Navigando su questo sito web si accettano i cookie utilizzati per fornire i Nostri servizi. Per maggiori informazioni leggere l'informativa sui cookie

SPAZIO MOTORI HOME PAGE- Testata giornalistica telematica autorizzata dal Tribunale di Napoli con n.5141-Dir. Resp. Dott.Massimiliano Giovine Il primo periodico telematico di informazioni ed inserzioni auto,moto,nautica,trasporti,viabilità,ambiente,sicurezza stradale,ecc.Testata Giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registraz.n.5141-Provv.del 27/6/2000-Direttore Responsabile Dott.Massimiliano Giovine - © Tutti i diritti riservati

|HOME|

|Presentazione|

|Note/GeRENZA| Cookie |

|Lettere|

|Spazio Motori "Ambiente"|

|Inserzioni gratis|

|Links auto|

|Links moto|

|Links utili|

|Assicuraz. web|

Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

|C E R C A|

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMOTORINO: in 2 anche a 16 anni
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto, quanto mi COSTI
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoL'auto ITALIANA riparte dal lusso
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoAuto e TECNOLOGIA oggi
Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoBMW serie 2 Gran Tourer 7 posti

GLI INTERNI DELLA BMW SERIE 2 GRAN TOURER

Moto storiche con meno di 30 anni: ritorna la tassa di possessoMoto D'EPOCA: ritorna la tassa?

TOYOTA MIRAI AD IDROGENO"MIRAI": idrogeno anche per casa

LA TOYOTA "MIRAI" AD IDROGENO

CARPOOLING IN TEMPO REALE EICMA moto: 73°edizione

CARPOOLING IN TEMPO REALEPRA o Motorizzazione?

CARPOOLING IN TEMPO REALERicerca sui SINISTRI in Italia

CARPOOLING IN TEMPO REALECARPOOLING istantaneoCAR POOLING: condividere l'auto

L'automobile elettrica in Italia: possibile?Auto ELETTRICA: utopia?

SEGNALAZIONI LE SEGNALAZIONI DEI LETTORI. Scrivi anche Tu!

KTM super Duke "R"

Pillole/News
Rubrica "Spazio AMBIENTE"
ARCHIVIO articoli
Scrivi a:redazione1@spaziomotori.it

 

Scrivici

Torna alla Home page

 | Gerenza |

 

LA NASCITA DI UNA GRANDE INDUSTRIA E LA PRESA DI COSCIENZA DEI PROBLEMI AMBIENTALI

di Ciro Todisco 

 

PREMESSA

La città di Taranto è situata nell'omonimo Golfo sul Mar Ionio, si estende tra due mari: il Mar Grande ed il Mar Piccolo, è sede di un grande porto industriale e commerciale e di un arsenale della Marina Militare Italiana, nonché della maggiore stazione navale.  A causa di un grande indotto industriale, la città di Taranto risulta essere una delle città più inquinanti d’Italia ma presenta, da una decina d’anni, una forte coscienza ecologista. La città dei due mari ospita numerose realtà industriali di piccola, media e grande portata, tra le tante, una raffineria, alcuni cementifici ed uno tra i più grandi stabilimenti siderurgici d’Europa, l’Ilva, un impianto che ha avuto senz’altro il merito di creare migliaia di posti di lavoro ma al tempo stesso ha anche prodotto notevoli danni all’ambiente e alla salute dei cittadini.

Effetti negativi che oggi sono percepiti in misura maggiore rispetto al recente passato, grazie all’evidenza dei dati sanitari che dimostrano un aumento della mortalità per tumore ed altre patologie nella città, in particolare nel quartiere “Tamburi”, quello situato a ridosso dell’area industriale.

Il mio lavoro si è soffermato sulla storia dell’Italsider, a partire dal 1957, prime voci circa la localizzazione di uno stabilimento siderurgico nella zona di Taranto, fino ai primi giorni del 2010, quando lo stabilimento Ilva, ha inaugurato il nuovo impianto di aspirazione fumi e depolverazione.

 

INTRODUZIONE

Sono state ripercorse le tappe fondamentali che hanno contraddistinto la convivenza tra un colosso siderurgico e la città di Taranto.

Dall’euforia iniziale, per l’avvento di un gigante che dava lavoro e sicurezza economica a migliaia di famiglie, si è passati, nel corso dei decenni, ad una crescente preoccupazione per il peggioramento della qualità della vita, sia dei lavoratori sia dei cittadini.

Il polo industriale dell’area di Taranto risulta il maggiore produttore di gas ed emissioni inquinanti nel Paese, dalla diossina a CO, IPA, Benzene, Cadmio, Cromo, Mercurio, Piombo...ecc..

La coscienza ambientalista si è sviluppata notevolmente, si evidenziano numerose iniziative dei mass media nazionali, i quali si sono accorti dell’emergenza ambientale tarantina, ponendo i loro riflettori sulle tragedie di tante vite spezzate dalle patologie causate dall’inquinamento.

Sono state numerose, negli ultimi anni, le trasmissioni di emittenti pubbliche e private dedicate a tale questione.

 

CAPITOLO I

Cronistoria dell'industrializzazione a Taranto negli anni:

1957
Necessità di nuovi investimenti in siderurgia nel Mezzogiorno, prime voci circa la localizzazione di uno stabilimento siderurgico nella zona di Taranto.

1959
La città esulta, il Comitato dei Ministri per le Partecipazioni Statali delibera la costruzione a Taranto del IV centro siderurgico.

1960
“L’Italsider” rappresenta una speranza per la popolazione, viene percepito come una opportunità di miglioramento delle condizioni di vita.

Dagli studi commissionati dalla “Finsider”, vengono individuate 3 zone comunali che presentavano caratteristiche idonee ad accogliere l’impianto.

Si decide la localizzazione dello stabilimento con superficie di 528 ettari, separato dalle abitazioni cittadine solo da una strada statale.

1961
Iniziano i primi lavori per la costruzione dello stabilimento, vengono sradicati  ventimila alberi di ulivo tra l’indifferenza generale, anche di quei proprietari terrieri che vengono comunque risarciti con buoni indennizzi.

Si registra un boom economico, la popolazione tarantina aumenta di oltre 32.000 unità.

1964
Ad ottobre viene avviato il primo altoforno.

1968
Progetto di ampliamento dello stabilimento, dai 528 iniziali ai 1500 ettari (due volte la superficie urbana della città di Taranto).

Il CIPE delibera i lavori di ampliamento, il Consiglio Comunale è chiamato ad esprimersi rispetto all’ipotesi di ampliamento, si afferma con decisione la questione ambientale, dibattito tra forze politiche e sindacali.

1970
Il Comitato Tecnico Esecutivo dell’IRI relaziona sulla opportunità dell’ampliamento dell’”Italsider” di Taranto, il 26 novembre la relazione viene approvata dal CIPE.

I lavori di ampliamento porteranno l’Italsider “sul mare”, concedendole tre dei cinque sporgenti per l’attracco delle navi che trasportano materie prime, con gravi conseguenze per l’ecosistema della rada di Mar Grande.

1971
A settembre viene avviato l’altoforno n° 4, l’associazionismo ambientalista locale muove i primi passi convocando manifestazioni pubbliche nelle vie del centro cittadino e momenti di sensibilizzazione e riflessione soprattutto nel quartiere Tamburi, il più colpito dall’attività industriale.

Durante la manifestazione “Taranto per un’industrializzazione umana”, vengono esposti in Piazza della Vittoria panni simbolicamente anneriti dal fumo, sugli alberi della stessa piazza vengono appesi cartelli che riportano la scritta “reliquia”, vengono esposte altre “reliquie” contenenti “aria non inquinata”, “acqua dello Jonio non inquinata” e “terreno agrario purissimo”.

L’Amministrazione Provinciale organizza un convegno dal titolo "Inquinamento ambientale e salute pubblica a Taranto", durante il quale per la prima volta si confrontano tutti gli attori interessati alla salvaguardia ambientale: amministratori locali, studiosi, sindacalisti, ambientalisti e rappresentanti dell’industria.

Sull’onda lunga del convegno, per la prima volta a Taranto, si decide di condurre uno studio sull’inquinamento atmosferico che viene commissionato dal Comune, i primi risultati indicano abbastanza chiaramente che nella zona occidentale della città esiste un processo di crisi ambientale”.

La direzione dello stabilimento, nel corso del dibattito sull’ampliamento, annuncia investimenti per 50 miliardi di lire per il perfezionamento e potenziamento di impianti di depurazione e abbattimento dei fumi.

1974
A seguito della Vertenza Taranto, viene firmato l’accordo tra sindacati ed Italsider, nell’accordo viene inserito il problema dell’eco-compatibilità e dell’ammodernamento impiantistico.

Gli impegni assunti dall’”Italsider”, in tutti i suoi stabilimenti, ammontano a 90 miliardi di lire da spendere per la maggior parte a Taranto.

1976
Viene varata la Legge Merli, che detta la disciplina per gli scarichi degli insediamenti industriali.

1978
Viene istituito il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) con la legge 833, la legge della riforma sanitaria.

La riforma prevede la creazione delle Unità Sanitarie Locali (USL), alle quali vengono assegnati anche compiti di prevenzione e tutela dell’ambiente.

1979
L’attività svolta dall’Istituto Nazionale per gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), sin dall’insediamento del Siderurgico, inizia a far emergere i primi preoccupanti dati relativi all’incidenza delle malattie professionali derivanti dall’esposizione a gas, fumi e polveri altamente nocive.

A settembre del 1979, vengono installate 5 stazioni fisse di rilevamento posizionate in punti strategici del territorio provinciale, dall’analisi dei dati emerge un primo rapporto sullo stato dell’ambiente nell’area jonica.

1982
La Procura della repubblica di Taranto indaga i vertici dell’Italsider per getto di polveri e inquinamento da gas, fumi e vapori.

Il processo si conclude con la condanna del direttore dello stabilimento Italsider a 15 giorni di arresto con l’accusa di getto di polveri ma non di inquinamento da fumi, gas e vapori.

1984
Dopo la sentenza, la direzione dell’”Italsider” si adopera per migliorare la percezione dell’attività dello stabilimento, soprattutto attraverso la carta stampata.

In questo senso gli interventi dei dirigenti evidenziano gli investimenti che dalla metà degli anni Settanta si sono realizzati e quelli in fase di realizzazione che riguardano sempre gli impianti ecologicamente più critici.

Costituzione del Fondo d’Impatto Ambientale, il comitato direttivo del Fondo comprende 13 membri, 7 rappresentanti degli Enti Locali, 3 dei sindacati e 3 delle industrie.

1986
Con la Legge n. 349 viene istituito il Ministero dell’Ambiente.

1988
A maggio inizia il processo di liquidazione volontaria della Finsider, dell’Italsider, della Nuova Deltasider e della Terni Acciai Speciali, che si concluderà nel 1989 con la costituzione di una nuova società, l’Ilva SpA.

1991
Il Ministero dell’Ambiente dichiara l’area di Taranto “area ad elevato rischio ambientale”.
L’area interessata, oltre al comune di Taranto, comprende altri 4 comuni della provincia jonica (Crispiano, Massafra, Montemesola, Statte) per un totale di 564 kmq e 263.614 abitanti.

Alcune associazioni ambientaliste utilizzano strumenti telematici per la diffusione delle informazioni sulle problematiche ambientali a Taranto.

1994
L’ENEA avvia il “Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Taranto” che verrà pubblicato nel 1998, seguito da una nuova dichiarazione da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 1997.

La dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale del 1990 e le successive reiterazioni, segnano gli ultimi significativi avvenimenti della storia ambientale che lega il territorio tarantino alla gestione pubblica dello stabilimento siderurgico.

1995
In aprile giunge al termine la trattativa tra l’IRI ed il Gruppo Riva per l’acquisizione dello stabilimento di Taranto, le istituzioni locali sono tenute fuori dal tavolo di negoziazione, gli esponenti politici si limitano ad intervenire seguendo la scia delle rivendicazioni sindacali, non ponendo la questione ambientale tra le priorità nell’agenda istituzionale.

1996
La Regione Puglia viene investita di competenze speciali in materia ambientale, il suo ruolo acquista rilievo nella questione ambientale per la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente alla realizzazione del Piano di Risanamento.

Nel mese di maggio si crea l’Ufficio del Commissario delegato per l’emergenza ambientale, una carica assegnata al Presidente della Regione.

1997
Viene siglato il Primo Atto d’intesa tra Regione e Ilva, l’atto non prevede né limiti di tempo più stringenti in fatto di risanamento né il ricorso a sanzioni in caso di inadempienze.

Viene presentato dal Gruppo Riva il primo piano industriale di investimenti per 539 miliardi di lire per rifacimenti di nuovi impianti e per l’eco-compatibilità e la sicurezza sul lavoro.

Inizia nello stesso periodo l’intervento per la rimozione dell’amianto dagli impianti produttivi.

Il fronte sindacale non partecipa ai tavoli di concertazione tenuti a livello regionale ed i malumori iniziano a serpeggiare, si denuncia la mancanza di impegno su una serie di problematiche ambientali presenti all’interno dello stabilimento.

1998
Dopo otto anni di attesa dalla prima dichiarazione di Area ad elevato rischio di crisi ambientale arriva in primavera il Piano di Risanamento Ambientale messo a punto dall’ENEA per conto del Ministero dell’Ambiente.

2000
Visto il ritardo nell’attuazione del Piano di risanamento, ad agosto, il Ministero dell’Interno, affida la titolarità esclusiva dello stesso al Presidente della Regione nella sua veste di Commissario delegato per l’emergenza ambientale in Puglia.

Creazione della commissione consiliare “Ambiente ed Ecologia” che svolge un’indagine conoscitiva sullo stato dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Relazioni allarmanti del Presidio Multizonale di Prevenzione PMP (uffici tecnici delle ASL) circa l’inquinamento prodotto dalla produzione del coke e richiesta del fermo delle batterie 3 e 6.

In base alle ipotesi di reato segnalate dalla relazione del PMP sull’inquinamento industriale dell’Ilva viene realizzata dalla Magistratura una perizia, a seguito della quale, si invitano gli organi istituzionalmente competenti ad intervenire.

2001
A seguito della perizia e della lettera della Magistratura con la quale si invitava, chi di dovere, a prendere provvedimenti circa l’inquinamento industriale prodotto dagli stabilimenti Ilva, l’Amministrazione comunale, con una “storica” ordinanza sindacale (6 febbraio) ordina all’Ilva, entro 15 giorni (poi passati a 90) dalla notifica dell’ordinanza, di realizzare interventi migliorativi relativamente ai forni delle batterie 3 e 6, di ridurre la produzione di coke con il fermo delle batterie 3 e 6 o alternativamente di procedere alla sostituzione delle stesse.

Scoppia la “vertenza ambiente”, il Gruppo Riva che fino a quel momento si era dichiarato disposto al dialogo solo con l’interlocutore regionale, si dimostra conciliante.

Avvisi di garanzia inviati al Presidente del Gruppo Riva e ad altri due dirigenti dello stabilimento, legati alle risultanze della maxiperizia realizzata per conto della Procura nei mesi precedenti.

Le confederazioni sindacali si dichiarano esplicitamente contrari e ad una “vertenza ambiente” condotta attraverso le ordinanze, esprimono preoccupazione nei confronti di un crescente antindustrialismo che si diffonde in città, denunciano eccessiva strumentalizzazione politica della vicenda e ripropongono lo strumento del Piano di risanamento, seppur rivisto nei meccanismi di attuazione, come strada da seguire.

L’associazionismo ambientalista si mostra compatto nell’appoggiare l’ordinanza comunale, viene praticata una forte azione di denuncia per favorire un coinvolgimento della cittadinanza nei processi decisionali territoriali e diffusione dell’informazione attraverso gli strumenti telematici.

Per la prima volta viene posta la questione dell’effettiva attivazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (Arpa) che, a distanza di due anni dalla legge regionale di istituzione, non è entrata ancora nella fase operativa.

In risposta alla pressione proveniente da Comune e Magistratura, la direzione dello stabilimento per la prima volta decide di rivolgersi direttamente alla cittadinanza rivendicando il ruolo di fonte di occupazione e reddito per la città, evidenziando gli investimenti fatti sin dal 1995 per migliorare l’impatto ambientale.

2002
Il sindaco non riesce a persuadere il Gruppo Riva ed è costretto a cambiare atteggiamento, richiedendo l’intervento del Governo centrale e della Regione Puglia.

A luglio, arriva la condanna di primo grado per il procedimento iniziato nel 1999 e qualche giorno dopo la sentenza, l’Ilva comunica la decisione di spegnere le batterie oggetto delle ordinanze comunali e di ridurre gli investimenti per lo stabilimento tarantino.

L’associazionismo continua ad appoggiare l’Amministrazione Comunale e l’azione della Magistratura che in questa fase sembrano operare in maniera sinergica.

Dopo una fase iniziale di reciproca diffidenza, gli ambientalisti cercano il confronto con i sindacati per condividere una piattaforma di rivendicazione della tutela occupazionale e del rispetto dell’ambiente.

Il Ministero dell’Industria, a settembre, istituisce un tavolo, da attivare a livello regionale, con il compito di definire un accordo per il risanamento complessivo dello stabilimento siderurgico che definisca in maniera puntuale gli investimenti che il Gruppo Riva deve realizzare.

Al livello regionale è anche affidata la realizzazione di un Accordo di Programma che interessi tutta l’area ionica da risanare.

Viene siglato il primo Atto di intesa, ne seguiranno altri 3, nel quale vengono concordati interventi precisi con altrettante scadenze temporali vincolanti finalizzate all'adeguamento delle migliori tecniche disponibili (BAT Best Available Techniques) necessarie per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) prevista dalle direttive europee.

2003
L'8 gennaio viene siglato il secondo Atto d'intesa che prevede il potenziamento del barrieramento tra lo stabilimento e le aree urbane contigue ad esso, tramite l'ampliamento delle colline artificiali esistenti.

Si accertò poi che l'opera oltre che non comportare miglioramenti riguardo alla dispersione di inquinanti in atmosfera, avrebbe provocato il peggioramento della qualità della vita dei residenti, alterando la morfologia dei luoghi, accentuando l'attuale chiusura del quartiere e la sua separazione dal contesto territoriale, riducendo luce e aria agli edifici residenziali e scolastici adiacenti.
2004
Il 27 febbraio viene siglato il terzo Atto d'intesa e il 15 dicembre il quarto Atto d'intesa.
Solo dopo la sottoscrizione del 3° Atto d'intesa, Comune e Provincia ritirano la costituzione di parte civile nel processo che aveva visto la condanna in primo grado dei vertici dello stabilimento per le polveri del parco minerali che ricadevano sul quartiere Tamburi.

L'intervento di “barrieramento” a ridosso dei parchi minerari è sostituito da un nuovo progetto per il risanamento del quartiere Tamburi.

2006
Il 17 ottobre viene dichiarato ufficialmente lo stato di dissesto finanziario del Comune di Taranto. La struttura commisariale del Comune di Taranto e la Regione Puglia rimodulano il Programma di risanamento dei “Tamburi” per renderlo coerente con il regolamento CIPE.

2007
Viene riorganizzata L'Arpa (Agenzia Regionale Per l'Ambiente) che inizia una campagna di rilevamento dei dati dell'inquinamento prodotto dall'Ilva.

Emergono dati preoccupanti soprattutto per quanto riguarda le emissioni di diossine e di idrocarburi policiclici aromatici.

A maggio viene presentato un dossier allarmante sull'inquinamento, a giugno l'Ilva querela i relatori del dossier sull'inquinamento per "procurato allarme ambientale".

 2008
L'Arpa continua la campagna di rilevamento delle emissioni inquinanti e i dati resi pubblici sono sempre più allarmanti.

Anche le associazioni si attivano creando una propria rete di informazione e divulgazione dei dati.

Si crea un vero e proprio allarme inquinamento e riemerge un diffuso atteggiamento "antindustriale".

Inizia un dibattito circa l'opportunità di indire un referendum cittadino sull'opportunità di chiudere lo stabilimento Ilva, seppur con varie sfumature (chiusura totale o del solo ciclo di lavorazione a caldo).

Il Presidente della regione Puglia, in una lettera aperta al Presidente del Consiglio, sottolinea tutta la gravità del "caso Taranto" e lo invita a collaborare per la soluzione del problema.

Viene addirittura messa in discussione l'attendibilità dei dati prodotti dall'Arpa.
Sullo sfondo sembra esserci l'iter per l'adeguamento alle "migliori tecniche disponibili" (BAT-Best Available Tchniques) da parte dell'Ilva e il conseguente rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) prevista dalle direttive europee.

Il 20 novembre, all'ospedale “Testa” di Taranto, viene presentata la nuova legge regionale sulle emissioni di diossina, tale Legge impone, a tutti gli impianti che producono diossine, di rispettare i limiti alle emissioni di 0,4 nanogrammi all’ora, in linea con quelli indicati dal Protocollo di Aarhus.

La dirigenza dello stabilimento ILVA dichiara l'impossibilità a rispettare i tempi previsti dalla Legge.

Nel mese di novembre un comitato cittadino che riunisce 18 fra associazioni e movimenti ambientalisti, indice una grande manifestazione contro l'inquinamento.

Con lo slogan "Vogliamo Aria Pulita!" più di 20.000 persone scendono in piazza.

Il 16 dicembre viene approvata dal Consiglio regionale della Puglia la Legge regionale "anti-diossine".

2009
In seguito all'approvazione della Legge regionale "anti-diossina"e in vista della prima fase della sua applicazione (1 aprile 2009) si apre un forte dibattito circa la sua effettiva applicabilità.

La direzione dello stabilimento ILVA, oltre a ribadire le sue valutazioni negative delle prescrizioni previste dalla Legge regionale, annuncia ripercussioni sul piano occupazionale.

Forte dibattito nella comunità tarantina con posizioni sostanzialmente convergenti nel ritenere necessario un punto di mediazione tra le ragioni ambientali e le problematiche occupazionali.

Il 17 gennaio Legambiente avvia a Taranto la campagna nazionale "Mal'aria" e presenta il libro bianco sull’inquinamento atmosferico da attività produttive in Italia.

La Regione Puglia ribadisce l'assoluta sostenibilità della riduzione delle emissioni di diossina prevista dalla prima fase della Legge regionale, peraltro già ottenuta in una precedente sperimentazione (giugno 2007) mediante l'impiego del trattamento con urea.

Dopo una fitta serie di incontri, il 19 febbraio viene siglato a Roma un Protocollo d'intesa tra tutti i soggetti coinvolti che rinvia di tre mesi (30 giugno 2009) l'entrata in vigore della prima fase della Legge regionale 'antidiossina' lasciandone, di fatto, inalterati i principi di fondo.

Vengono stabiliti, nella prima fase, precisi criteri e modalità di monitoraggio delle emissioni e riaffermata la sostenibilità del limite di 0,4 ng, come obiettivo da raggiungere entro il 2010 mediante l'adozione delle migliori tecniche disponibili.

2010

Il 14 gennaio, lo stabilimento Ilva inaugura il nuovo impianto di aspirazione fumi e depolverazione che permetterà l’abbattimento delle emissioni. 

L’investimento, di circa 30 milioni di euro, rientra nel Piano degli interventi previsti per adeguare gli impianti alle migliori tecniche disponibili e rappresenta un altro importante passo verso la piena compatibilità ambientale dello stabilimento, nelle varie fasi del processo di fabbricazione dell’acciaio si generano emissioni diffuse di fumi ad alta temperatura e ad alta concentrazione di polveri, questi fumi devono essere aspirati e depolverati prima della loro emissione in atmosfera.

 

CONCLUSIONI

Nella città di Taranto esiste una forte coscienza ambientalista, profondamente radicata, in misura molto maggiore di quanto lasciano intendere i media.

Sin dalla nascita dell’Italsider, ci fu una impressionante migrazione delle persone che abbandonando il proprio lavoro nei campi o nelle piccole botteghe, scelsero la certezza di un posto di lavoro sicuro per sé e per i propri figli, ma non va dimenticato il profondo sentimento che nutrono nei confronti di una bellissima città che sicuramente paga a caro prezzo le scelte dovute alla industrializzazione.

Per molti anni la città di Taranto ha avuto il solo ruolo di spettatore, di fronte alla prospettiva occupazionale è stata disposta ad accettare qualsiasi aggressione al proprio territorio.

Oggi, la maggior parte della popolazione, ha dimostrato di aver rotto il cordone ombelicale che la legava all’azienda dicendosi favorevole alla chiusura dello stabilimento.

Queste sono le domande circa il Referendum Consultivo sull’ILVA promosso da un Comitato di Taranto, in riferimento a quanto proposto nell’anno 2008:

1) Volete voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la vostra salute, nonché la salute dei lavoratori contro l’inquinamento, proporre la chiusura dell’Ilva, con l’impegno del Governo di tutelare l’occupazione, impiegando le maestranze per lo smantellamento e bonifica dell’area in cui sono attualmente situati gli impianti industriali, e di destinare l’area stessa per altre attività economiche non inquinanti ovvero per permettere lo sviluppo del Porto e dell’Arsenale (da riconvertire in industria naval-meccanica) e dare alla città di Taranto nuove e concrete opportunità dì lavoro nel settore del turismo?

2) Volete Voi cittadini di Taranto, al fine di tutelare la Vs. salute e quella dei lavoratori, proporre la chiusura dell’area a caldo dell’Ilva, maggiore fonte di inquinamento, con conseguente smantellamento dei parchi minerali, con l’impegno del Governo di far impiegare i lavoratori dell’area a caldo in altre attività?

3) Volete voi cittadini che il Comune di Taranto chieda all’llva S.p.A. il risarcimento dei danni, in seguito alla condanna definitiva da parte della Corte di Cassazione dei responsabili del citato impianto siderurgico per inquinamento ambientale, tenendo presente che gli interessi diffusi, come quelli dell’ambiente e della salute, non possono essere oggetto di accordo da parte dell’Ente locale, così come sancito dalla Corte di Cassazione e dalla magistratura amministrativa?

4) Volete voi cittadini che il Sindaco, ai sensi dell’art. 50 del decreto legislativo 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali), per motivi sanitari, di igiene pubblica e per la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori, obblighi l’Ilva S.p.A. e le altre industrie di Taranto a bonificare il territorio e il mare inquinato a loro spese, sulla base del principio “chi inquina paga”, così come sancito dall’art. 174 comma 2 del Trattato dell’Unione Europea e dall’art. 3 ter del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152?

5) Volete voi cittadini che il Consiglio Comunale di Taranto si adegui al risultato positivo derivante dal referendum consultivo in materia di ambiente, sulla chiusura totale o parziale dell’Ilva (della sola area a caldo), con la tutela dell’occupazione, così come prospettato dai quesiti referendari del Comitato Promotore “Taranto Futura”, nel pieno rispetto del principio della sovranità popolare, così come previsto dall’art. 1 della Costituzione?

Molti cittadini hanno espresso grande preoccupazione per la loro salute, soprattutto alla luce di quanto accaduto a tanti ex colleghi, morti prematuramente.

Una minoranza dei pensionati ha invece condiviso la necessità di accettare il mantenimento dell’attuale stato del siderurgico per salvaguardare l’economia locale e nazionale, secondo alcuni è possibile riuscire a conciliare gli interessi produttivi dell'azienda con la salvaguardia del territorio, sottolineando gli sforzi compiuti dalla proprietà per l’adeguamento degli impianti agli standard ambientali, sforzi che durante la gestione statale non sarebbero mai stati visibili.

La strada intrapresa forse, è quella giusta, sicuramente non si sarebbe dovuto arrivare a tanto, facendo trascorrere tanti anni, prima di rendersi conto che la salute ambientale e le bellezze paesaggistiche del territorio sono un bene al quale non si deve rinunciare.

(01-2010)

Ciro Todisco

 

 


 

 

 

Home pageCopyright 2000/2015 © - Tutti i diritti riservati - All rights reserved - Testata giornalistica autorizzata dal Tribunale di Napoli-registr. n. 5141-Provv.del 27-06-2000.

Editore: associazione culturale no-profit "Confgiovani"- Iscr. ROC n.19181. Direttore Resp. Dott.Massimiliano Giovine - giornalista (Tes. Prof. n.120448, già n.84715).

Direzione, Redazione: via D. De Dominicis, 20 c/o Giovine-cap. 80128 Napoli. E' vietata la riproduzione o trasmissione anche parziale, in qualsiasi forma, di testi, immagini, loghi ed ogni altra parte contenuta in questo sito web senza autorizzazione.

La Redazione non è responsabile di eventuali errori imputabili a terzi, nè del contenuto delle inserzioni riservandosene, pertanto, la pubblicazione.

Nomi e numeri sono citati a puro titolo informativo, per offrire un servizio al lettore. Proprietà artistica e letteraria riservata ©. Vedi gerenza e note legali/tecniche.

|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

Sito web ottimizzato per "Firefox", Internet "Explorer 5.0" o superiore - Risoluzione schermo consigliata: 1024 x 768 pixel - >>Privacy/Cookie<<