IL MARE NEL CONTESTO
AMBIENTALE DI TARANTO
di Angelo Lucariello
P R E S E N T A Z I O N E
Taranto è un sito inquinato di interesse
nazionale. A livello regionale la città ha la maggiore incidenza di
tumori. Per ottenere una maggiore opera di prevenzione ed anche perché
ci sia maggiore assistenza terapeutica per un problema che ha una
grandissima rilevanza sociale, i cittadini hanno persino fondato
associazioni ambientalistiche.
Le polveri minerali ricadono da decenni sulle abitazioni e su chi ci
vive ed in particolare ne rione Tamburi è capitato che le soffitte
venissero svuotate di quintali di materiale metallico e che le persone
chiedessero sconti sul prezzo dell'acqua per potere almeno risparmiare
sui bucati e sulla pulizia delle case, laddove polmoni e territorio e
mare non possono essere ripuliti. Il Mar piccolo, un tempo vivaio
naturale e quasi incubatrice spontanea della fauna ittica, oggi rischia
la morte biologica per eccesso di sostanze inquinanti. Eppure potrebbe
costituire una risorsa importante per attività produttive come la
piscicoltura e la miticoltura eccellenti per qualità e quantità e
soprattutto a basso impatto ambientale. Eppure le sue coste e le sue
acque pulite e salvate dal degrado potrebbero offrire bellezza, sport e
persino salute a turisti in cerca di suggestioni. La litoranea, poi, e
parte del territorio sono rovinate da discariche abusive e se è
importante organizzare la gestione dei rifiuti, se bisogna formulare un
piano articolato di recupero e pulizia della costa e realmente attuarlo
in tempi umani, ancora più decisiva appaiono l'opera di
sensibilizzazione dei cittadini sulla tutela dell'ambiente ed anche
quella di controllo sulle condotte dannose e sbagliate. Si ritiene che
ciò che può davvero riscattare la difficile condizione dell'ambiente
tarantino sia la comune presa di coscienza, da parte dei cittadini e da
parte degli amministratori, dell'assoluta necessità di invertire la
tendenza degli ultimi decenni.
IL MARE E L’INQUINAMENTO
Quando si parla di mare purtroppo non si può non ricordare quanto
questo sia inquinato. Per citare
solo alcune stime: riversando ogni
giorno nel bacino del
Mediterraneo 360 milioni di
tonnellate di idrocarburi e ricoprendo una superficie pari appena
ad appena lo 0,7% della superficie acquea del Pianeta, il traffico marittimo in questo mare
costituisce di per sé un fattore di forte
impatto
ambientale!
Si è
calcolato
che
ogni
anno
il
Mediterraneo è
oggetto
di
immissioni
di idrocarburi per
circa 600.000 tonnellate di
origine terrestre e
marina. Di queste circa un
terzo sono
addebitabili ad eventi connessi alla navigazione commerciale: scarichi operazionali, scarichi accidentali, sinistri. Gli scarichi operazionali sono le immissioni volontarie di prodotti inquinanti in mare connesse all’esercizio della navigazione stessa, gli scarichi accidentali sono quelli dovuti a colpa o
negligenza nella gestione delle navi, i
sinistri marittimi (collisioni, incagli, esplosioni) sono meno frequenti, ma i danni ambientali connessi a
questi incidenti sono sempre di
consistente gravità.
Per ciò che concerne Taranto, a
queste stime bisogna aggiungere una serie di
minacce che incombono
sull’ambiente marino,
segnatamente il continuo e incessante movimento delle navi, lo scarico illegale di
rifiuti, le perdite e
i versamenti, anche attraverso le
immissioni in atmosfera, di sostanze inquinanti di
varia natura, il degrado dell’habitat dovuto al dragaggio dei fondali e
agli scarichi civili ed
industriali di oli
minerali, di detergenti, di
mercurio, di
piombo, di fosfati e a cui si aggiungono plastiche e materiali
non biodegradabili ed industriali.
IL MARE NEL CONTESTO AMBIENTALE DI
TARANTO
Si è
rivelato praticamente impossibile non sentirsi coinvolti su
quasi tutti gli argomenti ambientali. Certamente ciò non vuole rappresentare alcun tentativo di primeggiare sulla
scena, ma costituisce la naturale risposta da parte degli organi di
vigilanza, i cui fini istituzionali non possono che qualificarsi
“principali”. Quando si parla di mare, infatti, non si può prescindere
dal trattare argomenti che
spaziano dal turismo all’innovazione
tecnologica, dallo
sviluppo industriale e
distretti produttivi alla
mobilità, dalla
riqualificazione dei beni
dell’ambiente marittimo.
Ma, certamente, per la grande attualità ed importanza che rivestono le
tematiche ambientali nel territorio
e per la
grande incidenza, purtroppo in
termini negativi, che
le stesse esercitano su ogni ipotesi di
progettualità e sviluppo in
qualsiasi settore, che
pone alla base dei propri fini la
diffusione della cultura della prevenzione come strumento per la
salvaguardia dell’ambiente e
per
lo
sviluppo
di
attività
ecocompatibili,
non
poteva
davvero
sottrarsi
al
compito, quantomeno, di
richiamare tutti i
soggetti coinvolti nel
programma di
prevenzione e vigilanza ad operare una attenta e
concreta riflessione sulla importanza delle questioni ambientali e
della loro
incidenza sul processo
di pianificazione territoriale in corso, con particolare riguardo, ovviamente, alle risorse mare e coste.
TUTELA DEL MARE
Per ciò che concerne la
tutela del mare alcuni riferimenti normativi sono d’obbligo.
L’Italia è uno degli Stati che ha ratificato la
Convenzione di Barcellona sulla tutela del mare mediterraneo, e
si attiene a quelle che sono
le linee guida della convenzione di Marpol sull’inquinamento dei mari attraverso le
sostanze tossiche ed
inquinanti. La normativa italiana in
materia è rappresentata dalla Legge 31 dicembre 1982,
n. 979 che prevede il divieto
assoluto per le navi italiane
di scarico in mare di idrocarburi e
di altre sostanze nocive indicate dalla stessa legge. Peraltro il
controllo dello stato delle zone marine è
stato rafforzato con l’adozione della recente Legge 8
febbraio 2006, n.
61 sulla istituzione di zone di protezione ecologica, da costituirsi con decreto del
Presidente della
Repubblica. Nell’articolo 2, comma secondo, della Legge viene previsto
che «entro le zone di
protezione ecologica si applicano, anche nei confronti di navi battenti bandiera straniera e delle persone di
nazionalità straniera, le norme di diritto italiano, del diritto dell‘unione Europea e dei trattati internazionali in
vigore per l’Italia in materia di prevenzione
e repressione di tutti i tipi
di inquinamento marino, ivi compresi l’inquinamento da navi e da acque
di zavorra, l’inquinamento di
immersione di rifiuti, l’inquinamento da
attività di esplorazione e
di sfruttamento dei
fondi marini e
l’inquinamento di origine atmosferica, nonché in
materia di protezione dei mammiferi, della biodiversità e
del patrimonio archeologico e
storico» . Questa previsione rappresenta, oltre che
una novità, un grosso
passo avanti nella difesa del Mare e di tutto
ciò che (flora, fauna,
patrimonio archeologico, etc...) è connesso ad esso.
TARANTO E IL MAR JONIO
Per quello che riguarda Taranto, città bagnata dal Mar Jonio e
terzo porto italiano,
la questione presenta profili di
notevole complessità. Una
località come Portofino è
facile che venga considerata una
zona protetta. Ma
in un città come
Taranto, emblema del
commercio, del lavoro, dello sviluppo, le
speranze di risanamento delle acque e
del territorio vanno pur
sempre contemperate con le esigenze di sviluppo del Sud. Ed è
per questo motivo che
Taranto oggi è
chiamata ad applicare
il principio dello
sviluppo sostenibile. Infatti la
rapida riduzione della biodiversità marina, dovuta in
particolare all’inquinamento,
agli impatti del
cambiamento climatico e
a una pesca indiscriminata, è
un segnale d’allarme che non possiamo ignorare.
Oggi abbiamo l’esigenza di
una politica marittima tesa a
sviluppare in maniera ecologicamente sostenibile un’economia marittima prospera. Tale politica deve
poter contare sull’eccellenza nel settore della ricerca scientifica marina, della tecnologia e
dell’innovazione. In
secondo
luogo
occorrerà
preservare e
migliorare lo
stato
delle
aree
fisiche
presso
cui
sono
allocate le attività marittime, vale a
dire il Mar Grande e
il Mar Piccolo.
Bisogna comprendere, ancora, che il mare
produce reddito anche grazie al
turismo.
Molte destinazioni turistiche devono la
loro popolarità al
fatto di essere vicine al mare e alla sua qualità ambientale. Un’elevata
tutela delle zone costiere e dell’ambiente marino è
quindi essenziale per garantire la
sostenibilità
dell’intero settore e in
particolare del crescente comparto dell’ecoturismo. Un ambiente marino sano
rappresenta una condizione indispensabile per
poter sfruttare
pienamente le potenzialità dell’intero territorio ionico.
Preservare la risorsa di
base consentirà di
migliorare la
competitività di
tutta la provincia tarantina, la
crescita a lungo
termine e l’occupazione. Il deterioramento
dell’ambiente marino riduce il potenziale del mare di generare reddito e
occupazione. La nuova politica marittima deve essere tesa ad instaurare
una comprensione reciproca e una visione comune tra responsabili e gli
attori dei vari settori: trasporto marittimo e porti, pesca, gestione
integrata delle zone costiere, politica regionale, politica energetica, ricerca marina e
tecnologie del mare. Lo sviluppo comporta inevitabilmente pressioni sullo spazio e
sull’ambiente.
Lo
sviluppo sostenibile può contribuire allo sviluppo delle zone costiere e
delle isole migliorando la competitività delle imprese, rispondendo alle
esigenze sociali e valorizzando il patrimonio naturale e culturale e gli
ecosistemi locali. Poiché devono mantenere o migliorare le loro attrattive, sono
sempre più numerose le
destinazioni
turistiche che adottano pratiche e
politiche più sostenibili e rispettose dell’ambiente. Gran
parte dell’inquinamento che colpisce l’ambiente marino proviene infatti
da fonti terrestri: concimi agricoli, effluenti urbani e industriali, pesticidi, idrocarburi e
sostanze chimiche.
CONCLUSIONI
Un Territorio così
splendido, crocevia di
popoli, culture ed
etnie, ha un
immensa risorsa: il
mare! Un elemento che
non solo lambisce e
delimita l’intera area tarantina, ma
perfino la attraversa rendendola per questo unica e
suggestiva. Esso rappresenta solo un
lato dell’intero
Paesaggio; ma è
forse l’unico verso il
quale vale ancora la pena di volgere
lo sguardo!
Angelo Lucariello |
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