NON SOLO HERBIE
La nascita del Maggiolino
di
Roberto Maurelli
Il progetto di una
delle auto più famose al mondo, prodotta in infinite varianti nell'arco
di 65 e oltre 21 milioni di esemplari, fu opera di Ferdinand Porsche. Il
celebre ingegnere tedesco, da questa stessa base, avrebbe derivato anche
l'auto che porta il suo nome, la cui prima versione, la 356, ha davvero
tantissime somiglianze con il Maggiolino.
La richiesta di una vettura robusta ed economica che motorizzasse
tutto il popolo tedesco, veniva nientemeno che da Adolf Hitler poco
prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. L'obiettivo era
quello di realizzare un prototipo che fosse capace di trasportare 5
persone (o tre soldati e un mitragliatore...) e viaggiare oltre i 100
km/h consumando in media 7 litri per 100 km. Il tutto mantenendo il
prezzo di vendita entro i 1000 Reichsmark, cifra ritenuta coerente con
la vocazione di “auto del popolo” (Volks-wagen).
Durante lo svolgimento delle ostilità, la produzione vnne rimandata e
i prototipi vennero utilizzati come veicoli militari (Kubelwagen e
Schwimmwagen).
Solo al termine del conflitto, nonostante la fabbrica di Wolfsburg fosse gravemente danneggiata dai bombardamenti, si riprese
faticosamente l'attività di produzione.
Negli anni 50, dall'America al Sudafrica, dall'Europa all'Estremo
Oriente, il mondo si popolò di queste vetture che, in ogni paese, si
guadagnarono un nomignolo da coleottero: Kafer, Beetle, Coccinelle,
Maggiolino.
La base tecnica, immutata nel corso della produzione, prevedeva un
motore quattro cilindri boxer raffreddato ad aria da 985 cc e 23 cv con
albero a camme centrale e distribuzione ad aste e bilancieri e valvole
in testa, montato a sbalzo sull'asse posteriore, telaio a trave centrale
portante accoppiato a sospensioni a barra di torsione. Questa struttura
semplice, economica e robusta, praticamente indistruttibile, era anche
abbastanza avanzata per l'epoca e consentiva, grazie a un peso contenuto
in 845 kg, di spingere la vettura sino a 125 km/h. Il tutto era poi
vestito da una carrozzeria esteticamente affascinante e filante (Cx pari
a 0.41), la cui popolarità fu rafforzata ulteriormente da una serie di
film della Walt Disney, avviata nel 1969, dal titolo "Un maggiolino
tutto matto" (The love bug). In questi film una Volkswagen bianca di
nome Herbie è la protagonista principale, umanizzata nei comportamenti e
nelle espressioni da sorprendenti effetti speciali.
Durante la sua lunghissima storia il Maggiolino ha subito continui
affinamenti e miglioramenti. Intorno al 1950 furono introdotte dal
carrozziere Karmann le sbarazzine versioni cabrio, successivamente
prodotte direttamente dalla stessa Volkswagen.
Nel 1953 il lunotto posteriore divenne unico anziché diviso in due.
Sul finire degli anni 50 Pininfarina si occupò di alcuni lievi
ritocchi, tra cui l'ampliamento della superficie del lunotto posteriore
e un incremento dell'altezza di tutte le superfici vetrate. Nel 1967 i
fari divennero praticamente tondi e montati in posizione verticale;
furono inoltre aggiunti paraurti maggiorati.
Alla soglia degli anni '70, invece, crebbero le dimensioni, furono
montati motori più potenti e le sospensioni MacPherson che, unitamente
alla scocca portante, garantivano una tenuta di strada migliore. Il
nuovo propulsore aveva una cilindrata portata a 1285 cc e sviluppava una
potenza massima di 52 cv.
La Typ 1 (questo il nome del progetto) concluse la sua carriera nel
1978 per lasciare spazio alla Golf, già prodotta da quattro anni.
Ci sono voluti più di trent'anni per trovare un erede al Maggiolino,
ma questo non è riuscito a replicare il successo della sua antenata.
Ne è la prova il fatto che la produzione dell'originale è continuata
in Messico fino al 2003, con commercializzazione in tutto il Sudamerica.
Addirittura in Brasile è stata prodotta una versione furgonata con
motore raffreddato ad acqua.
Per gli appassionati delle competizioni, poi, potrebbe essere
interessante sapere che, nonostante la sua vocazione non proprio
pistaiola, il Maggiolino è stato il protagonista di numerosi campionati,
anche internazionali, soprattutto monomarca.
Qui in Italia ha avuto un
discreto seguito, anche mediatico, la Fun Cup, un campionato in cui un
discreto numero di Maggiolini si sfidano sulle piste più affascinanti e
conosciute.
La meccanica, però, attinge a piene mani ai magazzini della
Casa madre, per cui l’impostazione originale risulta parzialmente
stravolta dall’aggiunta di componenti della “sorellona” Golf.
Roberto Maurelli |