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LO SVILUPPO SOSTENIBILE
di Ivana Villari
1.1.
Lo Sviluppo Sostenibile
Fino agli anni ’70 il concetto di sviluppo
classico era legato esclusivamente alla crescita economica, in seguito
si prese coscienza che la crescita economica di per sé non bastava, lo
sviluppo si può considerare reale solo se migliora la qualità della vita
in modo duraturo.
Nel suo significato più ampio, il concetto
di sostenibilità implica la capacità di un processo di sviluppo di
sostenere, nel corso del tempo, la riproduzione del capitale mondiale
composto dal capitale economico, umano/sociale e naturale.
In particolare, il capitale economico
“costruito” è rappresentato da tutte le cose create dagli
individui, il capitale umano/sociale è costituito da tutti
gli individui di una società mentre il capitale naturale è
costituito dall’ambiente naturale e dalle risorse naturali della
società.
La definizione più diffusa è quella fornita
nel 1987 dalla Commissione Indipendente sull'Ambiente e lo Sviluppo
(World Commission on Environment and Development), secondo la quale: “L’umanità
ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che
esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la
capacità delle generazioni future di rispondere ai loro”.
In tale ottica, la sostenibilità è, dunque,
da intendersi non come uno stato o una visione immutabile, ma
piuttosto come un processo continuo, che richiama la necessità di
coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello
sviluppo: Ambientale, Economica e Sociale.
1.2.
Le tre dimensioni
dello Sviluppo Sostenibile
Come precedentemente illustrato,
le tre dimensioni dello Sviluppo Sostenibile sono: la sostenibilità
ambientale, la sostenibilità economica e la sostenibilità sociale.
Sostenibilità ambientale: Per
sostenibilità ambientale si intende la capacità di preservare nel tempo
le tre funzioni dell’ambiente: la funzione di fornitore di risorse,
funzione di ricettore di rifiuti e la funzione di fonte diretta di
utilità. All’interno di un sistema territoriale per sostenibilità
ambientale si intende la capacità di valorizzare l’ambiente in quanto
“elemento distintivo” del territorio, garantendo al contempo la tutela e
il rinnovamento delle risorse naturali e del patrimonio.
Sostenibilità economica:
La sostenibilità economica può essere definita come la capacità di
un sistema economico di generare una crescita duratura degli indicatori
economici. In particolare, la capacità di generare reddito e lavoro per
il sostentamento delle popolazioni. All’interno di un sistema
territoriale per sostenibilità economica si intende la capacità di
produrre e mantenere all’interno del territorio il massimo del valore
aggiunto combinando efficacemente le risorse, al fine di
valorizzare la specificità dei prodotti e dei servizi territoriali.
Sostenibilità sociale:
La sostenibilità sociale può essere definita come la capacità di
garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione)
equamente distribuite per classi e per genere. All’interno di un sistema
territoriale per sostenibilità sociale si intende la capacità dei
soggetti di intervenire insieme, efficacemente, in base ad una stessa
concezione del progetto, incoraggiata da una concertazione fra i vari
livelli istituzionali.
Appare indispensabile, pertanto, garantire
uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli
ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale, nel
rispetto della cosiddetta regola dell'equilibrio delle tre "E":
Ecologia, Equità, Economia.
Ne deriva, dunque, che il perseguimento
dello sviluppo sostenibile dipende dalla capacità della governance
di garantire una interconnessione completa tra economia, società e
ambiente.
E’ fondamentale evidenziare come tali
dimensioni siano strettamente intercorrelate tra loro da una
molteplicità di connessioni e, pertanto, non devono essere considerate
come elementi indipendenti, ma devono essere analizzate in una visione
sistemica, quali elementi che insieme contribuiscono al raggiungimento
di un fine comune. Ciò significa che ogni intervento di programmazione
deve tenere conto delle reciproche interrelazioni. Nel caso in cui le
scelte di pianificazione privilegino solo una o due delle sue dimensioni
non si verifica uno sviluppo sostenibile.
In virtù di tali considerazioni sarebbe
opportuno evidenziare come l’economia esiste all’interno di una
società ed entrambe esistono nell’ambiente.
In tal senso, dunque, è possibile costruire
una vera e propria piramide della sostenibilità, ponendo
alla base proprio la dimensione ambientale che attraverso la fornitura
di risorse naturali, di servizi all’ecosistema e di benessere alla
società svolge un ruolo fondamentale di supporto sia alla dimensione
economica che a quella sociale.
Proprio per la sua triplice dimensione
ambientale, sociale ed economica, lo sviluppo sostenibile necessita di
sostanziali mutamenti nei comportamenti individuali e nelle scelte dei
decisori operanti ai diversi livelli (internazionale – nazionale -
territoriale) di governo politico ed amministrativo.
1.3.
Le Conferenze che
sanciscono la nascita dello Sviluppo Sostenibile
Le Conferenze di Stoccolma, Rio
de Janeiro e Johannesburg
.La
Conferenza di
Stoccolma del 1972 fu la prima conferenza, , su scala
mondiale, a toccare i temi ambientali e adottare una
Dichiarazione
all’interno della quale la tutela dell’ambiente diveniva parte
integrante dello sviluppo, uno sviluppo compatibile con le esigenze di
salvaguardia delle risorse.
La percezione del Pianeta quale sistema
chiuso, nel quale ogni risorsa naturale trova i suoi limiti nella
disponibilità e nella capacità di assorbimento dell’ecosistema, in altre
parole la coscienza dei limiti dello sviluppo, aprì in quegli anni la
strada ad un dibattito profondo e ad una crescente attenzione da parte
della comunità scientifica e della società civile.
Dalla consapevolezza di voler operare verso
azioni orientate alla ecogestione del territorio e delle attività
antropiche prende l’avvio il concetto di “Sostenibilità”
e “Sviluppo Sostenibile”, contenuto
nel Rapporto Our Common Future (1987) della precedentemente citata World
Commission on Environment and Development (Commissione Bruntland), che
gli diede la sua accezione più nota, ovvero lo sviluppo che “garantisce
i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità
che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Il
concetto informatore di questo modello di sviluppo, compatibile con le
esigenze di tutela e salvaguardia delle risorse e capitale dell’umanità,
ripropone una visione del mondo nella quale il fine ultimo è
rappresentato dal raggiungimento di una migliore qualità della vita,
dalla diffusione di una prosperità crescente ed equa, dal conseguimento
di un livello ambientale non dannoso per l’uomo e per le altre specie
viventi e nel quale sia possibile una più equa accessibilità alle
risorse. Nascono proprio in quegli anni i presupposti dell’economia
ecologica e dell’economia ambientale, come nuovo campo di studi ove
rileggere e valutare le interrelazioni tra ambiente ed economia.
L’economia ambientale avvia, più specificamente, l’approfondimento di
alcune tematiche di particolare rilievo nella definizione e nella
comprensione delle relazioni tra salvaguardia ambientale, perseguimento
dell’efficienza economica e fallimenti di mercato, come nel caso delle
esternalità ambientali e del livello ottimo di inquinamento. Affronta,
inoltre, il problema della valutazione economica delle risorse
ambientali, degli strumenti di politica economica e fiscale per il
controllo delle esternalità e dei problemi ambientali (imposte
ambientali).
Altro caposaldo dello sviluppo sostenibile è
rappresentato dalla
Conferenza delle
Nazioni Unite tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 che,
nella sua Dichiarazione, sancisce i 27 Principi su ambiente e sviluppo,
i Principi delle foreste e l’Agenda 21, ancora oggi vivi ed
attuali.
Lo sviluppo sostenibile assume quindi le
caratteristiche di concetto integrato, richiamando a sè la necessità di
coniugare le tre dimensioni fondamentali e inscindibili di Ambiente,
Economia e Società. L’azione ambientale, infatti, da sola non può
bastare ed è quindi necessario utilizzare una politica di intervento che
deve rispondere ad una visione integrata e definire sia impatti
economici che sociali ed ambientali. Il progresso tecnologico
sostenibile si pone allora quale strumento per raggiungere l’obiettivo
di un uso oculato delle risorse naturali diminuendo il consumo di quelle
non rinnovabili, della limitazione dei rifiuti prodotti e della
sostituzione del capitale naturale (territorio, risorse materiali,
specie viventi) con capitale costruito (risorse naturali trasformate).
La Conferenza di Rio, contestualmente,
lanciava la
Convenzione sulla
Diversità biologica, la
Convenzione sui
Cambiamenti climatici e quella sulla
Desertificazione,
adottata poi nel 1994.
A
questo punto appare opportuno sottolineare l’importanza assunta, ai fini
della sostenibilità globale e locale, dalla creazione dell’Agenda
21, in cui si “…riconosce che operare
verso lo sviluppo sostenibile è principale responsabilità dei Governi e
richiede strategie, politiche, piani a livello nazionale…”, è il
programma di azioni indicato dalla Conferenza di Rio per invertire
l’impatto negativo delle attività antropiche sull’ambiente. L'Agenda
definisce attività da intraprendere, soggetti da coinvolgere e mezzi da
utilizzare in relazione alle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile
(Ambiente, Economia, Società), ponendosi come processo complesso data la
diversa natura dei problemi affrontati e gli inevitabili riferimenti
alle più diverse scale di governo degli interventi.
I problemi ambientali si attestano infatti
sia su di una dimensione globale, nell’ambito della quale si manifestano
effetti di portata planetaria, sia su di una dimensione locale
caratterizzata da fenomeni specifici, legati allo stato dell’ambiente e
ad attività che sul medesimo territorio hanno sede.
Entro questo scenario hanno preso mano a
mano rilevanza temi come la pianificazione strategica integrata, la
concertazione, la partecipazione della comunità ai processi decisionali,
la ricerca e la sperimentazione di strumenti operativi adeguati, alla
cui soluzione si stanno impegnando da alcuni decenni e con prevedibili
difficoltà, le Comunità internazionali e nazionali, ai diversi livelli.
Altri eventi salienti riguardanti lo
sviluppo sostenibile si sono verificati negli anni che seguirono la
Conferenza di Rio, come: il
Protocollo di
Kyoto sui cambiamenti climatici (1997); la Convenzione di
Aarhus sui diritti all’informazione e alla partecipazione ai processi
decisionali (1998), la
Dichiarazione del
Millennio delle Nazioni Unite sui valori sui quali
fondare i rapporti internazionali del terzo millennio (2000); il
Protocollo sulla biosicurezza (Montreal,
2000), la Convenzione sulle sostanze inquinanti non degradabili
(Stoccolma, 2001), la
Conferenza sui
finanziamenti per lo sviluppo (Monterrey, 2002).
Dal 1992 al 2002, i dieci anni che separano
il Vertice di Rio da quello di Johannesburg, il Summit destinato a
rafforzare l’impegno globale verso lo sviluppo sostenibile, si è presa
coscienza di come il cammino verso un mondo più sostenibile sia molto
più lento e difficoltoso di quanto ci si aspettava e che le prospettive
stesse di Rio, a parte qualche progresso specifico a livello nazionale o
regionale, non siano state mantenute. Il
Vertice di
Johannesburg, conclusosi con la presentazione del
Piano di
attuazione e la definizione di cinque nuovi targets,
si richiama agli eventi di Stoccolma e di Rio ed attribuisce al
compimento del processo di Agenda 21 il ruolo fondamentale per la
realizzazione dello sviluppo sostenibile.
Conclusione:
In conclusione analizzando le tre realtà che compongono
lo Sviluppo Sostenibile (sostenibilità ambientale, economica e sociale)
e la correlazione che le lega, si può facilmente comprendere
l’impossibilità a poter realizzare tale progetto considerando le
dimensioni sopra elencate come elementi indipendenti. La Sostenibilità,
pertanto, si può concretizzare soltanto se si analizzano tali dimensioni
in una visione sistemica, quali elementi che insieme contribuiscono al
raggiungimento di un fine comune.
Appare indispensabile, quindi, diffondere la cultura e il
concetto di tutela e salvaguardia ambientale, come presupposto
fondamentale sul quale realizzare il benessere sociale e la crescita
economica dei singoli Stati, in una sola parola: lo Sviluppo
sostenibile.
Ivana Villari |