostra immediatamente attitudine alle gare di Kart, spronato dal padre Graziano protagonista dei  motomondiale degli anni ’70. Il primo “vero amore” di Valentino è l’Aprlia Futura 125, che “cavalcherà” a soli 13 anni  ma, le sue doti ancora acerbe di campione, si evidenzieranno nel 1993 alla guida della Cagiva Mito. Da allora sarà una continua ed inesorabile ascesa. Molti motomondiale in pericolare quelli svolti tra il ’96 al 2011 lo vedranno protagonista.

Il numero di vittorie rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di una icona che ha fatto tanto parlare di sé. Certamente un comunicatore schietto ed efficace che si rivolge principalmente ai giovani, un target di pubblico determinate nel mondo delle due ruote. Grazie a  questo suo fare genuino, tipico della popolazione solare di quella fantastica regione, l’Emilia Romagna,  è stato destinatario della  “Laurea Honoris Causa” dell'Università di Urbino “Carlo Bo”. Ai giornalisti il “dottore” come spesso Valentino viene indicato, non ha fatto mistero dei suoi scarsissimi risultati scolastici, infatti non ha raggiunto la maturità anche se la madre avrebbe tanto voluto un figlio laureato.

Anche in questa occasione, con i giornalisti, Valentino ha dimostrato grande ironia: “Certo che io ho faticato per prendere la laurea: ho dovuto vincere sei mondiali!" avrebbe risposto a chi gli ha domandato impressioni sul titolo accademico appena acquisito. La vicinanza di Valentino ai d giovani è ulteriormente convalidata dalla costituzione di un fan club e della realizzazione di un video fumetto in DVD. Purtroppo un campione globale come Valentino, che rappresenta un’icona italiana e occidentale è stato anche un target per il terrorismo fondamentalista, prova ne è le varie minacce  di cui è stato destinatario solo per aver, ad esempio, sponsorizzato sulla sua moto da gara una nota casa di tabacco americana. Tornando alla professione principale, il “dottore” ha vinto praticamente tutto in tutte le classi: 125, 250 e 500.

Le case motociclistiche che sono state portate sul podio, grazie al suo talento, sono: Aprilia, Yamaha, Ducati e l’intramontabile Honda. Qualche anno fa si vociferava di una sua possibile transizione in Formula 1, mai realmente smentita dal pilota emiliano, una voce supportata dal fatto di aver effettuato una “prova ufficiale” con la Ferrari, nulla però si è mai concretizzato. E’ certa la notizia della passione per i rally, infatti Valentino ha più volte partecipato a gare anche a livello internazionale.

Probabilmente la prova più dura Rossi l’ha dovuta affrontare non in pista ma di fronte al fisco. Correva l’anno 2007 quando l’Agenzia delle Entrate ha contestato al pluricampione un’omessa dichiarazione di quasi 50 milioni di euro relativi agli anni tra il 2000 ed il 2004. Valentino si è difeso affermando che le imposte sono state pagate nel luogo della sua residenza di allora, ovvero il Regno Unito. Soltanto l’anno successivo in seguito ad un accordo sono stati versati all’erario italiano circa 19 milioni di euro che gli sono costati, tra l’altro, anche “grane” a livello penale.

“Acerrimo nemico” di Valentino Rossi è un altro pilota un po’ più attempato, classe ’71, anch’egli che ha dato lustro ai colori Italiani in diverse occasioni, il romano Max Biaggi.

La loro rivalità è talmente forte che alcuni la considerano persino costruita ad arte per scopi pubblicitari.  E’ certo che di colpi di scena i due ne hanno forniti ben oltre le competizioni vere e proprie a cominciare dall’inizio di questo interminabile duello. Siamo nel 1997 e sulla pista del Mugello Valentino riesce a sconfiggere Biaggi di misura e, come diverrà poi consuetudine, il “dottore” si prodigherà in goliardie a favore dei fans. La trovata di questa vittoria fu un giro di pista con a bordo alla motocicletta una “bambola gonfiabile” e naturalmente questo evento fuori programma fece il giro del mondo. Si ritiene che Valentino con quel gesto volesse alludere al rivale Max, in quel periodo al centro del gossip a causa di una sua relazione con la modella Naomi Campbell. Vero o falso non è dato sapere, certo è che da allora i due campioni non perdono occasione di punzecchiarsi fuori e dentro la pista.

  

Scelte per voi

In articoli passati ho rilevato come la tecnologia declinata in tutte le sue sfaccettatura abbia mutato e stia attualmente modificando il modo di rapportarci col mondo delle autovetture e in generale dei motori. Ho altresì evidenziato come la rete internet in particolare abbia un ruolo determinante, oggi vorrei tornare sul discorso web ma da un particolare punto di vista, le “app”.

Questo nuovo termine è stato coniato troncando la parola applicazione. Ormai siamo abituati a scovare nuovi termini visto che la stessa “netiquette”, la buona educazione in rete, in qualche modo impone una revisione totale o quasi della lingua madre, per cui avremo il “che” scritto con la K, “Ke”, oppure il “comunque”, stravolto completamente in “cmq”. Tornando alle nostre app, ho scoperto un vero e proprio mondo di creatività applicata alla sviluppo software, quando ho cominciato ad utilizzare il mio nuovo smartphone che mi permette di entrare in quell’immenso ed incredibile universo che è appunto quello delle applicazioni.

Le app, quindi, non sono altro che dei piccoli programmi che possiamo tranquillamente “portarci in tasca” e che ci permettono risolvere piccoli o grandi problemi, divertirci o semplicemente farci spendere denaro, perché, molte di queste sono a pagamento, non grosse somme, ma sempre a pagamento. In questa sede vorrei analizzarne alcune che ritengo doverose di nota. Innanzitutto la mia preferita “I Coyote” .  Si tratta di una specie di navigatore satellitare  che, oltre ad indicarci la posizione esatta in cui ci troviamo e la velocità di marcia, ci dice in tempo reale l’ubicazione di autovelox, semafori dotati di telecamere di rilevamento infrazioni, eventuali incidenti e code.

App. utilissima ed efficace soprattutto perché si basa su “informazioni fresche” fornite cioè da altri viaggiatori. Quindi ad esempio, io stesso se sto transitando nei pressi di  un incidente, lo posso immediatamente segnalare a tutti coloro che utilizzano I Coyote. Un’applicazione a mio avviso brillante che sfrutta l’intelligenza collettiva degli automobilisti.

Complimenti anche allo sviluppatore di “auto rubate”. Attraverso questa app, in tempo reale, posso sapere se una targa risulta rubata, in quanto questo semplice software si connette al database dei veicoli rubati della Polizia Stradale. E che dire di “trovare la mia auto”. Anche in questo caso l’app si basa sul GPS. Utilissima quando si parcheggia in grandi spazi. Il funzionamento è semplicissimo, attraverso Google Maps si salva la posizione e dell’auto ed il gioco è fatto, avremo per tutto il tempo necessario, le coordinate geografica del nostro parcheggio.

Abbastanza utile anche l’app che simula la domande presente nei quiz per le patenti di categoria A e B. Quando si è sul treno o si sta facendo la fila in posta, attraverso questa “leggera” applicazione ci si può esercitare per l’esame.

Altra utilissima applicazione è “my car”. Quanti di noi tengono sotto controllo il chilometraggio per i relativi tagliandi e verifiche periodiche del motore? Chi si interessa realmente dei chilometri percorsi e del carburante utilizzato? Con “my car” possiamo avere una maggiore cura della nostra auto e, perché no, risparmiare tenendo sotto controllo i consumi.

Fin qui abbiamo fatto una breve carrellata di applicazioni realmente utili, poi però ve ne sono altre centinaia la cui funzione è solo quella di stupire  gli amici o divertirci con più o meno complicati  videogames.

Tra queste è da segnalare “parlare trasformers”, applicazione che, con una grafica avanzata, permette di registrare la propria voce e riprodurla con lo stesso timbro metallico dei protagonisti robot dell’omonimo film. Sempre per appagare il nostro lato ludico ho scovato “auto collezioni”. Un’infinità di foto di vetture, ma l’aspetto più interessante è che, al database, oltre ad essere aggiornato settimanalmente, è possibile applicare diversi filtri anche di stile fotografico.

Quindi posso scegliere non solo, per esempio, il produttore ma anche la foto più popolare del momento o addirittura quella che ha una prevalenza di tinte chiare rispetto a quelle scure. Quelle che qui ho elencato sono tutte gratis ma è necessario ribadire che molte app sono a pagamento quindi, una volta scaricate sul proprio smartphone, anche se l’app non fa ciò che promette, non è possibile riavere il denaro speso se non con complesse procedure che rendono l’operazione sconveniente. Attenzione quindi, come per il pc di casa, a quello che si scarica dalla rete.

 

Facciamoci la macchina in casa

Un mercato di nicchia ma ad oggi ben consolidato è quello delle Kit car, ovvero automobili assemblate direttamente dagli utilizzatori finali. Stiamo parlando di quel segmento di  mercato dell’auto ultra personalizzata, che in passato era monopolio di grandi marchi che costruivano veicoli in pezzi limitati, come la torinese Bertone. Oggi, nel mondo dei self service e dei fast food una quantità sempre maggiore di impavidi automobilisti sono disposti a prodursi la vettura nel garage di casa sostenuti da una impareggiabile passione per il settore. Ed è proprio di passione che stiamo parlando perché la procedura per costruirsi da soli un auto è lunga, costosa se si tratta di imitare modelli noti, impegnativa e potrebbe creare dei problemi a livello di autorizzazioni per la circolazione soprattutto nel nostro Paese.

Ma andiamo con ordine, quali sono le origini della automobile assemblate in casa? Per rispondere a questa domanda si deve andare indietro nel tempo, infatti alla fine del 1800, un ingegnere inglese, Thomas Hyler White, presentò il primo progetto di un kit d’assemblaggio per autovetture. Allora la scelta di vendere il kit e non la vettura già pronta fu dettata da puro pragmatismo, le industrie di allora non erano in grado di soddisfare in modo economico, questo tipo di domanda, per cui risultava più conveniente far costruire l’automobile all’utilizzatore finale.

Agli inizi del 1900 anche le fabbriche si attrezzarono introducendo nella catena di montaggio l’automobile, ed è così che nacquero le multinazionali moderne come Ford e Fiat. In questo nuovo scenario il settore delle Kit car retrocesse per riprendere parzialmente vigore negli anni ’70 dello scorso secolo in Gran Bretagna, visto che, vennero varate dal parlamento inglese leggi che rendevano fiscalmente vantaggioso assemblarsi la vettura in casa.

Oggi il mercato è principalmente orientato alla produzione di kit di repliche d’auto d’epoca o di super lusso.

Le aziende britanniche, leader di settore, spesso a conduzione familiare, spediscono all’intraprendente automobilista tutti i pezzi di carrozzeria e d’interni. Sarà  l’aspirante assemblatore a procurarsi il motore ed il blocco cambio utilizzando una macchina donatrice che solitamente è rappresentata da una  vecchia Ford o da una inutilizzata Scoda. Per assemblare in modo corretto una vettura, alcuni appassionati hanno impiegato anni e sborsato importanti cifre di denaro, sempre però inferiore al costo delle vere Ferrari o Porsche.

Negli Stati Uniti, notoriamente patria degli eccessi, i più fanatici acquistano kit per assemblare interi Hammer. La specializzazione nel settore ha portato le case produttrici dei kit ad offrire vetture già montate complete dei pezzi delle macchine donatrici. Un interessante fenomeno in diffusione anche nel nostro Paese è rappresentato dalla produzione di kit car di proprio esclusivo design a prezzi competitivi. Ovviamente tutti questi kit d’assemblaggio sono presenti in vendita  anche su E-bay.

L’ultimo tassello è rappresentato dall’immatricolazione. In Gran Bretagna la vettura assemblata deve essere sottoposta ai severi test dell’ispettorato della  motorizzazione. Anche in Italia per essere omologate le kit car devono superare test piuttosto severi. Visto che i kit spesso sono britannici in molti casi le vetture assemblate vengono omologate in Inghilterra, per poi essere ritargate in Italia. Oltre  alle kit car si può parlare anche di kit motorbike. In quest’ultimo caso sono gli americani a fare da padroni. Infatti diverse aziende Usa si sono specializzati nella realizzazione e commercializzazione di kit montabili di motociclette in particolare del segmento custom. Le regole sono le stesse per le kit car, forte passione per il mondo dei motori, spiccata manualità per l’assemblaggio e, non ultimo, una disponibilità economica sufficiente per permettersi queste vere e proprie opere d’arte.

Simone Pavarin

 


 

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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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