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di
Simone Pavarin
Auto senza pilota
Era inevitabile, nell’era dell’automazione più spinta,
nella quale si cerca di devolvere a processi cibernetici molte delle
attività umane, le più ripetitive, noiose o anche pericolose, non poteva
mancare l’auto senza pilota. Ad “aprire le danze” è stata, nel 2005,
Google, multinazionale appartenente alle prime 10 aziende più innovative
del 2011. Ed e stato proprio nel 2011 che la società Californiana ha
presentato i dati raccolti in diversi anni di ricerca relativamente al
progetto “driverless car”, ideato dagli stessi sviluppatori del
famosissimo sistema di navigazione terrestre “Street View”. Si tratta di
un progetto che ha visto l’installazione di un sistema a guida
automatica a bordo di vetture diverse come Toyota, Audi, Lexus. Il cuore
di questo sistema è rappresentato da un sensore laser che raggiunge una
velocità di 600 giri al minuto e che è in grado di percepire a 360 gradi
l’ambiente circostante.
Tale sensore posto a circa 70 cm sul tetto della vettura,
dopo aver acquisito i dati, li trasmette ai sistemi di navigazione
interni all’auto. I risultati dei test sono stati estremamente
incoraggianti.
Per un totale di 300.000 miglia percorse dalle varie
autovetture senza pilota, nell’anno 2012 non si sono registrati
incidenti. Nel 2011 invece durante i test si sono registrati solo 2
incidenti, il primo in un momento in cui il “pilota automatico” è stato
sostituito da un essere umano, ed il secondo a veicolo fermo. Sulla
scorta degli ottimi risultati ottenuti, a livello legislativo, negli
stati del Nevada e della California si sono varate leggi sulla
possibilità di utilizzare nelle strade pubbliche auto senza pilota. Una
legislazione che è destinata a lasciare il segno se non altro per aver
accantonato i pregiudizi relativi alla sicurezza che gli oppositori
hanno accampato sin dall’inizio del progetto. Per molti il sogno che
diviene realtà. Realtà attesa sin dagli anni ’50 dello scorso secolo in
cui sempre negli Stati Uniti si sperimentavano auto in grado di reagire
a segnali radio provenienti da improbabili cavi interrati sotto
l’asfalto, ma che garantivano una minima affidabilità per non più di un
chilometro.
Se la Google car è ormai prossima alla
commercializzazione, non dimeno un altro progetto, questa volta europeo
ed in particolare italiano è stato varato quest’anno presso la Vislab
società che vede tra i fondatori anche il centro ricerche robotiche
dell’università di Parma. Nei laboratori della Vislab il professor
Alberto Broggi è impegnato, ormai da molti anni, nello sviluppo di auto
senza conducente che utilizzano la sinergia tra telecamere che
rappresentato il cuore del sistema e sensori laser per acquisire i dati
dall’esterno. Due telecamere laterali e quattro sensori laser, secondo
il professore, sembrerebbero essere una soluzione più efficiente e più
economica rispetto all’unico macrosensore installato sulla Google car.
Il ritardo accumulato nello sviluppo di questa tecnologia
nel Nostro Paese va ricercato anche nel disinteresse del legislatore
relativamente alla auto senza pilota ritenute troppo pericolose per un
utilizzo all’esterno delle pareti di un sicuro laboratorio. Attualmente
Vislab si “accontenta” di sviluppare sistemi di guida automatica
destinata a veicoli di cantieri in aree particolarmente pericolose per
gli esseri umani.
Gli esperi del settore ritengono che il futuro lucroso
mercato delle auto senza pilota sarà diviso principalmente tra Europa e
Stati Uniti le uniche aree nelle quali ci sono sia le conoscenze
tecnologiche sia gli spazi fisici per garantire almeno nella prima fase
zone riservate a tali vetture. Prima fase che dovrebbe iniziare tra 10
anni quando, legislazione permettendo, si attrezzeranno corsie riservate
nelle autostrade. Per vedere invece le auto in zone urbane ci vorranno
almeno altri 20 anni di studi e ricerche.
Questo “ritardo” è determinato non tanto dalla tecnologia
che oggi è matura per tali applicazioni, ma per studi, ricerche ed
implementazioni strutturali nelle aree, specialmente quelle urbane,
nelle quali le auto senza pilota viaggeranno. Va ribadito comunque che
la priorità che va riservata alla sicurezza, in quanto, come ogni
innovazione tecnologica, deve essere al servizio del cittadino e non
esporlo a rischi inutili anche solo potenziali.
Risparmiare con internet
Qualcuno anni fa paragonò il livello di sviluppo di
internet con il grado di evoluzione dell’utilizzo dell’energia elettrica
al tempo della scoperta della lampadina. Di fatto siamo ancora
all’inizio di quella rivoluzione che probabilmente sarà destinata a
trasformare la vita quotidiana di tutti noi, trasformazione già avviata.
Un aspetto tra i più innovativi è rappresentato dal diffondersi in rete
del così detto “Shopping condiviso”. L’idea di partenza va ricercata
nella struttura dei gruppi di acquisto. Tipico esempio è rappresentato
dalle catene di supermercati che stabiliscono degli accordi tra loro
per comprare la merce a prezzi sempre più convenienti. Lo shopping
condiviso si differenzia dal gruppo d’acquisto tradizionale, perché
costituito da privati cittadini più o meno consapevoli di parteciparvi e
si crea volta per volta in rete senza impegni di lungo termine. Il
portale di riferimento ha la funzione di aggregare la domanda e
l’offerta. In pratica i venditori hanno l’obbligo di proporre i loro
beni e servizi a prezzi vantaggiosi per un determinato periodo di tempo
e, attorno a questa offerta, si crea un vero e proprio gruppo d’acquisto
di privati, alimentata dal passaparola sul web.
Un’esperienza di compra-vendita nuova, sembrerebbe anche
molto efficace visti i risultati incoraggianti ottenuti negli ultimi
anni anche se, per il consumatore medio che oggi vede imbrogli dietro
ogni angolo, questi enormi risparmi sono difficili da digerire. Nei
portali che offrono questo servizio non è raro vedere degli sconti anche
del 70-80 %, rispetto al prezzo di listino del prodotto o del servizio
offerto. Attualmente esistono diversi portali che offrono questa
opportunità, siti web che coprono ormai tutti i settori merceologici e
di servizi. Si va dalla ristorazione al commercio di gioielli, dai
massaggi ai viaggi. In questo variegato panorama non poteva mancare il
settore auto.
Per quanto riguarda quest’ultimo l’offerta si declina in
decine di opportunità, a volte con sconti molto importanti. Ho
personalmente potuto vedere offerte di gomme invernali con sconti fino
al 70 % del prezzo di listino; tagliandi auto offerti con il 50, 60 % di
riduzione. Per i palati più esigenti alla ricerca di emozioni forti non
mancano offerte di prove su pista con le supersportive Ferrari,
Lamborghini o Bugatti. L’iniziativa che però più mi ha colpito, nella
mia breve ricerca, è stata quella sponsorizzata dal portale Sole in Rete
(www.soleinrete.org),
un gruppo d’acquisto orientato alle energie rinnovabili. Attraverso
questa nuova formula di vendita a prezzi scontati e con la
collaborazione della casa madre produttrice, un concessionario Citroen
del Nord Est, è riuscito ad offrire 40 C-Zero, ammiraglie elettriche del
marchio francese, con una riduzione di circa il 20 % del prezzo di
listino. Un risultato straordinario determinato oltre che dall’interesse
per il progetto, soprattutto dal passaparola, il “tam tam” originato dal
portale Sole in Rete.
Un’altra iniziativa di recente attivazione sul web e che
è degna di nota è rappresentata dal progetto “Qadvisor”, progetto
attivato dal periodico Quattroruote. Si tratta di un portale, una sorta
di social network, similmente a Facebook e Twitter, nel quale, previo
registrazione, si può usufruire di una serie di servizi. Ad esempio, se
dovessimo sostituire le gomme, potremmo, attraverso il portale,
individuare i gommisti più vicini. Ma l’elemento più utile è il fatto
che per ogni professionista, vi sono recensioni di chi ha già avuto
modo di testare il servizio offerto. Grazie all’esperienza altrui, con
pochi click potremmo scegliere con maggior efficacia il fornitore di
servizi per la nostra auto con relativo risparmio di tempo e denaro.
Servizio che risulta utile per l’automobilista ed uno stimolo rivolto a
tutti gli appartenenti alla filiera per offrire servizi sempre più
competitivi e di elevata qualità. Un’iniziativa lanciata da poco tempo
dal periodico Quattroruote che già sta riscuotendo grande successo visto
l’elevatissimo numero di commenti inseriti nel portale.
Internet, con la sua capacità di stimolare
esponenzialmente il passaparola si dimostra quindi uno strumento
irrinunciabile per tutti coloro che operano nel mondo dei motori.
Strumento non più relegato ad una questione “puramente d’immagine” ma
come elemento che può far risparmiare tempo e denaro al consumatore
finale sempre più attendo al bilancio familiare soprattutto in tempi di
recessione economica.
Parcheggi: croce e delizia di tutti gli automobilisti
A quale automobilista non è capitato di recarsi in
centro con la propria vettura e girare per interminabili minuti alla
spasmodica ricerca di un parcheggio libero?Per garantire l’ordine e
aggiungerei la sicurezza pubblica, nei grandi centri urbani, ma anche
nei piccoli, la sosta delle automobili è regolamenta da spazi appositi:
i parcheggi. La mole di traffico che oggi le nostre città devono
sopportare è talmente altra che se non ci fossero questi preziosi luoghi
dove ricoverare temporaneamente le nostre vetture, ci sarebbe una
paralisi totale della circolazione. Preziosi anche perché la sosta è
sempre più cara, a Milano per esempio si arriva a pagare 3, 4,
addirittura 5 Euro all’ora in certi autosilo nei pressi del Duomo.
Ma andiamo con ordine. Il comune in base al Piano
Regolatore stabilisce il numero di parcheggi che devono essere presenti
sul territorio. In base al Codice della Strada deve esserci un
bilanciamento tra parcheggi a pagamento, quelli con le strisce blu e
parcheggi gratuiti, quelli con le strisce bianche. A volte alcune giunte
comunali “si dimenticano” di quest’aspetto cercando di far pagare il più
possibile le soste agli automobilisti. Recentemente però, una sentenza
della Corte di Cassazione, (n. 116 del 2007), ha dato ragione ad un
automobilista multato nel comune di Quartu Sant’Elena, provincia di
Cagliari, che non aveva pagato il posteggio su striscia blu.
La motivazione di questa sentenza è stata giustificata
dal fatto che nell’area incriminata erano presenti solo parcheggi a
pagamento e quelli gratuiti erano molto distanti. Una sentenza destinata
a scoraggiare quelle giunte comunali che troppo spesso vogliono far
cassa alla spalle di ignari automobilisti.
Tornando all’organizzazione dei parcheggi, va ricordato
che il Piano Regolatore Comunale, oltre ad indicare il numero degli
spazi destinati alla sosta, deve indicare anche le caratteristiche
salienti: dimensioni e tipologia innanzitutto. Per quanto riguarda le
dimensione, lo Stallo, così viene indicato in gergo tecnico, in genere
ha una lunghezza tra i 4,5 e i 5 metri, ed una larghezza tra 1,8 e 2,3
metri. Per quanto concerne la tipologia, essenzialmente i parcheggi
possono essere di tre tipi: a nastro, le vetture sono parcheggiate in
fila indiana parallelamente alla strada; a pettine le vetture sono
affiancate e parcheggiate perpendicolarmente alla strada; ed infine, la
tipologia forse più efficiente è quella a spina di pesce, che come
suggerisce il paragone, le vetture sono si affiancate tra loro ma non
sono perpendicolari alla strada. Particolare tipo di parcheggi sono
quelli commerciali direttamente gestiti da un’azienda che può essere a
controllo pubblico, o, sempre più spesso, a controllo privato. Tali
aree di parcheggio le ritroviamo in genere nei pressi di aeroporti o
stazioni ferroviarie, a volte assumono la forma di enormi autosilo.
A lato dei i parcheggi a pagamento, di quelli gratuiti e
di quelli commerciali, esiste un deplorevole fenomeno che, purtroppo, a
causa anche della crisi economica è in aumento: il parcheggio abusivo.
Questa vera e propria piaga colpisce l’Italia in modo
trasversale, da Milano a Roma, da Torino a Napoli. Si tratta spesso di
vere e proprie estorsioni perpetrate da personaggi senza scrupoli che,
con la scusa di proteggere la vettura in nostra assenza da “eventuali
danni” pretendono qualche euro. Questi veri e propri criminali in genere
si presentano come “guardiani delle vetture”, con il classico giubbotto
catarifrangente e il borsello con gli spiccioli. In realtà sono dei
parcheggiatori abusivi che nella maggior parte dei casi appartengono a
vere e proprie organizzazioni criminali. Non è raro che questi
personaggi gestiscano aree nelle quali la sosta è anche vietata. Le
Forze dell’Ordine cercano di arginare il fenomeno, prova ne sono le
varie retate di cui periodicamente si sente parlare, ma queste azioni
sembrano insufficienti a debellare completamente il reato. E’ necessario
ricordare però che a volte l’automobilista che si piega all’estorsione
non è del tutto ignaro ed intimorito. Può risultare comodo parcheggiare
in centro vicino al ristorante pagando pochi euro piuttosto che
parcheggiare lontano e dover far la strada a piedi. Il parcheggio
abusivo è un reato da contrastare a livello giuridico ma anche a livello
culturale sensibilizzando la cittadinanza.
I furbetti dell’autovelox
Questione culturale, necessità storica, retaggio di un
lontano passato, noi italiani siamo noti in tutto il mondo come gli
“artisti dell’arrangiarsi”. Gli automobilisti non sfuggono a questo
luogo comune. Non amiamo le code ai semafori, parcheggiamo spesso in
aree riservate, in doppia o addirittura in tripla fila. Se la nostra
moto è individuata da un autovelox a sfrecciare a velocità folle in
centro abitato di notte, il giorno seguente portiamo la patente della
nonna ottantenne alla polizia locale per la decurtazione dei punti.
Dobbiamo però essere onesti e chiederci se la
legislazione vigente garantisce quei controlli e quelle strategie
d’intervento che possano imporre all’italico automobilista una ferrea
disciplina. Lo spunto per questo quesito viene da un’interessante
esperimento condotto dalla redazione del periodico Quattroruote e
apparso sul numero di maggio 2012 dell’omonima rivista. In
quest’occasione si sono testati gli accessi nelle Zone a Traffico
Limitato di alcune grandi città del Nostro Paese. “Testato” significa
aver fatto transitare un’auto sotto l’inclemente occhio elettronico
della telecamera adibita al controllo del traffico. Per l’occasione si è
scelto un Fiat Panda adeguatamente camuffata, ovvero, la cui targa è
stata imbrattata di fango ed olio per renderla illeggibile.
Incredibilmente la vettura oltre ad non essere stata “notata” dalle
telecamere di sorveglianza non è neppure stata fermata da alcuna
pattuglia di polizia locale.
Anche se il conducente dell’auto in questione fosse stato
fermato a causa dell’illeggibilità della targa, avrebbe comunque
rischiato al massimo una sanzione amministrativa di poche decine di
euro, e non una sanzione penale prevista solo per modifiche palesemente
volontarie. A Milano in cui vige la tariffa giornaliera di €. 5,00 per
accedere in auto al centro storico, gli spericolati giornalisti di
Quattroruote sono riusciti a percorrere un senso unico al contrario in
retromarcia. Notoriamente nei sensi unici in uscita dal centro di Milano
non sono posizionate telecamere. Il periodico specializzato di motori ha
evidenziato la facilità con cui si può, non propriamente violare, bensì
aggirare con una certa facilità la legislazione vigente, rischiando
relativamente poco.
Un tipo di elusione è rappresentato anche dall’acquisto
di auto con targa straniera. Ci siamo già occupati di questo argomento
ed è stato evidenziato la semplicità con la quale grazie a questo
stratagemma è possibile oltre che non pagare completamente le tasse
relative al veicolo, in certi casi molti riescono ad evitare di pagare
anche eventuali contravvenzioni.
Entrando invece nel recinto della palese illegalità va
ricordato che esistono dei dispositivi che, se posizionati sull’auto,
sono in grado di identificare le bande laser utilizzate dagli autovelox
e disturbarle, in tal modo la velocità della vettura sulla quale il
dispositivo è installato non è identificabile. Incredibile, al pezzo di
150 euro si è in grado di scatenare una vera e propria guerra
elettronica contro le forze dell’ordine deputate al controllo del
traffico. L’efficacia di questi dispositivi è così temuta che il loro
utilizzo è divenuto reato. L’aspetto forse più inquietante è
rappresentato che esistono in rete forum molto seguiti che trattano di
come riuscire a sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine.
Addirittura in uno di questi ritrovi virtuali un sedicente motociclista
consigliava di smontare la targa e tenerla sotto la giacca o in uno
zaino. In casi di controlli, secondo la sua opinione, sarebbe
sufficiente spiegare all’agente di polizia stradale di aver perso la
targa e di essere impossibilitato ad un rimontaggio sicuro.
Personalmente ritengo questa situazione più una leggenda metropolitana
che una strategia realmente utilizzata. Sempre nell’ambito di metodi per
ingannare gli occhi elettronici oggi diffusi ormai ovunque qualche
furbetto consiglia l’utilizzo di lacche particolari da applicare ai
numeri della targa per enfatizzare la luminescenza e quindi renderli
illeggibili. Anche questa però mi sembra più una fantasia che una reale
iniziativa. Un elemento importante da questi esempi si evince con
certezza: la sola elettronica non è in grado di neutralizzare i
furbetti. Infatti, telecamere, autovelox, tutor, sono efficaci se dietro
ad essi c’è l’elemento umano ancor oggi insostituibile.
Simone Pavarin |