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Il mondo dei pistoni

di Roberto Maurelli 

 

Chissà quanti di noi, passeggiando per l’aeroporto oppure per le vie del centro, non si sono fermati ad osservare quei magnifici pistoni venduti al Ferrari shop. Così semplici, così piccoli (ma non nel prezzo!) eppure così potenti, capaci addirittura di effettuare fino a 300 corse al secondo!

Bene, in questo articolo parleremo proprio di questi componenti, frutto di una tecnologia molto più sofisticata di quanto si creda normalmente, in particolare quando sono destinati a motori ad alte prestazioni.

Dal punto di vista meccanico, il pistone non è altro che uno stantuffo che, attraverso il suo movimento rettilineo alternato, consente di aspirare i gas freschi e di espellere quelli già combusti.

A freddo, la struttura dei pistoni si presenta molto lontana da quella ottimale con una forma troncoconica voluta per consentire il miglior risultato quando si raggiungono le effettive temperature di esercizio. Al crescere della temperatura, infatti, la parete superiore del pistone, definita “cielo”, tende a dilatarsi maggiormente della parte inferiore per via della sua vicinanza alla camera di combustione (rispetto alla quale si pone come una sorta di parete mobile); questo fa sì che, una volta raggiunte le temperature ottimali, il dimensionamento del pistone sia perfettamente proporzionato, tanto nella parte inferiore quanto in quella superiore. Per misurarsi al meglio con questi problemi, al giorno d’oggi, i pistoni sono disegnati esclusivamente per mezzo di software informatici, che consentono di valutare con maggiore precisione anche le differenze nel comportamento dei materiali alle diverse temperature.

Il disegno dei pistoni ha subito una progressiva evoluzione negli ultimi anni che ha portato alla riduzione delle dimensioni della superficie laterale di contatto con la canna del cilindro. Questa parte, che in gergo si chiama “mantello”, ormai si è ridotta a due semplici pattini di appoggio, ossia il minimo indispensabile per garantire lo scorrimento lungo la canna. Per quanto poi riguarda la forma del cielo, la scelta condivisa di adottare valvole praticamente verticali, consente di adottare pistoni con cielo quasi piano.

I motori diesel fanno eccezione a quanto appena detto. In essi la camera di combustione è ricavata direttamente nel cielo del pistone, che presenta una specie di “buco” al centro.

Il lavoro gravoso che i pistoni devono svolgere nell’arco della loro vita è alla base delle scelte sui materiali da adottare e sulle forme da creare. Basta riflettere sul fatto che un semplice motore a ciclo Otto non sovralimentato può trasmettere al pistone forze superiori alle quattro tonnellate e che le temperature del cielo possono oltrepassare i 2400°C, per comprendere che sono necessarie lavorazioni molto accurate e sofisticate.

Nei motori per auto e moto il materiale più utilizzato per la costruzione dei pistoni è l’alluminio, con differenti percentuali a seconda delle caratteristiche che si desidera ottenere.

Sulle superfici di lavoro, poi, sono presenti sottili strati di altri materiali, che forniscono una protezione aggiuntiva nel corso del rodaggio e in caso di lubrificazione critica.     

Per realizzare questi obiettivi diventa ovviamente fondamentale la scelta della tecnica di lavorazione, che può essenzialmente essere distinta tra la colata in conchiglia e la forgiatura.

Nel primo caso, uno stampo metallico (la conchiglia appunto) viene utilizzato come recipiente in cui versare il metallo fuso. Per via dello scambio termico con le pareti della conchiglia, dotata a tal fine di alcune canalizzazioni di raffreddamento, la solidificazione inizia in genere ancor prima che la lega liquida abbia riempito tutto lo stampo. Per questa ragione è opportuno controllare accuratamente che l’aria non rimanga intrappolata in punti dello stampo.

I pistoni destinati alle competizioni vengono invece realizzati mediante forgiatura. In questo caso si parte da una barra riscaldata in forno che viene posta sotto una o più presse che daranno la forma definitiva al metallo. Questo procedimento esalta le caratteristiche meccaniche dei materiali e permette di creare pistoni più leggeri a parità di resistenza.

Una soluzione intermedia è quella dello “squeeze casting”, che prevede di incorporare nel metallo delle fibre corte di materiale ceramico che migliorano le proprietà del metallo rispetto alla semplice colata in conchiglia.

Forse queste poche nozioni vi torneranno utili, ma ciò che è certo è che ora tollererete più facilmente il prezzo astronomico fissato per l’acquisto di quegli splendidi pistoni Ferrari…

 

Roberto Maurelli


 

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