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LE MULTE ARRICCHISCONO I COMUNI?

 

di Francesco Maretto

 

Da qualche anno, con le varie finanziarie che hanno tagliato di volta in volta i finanziamenti alle Amministrazioni Locali, Comuni Province e Regioni si sono lanciate verso il controllo della circolazione stradale per mezzo di apparecchiature elettroniche che consentono anche a quei Comuni con un solo Agente di Polizia Municipale di elevare un considerevole numero di contravvenzioni tale da ben contribuire al bilancio.

Parallelamente sono sorte centinaia di aziende che offrono apparecchiature a noleggio oltre all’assistenza necessaria per poter gestire tutta l’attività contravvenzionale.

Ma proprio in questo ultimo passaggio si annidano tutta una serie di lati oscuri che prima o poi dovranno essere presi in considerazione ovvero quali siano i limiti delle Società private che noleggiano le apparecchiature.

Leggendo le varie locandine pubblicitarie viene l’impressione che l’Agente di P.M., unico titolare del potere sanzionatorio, possa anche essere messo da parte. Le aziende fanno sviluppare i rullini, rilevano le targhe dei veicoli, stampano i verbali, li spediscono ai trasgressori e seguono tutto l’iter del pagamento compresa l’iscrizione nei ruoli esattoriali e l’assistenza per i ricorsi davanti ai Giudici di Pace e oltre.

Un business da milioni di euro se si pensa che normalmente le Aziende percepiscono un compenso a cottimo in percentuale delle sanzioni effettivamente incassate dai comuni con percentuali che vanno dal 25 al 35%.

Ma questa modalità di gestione non può non destare sospetti se si considera che ci sono comuni che hanno rilevato migliaia di contravvenzioni pur disponendo di uno o al massimo di due Agenti di P.M.

Con il nuovo Codice della Strada saremo almeno avvisati da segnali stradali anche luminosi della presenza degli autovelox ma non dimentichiamoci degli agguati che fino a poco fa venivano posti in essere con apparecchiature nascoste nei punti più impensabili che servivano, e come negarlo, a far cassa.

Ricordo che transitando in provincia di Firenze ho visto una strada dove, subito dopo un dosso ove vigeva il limite di 70 Km/h, poco dopo la discesa, appariva un limite di 50 Km/h e poi l’autovelox. Poco più avanti il limite tornava a 70 Km/h. Chi non sospetterebbe dei motivi reali dell’apparecchiatura e del limite abbassato?

O sul Ponte dell’Indiano, sempre a Firenze, dove l’autovelox è posto in un tratto in cui vige il limite di appena 40 Km/h dopo essere arrivati da una strada in cui il limite era di 80 Km/h.

Fiumi di parole, come diceva una canzone, spese per parlare di uno strumento che se utilizzato correttamente avrebbe veramente un senso nella campagna per la sicurezza stradale.

E gli etilometri? Perché pochi comuni fanno controlli sul tasso alcolemico e sulla guida sotto l’effetto di stupefacenti? Forse perché sono infrazioni a carattere penale e non danno introiti ai Comuni? Resta il fatto che la sicurezza stradale non può diventare un modo per arricchire nessuno tanto meno aziende private che lucrano sulle contravvenzioni.

 

Francesco Maretto

 


 

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