Inquinamento e misuRE
di Rosanna Forte
Da alcuni anni un’attenzione sempre maggiore
è dedicata dalla comunità scientifica alla salvaguardia dell’ambiente.
L’inquinamento delle risorse naturali, sebbene abbia rappresentato già
in passato un tema centrale sia nel dibattito scientifico che in quello
politico ed economico, acquista sempre maggiore evidenza al manifestarsi
delle gravi conseguenze su flora e fauna nonché sui cambiamenti
climatici, giungendo infine a costituire una tematica largamente sentita
e di pubblico interesse.
Se guardiamo agli ultimi cinquant’anni e
restringiamo il campo di indagine alla classe dei peggiori inquinanti: le molecole sintetiche, quali sostanze di produzione industriale come
pesticidi, diserbanti e quant’altro, si collocano ai primi posti per
i danni recati all’ambiente e alla salute umana. Molti di questi
composti sintetici, non essendo presenti in natura, sono caratterizzati
da strutture sconosciute agli organismi decompositori che non
dispongono, quindi, di sistemi enzimatici adatti alla loro degradazione.
Di conseguenza tali composti, nei casi in cui risultano scarsamente
degradabili ai processi di trasformazione abiotica, possono persistere
a lungo nell’ambiente e arrecare gravi danni nei comparti nei quali
permangono più a lungo. L’aumento della complessità molecolare e il
numero elevato di queste sostanze inquinanti ha suscitato
l’interesse collettivo a
preservare l’ambiente e il progredire di tecniche analitiche di sempre
maggiore sensibilità e accuratezza, estendendo quel contributo vitale e
necessario alla salubrità dell’ambiente che ci circonda.
Al fine di migliorare la
qualità degli ecosistemi acquatici,
diversi studi condotti negl’anni hanno
evidenziato un chiaro risultato: se da un lato i convenzionali impianti
di depurazione basati principalmente su pretrattamenti, trattamenti
primari e secondari, sono capaci di abbattere una certa percentuale di
inquinanti, d’altro canto non riescono a degradare la totalità delle
sostanze sintetiche non degradabili trovate nelle acque e pur
ricorrendo a trattamenti terziari di natura chimico-fisica spesso non si
ottiene il completo abbattimento degli inquinanti presenti nel refluo da
depurare. Attualmente il mondo scientifico e tecnologico mostra un
interesse crescente per i processi di depurazione innovativi, grazie
anche al recepimento delle Direttive Comunitarie (271 / 91 e 676 / 91) e
all’entrata in vigore del Decreto Legislativo 152 / 99, poi integrato
nel Testo Unico 152 / 2006.
Tali norme hanno modificato l’approccio alla
disciplina degli scarichi ed hanno imposto limiti più restrittivi
affinché si raggiungesse l’obiettivo di qualità ambientale del corpo
idrico recettore. Dunque, la nuova prospettiva richiede processi di
depurazione più efficaci e completi, adeguamenti impiantistici che
tengano conto delle necessità socio – economico – urbanistiche.
D’altro canto l’inquinamento atmosferico
rappresenta un ulteriore minaccia!
E’ causa dell’incremento delle polveri
sottili e dei gas serra quotidianamente prodotti da attività produttive
ma anche dalla semplice circolazione di autoveicoli. L’immissione di CO2
in atmosfera desta altrettante preoccupazioni, non solo perché
peggiora la qualità dell’aria, ma poiché si creano una serie di
ripercussioni climatiche che determinano una maggiore ostilità
ambientale nei confronti di tutti i cicli riproduttivi naturali della
flora e della fauna, inoltre, non è da sottovalutare l’aumento delle
malattie arrecate a noi esseri umani.
Le innumerevoli proposte emanate dalle
amministrazioni e dalle più grandi associazioni di interesse ambientali
condotte finora hanno ridotto in parte le problematiche citate ma non
sono state del tutto soddisfacenti considerati i risultati, difatti,
dall’ultima conferenza di Rio de Janeiro sullo sviluppo sostenibile
tenutasi a distanza di ben venti anni in Brasile lo scorso giugno, non
è emerso nulla di diverso, in quanto il documento finale si limita a
riaffermare tante buone intenzioni, peraltro molto generiche e poco
esaustive.
Il piano per la salvaguardia del pianeta
dall’inquinamento e dallo sviluppo selvaggio non può essere definito da un testo lungo ed altrettanto vago che non migliorerà minimamente le
politiche ambientali, nazionali o internazionali. Gli
amministratori accorti sanno bene quando è il momento di imporre dei
limiti allo sviluppo incontrollato, alla crescente smania di aree
urbane, e non bastano leggi e norme per far si che ciò accada,
sensibilità e rispetto rappresentano le uniche misure risolutive in
grado di fronteggiare le attuali problematiche ambientali che da troppo
tempo attanagliano e annullano tutto quello che in passato è stato
definito incontaminato.
Le nostre piccole azioni quotidiane devono
basarsi sulla consapevolezza, del fatto che dipendiamo dall’ ambiente e
che quest’ultimo non è solo un mezzo necessario alla nostra
sopravvivenza, pertanto la coscienza umana non può rimanere
indifferente! E’ tra i diritti delle persone avere a disposizione spazi
verdi in cui rapportarsi con la natura, l’uomo deve accrescere in se il
desiderio di amore verso un bene che c’è stato donato
incondizionatamente, e far si che le nostre opere di sviluppo e di
crescita non deturpino gli equilibri naturali, poiché anche il più
piccolo organismo è indispensabile alla catena dei cicli riproduttivi
.
Tutti sanno ormai cosa bisognerebbe fare per
stare quanto più possibile bene ed oggi più che mai la chiave del
benessere sta nella prevenzione : finalizzare i nostri comportamenti
affinché si riduca il rischio, ossia la probabilità che si verifichino
eventi non desiderati come l’inquinamento ambientale, prevenzione
dunque equivale a dire ridurre i danni .
I campi in cui è possibile intervenire sono
innumerevoli, per esempio, è innegabile che soprattutto nelle grandi
metropoli, la qualità dell’aria abbia un impatto importante
sull’ambiente e sulla salute umana, allora, perché non adottare misure
di prevenzione investendo su progetti mirati !
Si potrebbero ridurre le emissioni di
inquinanti in atmosfera favorendo nelle grandi città il trasporto
pubblico urbano o invogliando i cittadini a spostarsi in bicicletta,
cambiare le nostre abitudini preferendo una passeggiata a piedi nei
parchi al posto di un giro in auto immersi nel traffico.
Accrescere maggiormente l’utilizzo di fonti
alternative di energia (l’eolico, il solare, il geotermico e
quant’altro…) come accade da un po’di tempo nella città di Torino, dove
si è scelto di produrre calore grazie al teleriscaldamento che sfrutta
l’energia rilasciata dalle biomasse e consente tra l’altro di diminuire
il carico di rifiuti prodotti.
Pensare ai rifiuti non come termine di
“spazzatura” ma come risorsa capace di divenire materia per il
riutilizzo.
Nel rispetto dell’ ambiente acquatico oltre
ad adottare misure restrittive sui limiti di scarico imposti dalla
normative ambientali è necessario effettuare maggiori controlli
monitorando in tempo reale la presenza di inquinanti nei corsi d’acqua
e nei mari, ad esempio, grazie all’utilizzo di nuovi software anche
installati a bordo di imbarcazioni che percorrono tratte definite, in
grado di percepire le concentrazioni in eccesso presenti in mare o in
un diverso corpo acquifero.
L’elenco degli strumenti messi in campo
dalle amministrazioni per favorire la salute ambientale e
conseguentemente quella dei cittadini non conosce limiti, ma mettere in
pratica buoni propositi, tuttavia non è semplice, spesso le migliori
intenzioni non bastano, deve interessare il singolo individuo la
problematica ambientale ed ognuno di noi deve essere artefice e
responsabile delle proprie azioni, il pianeta può risanarsi dal
malessere approvvigionato dall’uomo solo se quest’ultimo sceglie di non
continuare a comportarsi in maniera egoista, ed educando i propri figli
ad avere rispetto per l’ambiente.
L’unica speranza a questo punto è
rappresentata dalle nuove generazioni e dalla loro coscienza
ambientalistica.
Rosanna Forte |