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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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La Fitodepurazione

 di Pietro Martino

 

INDICE

Introduzione

Cosa è la fitodepurazione

Tipologie fitodepurative

Piante utilizzate

Progettazione

Manutenzione

Normativa

Bibliografia

 

Introduzione

Esistono due metodi per ottenere la depurazione di acque reflue provenienti da insediamenti umani: il lagunaggio e la fitodepurazione. Fondamentalmente tutte e due queste antiche metodiche affidono il compito dell’azione depurativa al processo della sedimentazione e a quello biochimico operato da particolari specie di vegetali particolarmente adatte a svolgere questo compito.

Il lagunaggio è il metodo più semplice. Consiste nello sversamento in un bacino e affidare il compito della depurazione delle acque ai complessi e lunghi meccanismi naturali operati da una stretta cooperazione biologica e naturale.

 

La fitodepurazione è, invece, un meccanismo più sofisticato che se ben gestito e progettato può dar luogo ad un processo rapido ed efficiente di depurazione.

Quest’ultimo processo è, ovviamente, quello che attualmente si sta tentando di implementare quanto più possibile nella progettazione di nuove aree urbane e nella rivalutazione ambientale di quelle già abitate.

 

 

Cosa è la fitodepurazione

La fitodepurazione è l’insieme delle tecniche e delle conoscenze atte ad operare la depurazione di acque reflue con un uso sapiente di alcune specie vegetali, filtrazione su letti di ghiaia, ghiaione e sabbia e l’utilizzo naturale di alcuni microorganismi presenti e/o sviluppati nell’ecosistema.

L’acqua viene filtrata dall’azione combinata operata dalla microfauna e dalla microflora acquatica che si sviluppa nella ghiaia e all’esterno/interno delle radice delle piante fitodepurative utilizzate allo scopo. Quest’ultime, oltre ad avere una funzione estetica, assorbono l’azoto disciolto nell’acqua in modo da ridurre l’eutrofizzazione e ossigenando l’apparato radicale sommerso.

Il bacino utilizzato come raccolta delle acque reflue collettate, alla fine si presenta come uno stagno con canneti e uno specchio d’acqua interessante da un punto di vista ambientale. Un bacino ben dimensionato e progettato può tranquillamente assolvere a funzioni di turismo ambientale avendo cura di inserirlo in un contesto paesaggistico interessante e vivibile.

Il processo della fitodepurazione si applica sia ai reflui civili ed assimilabili che a quelli industriali: scarichi industriali, acque di dilavamento di strade, autostrade, aeroporti, ex-miniere, percolati di discarica e di compostaggio. Sia che il processo di fitodepurazione riguardi i campi civile e industriale, lo si può utilizzare a valle dell’intero processo di depurazione che impegna vasche a fanghi attivi o semplicemente come stadio unico.

La fitodepurazione è particolarmente interessante, come metodica efficiente e risolutiva, per il trattamento dei reflui riguardanti l’industria tessile (tintoria, finissaggio, e lavaggio lane), dei caseifici, e nell’allevamento di suini.

Una interessante variabile della fitodepurazione, o per meglio dire del processo fitodepurativo, è la sua applicazione nella costruzione di piscine private e pubbliche in grado di assicurare una balneabilità salutistica e igienica sotto tutti i punti di vista. Oggigiorno esistono tecnologie assolute o miste di costruzione di biopiscine che assicurano un comfort salutistico molto superiore a quello delle normali piscine dove l’azione depurativa è affidata a pompe con filtri a sabbia e all’azione riducente del cloro e assimilati.

Un bacino adibito alla fitodepurazione può essere schematizzato in questo modo:

·        Una vasca in cemento armato (ma più semplicemente uno scavo)

·        Un rivestimento impermeabilizzante (guaina di polietilene o materassini bentonici)

·        Un parziale (o quasi totale) riempimento con materiali e con granulometria variabile, inerti e con idonee caratteristiche.

·        Collettori in entrata (influente) e di uscita (effluente)

·        Piante fitodepuratrici (canne, ecc.)

La depurazione delle acque avviene, per come si diceva, grazie all’azione combinata, meccanica e biochimica, dei diversi componenti il bacino fitodepurativo. In particolare, l’azione depurante è operata dal complesso di microorganismi (batteri e funghi), microinvertebrati e alghe. Le piante idrofite, per la loro particolare vascolarizzazione, assolvono al compito di convogliare l’ossigeno captato dall’apparato fogliare, alle radici e permettendo in questo modo lo sviluppo e il mantenimento dei processi di degradazione aerobica. Inoltre l’apparato radicale di tali piante, assolve molto bene alla captazione dei residui colloidali e delle sostanze organiche utilizzate nella loro crescita.

 

 Tipologie fitodepurative

Lo schema di trattamento delle acque reflue si suddivide in due tipologie (più una terza che è in pratica una via di mezzo), denominate:

·        Sistema a flusso superficiale

·        Sistema a flusso verticale

·        Sistema a flusso sub-superficiale  orizzontale

Nel Sistema a flusso superficiale, il refluo (influente) viene immesso nella vasca superficialmente ad essa, come mostrato nello schema in fig.1.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

Fig.1 – Sistema a flusso superficiale.

 

Ovviamente questo sistema è valido per reflui poco inquinati in quanto la capacità depurativa non è forzata ma procede con vettori di continuità differenti sia nel senso orizzontale che in quello verticale in velocità che in portata (il refluo deve procedere a velocità bassa in senso orizzontale in modo da permettere una naturale decantazione delle particelle sospese e permettere alle componenti biotiche e abiotiche di operare la depurazione).

La Fig2 illustra, invece, la variante più utilizzata del Sistema a flusso superficiale: quella cosiddetta a flusso sub-superficiale orizzontale.

In questo sistema il refluo arriva in vasca attraverso un opportuno condotto che riversa direttamente in vasca ma ad una certa profondità e dentro il sedimento di pietrisco e ghiaia a diretto contatto con l’apparato radicale delle idrofite presenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

Fig.2 – Sistema a flusso sub-superficiale orizzontale.

 

Il refluo depurato non esce per tracimazione, ma viene racconto da un altro tubo posto ad una profondità ancora maggiore e che costituisce infine l’effluente.

Tuttavia il sistema fitodepurativo che meglio assolve alla sua funzione è senza dubbio quello a flusso sub-superficiale verticale. In questo sistema, come è possibile notare dalla figura 3, sono presenti tutti i vantaggi espressi dai primi due sistemi.

·        Maggior potere filtrante

·        Maggior potere depurante

·        Maggiore integrazione delle componenti biotiche e abiotiche

·        Maggiore ossigenazione del sistema (per diretto contatto acqua – aria)

 

Nelle biopiscine, di cui abbiamo accennato, si realizza un microecosistema molto funzionale e perfettamente pulito, con tecniche tipologicamente molto simili a quelle su esposte. Ovviamente nelle biopiscine non è presente un influente (il refluo civile o industriale) né l’effluente, ma esiste un circolo naturale (o artificialmente implementato con opportune pompe) che depura lo specchio d’acqua e permette la balneazione. Tutto ciò utilizzando il meccanismo della fitodepurazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.3 – Sistema a flusso sub-superficiale verticale.

 

In Fig.4, un esempio di biopiscina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.4 – Schema costruttivo di una biopiscina.

 

In conclusione vale la pena sottolineare come il sistema artificiale della biopiscina, sia nella realtà un sistema con minore stabilità ecologica, rispetto al bacino per fitodepurazione. Di conseguenza i fattori da tenere in considerazione nella progettazione e costruzione di una biopiscina sono sostanzialmente diversi e più delicati..

 

Piante utilizzate

La scelta delle specie di piante da mettere a dimora in un bacino per fitodepurazione dipende dalla tipologia del sistema adottato. Generalmente per i sistemi a flusso superficiale si utilizzano la canna di palude (Phragmites australis) o la tifa (typha latifolia), mentre per gli altri sistemi, data la loro complessità, si utilizzano diverse essenze combinate: oltre alle due già menzionate, si utilizzano anche la canna gigante (Arundo donax), l’iris (iris sp.), giunco gigante (Scirpus validus), lemma (Lemma sp.), giacinto d’acqua (Eichornia crassipes).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

                              Canna palustre                                                                            Giunco

 

Tutte queste piante posseggono alcune particolarità che le rendono indispensabili. Ad esempio:

·        Buon adattamento climatico.

·        Buona resistenza al “soffocamento” organico.

·        Notevole capacità di metabolizzazione di nutrienti (carbonio, azoto, fosforo).

·        Apparato radicale (rizomatoso) estremamente sviluppato che permette la dimora stabile di microorganismi.

·        Buon trasporto di ossigeno dalle parti aeree a quelle radicali e di trasporto di CO2, CH4, N2 che si liberano dai sedimenti, all’aria.

·        Crescita fitta e abbastanza compatta che favorisce la sedimentazione e rallenta il deflusso del refluo.

  

Progettazione

La costruzione di un impianto per la fitodepurazione dipende da un’attenta valutazione di impatto ambientale. Infatti si deve tener conto nella scelta del sito della sua posizione spaziale, climatica, della vicinanza agli insediamenti civili, dei cattivi odori che possono svilupparsi, dalla presenza di insetti. E’ richiesta perciò, una giusta collocazione: ne troppo vicino ne troppo lontano.

Bisogna anche tener conto della morfologia e della stessa geologia del sito prescelto. Un errore in tal senso potrebbe compromettere sia il buon funzionamento dell’impianto ma anche e soprattutto provocare danni ambientali anche piuttosto seri.

Bisogna altresì procedere ad un corretto dimensionamento dell’intero bacino e in particolare tener conto della superficie da utilizzare dimensionata in base alla portata del refluo, della profondità, della presenza o meno di impianti di pretrattamento, di opere di consolidamento e di arredo urbano paesaggistico.

Per tutti questi fattori è opportuno che l’intero progetto abbia caratteristiche multidisciplinari avendo necessità di una stretta collaborazione progettuale tra un ingegnere ambientale, un naturalista, un geologo.

Ecco un esempio di voce di capitolato per la realizzazione di un impianto di fidepurazione a flusso verticale:

Esecuzione di area attrezzata di fitodepurazione integrale a flusso verticale adatta al trattamento delle acque reflue provenienti da una comunità di......... abitanti equivalenti e dimensionata con un carico idraulico non superiore a … mc/ha x giorno.Il sistema garantisce un effluente a norma di Tab.4 D.Lgs. n°152/2006 per scarico sul suolo. L ’area attrezzata, di idonea superficie, sarà costituita da: vasca di equalizzazione con elettropompa di scarico, bacino di fitodepurazione ricavato nel terreno e profondo mt.2.00,impermeabilizzato con guaina Ecosep. Il bacino verrà attrezzato con tubazioni di drenaggio,pozzetti in cls per l ’alloggio delle elettropompe e verrà riempito con inerti di diversa granulometria. Si prevede l ’installazione di elettropompe di riciclo e scarico e di tubazioni di subirrigazione. Si completerà l ’opera con uno strato di protezione termica e con la piantumazione di specie vegetali autoctone in ragione di n°1 pianta/mq. Sono altresì compresi gli oneri di scavo, allontanamento del materiale di risulta e l ’allaccio con il canale ricettore. Oneri per scavo in presenza di roccia o in presenza d ’acqua, demolizioni per trovanti di qualsiasi dimensione e tipo, attraversamenti di cavidotti, verranno computati a parte. Il liquame prima di venire immesso nell’area di fitodepurazione, verrà pretrattato con vasca Imhoff e/o condensagrassi. (da: Carra depurazioni)

Nella figura sottostante un esempio di realizzazione di un impianto di fitodepurazione per un quartiere di 180 abitanti equivalenti[1].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella progettazione di un impianto per la fitodepurazione è molto importante il concetto di abitante equivalente (vedi nota). E’, infatti, a seconda di questo parametro che è possibile determinare la superficie dell’impianto. Ogni comune adotta in tal senso una particolare equivalenza; nella seguente tabella è mostrato un esempio di conversione abitante equivalente – abitante fisico a seconda della provenienza del refluo.

 

Tab.1 – Equivalenza numero abitanti equivalenti – abitanti fisici (esempio)

 

Una volta individuato il numero di abitanti fisici, si può determinare la superficie occorrente allo scopo, ricorrendo alla tabella Tab.2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Esistono in commercio anche impianti per fitodepurazione prefabbricati pronti per essere utilizzati con un buon ritorno economico. Uno di questi è il Phytofilter.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

                                          

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un altro sistema è il Fitobox.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      

Un kit veramente “fai da te” per uso domestico che si installa a valle di pozzetti degrassatori, fosse imhoff o tricamerale. Basta uno scavo di 80 cm di profondità dentro il quale si fissa l’apposito telo e procedere con il riempimento e la messa a dimore delle piantine. Tuttavia è bene soffermarci sugli stadi di trattamento esistenti in un impianto di fitodepurazione. Se consideriamo un semplice impianto domestico, possono esserci diverse configurazioni a secondo, poi, se si utilizza una vasca Imhoff o una tricamerale:

·        Refluo acque grigie (scarico cucina e lavandino) separato da quello delle acque nere (fogna)

·        Refluo combinato acque grigie + acque scure

Nelle figure seguenti vengono illustrati schematicamente i casi suesposti.

Fig.5 – Degrassatore + Imhoff

                                                             

Fig.6 – Solo Imhoff

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fig.7 – Degrassatore + Tricamerale

 

Le vasche settiche tipo Imhoff sono costituite da una vasca principale (digestione anaerobica) che contiene al suo interno un vano secondario (di sedimentazione). L'affluente entra nel comparto di sedimentazione, che ha lo scopo di trattenere i corpi solidi e di destinare il materiale sedimentato attraverso l'apertura sul fondo inclinato, al comparto inferiore di digestione. È proporzionato in modo tale da garantire il giusto tempo di ritenzione e da impedire che fenomeni di turbolenza, causati dal carico idrico, possano diminuire l'efficienza di sedimentazione. Il comparto di digestione è dimensionato affinché avvenga la stabilizzazione biologica delle sostante organiche sedimentate (fermentazione o digestione anaerobica).

 

Fig.8 Fossa Imhoff

 

Oltre alla fossa Imhof, l’impianto prevede, a secondo dei casi, anche altri stadi intermedi che servono all’abbattimento di altri componenti il refluo che altrimenti potrebbero non essere adeguatamente depurati se condotti direttamente alla fossa fitodepurativa. Questi possono essere degrassatori, deoliatori (specialmente se il refluo proviene da parcheggi, autoofficine, ecc.), desaponificatori.

Il degrassatore è un pozzetto in cui confluiscono gli scarichi delle acque grigie, cioè cucine ed elementi del bagno ad esclusione del water. Ha la funzione di separare l'acqua dai grassi  contenuti nei saponi e nei rifiuti alimentari i quali creerebbero problemi di intasamento nelle fogne data la loro peculiarie tendenza a indurirsi. I degrassatori possono essere in cemento o in materiale plastico.

Fig.9 – Degrassatore.

 

Manutenzione

La manutenzione degli impianti di fitodepurazione è molto semplice ed è riconducibile ai soli parametri chimico-fisici dell’effluente (da effettuarsi all’inizio con cadenza almeno trimestrale) e nel controllo dei livelli di sedimenti nelle fosse di pretrattamento (con eventuale spurgo e allontanamento dei fanghi per conto di ditte specializzate).

Alla fossa fitodepurativa, particolare attenzione andrà dedicata al controllo delle infestanti che potrebbero compromettere il buon funzionamento del sistema. La vegetazione, invece, resisdente andrà sfalciata, diradata e pulita da seccume.

 

Normativa

Tutta la legislazione di riferimento in ambito ambientale è racchiusa nel Decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152.

Nell’allegato 5 si tratta di “Scarichi in corpi d’acqua superficiali”.

 

Bibliografia utilizzata:

Nuovo Codice Ambiente 2009, DEI terza edizione agg. Aprile 2009

Grillo N. - La Fitodepurazione, GEVA 2003

Lajo M., Luther P. – Biopiscine, SE II ed. 2009

Tab1, Tab2 e Fitobox sono tratti da www.fitodepurazione.it di proprietà Initram Impresa Italia Srl.

 

[1] Definizione di abitante equivalente: Il carico organico biodegradabile avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) pari a 60 grammi di ossigeno al giorno.

Pietro Martino

 

 


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