Le tecnologie ambientali
di
Rosaria Lillo (apr. 2009)
L’oscillazione del prezzo del petrolio da una parte e le crescenti
emissioni di anidride carbonica, e le relative e disastrose influenze
sul clima mondiale, rendono necessario l’implementazione delle
tecnologie ambientali.
Adozione questo tipo di tecnologie è diventato oggi indispensabile se si
vuole salvaguardare il bene del pianeta del Terra e dei suoi abitanti,
ma anche, nell’immediato, nell’ipotesi di sviluppare le economie
mondiali in maniera più sostenibile.
È un dato di fatto che oggi le tecnologie ambientali
offrono importanti soluzioni per ridurre le immissioni di materiali
nocivi nell’atmosfera e abbassare il consumo di energia, e requisito
divenuto oggi di enorme attualità,la possibilità di ridurre al minimo i
problemi legati allo smaltimento dei rifiuti. Insomma, trasformare
l’efficienza delle aziende italiane, europee e dell’intero globo, in
eco-efficienza sembra essere diventata la parola d’ordine per garantire
un futuro alle nuove generazioni.
Del resto parlare di eco-industrie in Europa non è una
novità: son ben due milioni le persone che nel Vecchio Continente
lavorano attualmente in questo settore, coprendo circa un terzo del
mercato e consegnando all’Europa il primato mondiale nelle tecnologie
eco-efficienti.
Pur crescendo al ritmo del 5% l’anno, sono ancora
numerosi gli ostacoli che ne impediscono la diffusione su larga scala,
primo fra tutti l’assenza di importanti incentivi finanziari a favore
dell’innovazione ecologica. Governi, ricercatori, imprese e anche
singoli cittadini, tutti dovrebbero concorrere nel sostenere un
cambiamento radicale dell’economia in favore di un sistema sostenibile e
a emissioni zero. È necessario che le innovazioni tecnologiche, e in
particolare le eco-innovazioni, rompano il muro della diffidenza di
clienti e investitori, solo così si potrà davvero contribuire nei
prossimi anni alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e
dell’impoverimento dello strato di ozono.
Del
resto l’importanza strategica dell’eco-innovazione è riconosciuta anche
nella strategia di Lisbona e nella strategia della Comunità Europea per
lo sviluppo sostenibile volte alla promozione della ricerca e dello
sviluppo, e alla mobilitazione dei fondi comunitari per favorire la
crescita, aumentare i posti di lavoro nel settore ambiente e migliorare
così le condizioni di mercato. Non è un caso, infatti, che anche il
Settimo programma quadro (7PQ) dell’Unione europea per la ricerca
(2007-2013) svilupperà una serie di
piattaforme tecnologiche per sviluppare l’energia eolica, le
celle a idrogeno, la fotovoltaica e le centrali elettriche a
combustibili fossili a zero emissioni. È evidente che le tecnologie
ambientali da sole non potranno risolvere in maniera esaustiva i
problemi ambientali dell’intera Europa, ma queste, sostenute da
provvedimenti di legge e dalla azioni volontarie dei singoli cittadini,
potranno portare indubbiamente chiari vantaggi in termini di
salvaguardia dell’ambiente e di economia sostenibile.
E se
le Nazioni Unite hanno proposto un Green Global New Deal, dall’altra
parte dell’oceano il neo-presidente degli Stati Uniti d’America ha
lanciato il New Green Deal. Nello scorso mese di marzo si è infatti
costituita in Svizzera una nuova coalizione per la “green economy” a
livello mondiale, che come primo provvedimento ha inviato una lettera
aperta ai capi di Stato del G20 e in particolare al premier britannico
Gordon Brown, che ospiterà il summit di Londra.
Nella
lettera si legge che “il mondo si trova di fronte a molteplici sfide:
una recessione globale, un sistema finanziario danneggiato, perdite di
posti di lavoro, shock per cibo e carburante, la povertà persistente, la
crescita di problemi ecologici che comprendono un incipiente crisi
dell’acqua dolce crisi, perdita di specie, e un pericoloso cambiamento
climatico. Queste sfide devono essere affrontate rapidamente,
efficacemente e in modo coordinato”. Pertanto i firmatari, tra le
numerose richieste, hanno rivolto un appello agli Stati membri del G20
(che rappresentano il 66% della popolazione mondiale, il 90% del Pil
mondiale e soprattutto l’80% delle emissioni di gas serra)
per investire nelle infrastrutture “verdi”, come
le energie rinnovabili, sistemi di trasporto sostenibili ed edifici
environmentally friendly, investire nell’utilizzo equo e sostenibile
delle risorse, proteggere gli habitat critici e migliorare la
prestazione di servizi eco sistemici”.
E
mentre in Europa c’è chi chiede ai governi di sostenere le tecnologie
ambientali, negli Usa i primi cento giorni di Obama alla guida della
Casa Bianca hanno visto puntare l’attenzione proprio sulla “scommessa
verde”. Il Presidente intende infatti indirizzare gli investimenti,
almeno in parte, su tecnologie “pulite” e su modelli produttivi
ecologicamente efficienti, e se è vero che questa decisione risente in
parte del problema dell’approvvigionamento energetico, che non può più
dipendere dai paesi dell’Asia minore, come l’Iran e l’Iraq, è anche vero
che c’è in America un vero e proprio cambiamento di atteggiamento nei
confronti delle energie alternative. Basti pensare che basta visitare un
qualsiasi sito internet o sintonizzarsi su un qualsiasi canale americano
per vedere che il 75% delle pubblicità riguardano il tema dell’ecologia
o ancora sono spot di società legate alle nuove tecnologie ecologiche,
quasi che l’emergenza economica e quella ecologica possano risolversi
solo interfacciandosi e portando alla nascita di un nuovo sistema
economico amico dell’ambiente, così che l’economia americana e l’intera
economia mondiale si possa trasformare a tutti gli effetti in una New
Green Economy.
Rosaria Lillo |
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