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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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ALLARME INCENDI DAL WWF - LA GIUDITTA DI BOTTICELLI - PASSEGGIATE TURISTICHE E SPORTIVE - RASSEGNARSI ALLA POVERTA'?

di Irene Giuffrida


Allarme incendi: WWF non abbassa la guardia

Bilancio di fine estate: 17 le aree ad alto rischio

 

Siamo già in autunno inoltrato e WWF matura un bilancio sulle zone italiane maggiormente a rischio di incendi e lancia una campagna preventiva con alcune norme di sicurezza. Alla luce degli ultimi due anni, micidiali per estensione e gravità di incendi, sembra che l’urgenza sia assoluta, e non ammetta pause: contiamo superfici bruciate, vittime umane, danni causati indirettamente sull’economia nazionale e sull’intero ecosistema. Molte specie animali sono considerate a rischio e non serve confinarli nelle zone protette poiché anche queste nell’ultimo biennio sono state colpite. Tra questi animali considerati rari e particolarmente vulnerabili nel corso della stagione estiva, poiché in fase riproduttiva, ci sono anfibi come la Rana di Lataste, la Salamandra pezzata appenninica, il Discoglosso sardo; rettili tra cui la Lucertola delle Eolie, la Testuggine di Hermann, il Cervone, la Lucertola ocellata, etc. Gli uccelli più colpiti sono la Colombella, il Nibbio reale, il Biancone, la Beccaccia, il Falco pecchiaiolo, l'Albanella minore, l'Astore, il Gufo reale, molte specie di picchi, il Frosone; tra i mammiferi il Quercino sardo, il Cervo sardo, il Capriolo italiano, il Gatto selvatico, la Martora e almeno 5 specie di pipistrelli legati agli ecosistemi forestali. Pur non presentando lo stesso rischio di estinzione anche lepri e istrice sono vittime di questo stato di cose poiché incapaci di allontanarsi dal fuoco. Nel 2008 si è registrato un danno su 116.602 ettari di superficie boschiva, al 27% costituita da zone di alto pregio naturalistico del centro e sud Italia, quali  l'Appennino Tosco-emiliano, la Maremma Tosco-laziale, i Monti del Matese, i Monti Lepini-Ausonici-Aurunci, le aree boschive della Campania, Calabria e Basilicata (area Cilento, Val d'Agri, Pollino), le Murge e le valli fluviali lucane, il Marchesato di Crotone fino alla Sicilia e Sardegna con 5 aree a rischio ciascuna. L’associazione ambientalista ha voluto richiamare l'attenzione su queste aree per il loro enorme valore naturalistico e soprattutto per i benefici derivanti dai servizi naturali offerti; ad esempio le foreste, le più colpite dagli incendi estivi, consentono la regolazione dell'atmosfera, del clima, la protezione da inondazioni, siccità, frane, dissesto idrogeologico, la regolazione del ciclo dell'acqua, l'approvvigionamento idrico, la ricarica delle falde e la variabilità biologica oltre ai benefici che derivano dal valore estetico, ricreativo e turistico. Sono incalcolabili i danni allo Stato e a tutto il patrimonio ambientale italiano provocati dai devastanti incendi di migliaia di ettari di bosco. Il wwf si è così incaricato di scrivere ai 671 Comuni che ricadono nei 17 “hot spots” per sollecitare l'applicazione di piani di prevenzione e la redazione dei catasti, pratica ancora rarissima anche tra i Comuni ad alto rischio. Inoltre mentre in Europa si è attuata una politica di  prevenzione, in Italia il quadro normativo è rimasto praticamente invariato per oltre vent'anni fino al 2000 con l'approvazione della Legge Quadro sugli incendi boschivi (n.353). Attraverso questo provvedimento legislativo sono stati distribuiti compiti importanti alle regioni per la prevenzione, la lotta agli incendi, l'obbligo di censimento di tutte le aree incendiate, l'inasprimento delle sanzioni penali per il “reato di incendio boschivo”. L’associazione ambientalista WWF Spagna ha di recente condotto un’indagine volta a calcolare il danno economico causato dagli incendi nelle foreste ; il risultato di questa ricerca ha dimostrato come un ettaro di bosco incendiato corrisponda a 5500 euro senza considerare i danni permanenti e il valore delle specie animali e vegetali distrutte. Alla luce di questi dati, nel 2007, l’anno peggiore del recente biennio, il nostro Paese ha letteralmente bruciato oltre 640 milioni di euro, solo per gli incendi boschivi, e un valore forse equivalente per gli altri 111.000 ettari andati in fumo di ambienti non forestali.

(I.G.)


La Giuditta di Botticelli al Museo Diocesano

Milano espone fino al 14 dicembre il capolavoro di Botticelli

 

E’ già disponibile all’osservazione degli appassionati d’arte "Giuditta",  il capolavoro prodotto dall’arte di Botticelli, noto artista fiorentino del Quattrocento, e resterà in mostra nelle sale del museo diocesano di Milano fino alla metà di dicembre. A questo dipinto verrà inoltre aggiunto negli stessi locali dell’esposizione il meno noto "La scoperta del corpo di Oloferne", sempre opera dello stesso artista, decisamente tra i più grandi del Rinascimento. L’artista fiorentino, che nella sua epoca ebbe grande fortuna anche a Roma dove fu chiamato da Papa Sisto IV per collaborare alla lavorazione della cappella Sistina, creò per la famiglia dei Medici, suoi mecenati, le opere più famose che lo innalzarono tra i geni del suo tempo, “La nascita di Venere” e “La Primavera”.  Anche le tele, di più piccole dimensioni esposte al museo diocesano presentano le caratteristiche già evidenti nelle sue opere più note: armonia delle forme, un soffuso misticismo e un’intensa emotività che riflette il clima culturale dell’epoca, in grado di unire al gusto raffinato per le lettere e la filosofia un’attenzione per il passato e un’evidente inclinazione estetica. Bellezza e amore, tematiche centrali nel sistema neoplatonico, sono prepotentemente presenti nell’opera di Botticelli. Negli ultimi anni della sua esistenza, l’artista Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi più noto col nome di Sandro Botticelli, fu turbato dalle predicazioni del Savonarola, il frate che si scagliò contro la corruzione e l’immoralità dei costumi della Chiesa del suo tempo, e anche le sue opere risentono di questo ritorno a una religiosità più semplice. In queste due tavole, in particolare, sono evidenti le influenze dei maestri Lippi e Pollaiolo.  La mostra, organizzata dal museo diocesano nell’ambito della campagna "Un capolavoro per Milano" intende sensibilizzare i visitatori alla bellezza artistica promossa dai geni italiani nelle epoche passate, contribuendo a rinnovare il volto delle nostre città in senso artistico e culturale. L’evento si incarica di richiamare alla memoria tesori nascosti, e spesso dimenticati, come lo stesso artista Botticelli riscoperto dal pubblico solo nell’Ottocento. Giunta alla sua sesta edizione l’iniziativa chiama a raccolta turisti e critici, dilettanti e professionisti del settore, esperti e appassionati, tutti con l’unico scopo di godere in prima persona dell’emozione delle suggestive tavole in esposizione. Le altre edizioni hanno proposto i capolavori di geni dell’arte quali Caravaggio e Mantegna, Antonello da Messina e Beccafumi. Le opere che rimarranno esposte per due mesi negli ampi locali del museo sono databili entrambe intorno al 1470 e rientrano nello stesso piano narrativo che intende illustrare i grandi eventi rimasti leggendari nella storia con lo sguardo e la sensibilità dell’arte.

(I.G.)


Passeggiate turistiche e sportive

Il 31 Ottobre 32 Comuni italiani invitano i cittadini  a camminare insieme e ammirare le bellezze della città.

Ritorna il tradizionale appuntamento col “Trekking Urbano” svolto per ben tre edizioni in 32 città italiane. Domenica 31 ottobre si svolgerà l’attesa “passeggiata sportiva” che è già un appuntamento imperdibile e coinvolgerà sportivi e meno sportivi, bambini e anziani, adulti e giovani curiosi, alla scoperta o riscoperta delle bellezze artistiche, storiche e naturali del Bel Paese. Il trekking urbano non è soltanto uno sport facilmente praticabile da chiunque, che non richiede allenamento preventivo né particolari abilità, è soprattutto un nuovo modo di vivere la città e fare del turismo sostenibile, valorizzando le risorse culturali cittadine. Le 32 città italiane coinvolte nel progetto propongono itinerari insoliti e mète suggestive all’interno delle loro aree geografiche; Ancona e Urbino, ad esempio, propongono un itinerario lungo tre ore nei luoghi segreti della città. Un nuovo gioco, divertente e socializzante, un'altra geniale idea utile per esplorare arte e storia dell’Italia. La giornata nazionale ha avuto le sue “prove generali” dell’evento il 9 ottobre, data in cui una gran massa di cittadini si è riversata per le strade e per le piazze con l’intenzione di praticare l’attività a metà tra turismo e sport . Anche in quella occasione sono state numerose le città coinvolte: Verona, Roma, Prato, Mantova, Lucca, Salerno, Savona. Queste le principali regole, alla base anche del trekking tradizionale che accompagnerà i visitatori nella loro avventura, indicando rotte e tesori da esplorare: bandiera verde per il punto di partenza, bandiera rossa per il punto d’arrivo, un occhio indica i punti panoramici ed all’inizio sono segnati lunghezza, difficoltà dell’itinerario e le cose da portarsi dietro. Ad Ancona, tra le città promotrici dell’iniziativa, sono stati già organizzati percorsi alternativi per i meno sportivi, con visite guidate e degustazioni enogastronomiche lungo il percorso. La prenotazione è gratuita ma obbligatoria fino a esaurimento dei posti, la partenza dei gruppi accompagnati da Guide Turistiche è prevista per le ore 21,00 in piazza della Repubblica, davanti al Teatro delle Muse. L’itinerario guidato, che non esclude intrattenimenti di vario genere lungo il tragitto, si svolgerà attraverso le vie più eleganti della città, per oltre un chilometro,  tra vicoli suggestivi,  antichi palazzi, chiese imponenti, palazzi nobiliari e piazze ricche di storia. Da via della Loggia fino alla Chiesa di Santa Maria della Piazza (XIII sec.), attraverso vicolo della Serpe, si arriverà a Piazza S. Francesco  proseguendo poi per Piazza Stracca. Dopo aver ammirato Palazzo degli Anziani, da Piazza Stracca, è possibile godere lo splendido panorama sul Porto,  proseguendo poi fino a piazza del Senato per ammirare il Palazzo Arcivescovile di struttura romana, modificato nell'Alto Medioevo e la Chiesa SS. Pellegrino e Teresa agli Scalzi (sec. XVIII) sovrastata da una singolare cupola rivestita in rame. Il percorso di Trekking urbano ad Urbino, conduce invece verso Piazza della Repubblica, attraverso suggestivi siti qali Palazzo Ducale e Piazza Rinascimento. Ancora una volta lo sport insegna la socializzazione e la vita sana, e il turismo praticato in modo sano,  il rispetto per le bellezze storiche e naturali.

(I.G.)


Rassegnarsi alla povertà?

E’ così intitolato il Rapporto 2008 della Caritas italiana e Fondazioni Studi Zancan, consegnato a Roma a metà Ottobre. Se lo chiede la Caritas, ce lo chiediamo noi, abitanti di un paese precario e “incapace - secondo le parole di Giuseppe Pasini, presidente della Fondazione studi Zancan  - di realizzare, dopo cinquant’anni di democrazia, un serio progetto di contrasto alla povertà”. Il titolo del rapporto è un  interrogativo profondamente amaro, che si adatta a questi tempi attraversati da interrogativi difficili, e privi di certezza. Tempi di precariato e, come sottolinea Pasini, di democrazia malata.  L’ultimo rapporto Istat sullo stato di povertà nel nostro Paese indicava una larga fetta di italiani, il 12,9 % dell’intera popolazione, in gravi difficoltà economiche, localizzandola per la maggior parte nel Sud del Paese. Apprendiamo adesso, dai monitoraggi effettuati dalla Caritas che questa cifra complessiva di 2.623.000 famiglie, corrispondente a 7.537.000 persone, non solo non si è ridotta in cinque anni, ma tende anzi ad aumentare se consideriamo l’alto numero di famiglie “a rischio povertà”, cioè appena sopra la linea che divide povertà e benessere, convenzionalmente stabilita in base al reddito annuale. Queste famiglie italiane, in pericolo di essere coinvolte nell’allarme povertà sarebbero, secondo le stime della Caritas, oltre 900 mila. Non solo migranti, di cui la maggioranza provenienti dall’Europa dell’Est e dall’Africa del Nord, molti dei quali privi di permesso di soggiorno, ma ad essere a rischio povertà sono anche le famiglie con anziani, o con più di tre figli. Questi fattori non sarebbero di per sé determinanti, se vi fossero delle misure assistenziali adeguate: la Norvegia ha, ad esempio, ridotto il suo tasso di povertà pur vantando una maggiore natalità rispetto al nostro Paese. Emerge da questi sondaggi una verità allarmante: il nostro Paese è al di sotto della spesa media per la protezione sociale. “Lotta alla povertà, promozione del mezzogiorno, garanzia dei livelli essenziali dei servizi e delle prestazioni sociali in tutta Italia, tutela della non autosufficienza, integrazione degli immigrati, accesso all’abitazione - ha sottolineato monsignor Nozza - sono le priorità che devono impegnare Parlamento e governo per ridurre la vulnerabilità nel Paese”. Si tratta di un’emergenza che deve mobilitare interventi politici, burocratici e assistenziali in favore dell’economia delle famiglie italiane, profondamente in crisi.   “La sfida che lanciamo al governo- afferma Veltroni che rilancia l’impegno politico e riconosce la povertà come una priorità da affrontare nell’immediato-  è quella di dare risposte su salari, stipendi e pensioni, sostegno alle piccole e medie imprese affrontando l’emergenza con consigli dei ministri urgenti e riunioni anche di sabato e domenica”. Il rapporto della Caritas analizza anche la spesa sociale, dimostrando come la percentuale del Pil destinato alla protezione sociale, circa il 25 per cento, sia inferiore di molto a quella di altri paesi, come Svezia, 33 per cento, Francia, 31 per cento, e Germania, 30 per cento. La domanda che intitola il Rapporto Caritas 2008 acquisisce adesso, alla luce dei dati che rivela, il senso di una interrogazione alla società e insieme la forza di una denuncia.  La provocazione della Caritas, lanciata alla comunità sotto forma di domanda nel titolo del suo Rapporto, lascia aperta la strada a nuove domande, tra le quali spiccano da protagonista quelle del suo presidente :“Assistiamo in questi giorni a montagne di soldi pubblici che, con il giusto accordo di tutti, corrono al capezzale della grande finanza e delle imprese in crisi per tentare di mettere in atto un salvataggio. Perchè non fare altrettanto per soccorrere chi lotta quotidianamente per sopravvivere all’indigenza e alla precarietà?”. La forsennata impresa di salvataggio alle banche mobilita ogni risorsa, lasciando le famiglie italiane da solo con le loro lotte, e con i loro rischi. “Rassegnarsi alla povertà?”. E’ dunque questa l’unica strada che resta?

 

Irene Giuffrida


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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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