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NAUTICA: PORTI TURISTICI

Incongruenze tipiche italiane

 

di Giuseppe Capitanio

 

L’Italia è una penisola che ha coste lunghe ben più di Km 5.170 e paradossalmente ha carenza di approdi nautici ormai da decenni.

E’ apparentemente impensabile,  che un Paese che ha così tanti chilometri di costa non riesca a sfruttarli adeguatamente, tanto da impedire lo sviluppo della nautica e ad impedire la nascita di tanti nuovi posti di lavoro, così utili in questo contingente momento. Non possiamo aspettare oltre, sono necessarie impellenti politiche per realizzare un equilibrio compatibile fra ambiente e sviluppo; favorire attività turistiche ed economiche di qualità, nel rispetto del paesaggio locale e delle sue tradizioni.

E’ necessario realizzare strutture ricettive per accogliere le imbarcazioni da diporto, in acqua e a terra, favorire l’insediamento di imprese artigiane, in particolare quelle che prestano servizi d’assistenza e manutenzione alla nautica, come pure servizi ai diportisti. E’ cioè necessario perseguire la più alta qualificazione del territorio: con marine attrezzate, darsene, ormeggi, approdi e porti turistici, spazi appositamente dedicati per  le barche da pesca; individuare insediamenti per le attività inerenti la produzione nautica e la fornitura dei relativi servizi; con spazi dedicati alle funzioni residenziali, turistiche, centri benessere, sportivi, di ritrovo, convegnistici e culturali.

Il tutto è necessario che venga realizzato in tempi brevi. L’Italia non può attendere oltre. Sul Mediterraneo si affacciano Paesi con economie sempre più rampanti: Tunisia, Grecia, Croazia, Francia e soprattutto Spagna animati da una politica di sfrenato attivismo ci hanno superato in numerosi settori nei quali primeggiavamo da sempre e nel dire questo penso alla produzione degli agrumi, dell’olio di oliva, del vino ed ultimamente anche nella ricerca scientifica e tecnologica.

Non possiamo più aspettare, non possiamo.

La politica della concertazione è senz’altro espressione di democrazia, ma troppi veti incrociati producono solo norme faragginose e spesso inapplicabili, per cui alla fine, mesi ed anni di lavoro sono serviti solo per non cambiare nulla.

L’Italia deve sfruttare le proprie risorse naturali e non avendo né petrolio né diamanti né oro deve sfruttare il proprio patrimonio artistico, tra l’altro unico al mondo e le proprie bellezze naturali; e le coste ed il mare sono sicuramente tra queste. Come ho già precedentemente esposto, e che qui rimarco in quanto non mi stancherò mai di evidenziare il problema, porticcioli turistici ben costruiti, ben serviti e ben amministrati non deturpano le nostre meravigliose coste ma gli conferiscono quel valore aggiunto che può far decollare il turismo in un settore così ricco di potenzialità quale è quello nautico.

 

Giuseppe Capitanio

 


 

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