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GIOVANI E CASE AUTOMOBILISTICHE: QUALCOSA SI MUOVE
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VALENTINO ROSSI: UN MADE IN ITALY DA GUINESS
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SCELTE PER VOI
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FACCIAMOCI LA MACCHINA IN CASA
di
Simone Pavarin
Giovani e case automobilistiche: qualcosa di muove
Oggi si parla molto di giovani e di lavoro per i giovani,
ma realmente solo poche aziende sono disponibili ad aprire le loro porte
a baldanzosi ragazzi che spesso, brillanti ma senza un’adeguata
esperienza alle spalle chiedono di entrare nel mondo del lavoro. E’ il
classico “cane che si morde la coda” è incredibile vedere ancor oggi
aziende, anche importanti, che negli annunci di lavoro cercano
“neolaureati con esperienza”, ma per definizione un neolaureato non ha
esperienza altrimenti difficilmente sarebbe neolaureato. Se questo è
vero per tutta la galassia delle aziende, il problema è particolarmente
sentito per il settore auto. Navigando in rete, strumento che
rappresenta uno dei mezzi principali di comunicazione delle grandi
multinazionali del settore, si possono trovare realmente poche offerte
rivolte ai giovani e certamente la crisi economica che stiamo vivendo
non aiuta.
Un’azienda che però dimostra una sensibilità particolare
nei confronti delle “nuove leve” è la Fiat.
Nel visitare il sito della Multinazionale Torinese siamo
stati piacevolmente colpiti dal fatto che sembrerebbe abbastanza facile
effettuare un’esperienza lavorativa in un’azienda del Gruppo.
Addirittura, oltre ai neolaureati l’offerta è aperta anche agli
studenti. Stiamo parlando di stage o, come vengono definiti
dall’azienda, project work, quindi esperienze lavorativi ben definite
sia a livello di mansione che di tempo ma comunque che potrebbero
rappresentare un buon trampolino di lancio per intraprendenti giovani
desiderosi di “fare”.
Purtroppo oggi molti ritengono gli stage aziendali
sinonimo di sfruttamento, in parte può essere vero, ma è indubbio che
entrare anche solo per un project work in Fiat, oltre ad arricchire il
proprio C.V. a livello tecnico rappresenterebbe una buona base per
cominciare a crearsi quella reticolarità di contatti essenziale tipica
dei manager ad alto livello. Stage, project work ma anche semplici
incontri o seminari sono utilizzati dalla Fiat per conoscere potenziali
futuri collaboratori, e non ultimo rafforzare l’immagine di azienda
fatta di gente comune che produce beni destinati a rendere la vita delle
persone più facile. Oltre alla Multinazionale Italiana anche altre
aziende estere sembrano interessate a fornire ai giovani le basi per
entrare nel mondo del lavoro. Un esempio ci arriva da Bruxelles, dove,
alle presenza del Presidente del Consiglio Italiano, Mario Monti, è
stato presentato il progetto “Skills for the future” della nota casa
asiatica Hyundai. Si tratta di un progetto che coinvolgerà 10.000
giovani provenienti da 15 Paesi dell’Unione Europea, che si metteranno
alla prova in un vero e proprio contesto aziendale per sviluppare
capacità sia scientifiche che tecniche, per l’appunto “Skills”,
spendibili lungo il proprio futuro professionale. Il progetto, molto
articolato, arriva a coinvolgere anche insegnanti e perfino genitori,
verrà addirittura prevista la premiazione dell’idea più originale e
innovativa nell’ambito dell’automotive.
Questa iniziativa è probabilmente il primo esperimento di
“massa” relativo alla così detta “Social Responsability” che vuol
scardinare definitivamente il vecchio paradigma Fordiano che vedeva la
fabbrica come centro del mondo, sostituendolo con una visione più ampia
e aperta della realtà. Hiunday, che attualmente detiene non più del 4%
del mercato dell’auto nell’area UE, non è nuova a questo tipo di
iniziative che in genere sono valutate positivamente dal grande pubblico
in particolar modo in un momento in cui, nel Vecchio Continente, le
aziende di auto stanno chiudendo i battenti. Con questo progetto la
Multinazionale Asiatica ha anticipato l’iniziativa della Commissione
Europea denominata “Europe 2020” relativamente proprio allo sviluppo
delle capacità professionali dei giovani.
Anche strutture come l’ UNRAE (unione nazionale
rappresentanti autoveicoli esteri), già da anni hanno sviluppato
iniziative volte all’incentivazione dei giovani studenti attraverso
l’offerta di borse di studio a favore dei più meritevoli. Naturalmente
queste sono delle lodevoli iniziative ma andrebbero implementate in modo
sostanziale, ma soprattutto dovrebbero essere le strutture scolastiche,
in particolare le università ad impegnarsi in prima persona a
“pungolare” le aziende per sviluppare progetti destinati ai giovani.
Valentino Rossi: un “made in Italy” da Guinness
Valentino Rossi, classe ’79 è un vero e proprio
concentrato di record, dalla precocità con cui domina il primo Kart,
sino ad arrivare al numero di vittorie collezionato nel Motomondiale. Ma
andiamo con ordine, per capire quali sono i “segreti” di questo talento
tutto italiano è necessario partire dall’infanzia. Il Campione nasce ad
Urbino nel ’79 e mostra immediatamente attitudine alle gare di Kart,
spronato dal padre Graziano protagonista dei motomondiale degli anni
’70. Il primo “vero amore” di Valentino è l’Aprlia Futura 125, che
“cavalcherà” a soli 13 anni ma, le sue doti ancora acerbe di campione,
si evidenzieranno nel 1993 alla guida della Cagiva Mito. Da allora sarà
una continua ed inesorabile ascesa. Molti motomondiale in pericolare
quelli svolti tra il ’96 al 2011 lo vedranno protagonista.
Il numero di vittorie rappresenta soltanto la punta
dell’iceberg di una icona che ha fatto tanto parlare di sé. Certamente
un comunicatore schietto ed efficace che si rivolge principalmente ai
giovani, un target di pubblico determinate nel mondo delle due ruote.
Grazie a questo suo fare genuino, tipico della popolazione solare di
quella fantastica regione, l’Emilia Romagna, è stato destinatario della
“Laurea Honoris Causa” dell'Università di Urbino “Carlo Bo”. Ai
giornalisti il “dottore” come spesso Valentino viene indicato, non ha
fatto mistero dei suoi scarsissimi risultati scolastici, infatti non ha
raggiunto la maturità anche se la madre avrebbe tanto voluto un figlio
laureato.
Anche in questa occasione, con i giornalisti, Valentino
ha dimostrato grande ironia: “Certo che io ho faticato per prendere la
laurea: ho dovuto vincere sei mondiali!" avrebbe risposto a chi gli ha
domandato impressioni sul titolo accademico appena acquisito. La
vicinanza di Valentino ai d giovani è ulteriormente convalidata dalla
costituzione di un fan club e della realizzazione di un video fumetto in
DVD. Purtroppo un campione globale come Valentino, che rappresenta
un’icona italiana e occidentale è stato anche un target per il
terrorismo fondamentalista, prova ne è le varie minacce di cui è stato
destinatario solo per aver, ad esempio, sponsorizzato sulla sua moto da
gara una nota casa di tabacco americana. Tornando alla professione
principale, il “dottore” ha vinto praticamente tutto in tutte le classi:
125, 250 e 500.
Le case motociclistiche che sono state portate sul podio,
grazie al suo talento, sono: Aprilia, Yamaha, Ducati e l’intramontabile
Honda. Qualche anno fa si vociferava di una sua possibile transizione in
Formula 1, mai realmente smentita dal pilota emiliano, una voce
supportata dal fatto di aver effettuato una “prova ufficiale” con la
Ferrari, nulla però si è mai concretizzato. E’ certa la notizia della
passione per i rally, infatti Valentino ha più volte partecipato a gare
anche a livello internazionale.
Probabilmente la prova più dura Rossi l’ha dovuta
affrontare non in pista ma di fronte al fisco. Correva l’anno 2007
quando l’Agenzia delle Entrate ha contestato al pluricampione un’omessa
dichiarazione di quasi 50 milioni di euro relativi agli anni tra il 2000
ed il 2004. Valentino si è difeso affermando che le imposte sono state
pagate nel luogo della sua residenza di allora, ovvero il Regno Unito.
Soltanto l’anno successivo in seguito ad un accordo sono stati versati
all’erario italiano circa 19 milioni di euro che gli sono costati, tra
l’altro, anche “grane” a livello penale.
“Acerrimo nemico” di Valentino Rossi è un altro pilota un
po’ più attempato, classe ’71, anch’egli che ha dato lustro ai colori
Italiani in diverse occasioni, il romano Max Biaggi.
La loro rivalità è talmente forte che alcuni la
considerano persino costruita ad arte per scopi pubblicitari. E’ certo
che di colpi di scena i due ne hanno forniti ben oltre le competizioni
vere e proprie a cominciare dall’inizio di questo interminabile duello.
Siamo nel 1997 e sulla pista del Mugello Valentino riesce a sconfiggere
Biaggi di misura e, come diverrà poi consuetudine, il “dottore” si
prodigherà in goliardie a favore dei fans. La trovata di questa vittoria
fu un giro di pista con a bordo alla motocicletta una “bambola
gonfiabile” e naturalmente questo evento fuori programma fece il giro
del mondo. Si ritiene che Valentino con quel gesto volesse alludere al
rivale Max, in quel periodo al centro del gossip a causa di una sua
relazione con la modella Naomi Campbell. Vero o falso non è dato sapere,
certo è che da allora i due campioni non perdono occasione di
punzecchiarsi fuori e dentro la pista.
Scelte per voi
In articoli passati ho rilevato come la tecnologia
declinata in tutte le sue sfaccettatura abbia mutato e stia attualmente
modificando il modo di rapportarci col mondo delle autovetture e in
generale dei motori. Ho altresì evidenziato come la rete internet in
particolare abbia un ruolo determinante, oggi vorrei tornare sul
discorso web ma da un particolare punto di vista, le “app”.
Questo nuovo termine è stato coniato troncando la parola
applicazione. Ormai siamo abituati a scovare nuovi termini visto che la
stessa “netiquette”, la buona educazione in rete, in qualche modo impone
una revisione totale o quasi della lingua madre, per cui avremo il “che”
scritto con la K, “Ke”, oppure il “comunque”, stravolto completamente in
“cmq”. Tornando alle nostre app, ho scoperto un vero e proprio mondo di
creatività applicata alla sviluppo software, quando ho cominciato ad
utilizzare il mio nuovo smartphone che mi permette di entrare in
quell’immenso ed incredibile universo che è appunto quello delle
applicazioni.
Le app, quindi, non sono altro che dei piccoli programmi
che possiamo tranquillamente “portarci in tasca” e che ci permettono
risolvere piccoli o grandi problemi, divertirci o semplicemente farci
spendere denaro, perché, molte di queste sono a pagamento, non grosse
somme, ma sempre a pagamento. In questa sede vorrei analizzarne alcune
che ritengo doverose di nota. Innanzitutto la mia preferita “I Coyote” .
Si tratta di una specie di navigatore satellitare che, oltre ad
indicarci la posizione esatta in cui ci troviamo e la velocità di
marcia, ci dice in tempo reale l’ubicazione di autovelox, semafori
dotati di telecamere di rilevamento infrazioni, eventuali incidenti e
code.
App. utilissima ed efficace soprattutto perché si basa su
“informazioni fresche” fornite cioè da altri viaggiatori. Quindi ad
esempio, io stesso se sto transitando nei pressi di un incidente, lo
posso immediatamente segnalare a tutti coloro che utilizzano I Coyote.
Un’applicazione a mio avviso brillante che sfrutta l’intelligenza
collettiva degli automobilisti.
Complimenti anche allo sviluppatore di “auto rubate”.
Attraverso questa app, in tempo reale, posso sapere se una targa risulta
rubata, in quanto questo semplice software si connette al database dei
veicoli rubati della Polizia Stradale. E che dire di “trovare la mia
auto”. Anche in questo caso l’app si basa sul GPS. Utilissima quando si
parcheggia in grandi spazi. Il funzionamento è semplicissimo, attraverso
Google Maps si salva la posizione e dell’auto ed il gioco è fatto,
avremo per tutto il tempo necessario, le coordinate geografica del
nostro parcheggio.
Abbastanza utile anche l’app che simula la domande
presente nei quiz per le patenti di categoria A e B. Quando si è sul
treno o si sta facendo la fila in posta, attraverso questa “leggera”
applicazione ci si può esercitare per l’esame.
Altra utilissima applicazione è “my car”. Quanti di noi
tengono sotto controllo il chilometraggio per i relativi tagliandi e
verifiche periodiche del motore? Chi si interessa realmente dei
chilometri percorsi e del carburante utilizzato? Con “my car” possiamo
avere una maggiore cura della nostra auto e, perché no, risparmiare
tenendo sotto controllo i consumi.
Fin qui abbiamo fatto una breve carrellata di
applicazioni realmente utili, poi però ve ne sono altre centinaia la cui
funzione è solo quella di stupire gli amici o divertirci con più o meno
complicati videogames.
Tra queste è da segnalare “parlare trasformers”,
applicazione che, con una grafica avanzata, permette di registrare la
propria voce e riprodurla con lo stesso timbro metallico dei
protagonisti robot dell’omonimo film. Sempre per appagare il nostro lato
ludico ho scovato “auto collezioni”. Un’infinità di foto di vetture, ma
l’aspetto più interessante è che, al database, oltre ad essere
aggiornato settimanalmente, è possibile applicare diversi filtri anche
di stile fotografico.
Quindi posso scegliere non solo, per esempio, il
produttore ma anche la foto più popolare del momento o addirittura
quella che ha una prevalenza di tinte chiare rispetto a quelle scure.
Quelle che qui ho elencato sono tutte gratis ma è necessario ribadire
che molte app sono a pagamento quindi, una volta scaricate sul proprio
smartphone, anche se l’app non fa ciò che promette, non è possibile
riavere il denaro speso se non con complesse procedure che rendono
l’operazione sconveniente. Attenzione quindi, come per il pc di casa, a
quello che si scarica dalla rete.
Facciamoci la macchina in casa
Un mercato di nicchia ma ad oggi ben consolidato è quello
delle Kit car, ovvero automobili assemblate direttamente dagli
utilizzatori finali. Stiamo parlando di quel segmento di mercato
dell’auto ultra personalizzata, che in passato era monopolio di grandi
marchi che costruivano veicoli in pezzi limitati, come la torinese
Bertone. Oggi, nel mondo dei self service e dei fast food una quantità
sempre maggiore di impavidi automobilisti sono disposti a prodursi la
vettura nel garage di casa sostenuti da una impareggiabile passione per
il settore. Ed è proprio di passione che stiamo parlando perché la
procedura per costruirsi da soli un auto è lunga, costosa se si tratta
di imitare modelli noti, impegnativa e potrebbe creare dei problemi a
livello di autorizzazioni per la circolazione soprattutto nel nostro
Paese.
Ma andiamo con ordine, quali sono le origini della
automobile assemblate in casa? Per rispondere a questa domanda si deve
andare indietro nel tempo, infatti alla fine del 1800, un ingegnere
inglese, Thomas Hyler White, presentò il primo progetto di un kit
d’assemblaggio per autovetture. Allora la scelta di vendere il kit e non
la vettura già pronta fu dettata da puro pragmatismo, le industrie di
allora non erano in grado di soddisfare in modo economico, questo tipo
di domanda, per cui risultava più conveniente far costruire l’automobile
all’utilizzatore finale.
Agli inizi del 1900 anche le fabbriche si attrezzarono
introducendo nella catena di montaggio l’automobile, ed è così che
nacquero le multinazionali moderne come Ford e Fiat. In questo nuovo
scenario il settore delle Kit car retrocesse per riprendere parzialmente
vigore negli anni ’70 dello scorso secolo in Gran Bretagna, visto che,
vennero varate dal parlamento inglese leggi che rendevano fiscalmente
vantaggioso assemblarsi la vettura in casa.
Oggi il mercato è principalmente orientato alla
produzione di kit di repliche d’auto d’epoca o di super lusso.
Le aziende britanniche, leader di settore, spesso a
conduzione familiare, spediscono all’intraprendente automobilista tutti
i pezzi di carrozzeria e d’interni. Sarà l’aspirante assemblatore a
procurarsi il motore ed il blocco cambio utilizzando una macchina
donatrice che solitamente è rappresentata da una vecchia Ford o da una
inutilizzata Scoda. Per assemblare in modo corretto una vettura, alcuni
appassionati hanno impiegato anni e sborsato importanti cifre di denaro,
sempre però inferiore al costo delle vere Ferrari o Porsche.
Negli Stati Uniti, notoriamente patria degli eccessi, i
più fanatici acquistano kit per assemblare interi Hammer. La
specializzazione nel settore ha portato le case produttrici dei kit ad
offrire vetture già montate complete dei pezzi delle macchine donatrici.
Un interessante fenomeno in diffusione anche nel nostro Paese è
rappresentato dalla produzione di kit car di proprio esclusivo design a
prezzi competitivi. Ovviamente tutti questi kit d’assemblaggio sono
presenti in vendita anche su E-bay.
L’ultimo tassello è rappresentato dall’immatricolazione.
In Gran Bretagna la vettura assemblata deve essere sottoposta ai severi
test dell’ispettorato della motorizzazione. Anche in Italia per essere
omologate le kit car devono superare test piuttosto severi. Visto che i
kit spesso sono britannici in molti casi le vetture assemblate vengono
omologate in Inghilterra, per poi essere ritargate in Italia. Oltre
alle kit car si può parlare anche di kit motorbike. In quest’ultimo caso
sono gli americani a fare da padroni. Infatti diverse aziende Usa si
sono specializzati nella realizzazione e commercializzazione di kit
montabili di motociclette in particolare del segmento custom. Le regole
sono le stesse per le kit car, forte passione per il mondo dei motori,
spiccata manualità per l’assemblaggio e, non ultimo, una disponibilità
economica sufficiente per permettersi queste vere e proprie opere
d’arte.
Simone Pavarin |