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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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L’ Amianto: un problema ambientale molto diffuso

di Chiara Lo Giudice

 

L'amianto o asbesto è un insieme di minerali del gruppo dei silicati, appartenente alle serie mineralogiche del serpentino e degli anfiboli.

È stato utilizzato fino agli anni 1980 per produrre cemento-amianto, materiale utilizzato per lastre, tubi, cisterne, pannelli antincendio, ma anche per guarnizioni, dischi dei freni, coibentazioni termiche e acustiche in navi, treni edifici etc. Era inoltre utilizzato, per la sua resistenza al calore,  nelle tute dei vigili del fuoco,come materiale per indumenti e tessuti da arredamento,  nelle auto (vernici, parti meccaniche), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni.

Uno dei settori principali che ha visto impiegato l’amianto è stato l'edilizia, dove l'amianto veniva impiegato tanto come spray (mischiato cioè a leganti non troppo tenaci) da applicare a elementi metallici o altro con funzioni isolanti, oppure impastandolo con altri materiali a cominciare del cemento. In questo modo si aumenta la resistenza del cemento contenendo il peso e rendendo più facile realizzare elementi prefabbricati. In Italia il cemento-amianto è noto come Eternit, e soprattutto per l'elemento ondulato con il quale venivano realizzate le coperture dei tetti (principalmente in Italia settentrionale). Altri materiali impiegati in edilizia, costituiti da amianto erano tegole, pavimenti, tubazioni, vernici.

I Pericoli

La sua nocività per la salute ha portato a vietarne l'uso in Italia con la legge 257/1992. Le polveri di amianto, respirate, provocano l'asbestosi alla quale possono associarsi tumori delle pleure, ovvero il mesotelioma della pleura, e dei bronchi, inguaribili e mortali.

Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio, al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell'aria non è pericolosa: l'inalazione di una sola fibra può causare il mesotelioma e altre patologie mortali.

Essendo pertanto molto diffuso nell’ambiente, l'asbestosi insieme alla silicosi è la malattia per la quale l'INAIL ha riconosciuto e paga il maggior numero di indennità.

La pericolosità dell’amianto dipende dal grado di libertà delle fibre, ossia dalla capacità dei materiali di rilasciare fibre potenzialmente inalabili; la presenza in sé dell’amianto, infatti, non è necessariamente pericolosa, lo diventa qualora le fibre vengano sprigionate nell’aria, per effetto di qualsiasi sollecitazione (manipolazione/lavorazione, vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni di umidità etc.).

Essendo l’asbesto un materiale fibroso e piuttosto friabile, è facile che le piccolissime particelle di cui è costituito (dell’ordine di millesimi di millimetro), una volta inalate, vadano a concentrarsi nei bronchi, negli alveoli polmonari, nella pleura, provocando danni irreversibili ai tessuti.

Per quanto riguarda la pericolosità dovuta all’ingestione dell’amianto, l’OMS ha dichiarato nel documento redatto nel 1994 “Direttive di qualità per l’acqua potabile” che ”non esiste alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute” e quindi ”non è stato ritenuto utile stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”.

Gli effetti nocivi che si manifestano a seguito dell’inalazione di amianto sono dovuti all’instaurazione di meccanismi patogenetici di natura irritativa, degenerativa, cancerogena.

Le malattie principali sono rappresentate da:

asbestosi - Si tratta di un processo degenerativo polmonare, costituito dalla formazione di cicatrici fibrose sempre più estese che provocano un ispessimento e indurimento del tessuto polmonare (fibrosi interstiziale progressiva), con conseguente difficile scambio di ossigeno fra aria inspirata e sangue; questo determina nel tempo un’insufficienza respiratoria gravissima. Non esiste una terapia specifica. L’asbestosi è stata la prima patologia ad essere correlata all’inalazione di amianto; è una tipica malattia professionale che, per fortuna, va scomparendo; si manifesta per esposizioni medio-alte di 10-15 anni – effetto dose-dipendente).

mesotelioma pleurico-peritoneale - È un tumore maligno che può colpire le membrane sierose di rivestimento dei polmoni (pleura) e degli organi addominali (peritoneo). Si tratta di un tumore maligno “patognomonico”, in quanto ad oggi riconosciuto solo per esposizione ad amianto, soprattutto di tipo anfibolo (crocidolite ed amosite, più del 90% dei casi). L’intervallo tra esposizione e comparsa del tumore è in genere lunga; si manifesta, infatti, dopo esposizioni, anche a basse dos,i per 25-40 anni rappresentando, pertanto, epidemiologicamente un tumore cosidetto “sentinella”, in quanto con la sua presenza segnala l’esistenza di una fonte inquinante.

A differenza dell’asbestosi, per cui è necessaria un’esposizione intensa e prolungata, per il mesotelioma non è possibile stabilire una soglia di rischio, ossia un livello di esposizione così ridotto all’amianto, al di sotto del quale risulti innocuo. Il decorso della patologia è molto rapido. La sopravvivenza è in genere inferiore a un anno dalla scoperta del tumore. Non sono state individuate terapie efficaci.

cancro polmonare - Si verifica per esposizioni non specifiche, in cui l’abitudine al fumo è elemento determinante per l’effetto sinergico. Come per l'asbestosi anche per i carcinomi polmonari è stata riscontrata una stretta relazione con la quantità totale di asbesto inalata e con l'abitudine al fumo di sigaretta. Nei non fumatori esposti ad asbesto il rischio relativo è risultato circa 5 volte superiore alla popolazione generale, mentre è 50 volte superiore nei fumatori esposti ad asbesto. Il tumore presenta una latenza 15-20 anni dal momento dell’esposizione all’asbesto.

altre neoplasie - Numerosi studi hanno evidenziato che la mortalità per tumori in genere è più alta nei lavoratori esposti alle polveri di asbesto che nella popolazione generale, e in particolare sembrano più frequenti i tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe. L'aumento della frequenza per queste malattie è comunque molto inferiore rispetto a quello descritto per i tumori polmonari.

placche pleuriche - Si tratta di ispessimenti benigni del tessuto connettivo della pleura, più o meno estesi, talora calcificati.

A seconda delle dimensioni delle fibre, queste potranno, se sufficientemente piccole, superare gli alveoli polmonari e per via linfatica, raggiungere i linfonodi ilari, il grosso intestino e la pleura, mentre, aumentando la grandezza, le fibre più lunghe si fermeranno agli alveoli e proseguendo verso l’alto nella scala dimensionale, parallelamente si fermeranno, via via sempre più su, nell’albero bronchiale e nelle prime vie respiratorie.

Proprio in conseguenza di ciò, in Italia dal 1992 (legge 257/1992) è proibita l'estrazione, l'importazione e la lavorazione dell'amianto. Di conseguenza, dal 1992 in poi non è possibile che nell'edilizia, o nell'isolamento di un forno, sia stato impiegato amianto. Anche in precedenza si era legiferato in materia, introducendo limiti all'impiego in talune applicazioni e introducendo limiti di contaminazione dell'aria. Per questo i manufatti, soprattutto quelli casalinghi come guanti da forno o per le assi da stiro, dovevano già prima del 1992 riportare l'indicazione "A" per segnalare la presenza di amianto. Qualora si abbiano ancora in casa oggetti contenenti amianto è bene consultare l'ASL per sapere come e dove conferirli per lo smaltimento.

Mentre all’art. 3 la stessa legge rifacendosi all’art. 31 del D.Lg.vo 277/1991, fissa, per tutte le varietà dell’ amianto, sia isolate che in miscela, la definizione dei limiti di esposizione alle suddette sostanze.

Sfortunatamente, anche se la legge è in vigore da oltre venti anni il pericolo non può dirsi superato. Soprattutto nel Nord-Italia, infatti, sia i materiali per edilizia sia altri manufatti contenenti amianto sono ancor molto diffusi. Inoltre, visti i lunghi periodi che intercorrono tra l'esposizione e lo sviluppo della malattia, è probabile che nel prossimo futuro aumentino i casi di mesotelioma e delle altre malattie dovute al minerale. E' già da qualche anno, infatti, che la forma tumorale legata al lavoro più spesso riscontrata sia proprio il mesotelioma pleurico, come segnala l'Osservatorio statistico dell'INAIL. Inoltre, sempre l'INAIL ricordava che a marzo 2002 erano in totale 136.762 i certificati di esposizione all'amianto rilasciati su richiesta dei lavoratori, dei quali oltre 60.000 positivi.

I rimedi

Superficialmente, verrebbe da pensare che il modo migliore per “neutralizzare” l’amianto sia quello di rimuovere gli elementi che lo contengono e stoccarli in posti sicuri, ma non è esattamente così. In molti casi rimuovere l'amianto può causare repentini (e pericolosi) innalzamenti della quantità di fibre presente nell'aria. Nel caso dei tetti di Eternit che si stanno degradando, per esempio, la soluzione più razionale è rivestire gli elementi con sostanze che intrappolino le fibre (materiali plastici), operazione che viene definita di incapsulamento, e nell'applicare poi rivestimenti metallici (confinamento).

E' evidente che le soluzioni vanno cercate caso per caso e che, comunque, prima di procedere a lavori di bonifica è necessario far eseguire i rilievi del caso interessando la propria ASL. Infatti per giudicare della pericolosità della situazione è necessario controllare l'entità della presenza di fibre nell'aria. Si tratta di un'operazione relativamente semplice, che consiste nell'aspirare l'aria atmosferica attraverso un filtro per poi contare il numero di fibre servendosi di un microscopio. In Italia il massimo livello ammesso è di 0,6 fibre per centimetro cubo per il crisotilo e di 0,2 ff/cc per gli anfiboli e le miscele. Da evitare assolutamente il fai da te: sia perché lo smaltimento non è possibile al singolo sia perché per operare con l'amianto sono necessari sistemi di protezione ben diversi dalle mascherine da verniciatore in vendita nei colorifici.

La scelta del tipo di bonifica da effettuare è  quindi una operazione complessa ed è legata principalmente allo stato di conservazione dei materiali contenenti amianto (MCA).

Lo SMALTIMENTO dell’amianto avviene, in osservanza della normativa vigente, secondo le seguenti modalità:

         La Rimozione Dei Materiali Contenenti Amianto (Mca)

La rimozione ha il vantaggio di eliminare ogni rischio futuro di contaminazione, sostituendo i MCA con materiali di nuova concezione non contenenti amianto;

Si corre però il rischio di contaminare l'ambiente di fibre aerodisperse, di sottoporre gli addetti alla rimozione al rischio di contaminazione se non vengono rispettate le norme di sicurezza.

Per rimuovere i MCA è necessario rispettare le disposizioni legislative e regolamentari che si sono susseguiti negli anni.

Gli adempimenti riguardano il produttore (in principal modo), il trasportatore, e lo smaltitore.

Il produttore deve effettuare:

•         Rilievo spettrofotometrico

•         certificato di analisi chimico-fisiche del MCA,

•         compilazione del registro di carico e scarico,

•         scelta della ditta specializzata alla rimozione, del trasportatore ed impianto autorizzato allo smaltimento,

•         compilazione del piano di lavoro da presentare alla ASL .

(La discarica rilascerà l'attestazione di avvenuto smaltimento, che il produttore consegnerà alla ASL che ha autorizzato la rimozione).

Per la rimozione dei MCA è necessario attenersi a quanto previsto dal piano di lavoro autorizzato dalla ASL, le tecniche (All. al DM 6/9/94) prevedono il rispetto alla salute degli addetti ai lavori dell'ambiente circostante:

•         Deve essere realizzata una idonea recinzione per l'isolamento dell'area nella quale viene effettuata la bonifica

•         La zona deve essere sgombrata di qualsiasi mobile, attrezzatura, impianto mobile, gli impianti che non possono essere spostati devono essere adeguatamente coperti con fogli di plastica

•         Deve essere disattivato e protetto qualsiasi impianto di aspirazione, ventilazione, riscaldamento.

•         La pavimentazione e le pareti dovranno essere coperti con più fogli di polietilene uniti tra di loro.

•         Deve essere predisposta una uscita di sicurezza, realizzata in modo tale da non compromettere l'isolamento dell'area di rimozione.

•         Deve essere realizzato un impianto di illuminazione (se necessario) di tipo stagno che successivamente verrà smaltito quale rifiuto contaminato da amianto.

•         Deve essere realizzato un sistema di aspirazione nella zona di rimozione dei MCA, con filtri di contenimento delle fibre aerodisperse, inoltre deve mettere sotto pressione l'area stessa onde evitare che si verifichino flussi d'aria dall'esterno all'interno; tale impianto deve restare in funzione 24 ore su 24.

•         Dovrà essere approntato un sistema di decontaminazione del personale composto da 4 zone: Locale di equipaggiamento, locale doccia, chiusa d'aria, spogliatoio incontaminato.

•         Collaudo degli impianti sopra descritti.

•         Informare il personale del lavoro da eseguire con tutti i rischi connessi, consegnando loro anche copia del piano di lavoro autorizzato dalla ASL.

•         Dotare il personale addetto dell'equipaggiamento di protezione previsto (maschere, tute, guanti).

•         Rispettare le procedure di movimentazione dei MCA previste dalle norme tecniche.

•         Bagnare il MCA con acqua (a bassa pressione) o con sigillanti a spruzzo (l'acqua di risulta deve essere smaltita presso idoneo impianto di trattamento).

•         Inizio della rimozione con attrezzi manuali che non compromettano la solidità delle superfici, evitando così di produrre fibre aerodisperse nell'ambiente di lavoro; si inizia con la rimozione grossolana dei MCA e successivamente con la rimozione dei                        materiali residui più friabili, applicando ulteriore materiale sigillante a spruzzo.

•         Imballaggio dei MCA effettuato con accorgimenti atti alla riduzione di pericolo di rotture accidentali durante la movimentazione ed il trasporto; il materiale deve essere contenuto in doppio imballaggio, il primo deve essere un sacco di adeguato spessore, il secondo un contenitore rigido o altro sacco, ogni sacco non deve eccedere i 30 kg di peso, e non deve essere riempito oltre i 2/3.

L'aria in eccesso dovrebbe essere aspirata ed i sacchi sigillati con termosaldatura; i contenitori devono essere etichettati; il secondo sacco o altro contenitore non deve mai essere introdotto nell'area di rimozione  ma solo nell'area incontaminata, onde evitare la contaminazione esterna delle pareti.

         Rivestimenti Incapsulanti Per M.C.A.

L'incapsulamento rispetto alla rimozione comporta un minor rischio per i lavoratori addetti e per l'inquinamento di fibre aerodisperse nell'ambiente, inoltre richiede tempi e costi più contenuti rispetto alla rimozione, i MCA non devono essere sostituiti ma vengono bonificati attraverso sostanze impregnanti, è questo l'unico svantaggio, ovvero, la permanenza dei MCA nell'edificio. Deve essere programmata una verifica dello strato di protezione (incapsulante) negli anni, e se necessario, a causa di alterazione o danneggiamento deve essere ripetuta l'applicazione del prodotto incapsulante.

Con il Decreto Ministeriale 20 Agosto 1999, vengono stabilite una serie di procedure da attuare per il rivestimento incapsulante dei MCA, vengono fissate delle procedure preliminari, i requisiti minimi dei rivestimenti incapsulanti, e gli adempimenti in conformità a quanto già fissato dal Decreto ministeriale 6 settembre 1994.

Come definito dal decreto in esame, i prodotti incapsulanti possono essere 1) penetranti - 2) ricoprenti; per ciclo incapsulante si intende la sequenza di operazioni finalizzate alla realizzazione di in rivestimento incapsulante.

E' necessario (nella fase preliminare) valutare lo stato di conservazione del manufatto contenente amianto, per meglio scegliere il prodotto da applicare, se sono presenti delle parti friabili è necessario applicare dei prodotti impregnati (penetrando lega le fibre di amianto tra di loro e con la matrice cementizia), se invece il manufatto si presenta solido o poco friabile è sufficiente applicare un prodotto ricoprente, che forma una spessa membrana sulla superficie del manufatto.

Durante la predisposizione del manufatto al rivestimento incapsulante, è necessario evitare (attraverso abrasioni, tagli ecc.) la dispersione delle fibre in amianto, devono essere utilizzate le attrezzature e gli accorgimenti di sicurezza previsti per la rimozione (tute, guanti, maschere con filtro tipo P3).

Le eventuali acque utilizzate per il lavaggio devono essere opportunamente trattate, mentre eventuali rifiuti contenenti amianto devono essere smaltiti nel rispetto della normativa vigente, (classificazione, e destinazione a soggetto autorizzato).

Sono vietate le operazioni preliminari di preparazione all'incapsulamento di manufatti in cemento-amianto in ambienti confinati.

Le caratteristiche prestazionali dei vari tipi di rivestimenti incapsulanti, si distinguono soprattutto per il maggiore o minore spessore, inoltre, 1) a vista all'esterno, 2) a vista all'interno, 3) non a vista (se utilizzato per interventi di confinamento), 4) ausiliario (se applicato per evitare la dispersione di fibre nell'ambiente in fase di interventi di rimozione o durante le operazioni di movimentazione del manufatto o confinamento).

Anche per il rivestimento incapsulante è necessario chiedere il nulla-osta per l'intervento alla ASL di competenza territoriale, allegando ad essa l'attestazione di conformità per il prodotto utilizzato per l'incapsulamento alle norme UNI 10686 e UNI 10687.

Gli strati di prodotto incapsulante, devono essere di diverso colore e di diverso strato, ( in conformità a quanto previsto dalla Appendice 1 Dm 20.8.99) e descritti nella attestazione di esecuzione dei lavori rilasciata dalla ditta esecutrice della bonifica.

Le prove di laboratorio (attestazione di conformità) devono attestare: L'aderenza, l'impermeabilità, la resistenza al gelo-disgelo, la reazione al fuoco, resistenza all'invecchiamento accellerato, prova sole-pioggia, sulla base delle informazioni date dal produttore.

         La Sovracopertura dei M.C.A.

Per sovracopertura si intende l'isolamento dei M.C.A. sia dagli agenti atmosferici esterni che dalla esposizione interna dell'edificio.

Questa è la tecnica più dispendiosa di tempo e denaro, inoltre ha il negativo aspetto di mantenere la presenza di MCA per diverso tempo, fino alla loro rimozione.

L'aspetto positivo è dato dal totale isolamento dei MCA sia dall'ambiente esterno che interno dell'edificio, non vi è contatto diretto con i MCA ed il pericolo di abrasioni, rotture e quindi dispersione di fibre-amianto, così come nelle operazioni di bonifica di rimozione o rivestimento incapsulante.

Devono essere comunque rispettate le norme di sicurezza per i lavoratori addetti (tute, guanti e maschere) a seconda dello stato di friabilità o compattezza dei MCA.

E' necessario il programma di intervento di manutenzione e controllo dello stato di conservazione delle coperture.

Viene associato ad esso un intervento incapsulante ausiliario ( in caso di MCA friabili) per evitare la dispersione delle fibre all'interno del confinamento o durante le operazioni di lavoro.

Tale tecnica di bonifica viene attuata specialmente in casi di inaccessibilità nell'ambiente per rimuovere o incapsulare i materiali contenenti amianto. (Dic. 2010)

Chiara Lo Giudice

 

 


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|Anno XIV num.4 - Lug./Ago. 2015| - Per informazioni e-mail: redazione1@spaziomotori.it

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