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La
problematica amianto. Gli Enti Territoriali tra insufficienze e ritardi
normativi, iniziative locali e spunti operativi.
di Rosario Apreda
Era il 1992, quando, con la legge 257 (la cd. “legge amianto”),
il Legislatore interveniva sulla problematica della diffusione
dell’amianto in Italia, vietandone l’estrazione, la produzione e la
commercializzazione. A distanza di 22 anni, con una legge solo
parzialmente applicata e in parte insufficiente, il nostro Paese si
confronta ancora con i circa 4.000 morti all’anno prodotti da questo
silenzioso killer, chiamato amianto o asbesto. E ciò nonostante i
ripetuti interventi legislativi contenuti, tra gli altri, nel DLGS
152/2006 (Testo Unico Ambientale), nel DLGS 81/2008 e in alcuni decreti
ministeriali.
L’amianto è diffusissimo.
Lo si trova praticamente dappertutto: sui tetti, nelle canne fumarie,
nelle condutture idriche, nei serbatoi, nei pannelli di
controsoffittatura, in pavimenti in vinil-amianto, nei materiali
isolanti e coibenti di tubazioni e caldaie. E avendo ottime doti di
resistenza alle alte temperature ed all'azione di agenti chimici e
biologici è in sostanza un minerale indistruttibile, continuando a
costituire un grave pericolo per la salute di tutta la popolazione.
Quando il materiale è in cattivo stato di conservazione rilascia
nell’ambiente microscopiche fibre, che, inalate, anche in bassissime
dosi, possono causare gravi malattie a carico dell'apparato
respiratorio: asbestosi, carcinoma dei polmoni e dei bronchi,
mesotelioma della pleura, insieme a possibili complicanze
cardiocircolatorie.
I quantitativi di amianto presenti nell’ambiente italiano sono davvero
allarmanti: secondo il Cnr, prendendo in considerazione come esempio
solo le onduline di cemento-amianto, in Italia ci sarebbero oltre
32 milioni di tonnellate di eternit presenti sul territorio italiano,
corrispondenti a cinque quintali circa per ogni cittadino. Legambiente,
con dati elaborati nel 2012, ha riferito che sono in attesa di bonifica
circa 50mila edifici pubblici e privati, e oltre 100 milioni di metri
quadrati di strutture in cemento-amianto, a cui vanno aggiunti 600mila
metri cubi di amianto friabile sul territorio.
La verità è che siamo di fronte ad un gravissimo problema per tutti i
Cittadini, contrappesato da enormi ritardi delle Istituzioni, dalla
mancanza delle risorse finanziarie necessarie, e da controlli
inadeguati e talvolta assenti.
Alla problematica dell’amianto comunque presente nelle case, negli
edifici pubblici, in siti industriali dismessi, si abbina negli ultimi
anni il fenomeno dell’abbandono indiscriminato ed incontrollato di
rifiuti contenenti amianto, verso cui alcuni Enti Locali, da Sud a Nord,
stanno provando a porre rimedio con iniziative che, per quanto lodevoli,
sono purtroppo lasciate alla intraprendenza dei singoli amministratori,
costretti a combattere, come moderni don Chisciotte, armati quasi di
niente.
Diverse, in tal senso, le esperienze da citare.
Il Comune di Lucca ha promosso e finanziato un progetto, di concerto con
la locale azienda USL, che prevede la possibilità per i cittadini di
smaltire autonomamente e gratuitamente materiali in cemento amianto che
non superino la superficie complessiva di 50 mq o il peso massimo di 700
kg.
La procedura è molto semplice: i cittadini, entro 10 giorni dal previsto
intervento, comunicano la propria intenzione di procedere all’autorimozione
dell’amianto alla locale azienda USL e successivamente si rivolgono al
locale gestore dei servizi di igiene urbana per ritirare il kit per la
protezione individuale e lo smaltimento dell’amianto. A quel punto, si è
autorizzati a procedere allo smantellamento dei materiali, attenendosi
scrupolosamente alle istruzioni ricevute. Terminate le operazioni viene
contattato il gestore per concordare il ritiro gratuito dei materiali.
Il Comune di Massarosa, in provincia di Lucca,dopo avere preventivamente
operato un censimento delle coperture in eternit nell’ambito del
territorio comunale, effettuato con il metodo del rilevamento
aereo-fotografico, grazie ad un Accordo di Ricerca tra l’Amministrazione
Comunale e l’Università degli Studi di Pisa – Dipartimento di Scienze
della Terra, è riuscito a quantificare il “fenomeno eternit” e
catalogare la presenza di eternit su tutte le superfici del territorio
comunale con relative coordinate geografiche ed indirizzi di
riferimento. Dal punto di vista finanziario il Comune è intervenuto con
un contributo, destinato sia alle persone fisiche che alle persone
giuridiche, per il 50% dell’intera spesa sostenuta dal cittadino fino ad
un importo massimo di contributo erogabile per ciascun richiedente pari
ad Euro 300,00, non erogate direttamente dall’Ente ma applicate come
sconto al Cittadino da parte dalla Ditta affidataria del servizio di
smaltimento. La procedura per l’autorimozione da parte del Cittadino è
simile a quella utilizzata nel Comune di Lucca.
Il
Comune di Rimini ha predisposto un bando per l’erogazione di incentivi
economici a fondo perduto ai soggetti privati che rimuovono e
smaltiscono, tramite ditte specializzate, manufatti contenenti amianto
presenti sul territorio comunale (lastre, pannelli, tubi, tegole, canne
fumarie, serbatoi e tutti gli elementi contenenti amianto utilizzati in
ambito domestico come forni, stufe, pannelli di protezione caloriferi e
fioriere). Il contributo complessivo messo a disposizione è di 50mila
euro e coprirà il 50% della spesa effettivamente sostenuta e
documentata, con un tetto massimo di 1.500 euro (Iva inclusa) per ogni
singolo intervento.
Il Comune di Agropoli, in provincia di Salerno, di concerto con
Legambiente, dopo avere avviato una indagine conoscitiva finalizzata
alla scelta della migliore operatività, ha avviato una forte campagna di
sensibilizzazione ed informazione, con incontri mirati con la
popolazione, la creazione di uno sportello informativo, la possibilità
di richiedere dei sopralluoghi sul territorio, insieme con il personale
comunale addetto, per individuare aree di abbandono illegale di
manufatti in amianto.
In questo caso, il contributo alla autorimozione quale incentivo ai
privati nell’aderire al progetto è stato previsto in copertura dei soli
costi fissi. In pratica il Comune, mette in condizione il privato di
avere a disposizione il kit di autorimozione, farà la formazione per
garantire il corretto svolgimento della autorimozione e si accollerà i
costi delle analisi di laboratorio richieste per il trasferimento dei
materiali in discarica. Al privato, realizzata la autorimozione, non
resterà che chiamare una società abilitata a questo tipo di intervento e
pagare il solo servizio di trasferimento in discarica.
Ancora diversa è l’iniziativa di altri comuni come Marzabotto (BO) e
Fossano (CN) che, sulla scia dei gruppi di acquisto solari, hanno
avviato iniziative tese alla incentivazione verso la creazione dei
gruppi di acquisto rimozione amianto. In altre parole, sfruttare i
vantaggi offerti da un gruppo di acquisto (coinvolgimento di una massa
critica, prezzo contenuto, accompagnamento alle scelte, ecc.) per
convincere il maggior numero possibile di privati o aziende residenti
nel territorio del Comune, a rimuovere l'amianto dai propri edifici, in
particolare le coperture in cemento-amianto tanto diffuse.
Un gruppo di lavoro, composto da tecnici, si occuperà poi di selezionare
una (o più di una) ditta specializzata nella rimozione e bonifica
dell'amianto, preferibilmente appartenenti al territorio locale, alla
quale affidare i lavori, sulla base di criteri non solo economici
(prezzo più basso), ma altresì di affidabilità, serietà e garanzia del
rispetto degli obblighi di legge in materia di sicurezza e tutela
ambientale.
Altre iniziative sono in fase di progettazione da parte dei Comuni
sfruttando l'ecobonus approvato dal Governo con il decreto legge
63/2013, che ha previsto le bonifiche dell'amianto tra le operazioni
coperte dall’ecobonus. Altri attendono impazientemente un qualche
sviluppo relativo al tanto atteso ed auspicato sesto conto energia
che potrebbe, come già fatto dal quinto conto energia, riconoscere degli
incentivi a chi rimuove una copertura in eternit o contenente amianto
sostituendola con un impianto fotovoltaico.
La problematica amianto, dunque, è un problema serissimo.
La sensibilità particolarissima delle popolazioni particolarmente
coinvolte (leggi Casale Monferrato, Genova, Monfalcone, Taranto), la
sempre maggiore consapevolezza delle Istituzioni (leggi linee di
interventi per le amministrazioni statali e territoriali contenute nel
piano nazionale amianto) e di tutta l’opinione pubblica dei
rischi per la salute, l’intraprendenza e l’attenzione al problema di
tante amministrazioni locali sono tutte, purtroppo, accompagnate da
atteggiamenti incivili di minoranze della popolazione che decidono di
disfarsi di manufatti in cemento amianto abbandonandoli nell’ambiente.
L’abbandono diventa così problema nel problema, con costi che restano
comunque a carico delle Collettività locali.
Rosario Apreda |
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