“Lago Matteoli”
Riserva di pesca o discarica?
di
Roberto Mattei
Il presente articolo
tratta una problematica di salvaguardia ambientale e di tutela della
salute umana emersa durante una giornata di pesca sportiva all’interno
di un laghetto artificiale avente estensione planimetrica di oltre
25000mq e ubicato all’interno del comune di Montopoli Val D’Arno (PI),
in prossimità dell’abitato di San Romano. L’interesse specifico è
scaturito dal fatto che il luogo di pesca, conosciuto come “Lago
Matteoli” o come “Lago della Discarica” ,
è situato nella
concavità di una discarica dimessa, avente forma planimetrica ad “L”.
Le acque del laghetto al
momento della mia prima visita (mese di settembre), anche se non
significativamente maleodoranti, si mostravano di un innaturale colore
biancastro ed opaco. Tale peculiarità, assente negli altri bacini della
zona, è sicuramente non imputabile ad una caratteristica intrinseca del
terreno circostante ma deriva in maniera piuttosto ovvia da
infiltrazioni d’acqua e deflussi superficiali provenienti dal rilevato
della discarica. Il lago in oggetto, come segnalato da cartelli posti
sugli argini del laghetto, fa parte dell’elenco dei laghi della FIPSAS
(Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee) che ne
controlla la fauna ittica.
La grande affluenza di
pescatori al laghetto, soprattutto nei mesi estivi, è incentivata dalla
presenza di pesce di grossa taglia (in particolare Ciprinidi che
raggiungono la taglia di 10 kg) in una comunità apparentemente non
ancora influenzata dall’intervento di specie esotiche opportuniste (come
il Clarius od il Channel). In particolare, durante la
giornata di fine estate che ho trascorso sulla riva di questo lago, ho
assistito alla cattura di Carpe da 4 a 8kg che non presentavano evidenti
alterazioni e/o malformazioni esteriori se non un colore esterno
leggermente più acceso del normale (parere confermato da pescatori
esperti a livello nazionale). Nella scheda tecnica della FIPSAS il lago
sembrerebbe popolato anche da specie piuttosto rare come la Tinca (http://www.fipsas.it/nuovo_sfai/abwpagine/province/schedaimpianto.asp?ida=185).
Stimolato dall’evidente
stato di fragilità ambientale della riserva di pesca sopra descritta ho
cercato di informarmi per quanto possibile sulle origini di questo lago
che, per forma e posizione, sembrerebbe collegato alla realizzazione
della discarica stessa.
Il sito FIPSAS mi ha
dato la conferma dell’origine artificiale del laghetto tuttavia non sono
riuscito a sapere dagli abitanti del luogo quando è stata operativa la
discarica e se, come presumibile, il laghetto è stato creato nelle fasi
di messa in opera di quest’ultima.
Sulla cartografia
appartenente al Regolamento Urbanistico del comune di Monopoli Val
D’Arno, consultabile on-line, il laghetto è inserito in un’area adibita
a “verde pubblico”. Tale collocazione, considerando l’attuale aspetto
del luogo (si vedano le foto: 1, 2 e 5), risulta del tutto inappropriata
ed evidentemente deve intendersi in stato di previsione, ovverosia da
attuarsi dopo un appropriato piano di bonifica. In effetti sulla
cartografia di uso del suolo appartenente al Piano Strutturale l’area
risulta opportunamente perimetrata e classificata come: “Area inquinata
soggetta a bonifica”.
Constatato ciò, ho
deciso di consultare il portale informatico dell’ARPAT (Agenzia
Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) chiamato “SIRA”
(Sistema Informativo Regionale Ambientale), i cui compiti principali
sono la raccolta, elaborazione, verifica e diffusione delle informazioni
di interesse ambientale, al fine di controllare se vi fossero
informazioni riguardanti un laghetto così conosciuto nella zona per
l’abbondanza del suo pesce. Da una analisi accurata del portale (http://sira.arpat.toscana.it/sira/coll_acqua.html)
ne è emerso che il bacino in oggetto non solo non è presente nella banca
dati denominata “Acque dolci destinate alla vita dei pesci - VTP”
ma non è neanche contemplato dalla sezione “Monitoraggio Acque
superficiali interne: corsi d'acqua, laghi, acque di transizione, corpi
idrici artificiali – MAS”.
In questo contesto la
normativa di riferimento è il D. Lgs. 3 aprile 2006 n°152, articoli
n°84, 85 ed 86. L’articolo n°84, “Acque idonee alla vita dei pesci”,
definisce in particolare gli organi di competenza e le mansioni
specifiche nell’ambito della tutela della fauna ittica delle acque
interne citando che:
COMMA
1 -
"Le regioni effettuano la designazione delle acque dolci che richiedono
protezione o miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci […].”
COMMA
2 -
“Le regioni, entro 15 mesi dalla designazione, classificano le acque
dolci superficiali che presentino parametri di qualità conformi con
quelli imperativi previsti dalla Tabella 1/B dell’Allegato 2 alla parte
terza del presente decreto come acque dolci ‘Salmonicole’ o ‘Ciprinicole’.
”
I bacini e i corsi
d’acqua non tutelati dalla legge sono definiti dal comma 5 dello stesso
articolo che detta:
COMMA
5 -
“Sono escluse dall’applicazione del presente articolo e degli articoli
85 ed 86 le acque dolci superficiali dei bacini naturali o artificiali
utilizzati per l’allevamento intensivo delle specie ittiche nonché i
canali artificiali adibiti ad uso plurimo, di scolo o irriguo, e quelli
appositamente costruiti per l’allontanamento dei liquami e di acque
reflue industriali.”
Dalla lettura attenta di
quest’ultimo comma ci si rende conto che il bacino in oggetto, a tutti
gli effetti una riserva di pesca FIPSAS, non risulta esonerato dalle
prescrizioni dei commi 1 e 2.
A questo punto ho
scritto due e-mail all’Arpat spiegandogli la posizione e lo stato del
laghetto al momento del mio sopralluogo nel mese di Settembre;
quest’ultima ha inoltrato l’e-mail all’ente di protezione ambientale di
pertinenza provinciale (provincia di Pisa). Non avendo tuttavia ricevuto
risposta da quest’ultimo ente, ho provveduto a contattarlo
telefonicamente. Ne è emerso che, a seguito della mia e-mail, l’ente
aveva mandato un operatore a verificare se vi fosse o meno uno stato di
emergenza ambientale. Durante tale sopralluogo però l’operatore ha
giudicato l’acqua del laghetto conforme alla sua destinazione d’uso
poiché le acque non presentavano schiume e odori significativi. In
effetti quando ho chiesto espressamente se lo stato del laghetto potesse
essere definito “in regola” (domanda posta più volte nel corso della
telefonata) non ho ricevuto risposte chiare ma soltanto l’opportunità
che in futuro possa essere prelevato un campione d’acqua per la
caratterizzazione chimica da parte dell’Arpat stessa.
In questo contesto la
normativa vigente (D.Lgs. 152/2006) prevede l’analisi ed il monitoraggio
dei seguenti parametri: Temperatura, Ossigeno, concentrazione di ioni
idrogeno, materiali in sospensione, BOD5, Fosforo totale, Nitriti,
Composti fenolici, Idrocarburi di origine petrolifera, Ammoniaca non
ionizzata, Ammoniaca totale, Cloro residuo totale, Zinco totale, Rame,
Tensioattivi (anionici), Arsenico, Cadmio totale, Cromo, Mercurio
totale, Nichel e Piombo. Nei suoi allegati il decreto prosegue con una
serie di integrazioni (“Note esplicative ai parametri della Tab. 1/B”)
ai contenuti limite sopradetti, relazionando tra loro i vari parametri
che possono aumentare, agendo sinergicamente, le condizioni di rischio
ambientale.
Pur non avendo
esperienza sul campo in questo settore e spinto forse da un eccesso di
zelo, ho deciso di effettuare personalmente un sopralluogo al fine di
far analizzare un campione di acqua in un laboratorio specializzato. Il
costo elevato delle analisi chimiche tuttavia mi ha imposto di scegliere
solo alcuni dei parametri suggeriti dalla legge. Conoscendo il pericolo
rappresentato da alte concentrazioni di metalli pesanti ho deciso di
farne analizzare quattro: Cromo, Cadmio, Mercurio e Piombo.
L’esposizione prolungata a questi elementi genera patologie riassumibili
come segue:
-
Piombo
- è in grado di danneggiare praticamente tutti i tessuti, in
particolare colpisce i reni e il sistema immunitario. La capacità di
sostituirsi al calcio porta a farlo accumulare nelle ossa ove vi
costituisce una componente stabile. I danni più evidenti a seguito
di assunzione di Piombo da parte degli esseri umani sono al sistema
nervoso (sintomi: vertigini, insonnia, abbassamento del quoziente
intellettivo, cefalea, irritabilità, crisi convulsive, coma).
-
Mercurio
– Al momento che il Mercurio contamina le acque i microrganismi
possono convertirlo in mercurio metilico. Il mercurio metilico
presente nell'acqua risale la catena alimentare diventando sempre
più concentrato sino a concentrazioni migliaia di volte maggiori
rispetto a quelle dell’acqua contaminata. Nell’uomo la principale e
più diffusa fonte di mercurio è rappresentata dal pesce che
rappresenta un rischio per la salute in funzione della quantità
ingerita e del tasso di inquinamento dell’ambiente di provenienza.
Gli effetti sugli animali sono: danni ai reni, rottura dello
stomaco, danneggiamento degli intestini, problemi riproduttivi ed
alterazione del DNA. Gli effetti sull’uomo sono: danni anche
permanenti al sistema nervoso ed alle funzioni celebrali, danni a
livello cromosomico, reazioni allergiche, danni al feto nelle donne
in stato di gravidanza.
-
Cadmio
- Tossico a bassissime concentrazioni è considerato più dannoso del
Mercurio e del Piombo; il Cadmio tende ad accumularsi negli
organismi e negli ecosistemi poiché sostituisce lo zinco nel ciclo
vitale. L’assunzione di cadmio provoca nell’uomo tumori, problemi
alle vie respiratorie, ai reni, osteoporosi ed infertilità.
L'ingestione provoca immediato avvelenamento e danneggia il fegato e
i reni.
·
Cromo
- Il cromo è usato nelle leghe metalliche e nei pigmenti per le vernici,
il cemento, la carta, la gomma ed altri materiali. Nell'acqua il cromo
viene generalmente assorbito dai sedimenti e diventa immobile. Solo una
piccola parte del cromo che finisce in acqua si dissolve. Nella sua
forma più tossica (cromo VI) è dannoso per gli organismi in quanto può
alterare i materiali genetici e causare il cancro. Non è noto
accumularsi nel corpo degli organismi acquatici, ma in determinate
condizioni può danneggiare le branchie dei pesci. Nell’uomo il Cromo
provoca problemi epidermici, problemi all’apparato digerente, problemi
respiratori, indebolimento del sistema immunitario, danni a fegato e
polmoni, alterazione del materiale genetico, cancro.
Campionamento
Ho effettuato la mia
seconda visita al “lago della discarica” il 12 gennaio 1010 in uno dei
pochissimi giorni in cui non ha piovuto. Come mi aspettavo il livello
dell’acqua del laghetto si è presentato più alto rispetto al mese di
settembre (quando ho effettuato la mia prima visita) a causa delle
piogge copiose che hanno notoriamente interessato la Toscana nel mese di
dicembre e gennaio. L’area circostante il laghetto, come osservabile
dalle foto allegate, si presentava completamente satura d’acqua con
estese zone di ristagno. L’acqua del lago presentava ancora la sua
innaturale tonalità biancastra sebbene le piogge avessero smorzato
visibilmente il suddetto aspetto cromatico rispetto a settembre.
Non potendo campionare,
per ovvi motivi di sicurezza personale, le acque sul fondale lontano
dalle sponde (non disponendo cioè di adeguata strumentazione), ho
effettuato un giro del lago cercando un punto a mio giudizio più
vulnerabile all’inquinamento della discarica. Sulla sponda occidentale
del laghetto il rilevato della discarica mostra una piccola incisione
(vedasi foto 4) creata dalle acque pluviali che sembrerebbero defluire
dal rilevato verso sud sino alle canalette campestri, costeggiando il
laghetto (senza però immettervisi). Ho scelto per il campionamento
questo lato del lago ipotizzando un contributo ulteriore di inquinante
proveniente dalla discarica (sviluppato attraverso infiltrazioni
sotterranee dalle canalette campestri al lago). Sotto consiglio del
laboratorio ho effettuato il campionamento di un litro d’acqua con una
apposita bottiglia in vetro, cercando di prelevare le acque in
profondità subito sopra il deposito argilloso del lago. Malgrado il mio
impegno non sono riuscito a prelevare acque al di sotto dei 40 cm di
profondità. Il campione d’acqua (foto 6) durante il trasporto al
laboratorio è stato conservato tra 0 e 4° inserendolo in una
borsa-frigo, secondo le istruzioni impartitemi dal laboratorio.
Risultati delle
analisi
Fortunatamente i valori emersi dalle analisi chimiche non hanno (con mio
stupore), manifestato anomalie, risultando ampiamente nei limiti di
legge per quanto riguarda la tutela della vita dei pesci. Nella tabella
seguente si riportano le concentrazioni pervenute in microgrammi/litro
ed i relativi limiti (limiti guida ed imperativi) imposti dalla legge
sia per la vita dei pesci, sia, a titolo informativo, per le acque
riservate al consumo umano:
METALLO |
METODO DI
ANALISI UTILIZZATO |
RISULTATO
ANALISI |
VALORI
LIMITE PER IDONEITA’ ALLA VITA DEI PESCI* |
VALORI
LIMITE PER IL CONSUMO UMANO** |
ACQUE PER
CIPRINIDI |
ACQUE PER
SALMONIDI |
USO
IDROPOTABILE |
μg/l |
μg/l |
μg/l |
μg/l |
Cromo |
EPA 6020A
2007 *** |
0,236±0,069 |
100,0
imperativo |
20,0
imperativo |
0.05
imperativo |
Cadmio |
EPA 6020A
2007 *** |
< 0,1 |
0,2
consigliato
2,5
imperativo |
0,2
consigliato
2,5
imperativo |
0.001
consigliato
0.005
imperativo |
Mercurio |
EPA 6020A
2007 *** |
< 0,1 |
0,05
consigliato
0,50
imperativo |
0,05
consigliato
0,50
imperativo |
0.0005
consigliato
0.0010
imperativo |
Piombo |
EPA 6020A
2007 *** |
0,274±0,069 |
50,0
imperativo |
10,0
imperativo |
0.05
imperativo |
* Concentrazioni Imperative imposte dalla Tabella 1/B
dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 3 Aprile 2006 n°152 “Norme
in materia ambientale”.
** Concentrazioni Imperative imposte dalla Tabella 1/A
dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 3 Aprile 2006 n°152 “Norme
in materia ambientale” per le analisi di categoria A1.
*** Metalli in spettrometria di massa con plasma ad
accoppiamento induttivo.
Le analisi chimiche
effettuate sul campione hanno quindi restituito valori che rispondono,
secondo la legge, alle esigenze della vita dei pesci. E’ evidente
tuttavia che acque come quelle osservabili in foto dovrebbero essere
sottoposte all’intero spettro di esami previsti dalla legge (Tabella
1/B dell’Allegato 2 alla parte terza del D.Lgs. 152/2006)
specialmente considerando la fragilità della loro destinazione d’uso.
Si ricorda inoltre che la misura dei parametri è stata effettuata dopo
un periodo di piogge e nevicate copiose che ha inevitabilmente “diluito”
le concentrazioni di inquinanti.
Vi è da considerare
infine che, come osservabile dalla tabella soprastante, i valori
misurati risultano, almeno per quanto riguarda Piombo e Cromo, ben al di
sopra di quanto imposto dalla legge per l’acqua ad uso idropotabile. In
questo contesto si ricorda che, come visto in precedenza, la maggior
parte dei metalli pesanti, tra cui il Piombo, tendono ad accumularsi
progressivamente negli organismi sia vegetali che animali e contaminare
l’intera catena trofica. Ne scaturisce una domanda: si può affermare con
assoluta certezza che l’accumulo di Piombo nei pesci non rappresenti un
rischio per la salute umana? A mio avviso (considerazione fine a se
stessa) i bassi valori di Piombo misurati dovrebbero riuscire a
garantire, per la fauna ittica salmonicola e ciprinicola del Lago
Matteoli, il non raggiungimento dei valori soglia di Piombo che il Reg.
CE n. 466/2001 (e modifiche successive) impone per la carne di pesce
(0,2 mg/kg, ovvero 200 μg/kg).
Concludendo
questo articolo si pone di portare alla luce una problematica di
interesse locale e non solo: è lecito l’utilizzo di aree così
vulnerabili per la messa in opera di una riserva di pesca?
Le esperienze vissute
negli ultimi cento anni sia a livello nazionale che internazionale (come
ad esempio il pesce contaminato da mercurio nella baia di Minnamata
negli anni ‘50) ed il correre del progresso verso uno spirito di maggior
salvaguardia ambientale, dovrebbero a mio avviso spingerci verso altre
direzioni. Nell’ambito del presente lavoro, benché i quattro parametri
analizzati non siano preoccupanti, la documentazione fotografica è di
per se segnale di allarme. Le immagini argomentano meglio delle parole
l’instaurarsi, ad opera dell’uomo, di un ecosistema ittico di pregio in
un ambiente acquatico di dubbia qualità poiché inevitabilmente
influenzato dal circostante rilevato della discarica.
(Gen.2010)
Roberto Mattei |
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