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L'EDITORIA VOLTA PAGINA: DAL LIBRO DI CARTA ALL'E-BOOK

di Vincenzo Capuano

 

Come tutti ben sappiamo, negli ultimi decenni, la diffusione di Internet, Personal Computer, Tablet, Smartphone, ecc. ha progressivamente rivoluzionato le modalità di fruizione delle informazioni, coinvolgendo non pochi ambiti della vita quotidiana, tra cui quello musicale (con la comparsa dei file mp3) e quello editoriale (con la nascita dell’e-book). In particolare, il successo di quest’ultimo si è avuto dal momento in cui sono cambiate le nostre abitudini, infatti ora preferiamo leggere e scrivere maggiormente sui vari computer, anziché sulla carta. Sicuramente esisterà ancora un periodo intermedio in cui i due sistemi editoriali (cartaceo ed elettronico) conviveranno, ma è altrettanto sicuro che l’inarrestabile diffusione degli e-book è ormai destinata a crescere e a modificare la maniera stessa di concepire un “libro”.

Già in termini economici assisteremo ad un risparmio notevole, considerato il fatto che per un libro medio di 200 pagine, il costo di trasformazione in forma elettronica è solo di 1 euro a pagina, quindi molto meno della classica stampa; inoltre, la nuova editoria sarà molto più semplice, raffinata e guidata da pochi addetti, infatti dell’editoria tradizionale sopravvivranno solamente poche figure, come gli autori, i traduttori, i redattori e gli impaginatori, mentre spariranno gradualmente gli stampatori, i promotori, i distributori, i magazzini e, infine, anche le librerie. Ma adesso facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire realmente cos’è un “libro elettronico”.

Con tale espressione, tradotta dall’inglese “electronic book”, nonché e-book, si intende sia il dispositivo fisico utilizzato per leggere un testo elettronico, sia il testo elettronico stesso, sia il prodotto commerciale venduto o distribuito in rete. Attualmente il termine viene utilizzato in letteratura in maniera molto ambigua, in quanto non esiste ancora una definizione universalmente riconosciuta, ma fra le tappe di avvicinamento all’idea di “libro elettronico” va sicuramente citato il lavoro fondamentale di Douglas Engelbart, un abile narratore che, tramite un personaggio fittizio di nome Joe, ci racconta come “gli utenti del futuro utilizzino i sistemi informatici non più in forma lineare, ma riorganizzando, riformulando, stabilendo legami”[1].

Una seconda esperienza di avvicinamento all’idea di libro elettronico è quella condotta da Michael Hart, il cui progetto (denominato “progetto Gutenberg”, ancora oggi attivo) consisteva nel realizzare una vera e propria biblioteca di testi digitali presenti in rete, utilizzando le tecnologie di riconoscimento ottico dei caratteri (OCR). Il primo testo elettronico di tale progetto è stata la Dichiarazione di Indipendenza americana, ma il problema principale restava la conservazione del suo file all’interno del server, poiché il ristretto spazio disponibile comportava un ingente sforzo economico. Per questo, nei primi anni, lo sviluppo del progetto è stato molto lento e, “soltanto con la diffusione dei primi PC, si assiste alla crescita del numero dei volontari e alla progressiva riduzione dei costi delle risorse, al punto che nei primi anni ’90 si avvia la digitalizzazione di testi anche più consistenti come la Bibbia e le opere di Shakespeare”[2], fino a superare la cifra di ben 30.000 libri digitalizzati nel dicembre 2009. Parallelamente all’espansione del progetto Gutenberg, tra gli anni ’80 e ’90, inizia a concretizzarsi anche l’idea di creare dei dispositivi elettronici portatili per la lettura di veri e propri “libri elettronici”.

L’azienda che maggiormente si è interessata a tale scopo è stata la Franklin Electronic Publishers, la quale nel 1991 dà vita al Digital Book System, un unico dispositivo portatile sul quale è possibile visualizzare diversi contenuti sostituendo delle semplici cartucce. Nel 1995 nasce il Franklin Bookman, il quale funziona sia come lettore e-book sia come organizer tascabile. Nel 1998 una nota azienda californiana, Nuvomedia, diffonde due diversi tipi di dispositivi dedicati alla lettura di libri elettronici: il Rocket eBook, utile soprattutto per la lettura rilassata, in poltrona, denominata “lean back”, e il SoftBook, che sembra ancora migliore del primo, poiché ha una maggiore risoluzione, è molto più largo e leggibile, emette più luce, è più sensibile al tocco di uno stilo e può collegarsi ad Internet anche indipendentemente da un PC. Tuttavia, essendo dei dispositivi utili esclusivamente alla lettura, non hanno riscontrato un grande successo, almeno fino a quando, agli inizi del nuovo millennio, prende forma la seconda generazione di lettori per e-book, quella del Kindle e del Nook. Il primo modello di Kindle è uscito nel novembre 2007 e la sua principale novità riguardava lo scaricamento dei libri: esso, infatti, è in grado di utilizzare la rete di telefonia mobile per poter scaricare libri in qualsiasi momento; l’unico limite per l’utente è che essi si possono acquistare soltanto presso Amazon. Stesso discorso vale per il Nook, il quale, però, a differenza del Kindle, si rivolge esclusivamente ad utenti Barnes & Noble; inoltre, dispone di una interfaccia completamente innovativa e permette di utilizzare schede di memoria e di leggere e-book in formato ePub. Entrambi i dispositivi hanno riscontrato un grande successo nelle rispettive utenze, ma se il dato di circa un milione e mezzo di Kindle venduti sembrava insuperabile, va tenuto presente che si tratta solamente del 5% dei 34 milioni di iPhone venduti nello stesso periodo.

Non a caso l’iPhone è lo smartphone più famoso che ha letteralmente rivoluzionato il mercato e con un design decisamente accattivante, sia per la qualità dello schermo e della sensibilità al tocco, sia per l’interfaccia colorato e disegnato da Apple. Lo schermo dell’iPhone è fatto da 153.600 pixel, quindi molto più piccolo di un normale monitor da computer, ma sicuramente più nitido e definito; anche se resta più piccolo del libro, è pronto per essere utilizzato come dispositivo per la lettura di e-book, in quanto garantisce una discreta qualità nella resa del testo. Terminata questa breve sequenza temporale di dispositivi dedicati (e non) alla lettura, proviamo a capire quali sono le differenze che è possibile riscontrare proprio tra un e-book ed un libro cartaceo. Indubbiamente l’elemento principale che li contraddistingue è la presenza o meno della carta che, a seconda dei casi e dei gusti personali, può essere considerata come un vantaggio o uno svantaggio. Innanzitutto un e-book consente di archiviare in uno spazio estremamente ridotto migliaia e migliaia di testi, diminuendo di conseguenza i costi di produzione; inoltre esso consente l’acquisto e la diffusione dei libri in una maniera molto più rapida, infatti possono essere scaricati con facilità dalle librerie online, in qualunque momento della giornata, da qualunque parte del mondo, senza rischi di smarrimento o di attesa.

Tuttavia, mentre i libri vecchi anche di secoli possono essere ancora conservati e consultati, un e-book non è certamente eterno; inoltre, se si smarrisce un singolo libro, può essere facilmente sostituito e recuperato, mentre se si smarrisce un e-book contenente migliaia di volumi è sicuramente un danno maggiore.

Sparisce anche il piacere di sfogliare delle pagine in libreria, di lasciarsi avvolgere dal profumo della carta, o di essere colpiti casualmente da qualche bel saggio poco conosciuto. Per contro, però, il libro cartaceo è un’opera “chiusa”, mentre quello elettronico è un’opera “aperta”, perché può essere sempre ritoccato e modificato, anche solo per inserire eventuali aggiornamenti bibliografici. Infine, con la comparsa degli ipertesti, è possibile aprire un numero infinito di link, come immagini, filmati, musiche, dove il lettore non è più passivo, ma è attivo, poiché interviene direttamente sul testo, eguagliando di fatto il suo rapporto con l’autore. Insomma, come abbiamo visto, sono tante le differenze che intercorrono tra i due tipi di libri, per questo diviene sempre più difficile scegliere quale sia migliore tra quello cartaceo e quello elettronico. Ma una cosa è certa: “nei prossimi anni ci troveremo di fronte ad una mutazione radicale, perché dopo la scomparsa di giornali e riviste cartacee, sarà la volta dei libri di scuola. Infatti già la prossima generazione studierà su supporti informatici, riscontrando dei vantaggi sia a livello economico sia a livello salutare (non dovranno più sopportare il peso dello zaino sulle spalle)”[3].

Tuttavia, che si utilizzi un libro di carta o si utilizzi un e-book, la prerogativa importante resta sempre quella di salvare e valorizzare la cultura. In questa sfida molto difficile, tutti coloro che lavorano nel mondo dell’editoria devono sempre porre molta attenzione alla qualità dei contenuti e delle forme, ma anche alla lingua e all’attendibilità delle note e dei riferimenti bibliografici. Solamente in questo modo è possibile garantire ai giovani di oggi e alle generazioni future un legame con quelle che sono le nostre tradizioni letterarie e le nostre radici culturali.

 


[1] Roncaglia, Gino: La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza, 2004, p.60.

[2] Roncaglia, Gino: La quarta rivoluzione. Sei lezioni sul futuro del libro, Laterza, 2004, p.66.

[3] Cataluccio, Francesco M., Che fine faranno i libri?, Nottetempo, Roma, 2010, pp.41-42.

 

Vincenzo Capuano


 

 


 

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