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AUTO AD IDROGENO: UNA SCELTA POSSIBILE?

L'AUTO A IDROGENO: Tra rischi e vantaggi una questione complessa

di Massimiliano Giovine  (Ott.2006)

 

La BMW è stata tra le prime case al mondo a produrre un'auto ad idrogeno (nella foto la serie 7 "hidrogen7")Nei mesi scorsi, sull’idrogeno si è detto molto e – spesso – si è detto male. Si sono aperte conferenze, dibattiti, smossi vespai televisivi col solo scopo di “creare la notizia”, cioè di mettere in piedi quel frastuono utile ad occupare le pagine dei giornali, giusto per distogliere l’attenzione dai veri (e gravi) problemi del settore energetico-petrolifero. Ambiente-sviluppo-business-salute.

Questi i 4 perni principali attorno ai quali ruota tutto il delicato discorso.

Molti credono che il motore ad idrogeno sia una scoperta recente. Macchè. Conosciuto già dal XVI sec., il motore a idrogeno è una scoperta addirittura precedente a quella del motore a benzina. Non avete letto male, state tranquilli. Fonte:Newton/Corriere della Sera: “Il primo motore a scoppio era a idrogeno e fu inventato e messo a punto 150 anni fa da due toscani, Padre Eugenio Barsanti, di Pietrasanta, professore di fisica e di idraulica all'Osservatorio Ximeniano, e Felice Matteucci, ingegnere e fisico lucchese”.

L’idrogeno è un buon sistema per alimentare un motore. Può essere utilizzato sia come fonte energetica primaria (e dunque bruciato da solo) sia insieme ad altri combustibili. Un motore a combustione d’idrogeno produce acqua (si, acqua), insieme a parti di idrogeno non bruciato e leggere quantità di ammoniaca. Ovviamente, a queste emissioni, dovranno essere aggiunte quelle derivate dalla combustione dei soliti idrocarburi (se presenti nella mistura). Per utilizzare questo sistema, però, occorre montare sulle vetture un motore adattato a reggere il congiungimento dei normali carburanti insieme all’idrogeno.

Esiste però un secondo modo – molto più redditizio ed ancor meno inquinante – di consumare l’idrogeno: questo  sistema, definito a celle di combustibile, funziona ricongiungendo elettro-chimicamente l’idrogeno (che rappresenta il combustibile) con l’ossigeno (l’ossidante). Dalla reazione di questi due elementi si possono ottenere quelle quantità di potenziale elettrico (corrente) necessarie alla marcia. In questo caso, le emissioni al termine del processo consisteranno ancora in acqua (la famosa H2O, ovvero idrogeno più ossigeno) e una certa quantità di calore.

Quindi semplice. Ma in teoria. “In teoria” perché alla relativa semplicità di progettazione corrispondono tutta una serie di difficoltà tecniche che mettono in forse l’utilizzo del dispositivo su larga scala per normali auto a idrogeno (o bus, camion, ecc.).

La prima sta nel fatto che, se sollecitato nella maniera scorretta (magari attraverso un deflusso troppo violento o un urto), l’idrogeno potrebbe generare pericolose esplosioni. Per questo, senza un’adeguata progettazione, durante una collisione il rischio maggiore potrebbe derivare proprio dalle possibilità di deflagrazione del veicolo e dall’eventualità che si generino esplosioni a catena tra tutte le auto coinvolte.

Ma oltre a questo, il vero problema dell’idrogeno sta nella sua reperibilità.

Il motore a idrogeno funziona utilizzando una sostanza naturale. La sua combustione non inquina, anzi produce acqua (etimologicamente, infatti, idrogeno vuol dire “generatore d’acqua”). Ha un rendimento alto.

È un sistema di utilizzo energetico eco-compatibile ed impiegabile già adesso, direttamente sulle autovetture e sui mezzi di trasporto operativi. Non è costoso, perlomeno in termini assoluti, perché nella prospettiva di una sostanziale flessione nella disponibilità del greggio, si manifesta lo spettro di dover rinunciare definitivamente alla movimentazione di cose e persone su larga scala.

 

Ogni volta che se ne parla, soprattutto a livello di informazione di massa, si sente qualcuno un pò troppo entusiasta adottare toni miracolistici per descrivere i suoi possibili sviluppi. Ma se si va un po’ più a fondo, ci si rende conto che l’alternativa-idrogeno non è poi così facilmente praticabile.

In primis: cos’è l’idrogeno? L’idrogeno non è un combustibile in senso proprio, per essere precisi è un vettore di energia.

Un’espressione complessa che descrive quelle sostanze che si comportano, più o meno, come una spugna. Come una spugna, infatti, l’idrogeno non possiede direttamente l’energia da sprigionare; occorre che questa gli sia ceduta da altre fonti. Nel momento in cui si costituisce, l’idrogeno assorbe questa potenza e la fa sua; proprio come una spugna, insomma, l’idrogeno conserva in sé l’energia prelevata e, nel caso, la rende disponibile. Non sarà una spiegazione “altamente scientifica” (e me ne scuso con gli scienziati). Ma rende l’idea ai più.

L’idrogeno, dunque, è una sostanza che va creata da qualcosa d’altro.

Ma dove si trova l’idrogeno? E, nel caso, come lo si produce? Fin dalle elementari si impara che l’idrogeno è l’elemento più comune di tutto l’universo. Di idrogeno è fatto quasi il 75% della materia, di idrogeno sono composte le stelle. Eppure, parrà strano, l’idrogeno allo stato puro è una delle più rare materie presenti sulla terra.

Per questo, quando serve, l’idrogeno occorre farlo. La fonte principale per ottenere l’idrogeno è l’acqua. I modi sono due: il primo è l’elettrolisi: tramite una fonte di energia si stimola un processo chimico che genera, appunto, idrogeno; ma è un sistema molto poco usato e poco proficuo. Il sistema più agile per avere dell’idrogeno è quello di generarlo utilizzando, come fonte di energia primaria, il petrolio o altri combustibili (carbone, metano ecc.). Al momento, circa il 97% dell’idrogeno è ottenuto attraverso questo sistema.

In ogni caso – ed ecco spiegato il perché si chiama vettore – l’idrogeno, per essere prodotto, ha bisogno di un’altra fonte di energia. Ma questo è un processo sconsigliato per realizzare energia per i veicoli a motore. Il motivo è semplice: sarebbe stupido usare petrolio (inquinando) per fare un combustibile (pulito) che dovrà svolgere la stessa funzione del petrolio, con un risultato inferiore (in termini di redditività) rispetto a quello ottenuto se si bruciasse direttamente il petrolio.

Almeno fino a quando non si troverà un modo di produrre idrogeno da fonti alternative a quella dei combustibili tradizionali, l’utilizzo dell’idrogeno è un’operazione del tutto inutile.

Ma la questione idrogeno è strettamente collegata al problema del petrolio.

Il greggio, salvo miracolosi giacimenti ancora da identificare, avrebbe gli anni contati. Si calcola che, con l’attuale volume di consumo (il petrolio alimenta circa il 35-40% delle utenze energetiche mondiali) le riserve di greggio si estingueranno entro quarant’anni.

In seguito il petrolio continuerà ad essere estratto e raffinato, ma il suo costo sarà talmente elevato da rendere controproducente il suo utilizzo su larga scala. Il consumo massificato, infatti, ha elevato in modo esponenziale il rischio di esaurimento: basti pensare che ogni anno la popolazione mondiale brucia all’incirca 28 miliardi di barili di greggio(circa 4450 miliardi di litri). Beh, di questo passo le riserve di greggio potrebbero estinguersi addirittura nel prossimo ventennio.

Inoltre: il 95% dei veicoli (compresi quelli agricoli e di soccorso) funziona con petrolio o derivati. Il che implica che in caso di scarsità petrolifera potrebbe verificarsi il quasi totale arresto dei sistemi di trasporto.

Fare previsioni corrette è però impossibile. Il punto è che nessuno sa realmente quanto petrolio esista sulla terra: gli Stati produttori (spesso riuniti in associazioni, come ad esempio l’Opec) o le industrie di produzione, fanno di tutto perché le stime rimangano segrete.

Le compagnie, poi, lasciano che i dati sulle stime fluttuino continuamente; in questo modo possono dichiarare stime calanti quando si tratta di pagare tasse ed ottenere agevolazioni fiscali, e stime crescenti quando desiderano attirare investimenti.

Diversi studi affermano che tra il 2010 e il 2015 si verificherà quello che, tecnicamente, viene definito picco di capacità produttiva. Oltre questa soglia la capacità estrattiva risulterà inferiore alle necessità di utilizzo. Si verificherà così un brusco aumento del prezzo del bene, dunque l’impossibilità, per molta parte della popolazione, di accedervi senza preoccupazioni. Ma non solo: con l’aumentare del prezzo del petrolio anche il costo finale di molti prodotti (magari trasportati o prodotti con macchine a petrolio) sarà destinato a crescere.

Si potrebbe così innestare un ciclo di inflazione crescente ed un periodo di recessione di vaste proporzioni.

Se il contesto è questo, allora, l’implementazione dell’idrogeno sembra più una necessità che una possibilità offerta dal progresso. Insomma, sull'auto a idrogeno ci sarà ancora tanto da dire nei prossimi anni.

Intanto bisognerebbe, da subito, impostare un regime di vita meno dilapidatorio. Rivedere ed anzi invertire la crescita dei consumi energetici . Una priorità che non può più essere rimandata. Far finta di nulla, tirando dritto per la strada dell’espansione a tutti i costi, oltre che essere un’azione criminale ed anti-ecologica, vorrà dire soltanto andare verso il suicidio. Di tutti.

(Ott.2006)

Massimiliano Giovine

 

 


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