L’ Amianto: un problema ambientale molto diffuso
di Chiara Lo
Giudice
L'amianto o asbesto è un insieme di minerali del gruppo dei silicati,
appartenente alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli.
È
stato utilizzato fino agli anni 1980 per produrre cemento-amianto,
materiale utilizzato per lastre, tubi, cisterne, pannelli antincendio,
ma anche per guarnizioni, dischi dei freni, coibentazioni termiche e
acustiche in navi, treni edifici etc. Era inoltre utilizzato, per la sua
resistenza al calore, nelle tute dei vigili del fuoco,come materiale
per indumenti e tessuti da arredamento, nelle auto (vernici, parti
meccaniche), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni.
Uno
dei settori principali che ha visto impiegato l’amianto è stato
l'edilizia, dove l'amianto veniva impiegato tanto come spray (mischiato
cioè a leganti non troppo tenaci) da applicare a elementi metallici o
altro con funzioni isolanti, oppure impastandolo con altri materiali a
cominciare del cemento. In questo modo si aumenta la resistenza del
cemento contenendo il peso e rendendo più facile realizzare elementi
prefabbricati. In Italia il cemento-amianto è noto come Eternit, e
soprattutto per l'elemento ondulato con il quale venivano realizzate le
coperture dei tetti (principalmente in Italia settentrionale). Altri
materiali impiegati in edilizia, costituiti da amianto erano tegole,
pavimenti, tubazioni, vernici.
I
Pericoli
La
sua nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in Italia con la
legge 257/1992. Le polveri di amianto, respirate, provocano l'asbestosi
alla quale possono associarsi tumori delle pleure, ovvero il mesotelioma
della pleura, e dei bronchi, inguaribili e mortali.
Una
fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non
esiste una soglia di rischio, al di sotto della quale la concentrazione
di fibre di amianto nell'aria non è pericolosa: l'inalazione di una sola
fibra può causare il mesotelioma e altre patologie mortali.
Essendo pertanto molto diffuso nell’ambiente, l'asbestosi insieme alla
silicosi è la malattia per la quale l'INAIL ha riconosciuto e paga il
maggior numero di indennità.
La
pericolosità dell’amianto dipende dal grado di libertà delle fibre,
ossia dalla capacità dei materiali di rilasciare fibre potenzialmente
inalabili; la presenza in sé dell’amianto, infatti, non è
necessariamente pericolosa, lo diventa qualora le fibre vengano
sprigionate nell’aria, per effetto di qualsiasi sollecitazione
(manipolazione/lavorazione, vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni
di umidità etc.).
Essendo l’asbesto un materiale fibroso e piuttosto friabile, è facile
che le piccolissime particelle di cui è costituito (dell’ordine di
millesimi di millimetro), una volta inalate, vadano a concentrarsi nei
bronchi, negli alveoli polmonari, nella pleura, provocando danni
irreversibili ai tessuti.
Per
quanto riguarda la pericolosità dovuta all’ingestione dell’amianto,
l’OMS ha dichiarato nel documento redatto nel 1994 “Direttive di qualità
per l’acqua potabile” che ”non esiste alcuna prova seria che
l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute” e quindi ”non è
stato ritenuto utile stabilire un valore guida fondato su delle
considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza
nell’acqua potabile”.
Gli
effetti nocivi che si manifestano a seguito dell’inalazione di amianto
sono dovuti all’instaurazione di meccanismi patogenetici di natura
irritativa, degenerativa, cancerogena.
Le
malattie principali sono rappresentate da:
asbestosi
- Si
tratta di un processo degenerativo polmonare, costituito dalla
formazione di cicatrici fibrose sempre più estese che provocano un
ispessimento e indurimento del tessuto polmonare (fibrosi interstiziale
progressiva), con conseguente difficile scambio di ossigeno fra aria
inspirata e sangue; questo determina nel tempo un’insufficienza
respiratoria gravissima. Non esiste una terapia specifica. L’asbestosi è
stata la prima patologia ad essere correlata all’inalazione di amianto;
è una tipica malattia professionale che, per fortuna, va scomparendo; si
manifesta per esposizioni medio-alte di 10-15 anni – effetto
dose-dipendente).
mesotelioma pleurico-peritoneale
- È un tumore maligno che può colpire le membrane sierose di
rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo).
Si tratta di un tumore maligno “patognomonico”, in quanto ad oggi
riconosciuto solo per esposizione ad amianto, soprattutto di tipo
anfibolo (crocidolite ed amosite, più del 90% dei casi). L’intervallo
tra esposizione e comparsa del tumore è in genere lunga; si manifesta,
infatti, dopo esposizioni, anche a basse dos,i per 25-40 anni
rappresentando, pertanto, epidemiologicamente un tumore cosidetto
“sentinella”, in quanto con la sua presenza segnala l’esistenza di una
fonte inquinante.
A
differenza dell’asbestosi, per cui è necessaria un’esposizione intensa e
prolungata, per il mesotelioma non è possibile stabilire una soglia di
rischio, ossia un livello di esposizione così ridotto all’amianto, al di
sotto del quale risulti innocuo. Il decorso della patologia è molto
rapido. La sopravvivenza è in genere inferiore a un anno dalla scoperta
del tumore. Non sono state individuate terapie efficaci.
cancro polmonare
- Si verifica per esposizioni non specifiche, in cui l’abitudine al fumo
è elemento determinante per l’effetto sinergico. Come per l'asbestosi
anche per i carcinomi polmonari è stata riscontrata una stretta
relazione con la quantità totale di asbesto inalata e con l'abitudine al
fumo di sigaretta. Nei non fumatori esposti ad asbesto il rischio
relativo è risultato circa 5 volte superiore alla popolazione generale,
mentre è 50 volte superiore nei fumatori esposti ad asbesto. Il tumore
presenta una latenza 15-20 anni dal momento dell’esposizione
all’asbesto.
altre neoplasie
- Numerosi studi hanno evidenziato che la mortalità per tumori in genere
è più alta nei lavoratori esposti alle polveri di asbesto che nella
popolazione generale, e in particolare sembrano più frequenti i tumori
del tratto gastro-intestinale e della laringe. L'aumento della frequenza
per queste malattie è comunque molto inferiore rispetto a quello
descritto per i tumori polmonari.
placche pleuriche
- Si tratta di ispessimenti benigni del tessuto connettivo della pleura,
più o meno estesi, talora calcificati.
A
seconda delle dimensioni delle fibre, queste potranno, se
sufficientemente piccole, superare gli alveoli polmonari e per via
linfatica, raggiungere i linfonodi ilari, il grosso intestino e la
pleura, mentre, aumentando la grandezza, le fibre più lunghe si
fermeranno agli alveoli e proseguendo verso l’alto nella scala
dimensionale, parallelamente si fermeranno, via via sempre più su,
nell’albero bronchiale e nelle prime vie respiratorie.
Proprio in conseguenza di ciò, in Italia dal 1992 (legge 257/1992) è
proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto. Di
conseguenza, dal 1992 in poi non è possibile che nell'edilizia, o
nell'isolamento di un forno, sia stato impiegato amianto. Anche in
precedenza si era legiferato in materia, introducendo limiti all'impiego
in talune applicazioni e introducendo limiti di contaminazione
dell'aria. Per questo i manufatti, soprattutto quelli casalinghi come
guanti da forno o per le assi da stiro, dovevano già prima del 1992
riportare l'indicazione "A" per segnalare la presenza di amianto.
Qualora si abbiano ancora in casa oggetti contenenti amianto è bene
consultare l'ASL per sapere come e dove conferirli per lo smaltimento.
Mentre all’art. 3 la stessa legge rifacendosi all’art. 31 del D.Lg.vo
277/1991, fissa, per tutte le varietà dell’ amianto, sia isolate che in
miscela, la definizione dei limiti di esposizione alle suddette
sostanze.
Sfortunatamente, anche se la legge è in vigore da oltre venti anni il
pericolo non può dirsi superato. Soprattutto nel Nord-Italia, infatti,
sia i materiali per edilizia sia altri manufatti contenenti amianto sono
ancor molto diffusi. Inoltre, visti i lunghi periodi che intercorrono
tra l'esposizione e lo sviluppo della malattia, è probabile che nel
prossimo futuro aumentino i casi di mesotelioma e delle altre malattie
dovute al minerale. E' già da qualche anno, infatti, che la forma
tumorale legata al lavoro più spesso riscontrata sia proprio il
mesotelioma pleurico, come segnala l'Osservatorio statistico dell'INAIL.
Inoltre, sempre l'INAIL ricordava che a marzo 2002 erano in totale
136.762 i certificati di esposizione all'amianto rilasciati su richiesta
dei lavoratori, dei quali oltre 60.000 positivi.
I
rimedi
Superficialmente, verrebbe da pensare che il modo migliore per
“neutralizzare” l’amianto sia quello di rimuovere gli elementi che lo
contengono e stoccarli in posti sicuri, ma non è esattamente così. In
molti casi rimuovere l'amianto può causare repentini (e pericolosi)
innalzamenti della quantità di fibre presente nell'aria. Nel caso dei
tetti di Eternit che si stanno degradando, per esempio, la soluzione più
razionale è rivestire gli elementi con sostanze che intrappolino le
fibre (materiali plastici), operazione che viene definita di
incapsulamento, e nell'applicare poi rivestimenti metallici
(confinamento).
E'
evidente che le soluzioni vanno cercate caso per caso e che, comunque,
prima di procedere a lavori di bonifica è necessario far eseguire i
rilievi del caso interessando la propria ASL. Infatti per giudicare
della pericolosità della situazione è necessario controllare l'entità
della presenza di fibre nell'aria. Si tratta di un'operazione
relativamente semplice, che consiste nell'aspirare l'aria atmosferica
attraverso un filtro per poi contare il numero di fibre servendosi di un
microscopio. In Italia il massimo livello ammesso è di 0,6 fibre per
centimetro cubo per il crisotilo e di 0,2 ff/cc per gli anfiboli e le
miscele. Da evitare assolutamente il fai da te: sia perché lo
smaltimento non è possibile al singolo sia perché per operare con
l'amianto sono necessari sistemi di protezione ben diversi dalle
mascherine da verniciatore in vendita nei colorifici.
La
scelta del tipo di bonifica da effettuare è quindi una operazione
complessa ed è legata principalmente allo stato di conservazione dei
materiali contenenti amianto (MCA).
Lo
SMALTIMENTO dell’amianto avviene, in osservanza della normativa vigente,
secondo le seguenti modalità:
La Rimozione Dei Materiali Contenenti Amianto (Mca)
La
rimozione ha il vantaggio di eliminare ogni rischio futuro di
contaminazione, sostituendo i MCA con materiali di nuova concezione non
contenenti amianto;
Si
corre però il rischio di contaminare l'ambiente di fibre aerodisperse,
di sottoporre gli addetti alla rimozione al rischio di contaminazione se
non vengono rispettate le norme di sicurezza.
Per
rimuovere i MCA è necessario rispettare le disposizioni legislative e
regolamentari che si sono susseguiti negli anni.
Gli
adempimenti riguardano il produttore (in principal modo), il
trasportatore, e lo smaltitore.
Il
produttore deve effettuare:
• Rilievo spettrofotometrico
• certificato di analisi chimico-fisiche del MCA,
• compilazione del registro di carico e scarico,
• scelta della ditta specializzata alla
rimozione, del trasportatore ed impianto autorizzato allo smaltimento,
• compilazione del piano di lavoro da presentare
alla ASL .
(La
discarica rilascerà l'attestazione di avvenuto smaltimento, che il
produttore consegnerà alla ASL che ha autorizzato la rimozione).
Per
la rimozione dei MCA è necessario attenersi a quanto previsto dal piano
di lavoro autorizzato dalla ASL, le tecniche (All. al DM 6/9/94)
prevedono il rispetto alla salute degli addetti ai lavori dell'ambiente
circostante:
• Deve essere realizzata una idonea recinzione per
l'isolamento dell'area nella quale viene effettuata la bonifica
• La zona deve essere sgombrata di qualsiasi mobile,
attrezzatura, impianto mobile, gli impianti che non possono essere
spostati devono essere adeguatamente coperti con fogli di plastica
• Deve essere disattivato e protetto qualsiasi impianto di
aspirazione, ventilazione, riscaldamento.
• La pavimentazione e le pareti dovranno essere
coperti con più fogli di polietilene uniti tra di loro.
• Deve essere predisposta una uscita di
sicurezza, realizzata in modo tale da non compromettere l'isolamento
dell'area di rimozione.
• Deve essere realizzato un impianto di
illuminazione (se necessario) di tipo stagno che successivamente verrà
smaltito quale rifiuto contaminato da amianto.
• Deve essere realizzato un sistema di aspirazione nella zona
di rimozione dei MCA, con filtri di contenimento delle fibre
aerodisperse, inoltre deve mettere sotto pressione l'area stessa onde
evitare che si verifichino flussi d'aria dall'esterno all'interno; tale
impianto deve restare in funzione 24 ore su 24.
• Dovrà essere approntato un sistema di
decontaminazione del personale composto da 4 zone: Locale di
equipaggiamento, locale doccia, chiusa d'aria, spogliatoio
incontaminato.
• Collaudo degli impianti sopra descritti.
• Informare il personale del lavoro da eseguire
con tutti i rischi connessi, consegnando loro anche copia del piano di
lavoro autorizzato dalla ASL.
• Dotare il personale addetto
dell'equipaggiamento di protezione previsto (maschere, tute, guanti).
• Rispettare le procedure di movimentazione dei
MCA previste dalle norme tecniche.
• Bagnare il MCA con acqua (a bassa pressione) o
con sigillanti a spruzzo (l'acqua di risulta deve essere smaltita presso
idoneo impianto di trattamento).
• Inizio della rimozione con attrezzi manuali che
non compromettano la solidità delle superfici, evitando così di produrre
fibre aerodisperse nell'ambiente di lavoro; si inizia con la rimozione
grossolana dei MCA e successivamente con la rimozione dei
materiali residui più friabili, applicando
ulteriore materiale sigillante a spruzzo.
• Imballaggio dei MCA effettuato con accorgimenti
atti alla riduzione di pericolo di rotture accidentali durante la
movimentazione ed il trasporto; il materiale deve essere contenuto in
doppio imballaggio, il primo deve essere un sacco di adeguato spessore,
il secondo un contenitore rigido o altro sacco, ogni sacco non deve
eccedere i 30 kg di peso, e non deve essere riempito oltre i 2/3.
L'aria in eccesso dovrebbe essere aspirata ed i sacchi
sigillati con termosaldatura; i contenitori devono essere etichettati;
il secondo sacco o altro contenitore non deve mai essere introdotto
nell'area di rimozione ma solo nell'area incontaminata, onde evitare la
contaminazione esterna delle pareti.
Rivestimenti Incapsulanti Per M.C.A.
L'incapsulamento rispetto alla rimozione comporta un minor rischio per i
lavoratori addetti e per l'inquinamento di fibre aerodisperse
nell'ambiente, inoltre richiede tempi e costi più contenuti rispetto
alla rimozione, i MCA non devono essere sostituiti ma vengono bonificati
attraverso sostanze impregnanti, è questo l'unico svantaggio, ovvero, la
permanenza dei MCA nell'edificio. Deve essere programmata una verifica
dello strato di protezione (incapsulante) negli anni, e se necessario, a
causa di alterazione o danneggiamento deve essere ripetuta
l'applicazione del prodotto incapsulante.
Con
il Decreto Ministeriale 20 Agosto 1999, vengono stabilite una serie di
procedure da attuare per il rivestimento incapsulante dei MCA, vengono
fissate delle procedure preliminari, i requisiti minimi dei rivestimenti
incapsulanti, e gli adempimenti in conformità a quanto già fissato dal
Decreto ministeriale 6 settembre 1994.
Come
definito dal decreto in esame, i prodotti incapsulanti possono essere 1)
penetranti - 2) ricoprenti; per ciclo incapsulante si intende la
sequenza di operazioni finalizzate alla realizzazione di in rivestimento
incapsulante.
E'
necessario (nella fase preliminare) valutare lo stato di conservazione
del manufatto contenente amianto, per meglio scegliere il prodotto da
applicare, se sono presenti delle parti friabili è necessario applicare
dei prodotti impregnati (penetrando lega le fibre di amianto tra di loro
e con la matrice cementizia), se invece il manufatto si presenta solido
o poco friabile è sufficiente applicare un prodotto ricoprente, che
forma una spessa membrana sulla superficie del manufatto.
Durante la predisposizione del manufatto al rivestimento incapsulante, è
necessario evitare (attraverso abrasioni, tagli ecc.) la dispersione
delle fibre in amianto, devono essere utilizzate le attrezzature e gli
accorgimenti di sicurezza previsti per la rimozione (tute, guanti,
maschere con filtro tipo P3).
Le
eventuali acque utilizzate per il lavaggio devono essere opportunamente
trattate, mentre eventuali rifiuti contenenti amianto devono essere
smaltiti nel rispetto della normativa vigente, (classificazione, e
destinazione a soggetto autorizzato).
Sono
vietate le operazioni preliminari di preparazione all'incapsulamento di
manufatti in cemento-amianto in ambienti confinati.
Le
caratteristiche prestazionali dei vari tipi di rivestimenti
incapsulanti, si distinguono soprattutto per il maggiore o minore
spessore, inoltre, 1) a vista all'esterno, 2) a vista all'interno, 3)
non a vista (se utilizzato per interventi di confinamento), 4)
ausiliario (se applicato per evitare la dispersione di fibre
nell'ambiente in fase di interventi di rimozione o durante le operazioni
di movimentazione del manufatto o confinamento).
Anche
per il rivestimento incapsulante è necessario chiedere il nulla-osta per
l'intervento alla ASL di competenza territoriale, allegando ad essa
l'attestazione di conformità per il prodotto utilizzato per
l'incapsulamento alle norme UNI 10686 e UNI 10687.
Gli
strati di prodotto incapsulante, devono essere di diverso colore e di
diverso strato, ( in conformità a quanto previsto dalla Appendice 1 Dm
20.8.99) e descritti nella attestazione di esecuzione dei lavori
rilasciata dalla ditta esecutrice della bonifica.
Le
prove di laboratorio (attestazione di conformità) devono attestare:
L'aderenza, l'impermeabilità, la resistenza al gelo-disgelo, la reazione
al fuoco, resistenza all'invecchiamento accellerato, prova sole-pioggia,
sulla base delle informazioni date dal produttore.
La Sovracopertura dei M.C.A.
Per
sovracopertura si intende l'isolamento dei M.C.A. sia dagli agenti
atmosferici esterni che dalla esposizione interna dell'edificio.
Questa è la tecnica più dispendiosa di tempo e denaro, inoltre ha il
negativo aspetto di mantenere la presenza di MCA per diverso tempo, fino
alla loro rimozione.
L'aspetto positivo è dato dal totale isolamento dei MCA sia
dall'ambiente esterno che interno dell'edificio, non vi è contatto
diretto con i MCA ed il pericolo di abrasioni, rotture e quindi
dispersione di fibre-amianto, così come nelle operazioni di bonifica di
rimozione o rivestimento incapsulante.
Devono essere comunque rispettate le norme di sicurezza per i lavoratori
addetti (tute, guanti e maschere) a seconda dello stato di friabilità o
compattezza dei MCA.
E'
necessario il programma di intervento di manutenzione e controllo dello
stato di conservazione delle coperture.
Viene
associato ad esso un intervento incapsulante ausiliario ( in caso di MCA
friabili) per evitare la dispersione delle fibre all'interno del
confinamento o durante le operazioni di lavoro.
Tale
tecnica di bonifica viene attuata specialmente in casi di
inaccessibilità nell'ambiente per rimuovere o incapsulare i materiali
contenenti amianto. (Dic. 2010)
Chiara Lo Giudice |