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I BAMBOCCIONI: LA NUOVA CLASSE SOCIALE.

di Elena Centolani 

 

Non parlo di cose dell’altro mondo nominando i cosiddetti Bamboccioni, nuova classe sociale eletta dal ministro Brunetta, nata grazie soprattutto all’andamento sempre più in caduta libera del mondo del lavoro.

Io faccio parte di quella classe.

Sono una ragazza di ventisei anni, diplomata, che ha dovuto lasciare l’università a causa dei costi troppo elevati e di problemi familiari. Vivo con mio padre, impiegato, e i miei nonni, che percepiscono il minimo della pensione. Lavoro con una ditta appaltatrice e guadagno intorno agli ottocento euro o poco più tra straordinari tassati e festività. Lavoro su turni, a volte mi alzo alle sei di mattina e altre stacco alle dieci di sera. Mi ritengo piuttosto fortunata per questo lavoro, ma comunque non posso andare a vivere da sola perché i prezzi delle case qui a Roma sono estremamente elevati e i mutui o gli affitti sono impensabili.

Ho provato a cercare un mini appartamento alle porte della mia città, ma le banche non mi danno il mutuo perché non guadagno abbastanza, e se ne prendessi uno in affitto, con lo stipendio che percepisco non potrei arrivare a fine mese visto che ci sono anche le bollette da pagare.

Confrontandomi con i miei amici è emerso che possiamo dividerci in 4 gruppi: i laureati disoccupati, i laureati che lavorano al call center, gli occupati a tempo determinato con contratti a tre mesi, e gli insoddisfatti, quelli cioè che svolgono un lavoro che non li appaga sia dal punto di vista morale, che da quello economico e che se stanno male devono comunque andare a lavoro altrimenti rischiano il posto. Un esempio è quello di mio fratello: trent’anni, dipendente di una delle più grosse società aeroportuali da quattro anni, esce di contratto ogni tre quattro mesi, ha avuto il coraggio di andare a vivere da solo in un mini appartamento vicino al posto di lavoro per cui paga settecento euro di affitto, ne guadagna pochi di più che gli servono per le bollette ed ora sono tre mesi che è disoccupato.

Per non parlare delle società per azioni del settore automobilistico, settore che ha risentito molto della crisi economica, fino a poco tempo fa ritenute intramontabili; neanche queste sono più fonte di lavoro sicuro.

Una delle più grandi multinazionali che si occupano di autonoleggio che collabora anche con gli aeroporti più importanti del mondo, dopo la chiusura di diverse sedi, mobilità, prepensionamenti, vendita di alcune strutture ai privati ed esternalizzazione di diversi settori, rischia comunque la cessazione dell’attività. Questo è solo uno dei tanti esempi che si possono fare. E in tutto questo, i dipendenti, che fine fanno?  Chi ha famiglia, o chi vorrebbe farsene una, come può farcela? Come può un operaio aspirare all’acquisto di un appartamento oppure ad un affitto se i presupposti sono i licenziamenti o addirittura il fallimento delle aziende?

Allora io mi chiedo: a cosa potrà mai servire una proposta di legge volta a dare cinquecento euro al mese ai giovani per facilitarne l’uscita di casa se poi non si sa come mantenerla? Come è pensabile obbligare i ragazzi a non vivere più con la famiglia dall’età di diciotto anni se i presupposti sono il lavoro precario, i prezzi delle case alle stelle e la crisi economica?

Non ritengo giusto neanche abbassare le pensioni per favorire i giovani; è lecito che chi ha lavorato per una vita possa trarre i frutti da questi sacrifici ed affrontare quindi una vecchiaia serena.

Noi giovani dobbiamo impegnarci a studiare per assicurarci un lavoro, dobbiamo finire l’università in tempi brevi, ma mi chiedo: come fa una persona a studiare la mattina, lavorare il pomeriggio per pagare le ingenti tasse universitarie e non gravare quindi sulla famiglia, se i lavori part time sono estremamente sottopagati?

Come può una ragazza come me trovare un lavoro che le garantisca un po’ di tranquillità e uno stipendio decente a fine mese se la maggior parte degli annunci citano la voce “cercasi ragazza con almeno tre anni di esperienza nel settore”, se poi l’attuale mondo del lavoro non mi da la possibilità di poter maturare questa esperienza tanto richiesta perché gli stipendi sono talmente bassi che arrivare alla terza settimana del mese è diventato un sogno irrealizzabile?

Ed ecco così che nasce una nuova classe sociale composta dai Bamboccioni, vittima del sistema italiano e della mala organizzazione: le università costano molto e funzionano male, il lavoro è precario e sottopagato, le case costano e le banche non danno i mutui perché a chiederli sono persone che non possono dare garanzie, e come se non bastasse c’è la crisi economica e il costo della vita sempre più alto.

Sette figli su dieci restano a casa anche fino a quarant’anni? Credo che noi bamboccioni non abbiamo molte scelte! 

Elena Centolani

 


 

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