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Marchionne, il salvatore della Fiat?
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Neve e gelo sulle strade, mai come quest’anno
di Simone Pavarin
No alla giacca e alla cravatta, 30 pullover scuri pronti
all’uso, grande capacità di arringare le platee sia di ricchi
imprenditori, che di longevi lavoratori dipendenti. Stiamo parlando di
uno tra i 5 manager più pagati d’Italia, colui che ha portato la Fiat a
competere a livello mondiale, Sergio Marchionne. E’ una di quelle
persone che, come si suol dire, o si amano o si odiano. Osannato dai
capitalisti outsider che ritengono le regole competitive attuali
inadeguate alle nuove sfide globali, criticato aspramente da quelli che,
al contrario, vorrebbero mantenere lo stato attuale.
Ammirato motivatore dagli operai americani della
Chrysler, fumo negli occhi per le organizzazioni sindacali italiane.
Marchionne ha umili origini. Nato a Chieti nel 1952, all’età di 14 anni
si trasferì con i genitori in Canada, dove viveva già una zia materna.
Qui si impegnò duramente negli studi e riuscì ben presto a conseguire la
laurea in legge. Terminata l’università, praticò per qualche anno la
professione legale, ma ben presto iniziò a sviluppare attitudini alla
gestione d’azienda.
Questo lo portò ad occupare diversi incarichi nei
consigli di amministrazione di varie medie società canadesi. La svolta
si ebbe quando fu reclutato agli inizi del 2000 dalla finanziaria
svizzera SGS, azienda che conta oltre 55.000 dipendenti in tutto il
mondo. E’ a questo punto che i riflettori internazionali si accesero ed
il quasi cinquantenne Marchionne fu immediatamente contattato dalla
Fiat, nel cui consiglio d’amministrazione entrò nel 2003. Nel 2009
Marchionne trasforma la Fiat, importante multinazionale europea, in una
struttura operante a livello globale acquisendo l’americana Chrysler e
tentando altre fusioni in diversi paesi.
L’aggressività con cui il Lingotto attraverso il suo
manager di punta effettua le acquisizioni, non passano inosservate a
Bruxelles dove la Commissione Europea è fortemente critica per ragioni
inerenti la turbativa della concorrenza. Questa politica rende la Fiat
una delle aziende automobilistiche più indebitate al mondo. Sembrerebbe
che però l’”amministrazione” Marchionne abbia dato i suo frutti,
infatti è di qualche settimana fa la notizia che la Chrysler, dopo il
rischio di fallimento e 2 anni di una durissima ristrutturazione,
ricomincia a produrre profitti. Se le iniziative di Marchionne oltre
oceano sembrano essere efficaci, in Italia non si hanno le stesse
fortune. Sono principalmente 2 le situazioni critiche che catalizzano
l’attenzione. Innanzitutto la vicenda di Termini Imerese.
La fabbrica siciliana che produceva la Lancia Y ha chiuso
definitivamente i cancelli a fine 2011. Nonostante finanziamenti
regionali ed europei in campo e la stessa promessa del Lingotto di
intensificare la produzione, la fabbrica ha sospeso l’attività lasciando
in cassa integrazione migliaia di operai ed impiegati. Si sussurra che
la produzione sia stata spostata negli Stati Uniti area più favorevole
per gli investimenti. Per quanto riguarda la “ricetta Marchionne” nella
fabbrica di Pomigliano d’Arco, la situazione è diversa. In seguito ad un
accordo votato da una parte delle organizzazioni sindacali, e fortemente
osteggiato e criticato principalmente dalla Fiom, la fabbrica rimane
operativa e a nuovo regime darà lavoro a oltre 4.500 persone
direttamente ed a oltre 10.000 dell’indotto.
I numeri occupazionali sono certamente interessanti ma le
nuove regole per i lavoratori sono più stringenti, per una serie di
motivi, tra i quali: le pause, gli straordinari, i sabato lavorativi.
Con questo accordo Marchionne ha creato un precedente importante e ha
isolato la Fiat almeno a livello nazionale visto che dal gennaio 2012 il
Lingotto non appartiene più alll’associazione degli industriali,
Confindustria. Tornando all’uomo Marchionne non si può certo dire che
sia una persona comune. Sicuramente uno stacanovista che mai rimanda la
risoluzione di un problema, a costo di presenziare riunioni il sabato o
la domenica indifferentemente negli USA o in Italia. Oltre che un
raffinato stratega anche un tecnico preparato visto che partecipa in
prima persona alle fasi di progettazione delle vetture. Si dice che
abbia testato personalmente durante una sua vacanza il modello Jeep Gran
Cherockee, impegnando la vettura per oltre 5.600 Km nel freddo Canada.
Probabilmente ritiene il suo vestire casual una vera e propria divisa,
ha affermato infatti di avere completi tutti uguali nelle sue varie
residenze sia in Italia che all’estero, completi costituiti
semplicemente da jeans e pullover.
(S.P.)
Neve e gelo sulle strade, mai come
quest’anno
Gli esperti dicono che temperature così fredde non si
verificano da almeno una trentina d’anni. Dopo un tiepido autunno, già
di per se strano, abbiamo avuto un inizio inverno particolarmente caldo.
Ormai tutti convinti che il 2012 si aprisse con temperature
particolarmente gradevoli, ecco che i metereologi preannunciano una
flusso di aria fredda proveniente da nord est. Una perturbazione non
convenzionale, talmente penetrante che si verifica statisticamente ogni
trent’anni. Un flusso di freddo gelido che fa precipitare le
temperature abbondantemente sotto lo zero, in Pianura Padana si toccano
i -16 gradi centigradi. E qui scatta la prima emergenza sulle strade.
Le automobili in generale infatti sono progettate per essere efficienti
fino a temperature poco sotto lo zero. Innanzitutto vi è un problema di
congelamento del carburante. Nei veicoli diesel che viaggiano in pianura
il punto di congelamento della paraffina è -12 gradi, se si arriva a –
16 nel filtro avviene la solidificazione del carburante. Il freddo
pungente è un nemico anche delle batterie. Si è calcolato che a -10
gradi le batterie perdano metà della loro potenza, meglio quindi avere
pronti i cavi. Un altro disagio molto fastidioso per le vetture è
rappresentato dal fatto che dopo aver lasciato per qualche ora la
macchina a temperature proibitive l’apertura delle portiere può essere
difficoltosa, ma soprattutto rischiosa per le guarnizione. I veicoli,
soprattutto quelli un po’ datati, rischiano di avere le guarnizioni in
gomma danneggiate irreversibilmente da aperture di portiere troppo
decise. Fare quindi molta attenzione ad aprire le portiere. Stessa
attenzione si deve adottare per i tergicristallo.
Anche le parti in
gomma di questi dispositivi sono sensibili alle basse temperature e
rischiano di rimanere attaccate al gelido vetro se non si prendono le
dovute cautele come quella di staccare i tergi dal lunotto se si lascia
l’autoveicolo all’esterno. Oltre ai danni che possono subire i veicoli
vi sono anche quelli che il ghiaccio provoca sulle strade. L’asfalto
utilizzato spesso sulle strade non sopporta le basse temperature, ma
soprattutto è sensibile al sale. E’ ormai usanza consolidata spargere
col sale le strade durante le gelide nottate invernali. Il sale ha un
effetto disgregante sugli elementi di cui è composto l’asfalto per cui
viene favorita la formazione di buche e dissesti. Sempre parlando di
asfalto non dimentichiamo i gravissimi danni inferti alla sede stradale
dai veicoli adibiti a spazzaneve che travolgono, oltre la neve, anche
tutto il resto, tombini compresi.
Il freddo è solo una parte del problema, infatti anche e
forse ancor più la neve rappresenta un’insidia da non sottovalutare per
gli automobilisti. In questo inverno 2012, che non è ancora terminato, è
caduta una quantità di neve che se considerata a livello nazionale non
preoccupa, ma la realtà è ben diversa. Se su Milano in poche ore i
cittadini ne hanno visto cadere 15 forse 20 cm, qualche giorno dopo se
ne sono depositati a terra, su Roma oltre 40.
Premettiamo che, il Nord
Italia che dovrebbe essere abituato a tali situazioni, ha subito uno
shock non indifferente. Da un lato i soliti automobilisti incoscienti
che non avendo seguito le disposizioni legislativi per l’uso delle
catene o gomme termiche, hanno causato interminabili ingorghi.
Dall’altro lato un sistema di pulitura strade, quest’anno, purtroppo,
piuttosto scadente. Tutto ciò a causato forti disagi agli automobilisti.
La situazione, se possibile ancor più cruenta si è verificata nelle
regioni centro meridionali. Roma rappresenta l’esempio emblematico. Il
Sindaco accusa la Protezione Civile, quest’ultima rinvia le provocazioni
al mittente, fatto sta che mezza città si è paralizzata. Le strade in
alcune aree del Paese si sono trasformate in una trappola quasi mortale.
Automobilisti bloccati per ore all’interno delle vetture a causa di neve
che non è stata rimossa dalle carreggiate. Ricordiamo per completezza
che anche la rete ferroviaria ha subito dei contraccolpi, infatti
diversi treni hanno dovuto interrompere la marcia e fermarsi per decine
di ore.
Tenendo conto di tutto ciò ci viene spontaneo chiederci
come funziona il dispositivo di contrasto al gelo e alla neve nei Paesi
Europei dove le temperature sono abbondantemente inferiori ai meno 16/17
gradi registrati in Italia. Il pensiero ci porta in Russia per esempio
che non eccezionalmente si arriva a temperature di meno 30 gradi.
Simone Pavarin |