ALLARME INCENDI DAL WWF
- LA GIUDITTA DI BOTTICELLI - PASSEGGIATE TURISTICHE E SPORTIVE -
RASSEGNARSI ALLA POVERTA'?
di Irene Giuffrida
Allarme incendi: WWF non
abbassa la guardia
Bilancio di fine estate: 17 le
aree ad alto rischio
Siamo già in autunno inoltrato e WWF
matura un bilancio sulle zone italiane maggiormente a rischio di
incendi e lancia una campagna preventiva con alcune norme di
sicurezza. Alla luce degli ultimi due anni, micidiali per estensione
e gravità di incendi, sembra che l’urgenza sia assoluta, e non
ammetta pause: contiamo superfici bruciate, vittime umane, danni
causati indirettamente sull’economia nazionale e sull’intero
ecosistema. Molte specie animali sono considerate a rischio e non
serve confinarli nelle zone protette poiché anche queste nell’ultimo
biennio sono state colpite. Tra questi animali considerati rari e
particolarmente vulnerabili nel corso della stagione estiva, poiché
in fase riproduttiva, ci sono anfibi come la Rana di Lataste, la
Salamandra pezzata appenninica, il Discoglosso sardo; rettili tra
cui la Lucertola delle Eolie, la Testuggine di Hermann, il Cervone,
la Lucertola ocellata, etc. Gli uccelli più colpiti sono la
Colombella, il Nibbio reale, il Biancone, la Beccaccia, il Falco
pecchiaiolo, l'Albanella minore, l'Astore, il Gufo reale, molte
specie di picchi, il Frosone; tra i mammiferi il Quercino sardo, il
Cervo sardo, il Capriolo italiano, il Gatto selvatico, la Martora e
almeno 5 specie di pipistrelli legati agli ecosistemi forestali. Pur
non presentando lo stesso rischio di estinzione anche lepri e
istrice sono vittime di questo stato di cose poiché incapaci di
allontanarsi dal fuoco. Nel 2008 si è registrato un danno su 116.602
ettari di superficie boschiva, al 27% costituita da zone di alto
pregio naturalistico del centro e sud Italia, quali l'Appennino
Tosco-emiliano, la Maremma Tosco-laziale, i Monti del Matese, i
Monti Lepini-Ausonici-Aurunci, le aree boschive della Campania,
Calabria e Basilicata (area Cilento, Val d'Agri, Pollino), le Murge
e le valli fluviali lucane, il Marchesato di Crotone fino alla
Sicilia e Sardegna con 5 aree a rischio ciascuna. L’associazione
ambientalista ha voluto richiamare l'attenzione su queste aree per
il loro enorme valore naturalistico e soprattutto per i benefici
derivanti dai servizi naturali offerti; ad esempio le foreste, le
più colpite dagli incendi estivi, consentono la regolazione
dell'atmosfera, del clima, la protezione da inondazioni, siccità,
frane, dissesto idrogeologico, la regolazione del ciclo dell'acqua,
l'approvvigionamento idrico, la ricarica delle falde e la
variabilità biologica oltre ai benefici che derivano dal valore
estetico, ricreativo e turistico. Sono incalcolabili i danni allo
Stato e a tutto il patrimonio ambientale italiano provocati dai
devastanti incendi di migliaia di ettari di bosco. Il wwf si è così
incaricato di scrivere ai 671 Comuni che
ricadono nei 17 “hot spots” per sollecitare l'applicazione di piani
di prevenzione e la redazione dei catasti, pratica ancora rarissima
anche tra i Comuni ad alto rischio. Inoltre mentre in Europa si è attuata una politica di prevenzione,
in Italia il quadro normativo è rimasto praticamente invariato per
oltre vent'anni fino al 2000 con l'approvazione della Legge Quadro
sugli incendi boschivi (n.353). Attraverso questo provvedimento
legislativo sono stati distribuiti compiti importanti alle regioni
per la prevenzione, la lotta agli incendi, l'obbligo di censimento
di tutte le aree incendiate, l'inasprimento delle sanzioni penali
per il “reato di incendio boschivo”. L’associazione ambientalista WWF Spagna ha di recente condotto
un’indagine volta a calcolare il danno economico causato dagli
incendi nelle foreste ; il risultato di questa ricerca ha dimostrato
come un ettaro di bosco incendiato corrisponda a 5500 euro senza
considerare i danni permanenti e il valore delle specie animali e
vegetali distrutte. Alla luce di questi dati, nel 2007, l’anno
peggiore del recente biennio, il nostro Paese ha letteralmente
bruciato oltre 640 milioni di euro, solo per gli incendi boschivi, e
un valore forse equivalente per gli altri 111.000 ettari andati in
fumo di ambienti non forestali.
(I.G.)
La Giuditta di Botticelli
al Museo Diocesano
Milano espone fino al 14
dicembre il capolavoro di Botticelli
E’ già disponibile all’osservazione degli appassionati d’arte
"Giuditta", il capolavoro prodotto dall’arte di Botticelli, noto
artista fiorentino del Quattrocento, e resterà in mostra nelle sale
del museo diocesano di Milano fino alla metà di dicembre. A questo
dipinto verrà inoltre aggiunto negli stessi locali dell’esposizione
il meno noto "La scoperta del corpo di Oloferne", sempre opera dello
stesso artista, decisamente tra i più grandi del Rinascimento.
L’artista fiorentino, che nella sua epoca ebbe grande fortuna anche
a Roma dove fu chiamato da Papa Sisto IV per collaborare alla
lavorazione della cappella Sistina, creò per la famiglia dei Medici,
suoi mecenati, le opere più famose che lo innalzarono tra i geni del
suo tempo, “La nascita di Venere” e “La Primavera”. Anche le tele,
di più piccole dimensioni esposte al museo diocesano presentano le
caratteristiche già evidenti nelle sue opere più note: armonia delle
forme, un soffuso misticismo e un’intensa emotività che riflette il
clima culturale dell’epoca, in grado di unire al gusto raffinato per
le lettere e la filosofia un’attenzione per il passato e un’evidente
inclinazione estetica. Bellezza e amore, tematiche centrali nel
sistema neoplatonico, sono prepotentemente presenti nell’opera di
Botticelli. Negli ultimi anni della sua esistenza, l’artista
Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi
più noto col nome di Sandro Botticelli, fu turbato dalle
predicazioni del Savonarola, il frate che si scagliò contro la
corruzione e l’immoralità dei costumi della Chiesa del suo tempo, e
anche le sue opere risentono di questo ritorno a una religiosità più
semplice. In queste due tavole, in particolare, sono evidenti
le influenze dei maestri Lippi e Pollaiolo. La mostra, organizzata
dal museo diocesano nell’ambito della campagna "Un capolavoro per
Milano" intende sensibilizzare i visitatori alla bellezza artistica
promossa dai geni italiani nelle epoche passate, contribuendo a
rinnovare il volto delle nostre città in senso artistico e
culturale. L’evento si incarica di richiamare alla memoria tesori
nascosti, e spesso dimenticati, come lo stesso artista Botticelli
riscoperto dal pubblico solo nell’Ottocento. Giunta alla sua sesta
edizione l’iniziativa chiama a raccolta turisti e critici,
dilettanti e professionisti del settore, esperti e appassionati,
tutti con l’unico scopo di godere in prima persona dell’emozione
delle suggestive tavole in esposizione. Le altre edizioni hanno
proposto i capolavori di geni dell’arte quali Caravaggio e Mantegna,
Antonello da Messina e Beccafumi. Le opere che rimarranno esposte
per due mesi negli ampi locali del museo sono databili entrambe
intorno al 1470 e rientrano nello stesso piano narrativo che intende
illustrare i grandi eventi rimasti leggendari nella storia con lo
sguardo e la sensibilità dell’arte.
(I.G.)
Passeggiate turistiche e
sportive
Il 31 Ottobre 32 Comuni italiani
invitano i cittadini a camminare insieme e ammirare le bellezze
della città.
Ritorna il tradizionale appuntamento col
“Trekking Urbano” svolto per ben tre edizioni in 32 città italiane.
Domenica 31 ottobre si svolgerà l’attesa “passeggiata sportiva” che
è già un appuntamento imperdibile e coinvolgerà sportivi e meno
sportivi, bambini e anziani, adulti e giovani curiosi, alla scoperta
o riscoperta delle bellezze artistiche, storiche e naturali del Bel
Paese. Il trekking urbano non è soltanto uno sport facilmente
praticabile da chiunque, che non richiede allenamento preventivo né
particolari abilità, è soprattutto un nuovo modo di vivere la città
e fare del turismo sostenibile, valorizzando le risorse culturali
cittadine. Le 32 città italiane coinvolte nel progetto propongono
itinerari insoliti e mète suggestive all’interno delle loro aree
geografiche; Ancona e Urbino, ad esempio, propongono un itinerario
lungo tre ore nei luoghi segreti della città. Un nuovo gioco,
divertente e socializzante, un'altra geniale idea utile per
esplorare arte e storia dell’Italia. La giornata nazionale ha avuto
le sue “prove generali” dell’evento il 9 ottobre, data in cui una
gran massa di cittadini si è riversata per le strade e per le piazze
con l’intenzione di praticare l’attività a metà tra turismo e sport
. Anche in quella occasione sono state numerose le città coinvolte:
Verona, Roma, Prato, Mantova, Lucca, Salerno, Savona. Queste le
principali regole, alla base anche del trekking tradizionale che
accompagnerà i visitatori nella loro avventura, indicando rotte e
tesori da esplorare: bandiera verde per il punto di partenza,
bandiera rossa per il punto d’arrivo, un occhio indica i punti
panoramici ed all’inizio sono segnati lunghezza, difficoltà
dell’itinerario e le cose da portarsi dietro. Ad Ancona, tra le
città promotrici dell’iniziativa, sono stati già organizzati
percorsi alternativi per i meno sportivi, con visite guidate e
degustazioni enogastronomiche lungo il percorso. La prenotazione è
gratuita ma obbligatoria fino a esaurimento dei posti, la partenza
dei gruppi accompagnati da Guide Turistiche è prevista per le ore
21,00 in piazza della Repubblica, davanti al Teatro delle Muse.
L’itinerario guidato, che non esclude intrattenimenti di vario
genere lungo il tragitto, si svolgerà attraverso le vie più eleganti
della città, per oltre un chilometro, tra vicoli suggestivi,
antichi palazzi, chiese imponenti, palazzi nobiliari e piazze ricche
di storia. Da via della Loggia fino alla Chiesa di Santa Maria della
Piazza (XIII sec.), attraverso vicolo della Serpe, si arriverà a
Piazza S. Francesco proseguendo poi per Piazza Stracca. Dopo aver
ammirato Palazzo degli Anziani, da Piazza Stracca, è possibile
godere lo splendido panorama sul Porto, proseguendo poi fino a
piazza del Senato per ammirare il Palazzo Arcivescovile di struttura
romana, modificato nell'Alto Medioevo e la Chiesa SS. Pellegrino e
Teresa agli Scalzi (sec. XVIII) sovrastata da una singolare cupola
rivestita in rame. Il percorso di Trekking urbano ad Urbino, conduce
invece verso Piazza della Repubblica, attraverso suggestivi siti
qali Palazzo Ducale e Piazza Rinascimento. Ancora una volta lo sport
insegna la socializzazione e la vita sana, e il turismo praticato in
modo sano, il rispetto per le bellezze storiche e naturali.
(I.G.)
Rassegnarsi alla povertà?
E’ così intitolato il Rapporto 2008
della Caritas italiana e Fondazioni Studi Zancan, consegnato a Roma
a metà Ottobre. Se lo chiede la Caritas, ce lo chiediamo noi,
abitanti di un paese precario e “incapace - secondo le parole di
Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione studi Zancan - di
realizzare, dopo cinquant’anni di democrazia, un serio progetto di
contrasto alla povertà”. Il titolo del rapporto è un interrogativo
profondamente amaro, che si adatta a questi tempi attraversati da
interrogativi difficili, e privi di certezza. Tempi di precariato e,
come sottolinea Pasini, di democrazia malata. L’ultimo rapporto
Istat sullo stato di povertà nel nostro Paese indicava una larga
fetta di italiani, il 12,9 % dell’intera popolazione, in gravi
difficoltà economiche, localizzandola per la maggior parte nel Sud
del Paese. Apprendiamo adesso, dai monitoraggi effettuati dalla
Caritas che questa cifra complessiva di 2.623.000 famiglie,
corrispondente a 7.537.000 persone, non solo non si è ridotta in
cinque anni, ma tende anzi ad aumentare se consideriamo l’alto
numero di famiglie “a rischio povertà”, cioè appena sopra la linea
che divide povertà e benessere, convenzionalmente stabilita in base
al reddito annuale. Queste famiglie italiane, in pericolo di essere
coinvolte nell’allarme povertà sarebbero, secondo le stime della
Caritas, oltre 900 mila. Non solo migranti, di cui la maggioranza
provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Africa del Nord, molti dei
quali privi di permesso di soggiorno, ma ad essere a rischio povertà
sono anche le famiglie con anziani, o con più di tre figli. Questi
fattori non sarebbero di per sé determinanti, se vi fossero delle
misure assistenziali adeguate: la Norvegia ha, ad esempio, ridotto
il suo tasso di povertà pur vantando una maggiore natalità rispetto
al nostro Paese. Emerge da questi sondaggi una verità allarmante: il nostro Paese è al
di sotto della
spesa media per la protezione sociale. “Lotta alla povertà,
promozione del mezzogiorno, garanzia dei livelli essenziali dei
servizi e delle prestazioni sociali in tutta Italia, tutela della
non autosufficienza, integrazione degli immigrati, accesso
all’abitazione - ha sottolineato monsignor Nozza - sono le priorità
che devono impegnare Parlamento e governo per ridurre la
vulnerabilità nel Paese”. Si tratta di un’emergenza che deve
mobilitare interventi politici, burocratici e assistenziali in
favore dell’economia delle famiglie italiane, profondamente in
crisi. “La sfida che lanciamo al governo- afferma Veltroni che
rilancia l’impegno politico e riconosce la povertà come una priorità
da affrontare nell’immediato- è quella di dare risposte su salari,
stipendi e pensioni, sostegno alle piccole e medie imprese
affrontando l’emergenza con consigli dei ministri urgenti e riunioni
anche di sabato e domenica”. Il rapporto della Caritas analizza
anche la spesa sociale, dimostrando come la percentuale del Pil
destinato alla protezione sociale, circa il 25 per cento, sia
inferiore di molto a quella di altri paesi, come Svezia, 33 per
cento, Francia, 31 per cento, e Germania, 30 per cento. La domanda
che intitola il Rapporto Caritas 2008 acquisisce adesso, alla luce
dei dati che rivela, il senso di una interrogazione alla società e
insieme la forza di una denuncia. La provocazione della Caritas,
lanciata alla comunità sotto forma di domanda nel titolo del suo
Rapporto, lascia aperta la strada a nuove domande, tra le quali
spiccano da protagonista quelle del suo presidente :“Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi
pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale
della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere
in atto un salvataggio. Perchè non fare altrettanto per soccorrere
chi lotta quotidianamente per sopravvivere all’indigenza e alla
precarietà?”. La forsennata impresa di
salvataggio alle banche mobilita ogni risorsa, lasciando le famiglie
italiane da solo con le loro lotte, e con i loro rischi.
“Rassegnarsi alla povertà?”. E’ dunque questa l’unica strada che
resta?