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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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AMBIENTE E SALUTE PUBBLICA

INQUINAMENTO DA DIOSSINE A TARANTO

 di Grazia Dongiovanni

 

Nonostante fosse nota fin dai tempi antichi l'influenza dell'ambiente sulla salute dell'uomo, le prime evidenze scientifiche risalgono alla fine dell'800 quando si dimostrò, per la prima volta, l'esistenza di un'associazione fra fornitura di acqua potabile e diffusione del colera a Londra. Da allora numerosi studi di epidemiologia ambientale hanno documentato il forte legame esistente fra ambiente e salute. Di seguito si riportano i principali eventi di inquinamento, che hanno fornito una prova della diretta influenza dell’ambiente sulla salute della collettività:

VALLE DELLA MOSA (Belgio, 1930): primo grave episodio di inquinamento atmosferico con formazione di smog a seguito di prolungata inversione termica.

HIROSHIMA E NAGASAKI (Giappone, 1945): scoppio di due bombe atomiche con forte inquinamento radioattivo.

DONORA (Pennsylvania, 1948): episodio di inquinamento ambientale e inversione termica.

LONDRA (Inghilterra, 1952): grave episodio di inquinamento atmosferico verificatosi a seguito di inversione termica; si ebbero circa 4000 decessi nella popolazione.

BAIA DI MINIMATA (Giappone, anni '50): consumo prolungato di pesce contaminato da mercurio.

SEVESO (Italia, 1976): contaminazione da diossina di un'ampia zona della Lombardia a seguito di un incidente industriale.

CHERNOBYL (URSS, 1986): incendio accidentale in una centrale nucleare con massiccia contaminazione radioattiva.

 

Negli ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, sia nell'opinione pubblica che nella comunità scientifica, la consapevolezza della gravità del rischio sanitario correlata alle matrici ambientali e conseguentemente la necessità di valutare i problemi sia dal punto di vista dello stato di salute che della qualità dell'ambiente. Il rapporto con l'ambiente è, infatti, uno dei determinanti fondamentali dello stato di salute della popolazione.

Gli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che hanno indagato sullo stato sanitario delle popolazioni delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale in Italia hanno mostrato aumenti di rischio nelle comunità che risiedono in queste aree.

Comprendere quali sono gli elementi da tenere in considerazione, da un punto di vista epidemiologico, per valutare l'impatto di diversi fattori sullo stato di salute è una azione molto complessa che richiede coordinamento e sinergismo di interventi a vario livello istituzionale.

Dalla considerazione che alla base di tutte le attività di prevenzione si pone la salvaguardia del rapporto uomo-ambiente, nasce l’esigenza di definire delle strategie che assicurino l’efficacia delle azioni di prevenzione e la promozione attiva della salute, quali:

·        analisi dei dati epidemiologici;

·        individuazione dell’eventuale causa del rischio ambientale;

·        pianificazione dell’attività di prevenzione con l’ausilio dell’EBP (evidence based prevenction);

·        valutazione dell’efficacia degli interventi di prevenzione;

·        comunicazione coerente ed efficace;

·        definizione di un sistema di verifica dei risultati.

 

Lo studio delle relazioni tra qualità dell’ambiente, il bioaccumulo o la bioconcentrazione di contaminanti tossici e persistenti, e gli effetti sullo stato di salute degli organismi viventi, risulta consolidato nell’attenzione verso gli animali quali bio-indicatori di esposizione.

Gli animali di interesse zootecnico naturalmente esposti, quali ad esempio greggi al pascolo, attraverso l’osservazione degli effetti biologici e sanitari riconducibili alla tossicità degli specifici gruppi chimici di contaminanti ambientali, fungono da “sistema sentinella”, consentendo di identificare meglio il reale contesto dell’esposizione e gli eventuali “punti critici” di contaminazione, e i luoghi ad alto rischio ambientale anche per gli esseri umani (The National Academy of Sciences, 1991). Rispetto alla fauna selvatica, l’animale da reddito risulta“monitorato” in maniera pressoché continua rispetto ai suoi parametri di benessere e salute, legati alla sua produttività, e quindi può costituire una fonte di informazioni acquisibili in tempo reale.

Secondo quanto denunciato da Legambiente, Taranto risulta essere la città più inquinata d’Italia a causa della presenza dell’ILVA.

E' noto che i composti chimici che fanno parte della classe delle diossine sono estremamente tossici per gli animali e per gli esseri umani. Di tutte le sostanze chimiche derivanti dalle industrie, le diossine sono fra le più tossiche mai studiate: questo è il motivo che ha fatto crescere la preoccupazione nell'opinione pubblica ed ha stimolato gli interessi della comunità scientifica.

Lo stato della ricerca su fonti di emissione di diossine e loro implicazioni sulla vita sociale in Italia sono decisamente scarse e frammentarie. Unica eccezione in termini di quantità dei dati e follow-up dei lavori, è rappresentata dalla ricerca sulla popolazione di Seveso , dove, nel 1976, migliaia di cittadini furono esposti ad elevatissime concentrazioni della forma più tossica di diossina.

La pubblicazione dei dati epidemiologici relativi all'incidenza tumorale nei residenti di Seveso e zone limitrofe eleborati nel decennio 1976-1986 pubblicati dal Prof. Bertazzi hanno aggiunto un importante tassello nel determinare la correlazione tra esposizione alla diossina e l'insorgenza di alcune forme tumorali nell'uomo.

Di grande rilevanza è il  problema del bioaccumulo nell’ambiente di queste sostanze tossiche e persistenti. Nel dicembre 1990, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilasciato un documento relativo alla pericolosità dell'esposizione alle diossine per la salute umana, in cui si indicavano livelli di assunzione giornaliera tollerabili (TDI - Tolerable Daily Intake) per questi composti pari a 10 pg/kg di peso corporeo (pg/kg/g) (Pietro Comba Istituto Superiore di Sanità). Secondo quanto più volte denunciato dal Dr. Mazza primario di ematologia all'ospedale “Moscati”, a Taranto si produce il 92% della diossina italiana e l'8,8% di quella europea;  ­­­In dieci anni — dice Mazza — leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30 - 40%.

Caso analogo di contaminazione ambientale da diossine si è avuto in Campania nel Luglio 2007, originatesi dalla combustione di carburanti, da discariche abusive e roghi di immondizie. Le diossine si diffondono ovunque e possono contaminare acqua e terreni fino ad entrare nella catena alimentare (Fabrizio Bianchi - Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche).

A tal proposito l’Asl Napoli 4 ha effettuato dal 2001 controlli sul latte, e dal 2005 anche sulla carne e sul foraggio. In questi anni sono stati rilevati casi non a norma: in tutto sono stati abbattuti 5050 animali, tra bovini e ovi-caprini, sono stati sequestrati 620 mila litri di latte, 300 forme di pecorino e 1500 quintali di foraggio (Alfredo Pecoraro - dirigente veterinario, Asl Na/ 4).

Analogamente alla Regione Campania, nel 2008 la regione Puglia ha istituito il Programma di controllo ufficiale per l’individuazione di contaminazione da diossine e DL- PCB in Puglia che mira a monitorare sia la situazione dell’ambiente marino (Mar Piccolo ed i suoi allevamenti ittici), sia degli allevamenti zootecnici situati in prossimità dei poli industriali.

Si tratta di un monitoraggio delle diossine, attraverso campionamento di matrici di origine animale (latte, uova, carni, ecc) e di mangimi destinati all’alimentazione animale. L’obiettivo è quello di ricavare una stima della eventuale presenza di diossine nell’ambiente circoscritto al polo industriale dell’ILVA di Taranto.

Alla data odierna nella Provincia di Taranto è stata riscontrata positività alle diossine in tessuto muscolare, adiposo, fegato e latte di ovicaprini appartenenti a 7 allevamenti localizzati nel raggio di 10 Km dal polo industriale in oggetto. Ne è conseguito il sequestro e l’abbattimento di 1.124 capi ovicaprini. Sempre nello stesso territorio, valori elevati sono stati riscontrati in uova provenienti da un allevamento rurale. Allo stato attuale il monitoraggio sta interessando gli allevamenti presenti nel raggio di 15 e 20 Km dal polo industriale (Servizi Veterinari ASL TA).

In conclusione, data la complessità e delicatezza dell’argomento trattato si auspica una soluzione che tuteli la salute pubblica, l’ambiente ed i 20.000 posti di lavoro dell’ILVA. Ciò potrà avvenire gradualmente, con una legge che imponga la riduzione delle emissioni di diossine in atmosfera. Ad oggi la Regione Puglia ha imposto al 30 giugno u.s. l'entrata in vigore del limite di 2,5 nanogrammi di diossina per metro cubo; obiettivo che l’ILVA dovrà raggiungere mediante l’adozione di un sistema di depurazione ad hoc.

Inoltre un'intesa tra Governo Nazionale ed ILVA prevede, dopo la messa a regime dell'impianto di depurazione, un monitoraggio semestrale da parte dell'Istituto di protezione ambientale (Ispra) di concerto con l'Arpa Puglia. L'Ilva si impegna, inoltre, a presentare al ministero dell'Ambiente e alla Regione Puglia uno studio di fattibilità dell'adeguamento dello stabilimento ai valori limite entro il 30 dicembre 2009 e una ricognizione tecnica per acquisire le migliori tecnologie. Al termine di questo processo il ministero dell'Ambiente e la Regione Puglia riconvocheranno un tavolo tecnico per le opportune valutazioni. Nell'accordo resta fissato al 31 dicembre 2010 il limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo, imposto dalla legge regionale.

 

Grazia Dongiovanni

 


 

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