SENSUALITÁ E LIBERTÁ
Il rapporto tra l’uomo e l’auto
di Maria Giovanna Napoletano
È
sempre più che mai evidente come l’automobile sia diventata il centro
della vita sociale dell’essere umano. Si può, a ragione, affermare che
essa è il prolunga-mento del nostro corpo, all’interno di un complesso
sistema di relazioni con “l’altro” sempre più fitte. L’auto riflette la
personalità dell’individuo, del suo mondo interiore. È facile, a tutt’oggi,
che si sia giudicati e valutati per l’auto che si possiede.
La “macchina”, dunque,
come specchio dell’anima. Come status. In un rapporto di sensualità
stretta. Non solo come desiderio di libertà che spinge nelle giornate
più nere a “partire in quarta” per andar lontano, senza meta, ma come
rapporto di simbolicità che riguarda la sfera sessuale dell’individuo.
Sensazione di onnipotenza che pervade.
L’auto è un mezzo docile che
obbedisce, che si comanda e che libera il nostro più intrinseco, celato
istinto di onnipotenza. Si può allora ipotizzare una relazione feticistica, intima, di emancipazione: l’auto è un luogo protetto e nel
chiuso dell’abitacolo un altro mondo si apre alla portata di tutti.
Secondo il noto sessuologo Ian Banks: “Sesso e automobili vanno di pari
passo da sempre ed è noto che per molti uomini la prima macchina è stata
teatro di iniziazione sessuale”.
L’auto, dunque, sembra rivestire un
ruolo diverso da quello classico per cui è nata. Dall’indagine condotta
dal periodico tedesco “Men’s car” è emerso che chi guida BMW fa l’amore
più spesso: almeno 2,2 rapporti a settimana.
Chi ha la Porche è un
tipo volubile: ha solo 1,4 rapporti a settimana, ma ammette di avere
tradito la partner almeno una volta. Le donne più attive sessualmente,
invece, guidano auto francesi; le donne ritenute più inaffidabili
guidano le Audi.
Le auto italiane, invece, non sono ritenute
particolarmente rilevanti ai fini della ricerca. E allora via con i quiz
di psicologia spicciola che intendono rilevare le tipologie di
personalità a seconda dell’auto posseduta: il rimor-chiatore, il
feticista, l’appassionato e così via dicendo. Attenzione, però. Guidare
comporta una certa dose di percezione del rischio e un elevato senso di
responsa-bilità. Recenti studi hanno infatti dimostrato che le
condizioni stressanti in cui guidiamo spesso vengono amplificate,
trasformandoci in cattivi guidatori.
È dunque necessario riflettere e
capire quando è il caso di mettersi alla guida, cioè quando condizioni
esterne ma anche interne possono permetterci un viaggio sereno, breve o
lungo che sia. Secondo la nostra intelligenza e personale libertà.
Maria Giovanna Napoletano |