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FLUIDI VITALI

Il lavoro occulto svolto dai lubrificanti

 

di Roberto Maurelli

 

Il lavoro dei componenti meccanici è caratterizzato dallo sfregamento delle superfici. In assenza di una corretta lubrificazione, tale sfregamento determinerebbe un’usura estremamente rapida delle parti in questione, consentendo al motore di funzionare solo per brevissimo tempo prima di giungere ad un vero e proprio grippaggio. Ecco perché questo tipo di attrito, detto radente diretto, viene mediato attraverso la frapposizione di un velo d’olio fra le componenti in movimento. L’olio, inoltre, svolge altre importanti funzioni: contribuisce a tenere pulito l’interno del motore, aiuta i segmenti a fare tenuta, partecipa al raffreddamento delle superfici (soprattutto per quegli organi che non sono raggiunti dal circuito di raffreddamento). 

Per ottenere tutti questi effetti, vengono utilizzati degli oli con caratteristiche studiate appositamente per l’impiego automobilistico. Uno dei requisiti fondamentali che un buon olio lubrificante deve possedere è quello della resistenza alle altissime temperature cui è sottoposto. Basti pensare che nei moderni motori automobilistici, gli oli vengono in contatto con elementi  che raggiungono temperature prossime ai 150°C e, nonostante questo forte stress termico, devono mantenere inalterate le loro proprietà, senza accusare scadimenti eccessivi. Per facilitare questo compito è sempre previsto un radiatore dell’olio, del tutto simile a quello dell’acqua, con il compito di refrigerare il lubrificante, così da ridurre le perdite della sua viscosità.

Con il termine viscosità si vuole intendere la resistenza che un fluido oppone al moto.

L’acqua, ad esempio, è estremamente meno viscosa dell’olio. L’indice di viscosità è estremamente importante quando si parla di lubrificazione, poiché ad essa è legata la capacità di carico dello strato di lubrificante che separa gli organi in movimento all’interno del motore. La viscosità, come è facile intuire, diminuisce all’aumentare della temperatura. Ovviamente occorre evitare tanto che un olio sia troppo viscoso, il che penalizzerebbe il funzionamento a freddo, sia troppo fluido, perché non si otterrebbero adeguate prestazioni ed un funzionamento regolare a caldo. Gli oli cosiddetti multigrado sono in grado di offrire ottime qualità sia a caldo che a freddo; essi sono contraddistinti da due gradazioni SAE, la prima delle quali si riferisce alla viscosità alle basse temperature, mentre la seconda indica la viscosità alle alte temperature. In altre parole un olio SAE 10W – 40 si comporta, a freddo, come se avesse una bassa viscosità (10) e, a caldo, come se avesse un’alta viscosità (40), sopportando al meglio le maggiori sollecitazioni.   

L’olio è costituito da una base lubrificante, cui vengono aggiunti degli additivi (nella misura del 10-15%) che ne esaltano alcune caratteristiche. Le basi possono essere minerali o sintetiche; nel primo caso esse vengono ottenute dal petrolio grezzo, mentre nel secondo caso vengono ottenute per sintesi chimica. Oggi i migliori lubrificanti sono sempre a base sintetica. Per quanto riguarda gli additivi, essi si dividono essenzialmente in detergenti, che evitano l’accumulo di particelle di sporco, antiossidanti, che proteggono la base dell’olio stesso, anticorrosione, che formano un velo protettivo sulle pareti metalliche.

A questo punto bisognerebbe domandarsi come si fa a determinare quale sia l’olio migliore. La risposta è che la soluzione definitiva è inarrivabile, almeno per i “comuni mortali”. Infatti, l’abituale consumatore, leggendo i dati riportati sulla confezione, può semplicemente apprendere quale test di verifica è riuscito a superare l’olio che sta per acquistare. Oggi i lubrificanti più evoluti raggiungono i livelli SJ e SL, ma queste sigle non ci dicono nulla in merito al punteggio effettivamente ottenuto in questi test.

Per concludere un cenno va fatto al circuito di lubrificazione che, in un motore automobilistico tradizionale è piuttosto semplice. L’olio viene prelevato dalla coppa per mezzo di una pompa che lo invia al filtro a cartuccia; da qui esso raggiunge, tramite apposite canalizzazioni, le bronzine di banco e di biella e i supporti dell’albero a camme. I cilindri e i pistoni, invece, vengono lubrificati “per sbattimento”: l’olio, cioè, li raggiunge uscendo lateralmente alle teste di biella e venendo letteralmente scagliato tutt’intorno per via della forza centrifuga. Nei motori ad elevate prestazioni, non viene utilizzata la coppa dell’olio, bensì sistemi di lubrificazione a carter secco, in cui l’olio viene aspirato da un piccolo pozzetto attraverso una pompa di recupero; questo sistema consente di mantenere una lubrificazione costante anche nelle situazioni più critiche (forti accelerazioni trasversali o longitudinali) e di collocare il motore più in basso, con conseguenti effetti benefici per la tenuta di strada.

 

Roberto Maurelli


 

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