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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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  • AUTO SENZA PILOTA

  • RISPARMIARE CON INTERNET

  • PARCHEGGI: CROCE E DELIZIA DI TUTTI GLI AUTOMOBILISTI

  • I FURBETTI DELL'AUTOVELOX

di Simone Pavarin

Auto senza pilota

Era inevitabile, nell’era dell’automazione più spinta, nella quale si cerca di devolvere a processi cibernetici molte delle attività umane, le più ripetitive, noiose o anche pericolose, non poteva mancare l’auto senza pilota. Ad “aprire le danze” è stata, nel 2005, Google, multinazionale appartenente alle prime 10 aziende più innovative del 2011. Ed e stato proprio nel 2011 che la società Californiana ha presentato i dati raccolti in diversi anni di ricerca relativamente al progetto “driverless car”, ideato dagli stessi sviluppatori del famosissimo sistema di navigazione terrestre “Street View”. Si tratta di un progetto che ha visto l’installazione di un sistema a guida automatica a bordo di vetture diverse come Toyota, Audi, Lexus. Il cuore di questo sistema è rappresentato da un sensore laser che raggiunge una velocità di 600 giri al minuto e che è in grado di percepire a 360 gradi l’ambiente circostante.

Tale sensore posto a circa 70 cm sul tetto della vettura, dopo aver acquisito i dati, li trasmette ai sistemi di navigazione interni all’auto. I risultati dei test sono stati estremamente incoraggianti.

Per un totale di 300.000 miglia percorse dalle varie autovetture senza pilota, nell’anno 2012 non si sono registrati incidenti. Nel 2011 invece  durante i test si sono registrati solo 2 incidenti, il primo in un momento in cui il “pilota automatico” è stato sostituito da un essere umano, ed il secondo a veicolo fermo. Sulla scorta degli ottimi risultati ottenuti, a livello legislativo, negli stati del Nevada e della California si sono varate leggi sulla possibilità di utilizzare nelle strade pubbliche auto senza pilota. Una legislazione che è destinata a lasciare il segno se non altro per aver accantonato i pregiudizi relativi alla sicurezza che gli oppositori hanno accampato sin dall’inizio del progetto. Per molti il sogno che diviene realtà. Realtà attesa sin dagli anni ’50 dello scorso secolo in cui sempre negli Stati Uniti si sperimentavano auto in grado di reagire a segnali radio provenienti da improbabili cavi interrati sotto l’asfalto, ma che garantivano  una minima affidabilità per non più di un chilometro.

Se la Google car è ormai prossima alla commercializzazione, non dimeno un altro progetto, questa volta europeo ed in particolare italiano è stato varato quest’anno presso la Vislab società che vede tra i fondatori anche il centro ricerche robotiche dell’università di Parma. Nei laboratori della Vislab il professor Alberto Broggi è impegnato, ormai da molti anni, nello sviluppo di auto senza conducente che utilizzano la sinergia tra telecamere che rappresentato il cuore del sistema e sensori laser per acquisire i dati dall’esterno. Due telecamere laterali e quattro sensori laser, secondo il professore, sembrerebbero essere una soluzione più efficiente e più economica rispetto all’unico macrosensore installato sulla Google car.

Il ritardo accumulato nello sviluppo di questa tecnologia nel Nostro Paese va ricercato anche nel disinteresse del legislatore relativamente alla auto senza pilota ritenute troppo pericolose per un utilizzo all’esterno delle pareti di un sicuro laboratorio. Attualmente Vislab si “accontenta” di sviluppare sistemi di guida automatica destinata a veicoli di cantieri in aree particolarmente pericolose per gli esseri umani.

Gli esperi del settore ritengono che il futuro lucroso mercato delle auto senza pilota sarà diviso principalmente tra Europa e Stati Uniti le uniche aree nelle quali ci sono sia le conoscenze tecnologiche sia gli spazi fisici per garantire almeno nella prima fase zone riservate a tali vetture. Prima fase che dovrebbe iniziare tra  10 anni quando, legislazione permettendo, si attrezzeranno corsie riservate nelle autostrade. Per vedere invece le auto in zone urbane ci vorranno almeno altri 20 anni di studi e ricerche. 

Questo “ritardo” è determinato non tanto dalla tecnologia che oggi è matura per tali applicazioni, ma per studi, ricerche ed implementazioni strutturali nelle aree, specialmente quelle urbane, nelle quali le auto senza pilota viaggeranno. Va ribadito comunque che la priorità che va riservata alla sicurezza, in quanto, come ogni innovazione tecnologica, deve essere al servizio del cittadino e non esporlo a rischi inutili anche solo potenziali.

 

Risparmiare con internet

Qualcuno anni fa paragonò il livello di sviluppo di internet con il grado di evoluzione dell’utilizzo dell’energia elettrica al tempo della scoperta della lampadina. Di fatto siamo ancora all’inizio di quella rivoluzione che probabilmente sarà destinata a trasformare la vita quotidiana di tutti noi, trasformazione già avviata. Un aspetto tra i più innovativi è rappresentato dal diffondersi in rete del così detto “Shopping condiviso”. L’idea di partenza  va ricercata nella struttura dei gruppi di acquisto. Tipico esempio è rappresentato dalle catene di supermercati che stabiliscono degli accordi tra loro per  comprare la merce a prezzi sempre più convenienti. Lo shopping condiviso si differenzia dal gruppo d’acquisto tradizionale, perché costituito da privati cittadini più o meno consapevoli di parteciparvi e si crea volta per volta in rete senza impegni di lungo termine. Il portale di riferimento ha la funzione di aggregare la domanda e l’offerta. In pratica i venditori hanno l’obbligo di proporre i loro beni e servizi a prezzi vantaggiosi per un determinato periodo di tempo e, attorno a questa offerta, si crea un vero e proprio gruppo d’acquisto di privati, alimentata dal passaparola sul web.

Un’esperienza di compra-vendita nuova, sembrerebbe anche molto efficace visti i risultati incoraggianti ottenuti negli ultimi anni anche se, per il consumatore medio che oggi vede imbrogli dietro ogni angolo, questi enormi risparmi sono difficili da digerire. Nei portali che offrono questo servizio non è raro vedere degli sconti anche del 70-80 %, rispetto al prezzo di listino del prodotto o del servizio offerto. Attualmente esistono diversi portali che offrono questa opportunità, siti web che coprono ormai  tutti i settori merceologici e di servizi. Si va dalla ristorazione al commercio di gioielli, dai massaggi ai viaggi. In questo variegato panorama non poteva mancare il settore auto.  

Per quanto riguarda quest’ultimo l’offerta si declina in decine di opportunità, a volte con sconti molto importanti. Ho personalmente potuto vedere offerte di gomme invernali con sconti fino al 70 % del prezzo di listino; tagliandi auto offerti con il 50, 60 % di riduzione. Per i palati più esigenti alla ricerca di emozioni forti non mancano offerte di prove su pista con le supersportive  Ferrari, Lamborghini o Bugatti. L’iniziativa che però più mi ha colpito, nella mia breve ricerca, è stata quella sponsorizzata dal portale Sole in Rete (www.soleinrete.org), un gruppo d’acquisto orientato alle energie rinnovabili. Attraverso questa nuova formula di vendita a prezzi scontati e con la collaborazione della casa madre produttrice, un concessionario Citroen del Nord Est, è riuscito ad offrire 40 C-Zero, ammiraglie elettriche del marchio francese, con una riduzione di circa il 20 % del prezzo di listino. Un risultato straordinario determinato oltre che dall’interesse per il progetto, soprattutto dal passaparola, il “tam tam” originato dal portale Sole in Rete.

Un’altra iniziativa di recente attivazione sul web e che è degna di nota è rappresentata dal progetto “Qadvisor”, progetto attivato dal periodico Quattroruote. Si tratta di un portale, una sorta di social network, similmente a Facebook e Twitter, nel quale, previo registrazione, si può usufruire di una serie di servizi. Ad esempio, se dovessimo sostituire le gomme, potremmo, attraverso il portale, individuare i gommisti più vicini. Ma l’elemento più utile è il fatto che per ogni professionista, vi sono recensioni di chi  ha già avuto modo di testare il servizio offerto. Grazie all’esperienza altrui, con pochi click potremmo scegliere con maggior efficacia il fornitore di servizi per la nostra auto con relativo risparmio di tempo e denaro. Servizio che risulta utile per l’automobilista ed uno stimolo rivolto a tutti gli appartenenti alla filiera per offrire servizi sempre più competitivi e di elevata qualità. Un’iniziativa lanciata da poco tempo dal periodico Quattroruote che già sta riscuotendo grande successo visto l’elevatissimo numero di commenti inseriti nel portale.

Internet, con la sua capacità di stimolare esponenzialmente il passaparola si dimostra quindi uno strumento irrinunciabile per tutti coloro che operano nel mondo dei motori. Strumento non più relegato ad una questione “puramente d’immagine” ma come elemento che può far risparmiare tempo e denaro al consumatore finale sempre più attendo al bilancio familiare soprattutto in tempi di recessione economica.

 

Parcheggi: croce e delizia di tutti gli automobilisti

A quale automobilista non è capitato di recarsi in  centro con la propria vettura e girare per interminabili minuti alla spasmodica ricerca di un parcheggio libero?Per garantire l’ordine e aggiungerei la sicurezza pubblica, nei grandi centri urbani, ma anche nei piccoli, la sosta delle automobili è regolamenta da spazi appositi: i parcheggi.  La mole di traffico che oggi le nostre città devono sopportare è talmente altra che se non ci fossero questi preziosi luoghi dove ricoverare temporaneamente le nostre vetture, ci sarebbe una paralisi totale della circolazione. Preziosi anche perché la sosta è sempre più cara, a Milano per esempio si arriva a pagare 3, 4, addirittura 5 Euro all’ora in certi autosilo nei pressi del Duomo.

Ma andiamo con ordine. Il comune in base al Piano Regolatore stabilisce il numero di parcheggi che devono essere presenti sul territorio. In base al Codice della Strada deve esserci un bilanciamento tra parcheggi a pagamento, quelli con le strisce blu e parcheggi gratuiti, quelli con le strisce bianche. A volte alcune giunte comunali “si dimenticano” di quest’aspetto cercando di far pagare il più possibile le soste agli automobilisti. Recentemente però, una sentenza della Corte di Cassazione, (n. 116 del 2007), ha dato ragione ad un automobilista multato nel comune di Quartu Sant’Elena, provincia di Cagliari, che non aveva pagato il posteggio su striscia blu.

La motivazione di questa sentenza è stata giustificata dal fatto che nell’area incriminata erano presenti solo parcheggi a pagamento e quelli gratuiti erano molto distanti. Una sentenza destinata a scoraggiare quelle giunte comunali che troppo spesso vogliono far cassa alla spalle di ignari automobilisti. 

Tornando all’organizzazione dei parcheggi, va ricordato che il Piano Regolatore Comunale, oltre ad indicare il numero degli spazi destinati alla sosta, deve indicare anche le caratteristiche salienti: dimensioni e tipologia innanzitutto. Per quanto riguarda le dimensione, lo Stallo, così viene indicato in gergo tecnico, in genere ha una lunghezza tra i 4,5 e i 5 metri, ed una larghezza tra 1,8 e 2,3 metri. Per quanto concerne la tipologia, essenzialmente i parcheggi possono essere di tre tipi: a nastro, le vetture sono parcheggiate in fila indiana parallelamente alla strada; a pettine le vetture sono affiancate e parcheggiate perpendicolarmente alla strada; ed infine, la tipologia forse più efficiente è quella a spina di pesce, che come suggerisce il paragone, le vetture sono si affiancate tra loro ma non sono perpendicolari alla strada. Particolare tipo di parcheggi sono quelli commerciali direttamente gestiti da un’azienda che può essere a controllo pubblico, o, sempre più spesso, a controllo  privato. Tali aree di parcheggio le ritroviamo in genere nei pressi di aeroporti o stazioni ferroviarie, a volte assumono la forma di enormi autosilo.

A lato dei i parcheggi a pagamento, di quelli gratuiti e di quelli commerciali, esiste un deplorevole fenomeno che, purtroppo, a causa anche della crisi economica è in aumento: il parcheggio abusivo.

Questa vera e propria piaga colpisce l’Italia in modo trasversale, da Milano a Roma, da Torino a Napoli. Si tratta spesso di vere e proprie estorsioni perpetrate da personaggi senza scrupoli che, con la scusa di proteggere la vettura in nostra assenza da “eventuali danni” pretendono qualche euro. Questi veri e propri criminali in genere si presentano come “guardiani delle vetture”, con il classico giubbotto catarifrangente  e il borsello con gli spiccioli. In realtà sono dei parcheggiatori abusivi che nella maggior parte dei casi appartengono a vere e proprie organizzazioni criminali. Non è raro che questi personaggi gestiscano aree nelle quali la sosta è anche vietata. Le Forze dell’Ordine cercano di arginare il fenomeno, prova ne sono le varie retate di cui periodicamente si sente parlare, ma queste azioni sembrano insufficienti a debellare completamente il reato. E’ necessario ricordare però che a volte l’automobilista che si piega all’estorsione non è del tutto ignaro ed intimorito. Può risultare comodo parcheggiare in centro vicino al ristorante pagando pochi euro piuttosto che parcheggiare lontano e dover far la strada a piedi. Il parcheggio abusivo è un reato da contrastare a livello giuridico ma anche a livello culturale sensibilizzando la cittadinanza.

 

I furbetti dell’autovelox

Questione culturale, necessità storica, retaggio di un lontano passato, noi italiani siamo noti in tutto il mondo come gli “artisti dell’arrangiarsi”. Gli automobilisti non sfuggono a questo luogo comune. Non amiamo le code ai semafori, parcheggiamo spesso in aree riservate, in doppia o addirittura in tripla fila. Se la nostra moto è individuata da un autovelox a sfrecciare a velocità folle in centro abitato di notte, il giorno seguente portiamo la patente della nonna ottantenne alla polizia locale per la decurtazione dei punti.

Dobbiamo però essere onesti e chiederci se la legislazione vigente garantisce quei controlli e quelle strategie d’intervento che possano imporre all’italico automobilista una ferrea disciplina. Lo spunto per questo quesito viene da un’interessante esperimento condotto dalla redazione del periodico Quattroruote e apparso sul numero di maggio 2012 dell’omonima rivista. In quest’occasione si sono testati gli accessi nelle Zone a Traffico Limitato di alcune grandi città del Nostro Paese. “Testato” significa aver fatto transitare un’auto sotto l’inclemente occhio elettronico della telecamera adibita al controllo del traffico. Per l’occasione si è scelto un Fiat Panda adeguatamente camuffata, ovvero, la cui targa è stata imbrattata di fango ed olio per renderla illeggibile. Incredibilmente la vettura oltre ad non essere stata “notata” dalle telecamere di sorveglianza non è neppure stata fermata da alcuna pattuglia di polizia locale.

Anche se il conducente dell’auto in questione fosse stato fermato a causa dell’illeggibilità della targa, avrebbe comunque rischiato al massimo una sanzione amministrativa di poche decine di euro, e non una sanzione penale prevista solo per modifiche palesemente volontarie.  A Milano in cui vige la tariffa giornaliera di €. 5,00 per accedere in auto al centro storico, gli spericolati giornalisti di Quattroruote sono riusciti a percorrere un senso unico al contrario in retromarcia. Notoriamente nei sensi unici in uscita dal centro di Milano non sono posizionate telecamere. Il periodico specializzato di motori ha evidenziato la facilità con cui si può, non propriamente violare, bensì aggirare con una certa facilità la legislazione vigente, rischiando relativamente poco.

Un tipo di elusione è rappresentato anche dall’acquisto di auto con targa straniera. Ci siamo già occupati di questo argomento ed è stato evidenziato la semplicità con la quale grazie a questo stratagemma è possibile oltre che non pagare completamente le tasse relative al veicolo, in certi casi molti riescono ad evitare di pagare anche eventuali contravvenzioni.  

Entrando invece nel recinto della palese illegalità va ricordato che esistono dei dispositivi che, se posizionati sull’auto, sono in grado di identificare le bande laser utilizzate dagli autovelox e disturbarle, in tal modo la velocità della vettura sulla quale il dispositivo è installato non è identificabile. Incredibile, al pezzo di 150 euro si è in grado di scatenare una vera e propria guerra elettronica contro le forze dell’ordine deputate al controllo del traffico. L’efficacia di questi dispositivi è così temuta che il loro utilizzo è divenuto reato. L’aspetto forse più inquietante è rappresentato che esistono in rete forum molto seguiti che trattano di come riuscire a sottrarsi al controllo delle forze dell’ordine. Addirittura in uno di questi ritrovi virtuali un sedicente motociclista consigliava di smontare la targa e tenerla sotto la giacca o in uno zaino. In casi di controlli, secondo la sua opinione, sarebbe sufficiente spiegare all’agente di polizia stradale di aver perso la targa e di essere impossibilitato ad un rimontaggio sicuro. Personalmente ritengo questa situazione più una leggenda metropolitana che una strategia realmente utilizzata. Sempre nell’ambito di metodi per ingannare gli occhi elettronici oggi diffusi ormai ovunque qualche furbetto consiglia l’utilizzo di lacche particolari da applicare ai numeri della targa per enfatizzare la luminescenza e quindi renderli illeggibili. Anche questa però mi sembra più una fantasia che una reale iniziativa. Un elemento importante da questi esempi si evince con certezza: la sola elettronica non è in grado di neutralizzare i furbetti. Infatti, telecamere, autovelox, tutor, sono efficaci se dietro ad essi c’è l’elemento umano ancor oggi insostituibile.

Simone Pavarin

 


 

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