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TESORI (QUASI) DIMENTICATI
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L'AUTO ELETTRICA FA IL SUO INGRESSO NELLE GARE UFFICIALI
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LE AUTO D'EPOCA BATTONO LA CRISI
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GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE CON DISABILITA'
di
Simone Pavarin
Tesori (quasi) dimenticati
Amo
molto il nuoto e la subacquea. D’estate, durante i fine settimana, mi
piace immergermi con gli amici, ma per questioni di tempo non posso
recarmi al mare, vero paradiso per i subacquei, così mi accontento
delle acque più tranquille dei laghi vicino casa. Sono proprio queste
acque ritenute tranquille, quasi noiose, che celano spesso segreti
strabilianti. Un recente esempio è l’incredibile ritrovamento avvenuto
nelle profondità del Lago Maggiore, in una tranquilla giornata
dell’estate del 2009. Sulle rive svizzere presso il comune di Ascona un
gruppo di coraggiosi sub hanno portato a galla una Bugatti Tipo 22,
finita sott’acqua nel 1936. Come spesso accade in questi casi, la
Bugatti, era meta, da anni, di escursioni subacquee abbastanza
impegnative visto la profondità a cui si era adagiato il veicolo, circa
50 metri dalla superficie.
Forse
per lo stato di degrado in cui la vettura si trovava, a causa dei
decenni passati sul fondo del lago, forse per il disinteresse
collettivo, non si era percepito il valore oltre che simbolico anche
economico che il gioiello della Casa Francese ancora rivestiva. La
vettura infatti, dopo essere stata recuperata, venne venduta, diremmo a
peso d’oro, per circa 250.000 euro, alla Peter Mullin Collection, una
collezione privata californiana interessata, in particolare, alle auto
francesi degli anni 30 dello scorso secolo.
Ora
ci si chiede, ma come ha fatto una Bugatti di inizio ‘900 destinata a
clienti facoltosi, a finire sotto le fredde acque del lago Maggiore? Il
mistero è stato svelato accedendo al numero di telaio della vettura,
ancora ben leggibile, e al parziale numero di targa. In base a questi
dati si è scoperto che il bolide francese era appartenuto a Renè
Dreyfuss, uno dei migliori piloti d’oltralpe dell’epoca, amante della
velocità, belle donne e soprattutto, del gioco. Fu proprio a causa di
una partita a poker che il pilota francese perse la Bugatti, che venne
vinta da un facoltoso cittadino svizzero. Dopo varie peripezie e cambi
di proprietà la Bugatti, incredibilmente, venne immersa dall’ultimo
proprietario, nelle acque del Lago Maggiore nei pressi di Ascona,
fissata con delle catene alla terraferma. Questo stratagemma per
occultare il bene super lussuoso all’implacabile fisco elvetico.
L’epilogo della vicenda è di facile intuizione, le catene di ancoraggio
si spezzarono e la vettura si inabissò nelle profonde acque del lago.
Forse
sulla scorta dell’esperienza di
Renè Dreyfuss, nel 2009 venne ritrovata un’altra Bugatti,
questa volta una recentissima e costosissima Veryon, affondata in un
lago nel Texas. Ironia della sorte, anche in questo caso c’è di mezzo
una truffa, non ai danni del fisco elvetico come negli anni ’30, bensì
nei confronti di un’assicurazione.
Molto
più prosaica è l’inabissamento di una Aston Martin nelle acque del lago
di Garda nel 2008. L’auto destinata al film “007 Quantum of solace”,
parte del quale girato proprio in quella zona, uscì fuori strada a
causa delle guida un po’ spregiudicata del pilota addetto a trasferire
la vettura sul set del film. Pilota che fortunatamente non riportò danni
nell’incidente.
Se i
vari laghi disseminati nel nostro Paese possono rappresentare un luogo
di ricerca ideale per quei sub affascinati da intricati gialli, il mare
invece è un vero e proprio “deposito” d’auto affondate con le rispettive
navi da trasporto. Probabilmente uno dei più famosi affondamenti nella
storia della marina commerciale in anni recenti, è rappresento
dall’incidente avvenuto al largo del Sudan al mercantile Blu Belt nel
1977. La nave, dopo essersi incagliata sulla barriera corallina, si
rovesciò e disseminò il suo carico nel fondale. Il carico era composto
principalmente da vetture Toyota. Se grossi affondamenti negli ultimi
cinquant’anni, fortunatamente si contano sulle punte delle dita, molto
diversa fu la situazione durante l’ultimo conflitto mondiale.
Forse
il più grande affondamento di veicoli avvenne nel ’44 in Micronesia dove
vennero affondate decine di navi mercantili giapponesi da parte di
bombardieri americani. Centinaia tra automobili, camion, motociclette,
addirittura diversi bulldozer, si sono trasformati in abitazioni per la
flora e la fauna di quell’area del Pacifico. Le profondità non eccessive
rendono oggi questi luoghi ideali per le escursioni di subacquei
intraprendenti. Va ricordato che sui fondali dei mari e dei laghi ad
oggi si celano ancora molti oggetti che attendono solo di essere
riportati alla luce, come le vetture, ma è necessario ricordare la
prudenza che si deve adottare quando si pratica un’attività, come quella
subacquea, aperta a tutti ma che comporta rischi per l’incolumità degli
appassionati.
L’auto elettrica fa il suo ingresso nelle gare ufficiali
Ne
abbiamo parlato in diversi articoli, auto elettrica si, auto elettrica
no. Uno dei problemi principali alla diffusione di questa tecnologia è
da ricercare in una non sufficiente sponsorizzazione da parte dei mass
media. La tecnologia dei telefoni cellulari si diffuse negli anni ’90,
nonostante i prezzi altissimi dei nuovi dispositivi, grazie anche ad una
forte collaborazione di televisione e giornali che presentavano questi
prodotti come veri e propri “oggetti del desiderio”. La stessa cosa fino
ad oggi non è avvenuta per le auto elettriche. Fino ad oggi perché è
recente la dichiarazione dei rappresentanti del “Club de l’Ouest” l’ente
principale organizzatore dell’annuale “24 ore di Le Mans”, relativa
all’ammissione di un’auto a “zero emissioni” per l’edizioni della gara
del 2013. Si tratta della Green GT H2. Green GT è un’indipendente
compagnia con varie sedi in Europa, nata nel 2008 con il fondamentale
contributo del noto ingegnere francese Jean-Francois Weber, da sempre
sviluppatore di sistemi di trazione elettrica. Ma cosa si cela realmente
dietro la Green GT H2? Innanzitutto il sistema di propulsione. Un vero e
proprio laboratorio chimico incastonato nella vettura che, attraverso la
combinazione di idrogeno e ossigeno, produce elettricità di immediata
utilizzazione.
Per
quanto riguarda l’ossigeno non vi sono particolari problemi perché viene
recuperato dall’ambiente similmente a quanto avviene nei motori che
utilizzano combustibili di origine fossile. Il problema vero è
l’idrogeno. Essendo un gas, fra i più presenti in natura anche se in
genere legato con altri elementi, a pressioni e temperature normali è
altamente infiammabile. Questa caratteristica ha imposto una sua
accumulazione in speciali serbatoi. In particolare nella Green GT H2
sono presenti 2 speciali serbatoi che contengono un totale di 8 kg di
idrogeno garantendo all’auto un’autonomia di circa 40 minuti. Il motore
elettrico, o meglio, i 2 motori elettrici trifase sviluppano una potenza
di oltre 540 CV.
Propulsore e serbatoi a parte l’H2 è simile anche nelle forme alle altre
partecipanti alla 24 H di Le Mans. Una particolarità tecnica è
rappresentata dal fatto che questo gioiellino d’innovazione monta i
mitici freni di produzione Brembo.
Il
limite più importante a questo tipo di vetture a “missioni 0” è la
produzione dell’idrogeno. Ad oggi il solo modo efficiente per acquisire
dall’ambiente idrogeno, praticamente puro, è quello di trattarlo ad alte
temperature raggiungibili solo attraverso l’utilizzo di combustibili di
origine fossile. Secondo molti esperti la vera rivoluzione ecologista si
avrebbe nell’utilizzo di energie rinnovabile per effettuare tale
processo. La ricerca comunque continua.
L’iniziativa della Green GT è probabilmente la più famosa, ma anche al
di fuori di Le Mans si sta diffondendo una particolare attenzione verso
le competizioni che prevedano vetture a propulsione elettrica. Ne è un
esempio la vettura Formulec. Formulec è una vettura elettrica “da gara”
che è destinata a partecipare alla prima competizione riservata alle
“corsaiole” dotate di propulsore elettrico. Competizione, simile alla
Formula 1, che dovrebbe prendere il via dal 2014. Il condizionale è
d’obbligo in quanto se alcuni nomi altisonanti hanno già dato
disponibilità per l’organizzazione, si pensi al noto businessman
Alejandro Agag, non sono ancora definiti i circuiti da utilizzare. Agag
promette di aggiungere alle già note competizioni di F1, F2 e F3 anche
la nuova competizione FE. Il tutto con la “benedizione” della Fédération
Internationale de l’Automobile.
L’iniziativa è interessante ma presenta alcune perplessità. La Formulec
che sembra rappresenti la capofila della nascente Formula E è una
vettura che, a batterie cariche, garantisce performance buone per, non
oltre 20 minuti. Anche una sostituzione, la più rapida possibile, non
prometterebbe ad oggi lo stesso spettacolo garantito dalle tradizionali
competizioni con vetture a motore che utilizza combustibili fossili. Un
altro aspetto che lascerebbe deluso uno spettatore della F1 è
rappresentato dal fatto che la nella FE sostituisce il “ruggito” dei
bolidi con dei più meditativi fruscii. Questo proprio grazie, o a causa,
del motore elettrico che non produce il tradizionale rombo delle vetture
a motore che utilizza carburanti di origine fossile.
Le
auto d’epoca battono la crisi
Il
mese di ottobre si è chiuso con un’ulteriore contrazione delle vendite
del settore auto. Il 2012, ormai al termine, verrà archiviato come
l’ennesimo anno di sofferenza per il settore automotive non solo per il
Nostro Paese ma per tutta Europa. In una tale situazione sono rimasto
sorpreso da alcuni articoli apparsi su quotidiani esteri, Wall Street
Journal in testa, attenti alla situazione di una specifica nicchia di
mercato, le auto d’epoca. Articoli che traggono a loro volta i dati da l
“Historic Automobile Group”, una struttura indipendente ed
internazionale il cui scopo è quello di monitorare il mercato delle auto
d’epoca utilizzando gli stessi strumenti che vengono usati dagli
analisti finanziari per definire gli indici delle borse valori. Gi
esperti dell’ Historic Automobile Group, hanno creato l’indice “Hagi”
che è frutto dell’analisi di migliaia di contrattazioni annue. Indice
che viene aggiornato giornalmente. L’elemento più interessante è
rappresentato dal fatto che l’Hagi, soprattutto in questi ultimi anni
di crisi, è cresciuto molto più del SeP 500, l’indice più
rappresentativo della borsa più importante del mondo, quella di Wall
Street. Questo significa che le auto d’epoca rappresentano un vero e
proprio bene rifugio, non più solo una costosa passione per un piccolo
gruppo di “fanatici”, bensì come investimento a medio termine per
lungimiranti ed astuti operatori finanziari. Per dare alcune cifre
significative si deve necessariamente ricordare la vendita, presso la
casa d’aste specializzata nel settore, Gooding and Company, della
Bugatti 57SC Atlantic.
Un
anonimo collezionista, nel 2010, ha pagato la stratosferica cifra di 30
milioni di dollari per aggiudicarsi la coupé dei primi del ‘900. Vettura
di cui esistono soltanto 3 esemplari al mondo. Questo record ha infranto
il precedente, del 2009, relativo al pagamento di oltre 12 milioni di
dollari per una Ferrari Testarossa della prima metà degli anni ’60. I
collezionisti ed in generale gli investitori di questo piccolo ma
straordinario settore del comparto auto devono però sottostare a regole
rigide e precise. Ad esempio, le auto più pagate sono anche quelle che
non sono mai state guidate e soprattutto devono essere conservate in
ambienti con clima e umidità controllati per mantenere la loro originale
integrità. Ciò rappresenta un costo non indifferente. Molto spesso poi,
vale maggiormente una vettura in pessime condizioni, che una simile
ristrutturata magari con pezzi non originali.
Per
quanto riguarda la scelta dell’auto la regola generale è la medesima
degli investimenti in titoli mobiliari. Le case automobilistiche che
hanno una lunga storia anche nel settore del collezionismo sono
certamente da preferire, a livello di rischio, a quelle con scarsa
reputazione, anche se sfornano modelli apprezzabili.
Prezzi alle stelle, settore in piena espansione, ma ciò inaspettatamente
rappresenta fonte di grandi preoccupazioni soprattutto in Italia.
L’origine di tali patemi è rappresentata dall’attività del fisco, sempre
più vorace nel Nostro Paese. Questo aspetto è stato rappresentato in
modo efficace ad un recente incontro dell'Automotoclub Storico Italiano
tenutosi a Roma. In quest’occasione si è sottolineato che ci sarebbero
voci sempre più insistenti su imminenti verifiche fiscali nei confronti
dei proprietari di vetture d’epoca. Proprietari che si ritroverebbero
oggi tra le mani beni che hanno sviluppato plusvalenze molto alte.
Gli
esponenti dell’Automotoclub Storico distinguono tra chi ha una vettura
di lusso e chi per passione possiede, ad esempio, più automobili
storiche che spesso non utilizza. In questo caso i proprietari,
continuano gli esperti dell’associazione, dovrebbero essere premiati
perché si accollano le spese di conservazione di veri e propri beni
storici che appartengono, in definitiva, a tutta la collettività umana.
Da un
lato quindi c’è un fisco che vorrebbe tassare queste plusvalenze
all’atto della vendita scoraggiando nello stesso tempo transazioni non
dichiarate. Dall’altro lato vi sono i proprietari, a questo punto sempre
più incentivati a trasferire questi beni storici all’estero sottraendoli
ad un fisco vorace ma nel contempo privando l’intera Nazione di
immortali testimonianze di storia collettiva.
Giornata internazionale delle persone con disabilità
Il 3
dicembre scorso, come ogni anno, è stata celebrata la “giornata
internazionale della disabilità”, istituita nel 1981dall’Assemblea
Generale dell’Onu, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi
legati alle persone disabili. Un intero giorno in cui, a livello
globale, si dibatte in particolar modo sulle discriminazioni, grandi e
piccole, a cui le persone disabili sono spesso esposte. Sia nel settore
privato, ma, purtroppo anche nel pubblico, chi è costretto a muoversi
per esempio con l’ausilio di una carrozzina, incontra troppo spesso vere
e proprie barriere che gli impediscono di esercitare a pieno i propri
diritti e doveri di cittadino. Nel mondo dei “motori” si calcola che i
guidatori disabili siano, nel Nostro Paese, circa 560.000, pari all’1,6%
del totale, dati ACI, con un incremento annuo di circa 20.000 unità.
Paradossalmente tale incremento è causato principalmente proprio da
incidenti stradali.
Sempre secondo l’ACI la natura dei rischi a cui una persona disabile è
esposta sono principalmente tre. Innanzitutto vi è quel malcostume più o
meno diffuso e troppo spesso non sanzionato, che si concretizza con
l’occupazione degli spazi riservati da parte di persone che non hanno
titoli per farlo. Quante volte ci siamo imbattuti in frettolosi
automobilisti che, pur di non perdere tempo, parcheggiano la propria
auto in aree riservate alle persone disabili.
Il
secondo tipo di rischio a cui un automobilista disabile è esposto è
rappresentato dalle barriere architettoniche. L’ACI sottolinea il fatto
che, non è sufficiente garantire spazi esclusivi, per così dire di
manovra, se poi i marciapiedi non sono dotati di scivoli per le
carrozzine o di montascale attrezzati per i sottopassi.
La
terza ed ultima area su cui l’ACI pone l’attenzione è rappresentata
dalla diffusione della cultura della disabilità, cultura oggi non
adeguatamente sviluppata soprattutto nelle grandi città.
C’è
molto da fare per consentire agli automobilisti disabili di raggiungere
gli stessi standard di mobilità sulle strade rispetto alle persone non
disabili, anche se, va riconosciuto, molto si è fatto.
Fui
molto colpito ad esempio, diversi anni fa, dalla comparsa di cartelli i
nel comune in cui vivo, ma diffusi in tutta Italia, in corrispondenza
dei parcheggi riservati alle persone disabili. Grossi cartelli arancioni
con la scritta che recita “Se vuoi il mio posto, prendi il mio
handicap”. Un messaggio forte, inequivocabile, provocatorio, da alcuni
considerato persino una iettatura ma che sintetizza chiaramente la
volontà da parte delle amministrazioni locali di proteggere i cittadini
più deboli.
Di
minor impatto mediatico, ma con risvolti pratici evidenti è il progetto
“Pra a domicilio”. Con questa iniziativa ed in collaborazioni ancora una
volta con l’ACI, è stato introdotto un servizio a domicilio, totalmente
gratuito, rivolto alle fasce deboli della società. Se una persona
disabile ha difficoltà a raggiungere gli uffici del Pra per le
motivazioni sopra citate, allora sono gli uffici del Pra che
raggiungeranno la persona. A distanza di anni dalla sua introduzione il
“Pra a domicilio” riscuote grande successo e viene indicato come
un’iniziativa di grande valore sociale.
Fortunatamente in Italia c’è una forte attenzione per le problematiche
legate alla disabilità a tutti i livelli dell’amministrazione statele e
parastatale, attenzione che spesso si riflette anche nel settore
privato. Gran parte delle case automobilistiche, ad esempio, hanno aree
di produzione dedicate alla disabilità. Rimando entro i confini
nazionali si può ricordare il Programma Autonomy, messo a punto da Fiat.
Programma che offre agli automobilisti disabili una serie di vetture
specificatamente studiate per vari tipi di invalidità. Non solo vetture
particolari ma anche servizi come corsi propedeutici gratuiti
all’utilizzo di tali auto speciali, assistenza stradale e assistenza
fiscale visto le varie agevolazioni previste per il settore.
Il
Presidente ACI, Angelo Sticchi Damiani, in occasione della ricorrenza
del 3 dicembre, ha voluto sottolineare come, per un disabile oggi, sia
più facile muoversi in auto rispetto ad altri mezzi di trasporto come il
treno o l’aereo. L’ACI, continua il presidente, è sempre in prima linea
per garantire il diritto universale alla mobilità intrinsecamente legato
ai principi fondamentali di libera circolazione sancita
dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Simone Pavarin |