AMBIENTE E SALUTE PUBBLICA
INQUINAMENTO DA DIOSSINE A TARANTO
di Grazia
Dongiovanni
Nonostante fosse nota fin dai tempi antichi l'influenza dell'ambiente
sulla salute dell'uomo, le prime evidenze scientifiche risalgono alla
fine dell'800 quando si dimostrò, per la prima volta, l'esistenza di
un'associazione fra fornitura di acqua potabile e diffusione del colera
a Londra. Da allora numerosi studi di epidemiologia ambientale hanno
documentato il forte legame esistente fra ambiente e salute. Di seguito
si riportano i principali eventi di inquinamento, che hanno fornito una
prova della diretta influenza dell’ambiente sulla salute della
collettività:
VALLE DELLA MOSA (Belgio, 1930):
primo grave episodio di inquinamento atmosferico con formazione di smog
a seguito di prolungata inversione termica.
HIROSHIMA E NAGASAKI (Giappone,
1945): scoppio di due bombe atomiche con forte inquinamento radioattivo.
DONORA (Pennsylvania,
1948): episodio di inquinamento ambientale e inversione termica.
LONDRA (Inghilterra,
1952): grave episodio di inquinamento atmosferico verificatosi a seguito
di inversione termica; si ebbero circa 4000 decessi nella popolazione.
BAIA DI MINIMATA (Giappone, anni
'50): consumo prolungato di pesce contaminato da mercurio.
SEVESO (Italia, 1976):
contaminazione da diossina di un'ampia zona della Lombardia a seguito di
un incidente industriale.
CHERNOBYL (URSS, 1986):
incendio accidentale in una centrale nucleare con massiccia
contaminazione radioattiva.
Negli
ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, sia
nell'opinione pubblica che nella comunità scientifica, la consapevolezza
della gravità del rischio sanitario correlata alle matrici ambientali e
conseguentemente la necessità di valutare i problemi sia dal punto di
vista dello stato di salute che della qualità dell'ambiente. Il rapporto
con l'ambiente è, infatti, uno dei determinanti fondamentali dello stato
di salute della popolazione.
Gli
studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che hanno indagato sullo
stato sanitario delle popolazioni delle aree ad elevato rischio di crisi
ambientale in Italia hanno mostrato aumenti di rischio nelle comunità
che risiedono in queste aree.
Comprendere quali sono gli elementi da tenere in considerazione, da un
punto di vista epidemiologico, per valutare l'impatto di diversi fattori
sullo stato di salute è una azione molto complessa che richiede
coordinamento e sinergismo di interventi a vario livello istituzionale.
Dalla
considerazione che alla base di tutte le attività di prevenzione si pone
la salvaguardia del rapporto uomo-ambiente, nasce l’esigenza di definire
delle strategie che assicurino l’efficacia delle azioni di prevenzione e
la promozione attiva della salute, quali:
·
analisi dei dati epidemiologici;
·
individuazione dell’eventuale causa del rischio
ambientale;
·
pianificazione dell’attività di prevenzione con l’ausilio
dell’EBP (evidence based prevenction);
·
valutazione dell’efficacia degli interventi di
prevenzione;
·
comunicazione coerente ed efficace;
·
definizione di un sistema di verifica dei risultati.
Lo
studio delle relazioni tra qualità dell’ambiente, il bioaccumulo o la
bioconcentrazione di contaminanti tossici e persistenti, e gli effetti
sullo stato di salute degli organismi viventi, risulta consolidato
nell’attenzione verso gli animali quali bio-indicatori di esposizione.
Gli
animali di interesse zootecnico naturalmente esposti, quali ad esempio
greggi al pascolo, attraverso l’osservazione degli effetti biologici e
sanitari riconducibili alla tossicità degli specifici gruppi chimici di
contaminanti ambientali, fungono da “sistema sentinella”, consentendo di
identificare meglio il reale contesto dell’esposizione e gli eventuali
“punti critici” di contaminazione, e i luoghi ad alto rischio ambientale
anche per gli esseri umani (The National Academy of Sciences,
1991). Rispetto alla fauna selvatica, l’animale da reddito
risulta“monitorato” in maniera pressoché continua rispetto ai suoi
parametri di benessere e salute, legati alla sua produttività, e quindi
può costituire una fonte di informazioni acquisibili in tempo reale.
Secondo quanto denunciato da Legambiente, Taranto risulta essere la
città più inquinata d’Italia a causa della presenza dell’ILVA.
E'
noto che i composti chimici che fanno parte della classe delle diossine
sono estremamente tossici per gli animali e per gli esseri umani. Di
tutte le sostanze chimiche derivanti dalle industrie, le diossine sono
fra le più tossiche mai studiate: questo è il motivo che ha fatto
crescere la preoccupazione nell'opinione pubblica ed ha stimolato gli
interessi della comunità scientifica.
Lo
stato della ricerca su fonti di emissione di diossine e loro
implicazioni sulla vita sociale in Italia sono decisamente scarse e
frammentarie. Unica eccezione in termini di quantità dei dati e
follow-up dei lavori, è rappresentata dalla ricerca sulla popolazione di
Seveso , dove, nel 1976, migliaia di cittadini furono esposti ad
elevatissime concentrazioni della forma più tossica di diossina.
La
pubblicazione dei dati epidemiologici relativi all'incidenza tumorale
nei residenti di Seveso e zone limitrofe eleborati nel decennio
1976-1986 pubblicati dal Prof. Bertazzi hanno aggiunto un importante
tassello nel determinare la correlazione tra esposizione alla diossina e
l'insorgenza di alcune forme tumorali nell'uomo.
Di
grande rilevanza è il problema del bioaccumulo nell’ambiente di queste
sostanze tossiche e persistenti. Nel dicembre 1990, l'Organizzazione
Mondiale della Sanità ha rilasciato un documento relativo alla
pericolosità dell'esposizione alle diossine per la salute umana, in cui
si indicavano livelli di assunzione giornaliera tollerabili (TDI -
Tolerable Daily Intake) per questi composti pari a 10 pg/kg di peso
corporeo (pg/kg/g) (Pietro Comba Istituto Superiore di Sanità).
Secondo quanto più volte denunciato dal Dr. Mazza primario di ematologia
all'ospedale “Moscati”, a Taranto si produce il 92% della
diossina italiana e l'8,8% di quella europea; In dieci anni — dice
Mazza — leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30 - 40%.
Caso analogo di contaminazione ambientale da diossine si
è avuto in Campania nel Luglio 2007, originatesi dalla
combustione di carburanti, da discariche abusive e roghi di immondizie.
Le diossine si diffondono ovunque e possono contaminare acqua e
terreni fino ad entrare nella catena alimentare (Fabrizio Bianchi -
Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche).
A tal
proposito l’Asl Napoli 4 ha effettuato dal 2001 controlli sul latte, e
dal 2005 anche sulla carne e sul foraggio. In questi anni sono stati
rilevati casi non a norma: in tutto sono stati abbattuti 5050 animali,
tra bovini e ovi-caprini, sono stati sequestrati 620 mila litri di
latte, 300 forme di pecorino e 1500 quintali di foraggio (Alfredo
Pecoraro - dirigente veterinario, Asl Na/ 4).
Analogamente alla Regione Campania, nel 2008 la regione Puglia ha
istituito il
Programma di controllo ufficiale per l’individuazione di contaminazione
da diossine e DL- PCB in Puglia che mira a monitorare sia la situazione
dell’ambiente marino (Mar Piccolo ed i suoi allevamenti ittici), sia
degli allevamenti zootecnici situati in prossimità dei poli industriali.
Si
tratta di un monitoraggio delle diossine, attraverso campionamento di
matrici di origine animale (latte, uova, carni, ecc) e di mangimi
destinati all’alimentazione animale. L’obiettivo è quello di ricavare
una stima della eventuale presenza di diossine nell’ambiente
circoscritto al polo industriale dell’ILVA di Taranto.
Alla
data odierna nella Provincia di Taranto è stata riscontrata positività
alle diossine in tessuto muscolare, adiposo, fegato e latte di
ovicaprini appartenenti a 7 allevamenti localizzati nel raggio di 10 Km
dal polo industriale in oggetto. Ne è conseguito il sequestro e
l’abbattimento di 1.124 capi ovicaprini. Sempre nello stesso territorio,
valori elevati sono stati riscontrati in uova provenienti da un
allevamento rurale. Allo stato attuale il monitoraggio sta interessando
gli allevamenti presenti nel raggio di 15 e 20 Km dal polo industriale (Servizi
Veterinari ASL TA).
In
conclusione, data la complessità e delicatezza dell’argomento trattato
si auspica una soluzione che tuteli la salute pubblica, l’ambiente ed i
20.000 posti di lavoro dell’ILVA. Ciò potrà avvenire gradualmente, con
una legge che imponga la riduzione delle emissioni di diossine in
atmosfera. Ad oggi la Regione Puglia ha imposto al 30 giugno u.s.
l'entrata in vigore del limite di 2,5 nanogrammi di diossina per metro
cubo; obiettivo che l’ILVA dovrà raggiungere mediante l’adozione di un
sistema di depurazione ad hoc.
Inoltre un'intesa tra Governo Nazionale ed ILVA prevede, dopo la messa a
regime dell'impianto di depurazione, un monitoraggio semestrale da parte
dell'Istituto di protezione ambientale (Ispra) di concerto con l'Arpa
Puglia. L'Ilva si impegna, inoltre, a presentare al ministero
dell'Ambiente e alla Regione Puglia uno studio di fattibilità
dell'adeguamento dello stabilimento ai valori limite entro il 30
dicembre 2009 e una ricognizione tecnica per acquisire le migliori
tecnologie. Al termine di questo processo il ministero dell'Ambiente e
la Regione Puglia riconvocheranno un tavolo tecnico per le opportune
valutazioni. Nell'accordo resta fissato al 31 dicembre 2010 il limite di
0,4 nanogrammi per metro cubo, imposto dalla legge regionale.
Grazia Dongiovanni |