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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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Il Piano di Monitoraggio Ambientale, aspetti normativi ed indirizzi progettuali

su un caso studio: A3 Salerno-Reggio Calabria

di Pasquale Romeo

 

Il Monitoraggio Ambientale, tra legislazione e prassi

Il gap infrastrutturale dell’Italia è rilevante e costituisce da tempo un freno per il sistema Paese, per la sua l’economia, per la funzionalità di città, territori, regioni, al nord ed ancora di più al sud. La modernizzazione infrastrutturale è, quindi, un obiettivo centrale del Paese che prescinde anche dalle specifiche posizioni politiche.

La Legge n. 443 del 2001 "Delega al Governo in materia di infrastrutture ed insediamenti produttivi strategici ed altri interventi per il rilancio delle attività produttive", altrimenti detta “Legge Obiettivo” nasceva con lo scopo politico di accelerare la realizzazione di grandi infrastrutture e di avviarne al più presto i cantieri. La convinzione di base era quella che, l’esistenza del progetto tecnico, la sua esecutività e la sua capacità ad immettere risorse economiche nel sistema, rappresentassero gli unici criteri validi di individuazione e selezione delle opere strategiche.

La realizzazione di Opere complesse pone il problema di garantire l’armonizzazione delle stesse con l’ambiente ed il territorio interessato, utilizzando tutte le soluzioni tecnico progettuali, anche innovative, che rendano possibile il conseguimento di tale intento.

Contrariamente ai propositi iniziali, improntati ad una forte selettività delle opere, il Programma delle Infrastrutture Strategiche, approvato dal CIPE ai sensi dell’art. 1 della Legge Obiettivo, ha finito invece per raccogliere tutte le opere previste dai contratti di programma e dai piani e programmi di investimento di singoli soggetti aggiudicatori come Rete Ferroviaria Italiana, ANAS, Autorità portuali, Comuni, Interporti, Regioni, Società miste ecc.. Tali previsioni, tuttavia, risultano spesso prive di un ordine di priorità, di verifiche reali di fattibilità e risultano filtrate, a monte, solo da un Piano Generale dei Trasporti approvato nel 1986 e rimasto (a tutt’oggi), unico strumento generale di pianificazione (nel 1996 si ha l’ultimo aggiornamento del Piano Generale dei Trasporti). In altre parole, invece che valutazioni di priorità delle opere basate prima di tutto sull'urgenza di migliorare le possibili relazioni territoriali, hanno prevalso criteri legati esclusivamente alla loro più rapida cantierabilità.

Nel periodo che va dal 2001 al 2008, le Intese Generali Quadro, corollario indispensabile alla declinazione in termini territoriali del Programma Infrastrutture Strategiche, sono state lo strumento esclusivo di programmazione per la realizzazione delle opere.

Attraverso la Legge Obiettivo il potere della programmazione economica è stato affidato al CIPE ed è proprio il CIPE oggi che approva le opere e destina le risorse realizzando di fatto il processo programmatico del Paese.

Contestualmente, per quel che riguarda l’interazione tra politiche di sviluppo e territorio, il Quadro Strategico Nazionale, approvato dalla Commissione Europea nel luglio 2007, ha fatto propri alcuni approcci e quadri interpretativi del territorio italiano che ritroviamo anche nei Programmi Operativi (PON) e, in particolare, nel PON “Reti e Mobilità” approvato dalla Commissione europea nel dicembre 2007. Particolarmente importante risulta l’approccio metodologico proposto dal Ministero delle Infrastrutture nel DPEF 2007-2013, e poi confermato nel PON “Reti e Mobilità”, che fa propri tre approcci concettuali di grande impatto innovativo:

1. i progetti di territorio;

2. la governance multilivello e di settore,

3. le piattaforme territoriali strategiche.

 

Per quel che riguarda quest’ultimo punto, cioè il tentativo di fornire una “vision” complessiva dell’armatura territoriale del Paese, si è configurata un’articolazione delle piattaforme in Piattaforme transnazionali, attestate sui corridoi transeuropei, che rappresentano gli spazi di saldatura dell’Italia al sistema europeo; Piattaforme nazionali, che rappresentano gli spazi di rafforzamento delle connessioni tra Corridoi transeuropei, nodi portuali ed armatura territoriale di livello nazionale; Piattaforme interregionali, che integrano e completano le piattaforme nazionali, a sostegno dello sviluppo policentrico per il riequilibrio territoriale.

Queste visioni e questi approcci programmatori non hanno, tuttavia, mai veramente interagito con i meccanismi della Legge Obiettivo che hanno proceduto secondo una loro logica autoreferenziale.

La definizione delle scelte e delle priorità infrastrutturali ha continuato a muoversi attraverso meccanismi che hanno visto protagonista quasi unico il governo centrale il quale ha interpretato la modernizzazione del Paese solo in termini di “emergenza infrastrutturale”. In altre parole, si è puntato a ridurre complessità e incertezza sia sui fini, sia sui mezzi della politica infrastrutturale, attraverso l’irrigidimento decisionistico piuttosto che attraverso la costruzione di un più ampio consenso da parte di istituzioni e stakeholder.

La Commissione Speciale VIA ha ritenuto quindi necessario fare riferimento ad un sistema di monitoraggio ambientale, opportunamente esteso a tutte le componenti di interesse, che, attraverso la restituzione di dati continuamente aggiornati, fornisca indicazioni sui trend evolutivi e consenta la misura dello stato complessivo dell’ambiente e del verificarsi di eventuali impatti non previsti nella fase progettuale e di SIA.

Il caso studio per un Piano di Monitoraggio Ambientale è applicato ai lavori di ammodernamento dell’Autostrada SA-RC (A3) dal Km 393+500 (svincolo di Gioia Tauro eluso) al Km 423+300 (svincolo di Scilla escluso), per un’estensione di circa 30 Km, tutti all’interno della Regione Calabria. Tale tratta di ammodernamento è identificata come V° Macrolotto. I lavori consistono nell’ammodernamento ed adeguamento al tipo 1° delle Norme CNR/80.

Il tratto autostradale in esame si snoda su un territorio appartenente al comparto situato tra le pendici occidentali dell’Aspromonte, facenti parte dell’Appennino meridionale, e la Piana di Gioia Tauro. Le attività di analisi del sistema ambientale interessato dalle opere in progetto sono state organizzate con le finalità di costruire un dettagliato quadro conoscitivo delle componenti e dei fattori ambientali costituenti il sistema nonché definire il grado di sensibilità dei sottosistemi naturale ed antropico.

La valutazione delle interazioni (individuazione e stima degli impatti) tra i lavori di adeguamento del tratto autostradale e le componenti ambientali è stata organizzata ricercando le aree critiche e/o gli effetti positivi per ciascun tratto omogeneo di progetto, nonché i possibili interventi di mitigazione.

Partendo dall’osservazione dello stato iniziale sono state individuate le possibili aree di criticità e le possibili interazioni dell’opera con le singole componenti ambientali (carta di sintesi delle aree sensibili). Per ciascuna componente ambientale sono state valutate le correlazioni di ogni opera prevista nel progetto di ammodernamento autostradale stimando altresì le interazioni possibili in termini quantitativi ed individuando gli interventi di mitigazione.

 

Il Piano di Monitoraggio Ambientale, l’applicazione

Partendo dall’osservazione dello stato iniziale sono state individuate le possibili aree di criticità e le possibili interazioni dell’opera con le singole componenti ambientali (carta di sintesi delle aree sensibili). Per ciascuna componente ambientale sono state valutate le correlazioni di ogni opera prevista nel progetto di ammodernamento autostradale stimando altresì le interazioni possibili in termini quantitativi ed individuando gli interventi di mitigazione.

Sono state previste campagne di monitoraggio per l’analisi della fase ante operam che comprende il monitoraggio nelle aree di cantiere e sulla viabilità interna;

in corso d’opera con monitoraggi sulle aree di cantiere sul fronte di avanzamento dei lavoro e sulla viabilità interferita;

post operam con monitoraggi sulla nuova linea autostradale in esercizio.

Il numero dei punti di misura per ogni componente e nelle diverse fasi di realizzazione dell’opera sono individuati caso per caso e sempre in numero congruo al dato scientifico da analizzare. Il programma temporale del monitoraggio è espletato ai sensi delle normative vigenti. Sono stati inoltre indicati i punti di misura su planimetrie idonee allo scopo.

Sono state considerate le seguenti componenti:

 

Sistema Idrico: Acque Superficiali, Acque sotterranee:

il Piano di Monitoraggio Ambientale contiene tutte le indicazioni necessarie al monitoraggio delle due componenti ambientali. Il monitoraggio delle acque superficiali è previsto in modo da garantire il rilievo e la parametrizzazione delle caratteristiche dei corsi d'acqua. La campagna di indagini viene condotta con misure periodiche (a frequenza variabile in funzione delle attività di cantiere) presso siti prestabiliti ubicati in modo da rappresentare un valido presidio per la qualità dei corsi d'acqua.

 

Compatibilità con il Piano di Assetto Idrogeologico regionale:

Per quanto concerne la compatibilità con il PAI in relazione alle problematiche di dissesto complessive è necessario verificare se le aree in esame siano sottoposte a vincolo idrogeologico R3 ed R4. In particolare è stato necessario valutare gli eventuali effetti negativi generati dalle opere in progetto (e quindi delle lavorazioni che ne derivano) sulle aree soggette ad elevato rischio idrogeologico, suddivise nelle tre tipologie di rischio:

  1. idraulico;

  2. da frana;

  3. da erosione costiera.

 

Settore Antropico: Atmosfera, Rumore, Vibrazioni:

Il monitoraggio riguardante il settore antropico si pone la finalità di verificare e controllare le modificazioni ambientali prodotte, durante la realizzazione della nuova opera autostradale e nella sua fase di esercizio, su:

Ø  Qualità dell'aria

Ø  Livelli di rumore

 

Settore Naturalistico: Flora, Fauna, Suolo, Paesaggio, Rifiuti, Radiazioni ionizzanti e non:

Il monitoraggio della vegetazione ha l'obiettivo di verificare l'eventuale presenza e quindi, in caso affermativo, l'entità dei seguenti potenziali fattori di interferenza sulla componente ambientale  individuati in fase di Studio di Impatto Ambientale. Sono state, inoltre, previste specifiche attività di monitoraggio per valutare l'evoluzione e l'efficacia degli interventi di rinaturazione e di inserimento ambientale dell'opera. Il potenziale impatto determinato sulla vegetazione dalle fasi di costruzione ed esercizio dell'adeguamento autostradale e l'efficacia delle opere di recupero e ripristino ambientale rispetto agli obiettivi prefissati, sono determinati tramite le seguenti metodologie di  monitoraggio:

Ø  Fotointerpretazione

Ø  Rilievi Vegetazionali

Ø  Rilievo dei Licheni Epifiti

Ø  Rilievi Biometrici E Qualitativi

Ø  Studio della Micorrizazione

Ø  Misura delle Polveri Depositate

 

Ambiente Sociale:

Dato che l’opera da realizzare non è solo un sistema tecnico ma anche sociale, nel Piano è stata considerata anche questa componente.

Infatti la stessa “area di impatto” del progetto non si configura soltanto come puro territorio fisico o come semplice insieme ecosistemico ma anche come sistema sociale spaziale.

 

Inoltre è stato elaborato un diagramma a blocchi che raffigura la successione e la struttura organizzativa delle attività e delle figure responsabili delle varie fasi programmate.

Per ogni ambito è stata prevista l’elaborazione di linee guida in cui saranno indicate le sintesi metodologiche per la campagna di misurazione ed analisi, le fasi per le quali è prevista l’attività di monitoraggio, i parametri monitorati e le attività previste.

Lo scopo di un monitoraggio analitico ambientale è quello di produrre dei dati credibili, di Qualità Nota mediante i quali “prendere delle decisioni” relativamente a:

- disposti di legge;

- programmi volontari di qualità ambientale (EMAS - ISO 14001);

- raggiungimento di obiettivi di riduzione di inquinamento;

- rispetto dei capitolati di appalto;

 

Le organizzazioni coinvolte in qualsiasi delle operazioni attinenti al monitoraggio hanno assicurato, dandone adeguata evidenza, che i dati raccolti per la caratterizzazione di processi o stati dell’Ambiente sono, sia del tipo, sia della qualità, appropriati per l’uso che se ne intende fare; pertanto la pianificazione delle attività di campionamento, il trasporto dei campioni, le analisi, il trattamento e la validazione dei dati, il reporting devono essere progettati ed eseguiti in conformità a capitolati definiti per garantire la qualità dei dati rispondente alle esigenze prefissate.

È fondamentale rilevare che solo i dati di Qualità Nota sono scientificamente credibili, e pertanto solo i dati di Qualità Nota possono avere un valore legale in quanto sono supportati da adeguata evidenza scientifica difendibile.

E’ altresì importante sottolineare il fatto che a priori non è corretto assumere che utilizzando un metodo analitico sofisticato si ottengano automaticamente dati con elevatissimo grado di accuratezza, ed al contrario non è corretto credere che un metodo poco sofisticato, possa solo generare dei dati con basso grado di accuratezza analitica.

Il piano di monitoraggio ambientale si attua in tre fasi temporali distinte in:

1.      ante operam;

2.      in corso d’opera;

3.      post operam.

 

Nelle singole schede relative alle componenti ambientali è riportata la scansione temporale delle fasi di monitoraggio.

Il monitoraggio si esplica eseguendo misure quantitative e qualitative delle componenti ambientali riconosciuti sia nella fase di redazione del SIA che nella fase di redazione del progetto definitivo, alcuni dei quali sono riportati sulla apposita planimetria allegata.

Nella seconda fase e nella terza fase, progressivamente e al termine dello svolgimento dei lavori, sono previsti campionamenti sia sui punti già campionati e controllati nelle fasi precedenti (per controllare l’evoluzione delle caratteristiche di qualità e quantità delle risorse ambientali) ai quali si devono aggiungere altri prelievi di campioni da altri siti che, i tecnici redattori responsabili dell’espletamento del PMA, da sopralluoghi in loco, riterranno opportuno programmare ed eseguire.

I punti oggetto di monitoraggio ambientale sono indicati per ogni componente ambientale nelle apposite tavole allegate, ed esplicitate anche nelle coordinate piane Gauss Boaga.

La realizzazione di una banca-dati informatizzata collegata ad un Sistema Informativo Territoriale (SIT/GIS) può consentire la precisa archiviazione di tutti dati relativi al sito e all’ambiente circostante e, dei risultati di ogni tipo di investigazione. Mediante i SIT è possibile garantire la veloce interrogazione dei dati e la realizzazione di mappe tematiche; definire l’evoluzione temporale dei fenomeni di campionamento e di eventuali episodi di contaminazione.

 

Pasquale Romeo

 


 

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