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di Clara Tumminelli
In libreria, da alcuni mesi, si trova il
primo libro di Nico Cereghini: “Casco ben allacciato. Da Agostani a
Valentino, storie di moto e segreti di guida” con prefazione di Giacomo
Agostini. Nelle 288 pagine Cereghini tratta nozioni e segreti di guida,
racconta passioni ed emozioni, descrive moto da pista e da strada.
Tratta con vivacità le esperienze dei piloti
che hanno sviluppato e guidato le moto più belle ed amate del mondo,
narra le vittorie e le sconfitte dei grandi protagonisti del moto
mondiale.
All’interno del libro, in 32 pagine a
colori, sono stampate le foto dei grandi campioni e dei momenti più
importanti del motociclismo.
La moto ed il suo pilota, una simbiosi
delicata. Cereghini ne ha visti e conosciuti tanti di piloti e di
campioni: Agostini, Hailwood, Roberts, Spencer, Cadalora, Biaggi, Rossi,
Stoner e tanti altri. Tutti innamorati della velocità, dell’adrenalina
che ti percorre il corpo, quando sei in pista, ma sopratutto della moto.
La tua compagna di vittorie e sconfitte. Una moto che per alcuni è solo
un mezzo: metallo, strumentazione e componenti meccanici; per altri la
moto è viva. Nel libro cita la frase di Valentino Rossi: “La moto non è
un pezzo di ferro”. Lui, con la moto, ci parla in pista e non solo.
Ogni moto è unica, nel design, nella
tecnologia, ma anche nella personalità. Sono moto vive, pulsanti di
energia. In sella ad una moto sei libero, provi sensazioni
indescrivibili. Divertimento, velocità, ma anche sicurezza e testa sulle
spalle. Il motto di Cereghini è sempre presente in tutto il libro, non
solo dal titolo: “Casco in testa ben allacciato, luci accese anche di
giorno e prudenza sempre”.
Un libro a metà tra il manuale ed il
racconto, con una grande raccomandazione alla sicurezza.
Nico Cereghini è nato nel 1948 a Casargo, in
Valsassina, anche se è a tutti gli effetti milanese. La passione per la
moto è nata subito, sin dall’infanzia era un lettore accanito di riviste
specializzate di motociclismo. Nel 1968, a soli vent’anni, ha iniziato
una collaborazione con il mensile “Motociclismo”, in seguito ha scritto
su “il Pilota Moto”, “La Moto”. Successivamente è ritornato a
“Motociclismo” come vice-direttore, poi ancora scrisse su “Tuttomoto” e
attualmente su “Riders”.
Alla sua passione per la scrittura ha
affiancato, sin dagli anni settanta, la sua passione per la pista e le
gare. Ha corso solo per sette stagioni di gare, vincendo qualche volta
in 250 tra gli juniores, alcuni podi italiani con la 500 a fianco di
Agostini e nella 24 Ore internazionale con le 1000.
Nel 1985 è cominciata la sua collaborazione
con “Italia 1” con il programma settimanale “Grand Prix”: servizi sul
moto mondiale, prove su strada di nuovi modelli. Ha seguito sei volte la
“Parigi Dakar”, come corrispondente. È stato telecronista in diretta,
per qualche anno, dei Gran Premi. Ha assunto la conduzione del programma
“Fuorigiri” ed oggi è in studio come opinionista, dopo aver smesso di
seguire tutte le gare, anche se a volte una “capatina” in pista se la
concede.
Per la carta stampata ha anche pubblicato
numerose strisce satiriche, ovviamente con soggetti motociclistici,
dando voce alla sua passione per il disegno satirico.
Importante anche la sua collaborazione con
il sito internet Moto.it, sul quale ha iniziato un rapporto diretto con
i suoi lettori. Recentemente è on-line anche il suo sito
www.nicocereghini.it, in cui si trova la sua biografia, le foto che
raccontano la sua storia, i video ed il nuovo libro.
(C.T.)
ROUTE 66
Tutti, possiamo dire, conoscono la Route 66,
la più famosa tra le highway americane.
È stata descritta in numerosi testi, la più celebre narrazione si trova
nel libro di John Steinbeck, “Grapes of Wrath”. L’autore dedica un
capitolo a descrivere il percorso verso ovest, che attraversa Oklahoma
City e prosegue lungo la 66. Nel libro si definisce la strada come
“Strada Madre” (Mother Road).
L’abbiamo sentita citare nei testi delle canzoni. In “Get Your Kicks On
– Route 66” del compositore jazz e pianista Bobby Troup. Col passare
degli anni, la canzone divenne un pezzo del repertorio di Chuck Berry e
fu riadattata da molti altri artisti, tra cui i Rolling Stones e i
Depeche Mode.
La strada dette il suo nome anche ad un popolare spettacolo televisivo
“Route 66”.
Persino i cartoni animati la citano. Nel film della Disney “In viaggio
con Pippo”, Pippo e suo figlio Max vanno in vacanza usando la highway
66.
Nel film d'animazione “Cars - Motori ruggenti” la cittadina di "Radiator
Springs" sorge proprio sulla Route 66.
L’intero percorso della strada non è più percorribile, perché è stata
sostituita da altre strade. È stata, persino, cancellata dai moderni
atlanti. Alcuni tronchi sono, però, ancora ben conservati. Soprattutto
non è sparita dai cuori degli americani e di coloro che vogliono solcare
le strade del mito a stelle e strisce.
La US 66 fu una delle prime highway federali. Fu aperta l'11 novembre
1926, anche se non furono installati subito tutti i cartelli indicatori.
Originariamente collegava Chicago alla spiaggia di Santa Monica
attraverso gli stati di Illinois, Missouri, Kansas, Oklahoma, Texas,
Nuovo Messico, Arizona e California. La distanza complessiva era di
2.347 miglia (3.755 km).
Il punto iniziale della strada fu modificato più volte. Inizialmente la
strada iniziava all'incrocio tra “Michigan Avenue” e “Jackson
Boulevard”. Negli anni ‘30 fu modificata per permettere l'edificazione
di nuovi edifici per l'esposizione universale. Il punto di partenza fu
spostato all'incrocio tra “Lakeshore Drive” e “Jackson Boulevard”.
Convenzionalmente il miglio 0 si trova all'imbocco di “Adam Street”,
anche se non fu mai fissato come punto di partenza.
Negli anni trenta, quattro tratti principali ebbero dei cambiamenti di
percorso.
La 66 fu una strada usata per la migrazione verso Ovest e sostenne
l'economia delle comunità attraverso le quali passava, soprattutto,
durante la “Grande Depressione. Il traffico crescente aiutò a creare
quelle imprese familiari tra cui stazioni di servizio, ristoranti e
riparatori d’auto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale molti utilizzarono la strada per
recarsi verso le industrie di materiale bellico in California. La Route
66 completamente asfaltata divenne una delle strade più trafficate e
servì anche per spostare materiale militare. Negli anni cinquanta
divenne la strada preferita da chi raggiungeva Los Angeles per vacanza.
Con l'aumento del turismo nacquero molte attrazioni commerciali lungo
tutto il tracciato. L’industria dei fast-food ebbe i suoi natali su
questa strada.
Durante i suoi quasi 60 anni di vita fu in continuo mutamento. L'aumento
del traffico portò ad un incessante miglioramento della 66.
Le popolazioni prosperarono per la crescente popolarità della strada.
Alcune di queste combatterono per tenere in vita la strada dopo la
nascita del nuovo sistema. La US Route 66 fu ufficialmente rimossa dal
sistema delle highway nel 1985, quando assieme alle altre, fu sostituita
dallo “Interstate Highway System”.
Quando la strada fu dismessa, i vari tronchi furono trattati in modi
molto diverso. Per molte città divenne un collegamento commerciale con
le interstatali. Alcuni tratti diventarono strade statali, locali,
private ed alcuni furono abbandonati.
Clara Tumminelli |
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