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MASERATI: Tridente di Lusso

 di Lorenzo Scocciolini

 

Una splendida Maserati Quattroporte degli anni 70.La storia della Maserati è una storia di fratelli, sette per l’esattezza, nati a Voghera da Rodolfo, macchinista delle ferrovie, e Carolina Losi. In ordine cronologico, Carlo (1881), Bindo (1883), il primo Alfieri (1885) morto prematuramente, il secondo Alfieri (1887), Mario (1890), Ettore (1894) ed Ernesto (1898).

È il primogenito Carlo ad infondere la passione per la meccanica agli altri fratelli, egli infatti lavora in una fabbrica di biciclette di Affori (Milano) dove progetta un motore monocilindrico per velocipedi prodotto successivamente dalla Carcano, fabbrica di motociclette, correndo per i cui velocipedi a motore Carlo stabilisce il record di 50 Km/h nel 1900.

Chiusa la Carcano, nel 1901 Carlo passa alla Fiat e nel 1903 alla Isotta Fraschini dove fa assumere il fratello Alfieri che già lavorava in una fabbrica di biciclette.

Purtroppo Carlo muore a 29 anni dopo aver corso per la Bianchi, essere diventato direttore generale della Junior ed aver avviato una pionieristica azienda di motori elettrici per auto col fratello Ettore.

Erede di Carlo, Alfieri diviene un pilota automobilistico della Isotta Fraschini e già nel 1908 corre alla Targa Florio e al Gran Premio di Dieppe. Nel frattempo anche Bindo ed Ettore entrano alla Isotta Fraschini. Alfieri ed Ettore diventano rappresentanti della ditta in Argentina, Usa, Gran Bretagna e Francia per poi essere chiamati nel 1912 a dirigere il servizio di assistenza clienti a Bologna dove la famiglia si stabilisce definitivamente.

È qui che in un locale di via de’Pepoli il 1 dicembre 1914 i tre fratelli Maserati, Alfieri, Ettore ed Ernesto fondano la Società Anonima Officine Alfieri Maserati col simbolo del Tridente che il fratello Mario, pittore, ideerà più tardi ispirandosi alla bolognese statua del Nettuno. La nuova azienda bolognese avrebbe comunque continuato a preparare le Isotta Fraschini e le Diatto.

La Grande Guerra ferma le attività della Maserati costringendo Alfieri al progetto delle candele d’accensione per motori nella nuova Fabbrica Candele Maserati prima a Milano e poi di nuovo a Bologna. Dopo il conflitto l’azienda si trasferisce di nuovo da via de’Pepoli a via Emilia Levante (zona Pontevecchio – Savena), periferia bolognese. Qui Alfieri consolida la sua carriera di pilota per le Isotta Fraschini (con motore aereo Hispano – Suiza) vincendo al Mugello, alla Susa – Moncenisio, alla Aosta – Gran San Bernardo e nel 1924 anche per le Diatto fino al Gran Premio di San Sebastiano (Spagna) in cui fu costretto al ritiro e squalificato per 5 anni (pena poi condonata) per la sostituzione illegale del motore da 2 a 3 litri.

Questa disavventura permette ad Alfieri di dedicarsi completamente alla progettazione di autovetture interamente Maserati che vedranno la luce nel 1926 con la “Tipo 26” esordendo nella Targa Florio dove nel 1927, correndo con la “Tipo 26 B”, lo stesso Alfieri perde un rene.

Tuttavia egli continua la sua carriera di pilota anche se lascia progressivamente il ruolo a Bonacin Borzacchini che porterà la nuova Maserati V4 da 16 cilindri a stabilire il record mondiale di 246 km/h e alla vittoria nel Gran Premio di Tripoli nel 1930, anno in cui Alfieri riceve il “cavalierato” da Mussolini e nasce la nuova 26M. Nel 1931 escono la 4 CTR e la 8C 2500 a trazione anteriore.

Il 3 marzo 1932 Alfieri Maserati muore per una ricaduta dei traumi dell’incidente del 1927. Ciononostante, anche grazie alla raggiunta notorietà dell’azienda ed ai notevoli capitali accumulati, la società viene potenziata dalla guida dei fratelli Ernesto ed Ettore a cui si aggiunge anche Bindo che lascia la Isotta Fraschini.

L’attività agonistica continua intensamente grazie all’arrivo nel 1933 di Tazio Nuvolari che darà un apporto tecnico notevole trionfando nei Gran Premi del Belgio, del Montenero, di Nizza e più tardi contro le tedesche Mercedes – Benz  e Auto Union. Nel 1936 nasce la prima vetturetta Maserati, la 6CM, e il mecenate Gino Rovere investe molti capitali nella società facendone diventare presidente Nino Farina.

Nonostante la floridità finanziaria della società, i fratelli Maserati nel 1937 cedono l’azienda alla famiglia modenese Orsi che trasferisce la sede da Bologna all’attuale a Modena in viale Ciro Menotti. La famiglia Maserati rimane all’interno della società progettando motori come il 4CL e l’8CL contribuendo alle vittorie contro le Mercedes come quella di Wilbur Shaw sulla 8CTF alle 500 miglia di Indianapolis nel 1939.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’azienda ritorna alla produzione di candele di accensione, macchine utensili, materiali e veicoli elettrici. Solo nel dopoguerra si ritorna alle vetture con la GT e la A6 1500 nonché alle corse con la vittoria della A6GCS di Alberto Ascari nel circuito di Modena.       

Nel 1947 la famiglia Maserati esce dall’azienda per fondare una società di automobili da competizione di piccola cilindrata, la OSCA.

Le gare automobilistiche vedono in questi anni le sfide con le Alfa Romeo, le Ferrari e le Talbot.

Il responsabile tecnico della Squadra Corse Maserati, Gioacchino Colombo, ingaggia piloti come Gonzales, Marimon, Bonetto, de Graffenried e Fangio che vince sulle Ferrari di Ascari e Farina nel Gran Premio d’Italia del 1953. Dal 1954 al 1956 ci sono ancora numerose vittorie e si sviluppa la 250F che da alla casa del Tridente la prima vittoria mondiale in Formula 1 nel 1957 con Fangio.

Dopo questa grande vittoria la Maserati si ritira dalle competizioni continuando però a fornire vetture come la “Birdcage” per squadre private come la Cooper (V12 3000 cc).

Ormai l’azienda punta soprattutto sulla produzione e sul mercato col 3500 GT del 1958 ampliando perfino gli stabilimenti. Nel 1962 è la volta della Sebring e nel 1963 della Quattroporte, prima berlina Maserati con 8 cilindri e 4136 cc.

Nel 1968 alla famiglia Orsi subentra la francese Citroën che oltre alla “Bora”, prima Maserati con motore centrale costruita in serie, riporta la casa modenese alla vittoria nelle competizioni grazie ai motori Maserati montati sulla Citroën SM nel rally del Marocco del 1971.

Accanto alla Bora escono la Merak e la Khamsin ma nel 1973, in seguito alla crisi petrolifera conseguente alla “Guerra del Kippur”, l’azienda entra in difficoltà e, nonostante il lancio della Quattroporte II e della Merak SS, la Citroën, anche per un accordo con la Peugeot, mette in liquidazione la società che passa dopo svariate pressioni della Confindustria e delle amministrazioni locali sotto la gestione dello Stato attraverso la GEPI.

L’8 agosto 1975 la società viene rilevata dalla Benelli e l’ex pilota argentino della Maserati Alejandro De Tomaso diviene amministratore delegato dell’azienda riuscendo con difficoltà a far ripartire la produzione con la Kyalami, la Quattroporte III (design Giugiaro) e soprattutto la Biturbo, vettura economica di alte prestazioni in trenta versioni coupé e spider.

Nel 1993 la Benelli cede la Maserati alla Fiat che lancia la Quattroporte disegnata da Marcello Gandini mentre nel 1997 la Ferrari acquista il 50% delle azioni e nel 1998 nascono la 3200 GT e la Quattroporte Evoluzione.

Nel 2000 viene ampliato lo stabilimento, creato il nuovo centro direzionale e riorganizzata la rete commerciale. Nel 2001 viene lanciata la Spyder soprattutto per il mercato nordamericano, nel 2002 la nuova Coupé e la nuova Quattroporte (2003).

Nel 2005 la proprietà torna completamente alla Fiat che nomina Karl-Heinz Kalbfell amministratore delegato e responsabile del settore sportivo Alfa Romeo – Maserati. Nel 2006 gli subentra Roberto Ronchi. Intanto l’azienda torna alle competizioni del Campionato mondiale FIA GT con la MC12 e nel mercato privato lancia la GranSport, la GranSport Spyder, la MC Victory, la Quattroporte Automatica e la GranTurismo del 2007. Mentre continuano i successi nella FIA GT, le ultime nate della casa sono la MC stradale e la GranCabrio, prima cabriolet Maserati, considerata una delle automobili più belle al mondo. 

 

Lorenzo Scocciolini

 


 

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