Inquinamento elettromagnetico
di
Claudia Ferrari
Seppur recente, il fenomeno
dell’inquinamento elettromagnetico è già oggetto di visioni contrastanti
per la sua entità e non per la chiarezza dei problemi ad esso connessi.
Ma cos’è l’inquinamento elettromagnetico?
Gli esseri viventi sono da sempre immersi in
onde
elettromagnetiche naturali di provenienza cosmica e terrestre.
Per esempio la prima radiazione
ottica ci giunge dal sole come un'insieme di radiazioni
elettromagnetiche che vanno dall'infrarosso al visibile fino
all'ultravioletto. La luce ed in particolare i colori, il suono, le onde
radio, il calore, i raggi x delle radiografie, i raggi ultravioletti
della lampada per abbronzarci o l'arcobaleno, sono tutti fenomeni
elettromagnetici.
Nel decimo Rapporto dello UNDP (United
Nations Development Programme – Programma delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo Umano, 1999), dedicato alle ambivalenze della globalizzazione
vengono tracciati i profili di “nuove insicurezze”, caratterizzanti
l’attuale fase di sviluppo post-capitalistico, nuove minacce per la
sicurezza responsabili di profonde fratture nei modelli consolidati di
vita quotidiana: Financial volatily and economic insecurity; Job and
income insecurity; Health insecurity; Cultural insecurity; Personal
insecurity; Environmental insecurity; Political and Comunity insecurity.
Ai fattori “classici” si sono aggiunti i rischi di nuova generazione,
quelli indotti e quelli moltiplicati dal “progresso” di matrice
industriale, scientifico-tecnologico, non più calcolabili secondo una
logica probabilistica, poiché la maggioranza dei loro effetti si
riconosce solo a posteriori: rischi ambientali, sanitari, genetici,
ecc., invisibili e onnipresenti, ostili nell’aria e nelle sostanze, in
sedi sconosciute.
Secondo gli entomologi americani del
National Council Research, negli ultimi anni il numero delle api è
diminuito almeno del 30 per cento: si tratta di un fenomeno che mette a
rischio i raccolti delle Grandi pianure e i vasti campi di grano e di
mais del Midwest, visto che le api sono responsabili dell’impollinazione
di molte specie vegetali quindi anche della conservazione dell’habitat
naturale.
Diverse le cause della diminuzione degli
imenotteri: l’uso massiccio di pesticidi e l’introduzione degli agenti
patogeni e di insetti alieni ma soprattutto a determinare il CCD (Colony
Collapse Disorder) ci hanno pensato le onde elettromagnetiche prodotte
dalle numerose antenne mimetizzate, il cui numero è indubbiamente
eccessivo rispetto alle esigenze di telecomunicazione.
Fin dopo la seconda guerra mondiale la
questione dell’ambiente è stata ignorata, la grande fiducia nella
razionalità tecnologica e nell’ideologia del progresso ha frenato un
profondo e doveroso processo di giurisdizione della questione
ambientale.
L’analisi del caso dell’inquinamento
elettromagnetico, prodotto da moderni e potenti strumenti delle
telecomunicazioni, dalla telefonia mobile, da radio e televisioni, da
impianti radar, approfondisce la questione della creazione umana di un
ulteriore spettro magnetico in cui onde artificiali, oltre quelle
naturali emanate dal globo terrestre, tempestano l’ambiente sebbene
siano per noi tutti invisibili, impercettibili per i nostri sensi.
Il rischio da campo elettromagnetico è
classificato come un Rischio per la salute tra i rischi
igienico-ambientali all'interno della classe "Agenti Fisici",
nell'ambito delle "Radiazioni non Ionizzanti", che comprendono una parte
dei raggi ultravioletti, le microonde, le radiofrequenze, i raggi
infrarossi, i raggi X ed i raggi laser.
La radiazione elettromagnetica è costituita
da campi elettrici e magnetici prodotti da fonti generanti corrente.
Nonostante i campi elettromagnetici siano prevalentemente generati
vicino alle loro fonti, questi possono anche essere in tutti gli oggetti
che si trovino, seppur momentaneamente, vicino ad essi, incluso il corpo
umano.
Le cause dell'inquinamento elettromagnetico
sono i campi elettrici a radiofrequenza e i campi magnetici a bassa
frequenza:
v
campi elettrici ad alta
frequenza, in particolar modo Radiofrequenze e Microonde (RF e MO):
campi prodotti da ripetitori radio/tv, ripetitori telefonia,
ricetrasmettitori.
v
campi magnetici a bassa
frequenza (ELF): questi sono i campi normalmente prodotti da elettroni e
da elettromagneti .
È evidente l’ “immersione” quotidiana nelle
onde elettromagnetiche di elettrodomestici,
telefoni cellulari, forni a
microonde, ecc. che emettono normalmente le frequenze sopracitate.
La valutazione del rischio da esposizione ai
campi elettromagnetici deve fondarsi innanzitutto su una sua corretta
classificazione, richiamando la concettualizzazione largamente condivisa
di rischio generico,
rischio generico aggravato
e rischio specifico
come li definisce la medicina legale.
Si profila quindi, senza dubbio, un rischio
di tipo generico per i lavoratori che utilizzano macchine assimilabili
ad un tipico elettrodomestico, come computer e fotocopiatrici, o nei
casi in cui il luogo di lavoro si trova in prossimità di antenne per le
telecomunicazioni (radiodiffusione sonora, televisiva e telefonia
mobile) o di elettrodotti. Si configura un rischio specifico per i
lavoratori che si occupano della manutenzione delle antenne, delle linee
elettriche, i saldatori e le altre mansioni di cui all’elenco più sotto.
Più controversa e soggetta a specifica
valutazione della fattispecie in esame è l’individuazione dei lavoratori
soggetti a rischio generico aggravato. Tale incertezza si applica ad
esempio all’esposizione al campo magnetico prodotto dalla cabina di
trasformazione MT/BT (media/bassa tensione) a servizio dell’azienda cui
presta la propria opera il lavoratore.
È necessaria un’ulteriore classificazione
delle sorgenti di campo elettromagnetico solitamente individuate in due
tipi: sorgenti di tipo
intenzionale e di tipo
non intenzionale. Le
prime sono quelle per cui l’irradiazione del campo elettromagnetico è
funzionale all’attività che l’apparato deve svolgere; le seconde sono
invece tutte le sorgenti che emettono campo elettromagnetico come
effetto secondario del proprio funzionamento.
Fra le sorgenti di tipo intenzionale si
citano innanzitutto i sistemi per le trasmissioni via aria; fra quelle
di tipo non intenzionale troviamo in primo luogo la totalità degli
apparati che impiegano l’energia elettrica e che sono caratterizzati da
assorbimenti importanti di potenza.
Riscaldatori a induzione e a
radiofrequenza, forni a microonde, macchine per terapia a onde corte o a
microonde, apparati per la risonanza magnetica nucleare
sono esempi di apparati che agiscono tramite l’irradiazione di un campo
elettromagnetico in ambito
industriale e
medicale.
Il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano)
annovera anche questo tipo di sorgenti fra quelle non intenzionali, dal
momento che l’irradiazione del campo elettromagnetico nell’ambiente non
è funzionale al loro scopo, per il quale serve invece irradiare un
preciso bersaglio con la minima dispersione possibile. Tuttavia queste
sorgenti si distinguono anche dagli apparati che emettono campo
elettromagnetico solo come conseguenza dell’energia che assorbono per
mezzo della corrente elettrica e che non sono dotati di un irradiatore
di campo elettromagnetico vero e proprio.
A titolo di esempio si consideri che sia un
forno elettrico a resistenza che uno a microonde possono essere
considerati irradiatori non intenzionali, non essendo funzionale a
nessuno dei due apparecchi l’immissione di campo elettromagnetico
nell’ambiente, ma è da sottolineare che, mentre entrambi producono un
campo elettromagnetico alla frequenza di rete in virtù dell’energia
elettrica che consumano, solo il secondo emette anche un campo
elettromagnetico a radiofrequenza quale dispersione del fascio che
produce per cuocere i cibi. Vi è quindi una marcata differenza tra
questi due tipi di sorgente.
Ancora fino a pochi anni fa molti scienziati
hanno affermato che i campi elettromagnetici non producono effetti
significativi su organismi biologici, come l’uomo e l’ambiente. Non
erano state correlate chiare patologie all’emissione di queste onde.
L’opinione degli esperti si basava sul fatto che non potevano esistere
importanti correlazioni per esposizioni a fonti di non elevata
emissione, specie se per tempi di esposizione limitati. Ciò ha
chiaramente favorito l’industria a ad espandere le proprie attività
moltiplicando fonti elettromagnetiche nella certezza che questa
attenzione dello spettro elettromagnetico non producesse danni
biologici.
Tuttavia, negli ultimi anni alcuni risultati
di protocolli di ricerca scientifici stanno smentendo queste certezze,
mostrando come i campi generati dagli elettrodotti come dai
videoterminali o dai telefoni cellulari possono indurre effetti
cancerogeni, tossicologici, mutageni, specie in soggetti di giovane età.
Uno degli effetti più evidenti è quello che si riscontra sullo spettro
elettromagnetico, altrettanto significativamente alterato dall’emissione
di onde prodotte dalle attività dell’uomo nell’ecosistema.
Basandosi sull’assunzione che non esiste una
correlazione tra alterazione dello spettro elettromagnetico e patologie,
l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) ha definito i campi
elettromagnetici un fattore “possibilmente cancerogeno”, per cui gran
parte dei paesi altamente sviluppati non ha adeguato la propria
legislazione ai paventati rischi di cui si diceva per proteggere la
popolazione da un eccesso di esposizione.
Il processo di adeguamento legislativo,
però, è oggi in atto, con in prima fila l’Europa, per adeguarsi
precauzionalmente all’incertezza scientifica se esistano o meno effetti
biologici delle radiazioni non ionizzanti per un’esposizione massiccia
ad essi.
Sul sito dell’Istituto Superiore per la
Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (Ispesl)
nella parte introduttiva del documento relativo alle prime "Indicazioni
operative per la valutazione del rischio all'esposizione professionale
ai campi magnetici statici nella risonanza magnetica ad alto campo"si
affrontano gli aspetti normativi a livello europeo e nazionale.
Ad esempio nell’aprile del 2004, il
Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno adottato una direttiva sull’esposizione
occupazionale ai campi elettromagnetici, la Direttiva
2004/40/CE
(Campi elettromagnetici - EMF), il cui recepimento è già avvenuto,
nonostante la rinnovata scadenza al 2012, in sette stati dell’Unione:
Slovacchia, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia, Estonia, Austria ed
Italia.
Il
D.Lgs n. 257
"Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di
sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi
derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici)", introduce l’obbligo
per il datore di lavoro di determinare/calcolare e valutare i vari
rischi derivanti dall’esposizione a campi elettromagnetici,
con la precisazione che i risultati di tale attività di valutazione sono
parte integrante del Documento di Valutazione dei Rischi.
L’informazione
e la formazione per i lavoratori, inoltre,
dovranno essere specifiche
e riguardare, in modo particolare, le misure di sicurezza adottate ed il
significato dei rischi associati alla esposizione ai campi
elettromagnetici. Dovrà essere garantita, infine, una adeguata
sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti (art. 14 dir.
391/89/CEE).
Si consideri che il D.Lgs 257/07 riguarda i
rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli
effetti nocivi a breve termine
conosciuti nel corpo umano derivanti dall’esposizione ai campi
elettromagnetici; all’interno dello stesso provvedimento è sottolineato
che non riguarda
gli effetti a lungo
termine, inclusi eventuali effetti cancerogeni
dell’esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici
variabili nel tempo, per i quali, il legislatore ritiene che manchino
dati scientifici conclusivi che comprovino un nesso di causalità.
La valutazione dei rischi dovrà essere
aggiornata, con cadenza almeno quinquennale, e comunque ogni qualvolta
si verifichino mutamenti che potrebbero renderla superata, oppure quando
i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua
revisione.
Il Testo Unico sulla sicurezza del lavoro (Decreto
legislativo 81/2008) recepisce riguardo ai
campi
elettromagnetici la direttiva Euratom di riferimento con l’
obiettivo non di definire, ma solo di “ipotizzare un ragionevole
percorso di valutazione del rischio per i lavoratori, che si basi sui
nuovi limiti previsti dal D.lgs 81/08, e che prenda in esame lo scenario
della
Risonanza
Magnetica ad alto campo”. Infatti “si ritiene che,
all’interno di tale
valutazione, debbano essere valutate le interazioni tra
operatore e campo magnetico nelle varie condizioni di lavoro, in modo da
correlarle con i limiti di esposizione”.
Questo permette di identificare eventuali
“accorgimenti e misure di cautela, che modifichino il comportamento
degli operatori al fine di una opportuna riduzione del livello di
rischio”, nel caso di adozione, da parte degli operatori, di opportune
regole di comportamento quali velocità di movimento e tempo di
occupazione delle diverse zone di rischio, sulla cui effettiva
applicabilità saranno comunque necessari ulteriori approfondimenti.
Viene inoltre sottolineata, accanto ad una
idonea
valutazione delle
condizioni di rischio potenziale, la necessità di
“un’efficace opera di
formazione\informazione, dedicata ai lavoratori coinvolti”.
In merito al Capo IV il Coordinamento
Tecnico delle Regioni ricorda che “con la pubblicazione della
direttiva
2008/46/CE che rinvia al 30/04/2012 i termini di recepimento
della
direttiva
2004/40/CE, l’Unione europea ha preannunciato una
rivalutazione completa sull’impatto sociale ed economico di tale
direttiva, finalizzata all’eventuale presentazione di una proposta di
revisione”.
Riguardo all’ entrata in vigore del Capo IV
e valutazione del rischio il documento riporta così: “con la
formulazione adottata dal legislatore all’articolo 306 del Testo Unico e
stante l’emanazione della direttiva 2008/46/CE, l’applicazione degli
specifici principi di prevenzione e protezione previsti dal Capo IV del
Titolo VIII del DLgs.81/2008 ha subito uno
slittamento
temporale di 4 anni e l’entrata in vigore è prevista per il
30/04/2012”.
Quanto ai già menzionati effetti sulla
salute umana studi epidemiologici evidenziano che l’elettrosmog sia di
sicuro causa di leucemie, perdita di capacità visiva per opacità del
cristallino, sterilità nell’uomo, variazioni del ritmo cardiaco, tumori
al seno per entrambi i sessi, linfomi, tumori al cervello e danni al
sistema immunitario.
La preoccupazione per la nostra salute, per
la qualità della vita e per il benessere delle generazioni future sta
divenendo per tutta la popolazione , coinvolgendo “attori decisori” e
“attori coinvolti” in uno dei principali paradigmi culturali delle
società occidentali.
Claudia Ferrari |