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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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LA "QUESTIONE ECOLOGICA" OGGI 

di Filippo Budelli

 

L’ecologia è la scienza dell’ambiente che studia la corretta convivenza dell’uomo con la natura. La tematica conosciuta come questione ecologica pone oggi sotto forma di problema ciò che nella seconda metà del XIX secolo si andava lentamente scoprendo, e cioè che la Terra e le specie viventi che la popolano formano un sistema unitario, le cui parti che lo compongono hanno influssi le une sulle altre, secondo rapporti a volte armonici e capaci di adattamento, altre volte conflittuali e competitivi per la sopravvivenza.

Il termine “ecologia” venne per la prima volta introdotto in campo biologico da Hernest Heinrich Haeckel (1834-1919), intesa come “scienza dei rapporti dell’organismo con l’ambiente”. Dunque una sorta di “economia della natura” avente per oggetto lo studio delle relazioni scambievoli tra tutti gli organismi viventi riunite in un solo e medesimo legame, il loro adattamento al’ambiente che li circonda, le loro trasformazioni e la loro lotta per la sopravvivenza. Il vocabolo ecologia è oggi soprattutto legato a quel risveglio delle coscienze cui stiamo assistendo ai nostri tempi in riferimento al rapporto uomo-ambiente; una responsabilità che guarda anche alle generazioni future, giacché il futuro dell’uomo sulla Terra si lega a un equilibrato rapporto tra le diverse componenti dell’ecosistema cui apparteniamo. Concetto strettamente connesso a quelli di sostenibilità e sviluppo sostenibile. Uno degli strumenti più utili e più efficaci per gestire il rapporto uomo-ambiente e per assicurare il mantenimento dell’equilibrio ecologico, è sicuramente il parco, inteso come area protetta gestita sotto ogni aspetto (ambientale, paesaggistico, sociale, economico, politico, ecc.).

In Italia i parchi tutelano oltre 57 mila specie animali, tra invertebrati (56.168), e vertebrati (1.254). Tra questi si contano 93 specie di mammiferi, 473 di uccelli, 58 rettili, 38 anfibi, 473 pesci ossei e 73 pesci cartilaginei. Per quanto riguarda il patrimonio vegetale, invece, le aree protette della penisola ospitano più di 6.000 specie, che rappresentano circa il 50% della flora europea, e di cui il 13% è costituito da specie endemiche, ovvero esclusive del nostro Paese. Ma nella maggior parte delle aree protette la presenza dell’uomo crea forti impatti e non è da sottovalutare. Per questo motivo assume rilevanza primaria una strategia di gestione che prevede la realizzazione di reti ecologiche, sia interne ad un’unica area protetta, sia che si interconnettano ad altre con lo scopo di creare un sistema sempre più integrato.

Il nuovo criterio di tutela della natura, basato sulla priorità di conservazione della biodiversità, orienta gli sforzi verso la conservazione, il mantenimento e il rafforzamento dei processi naturali  dai quali dipende la sopravvivenza degli ecosistemi, i veri e propri serbatoi della biodiversità. Ecco che il fulcro delle politiche ambientali si sposta dalla tutela delle specie alla tutela degli habitat, dalla tutela dei singoli siti alla tutela degli ecosistemi e dalla dimensione nazionale a una internazionale.

Significato di Rete ecologica: strategia di tutela della diversità biologica e del paesaggio basata sul collegamento di aeree di rilevante interesse ambientale-paesistico in una rete continua e rappresenta un’integrazione al modello di tutela focalizzato esclusivamente sulle Aree Protette, che ha portato a confinare la conservazione della natura “in isole” immerse una matrice territoriale antropizzata.

Al concetto di rete ecologica è indispensabile accostare quello di greenway. Il termine greenway ha origine anglosassone e deriva dalla fusione di due termini: greenbelt, cintura verde, e parkway, letteralmente strada parco, che risalgono a metà ‘800, utilizzati per la prima volta rispettivamente da Ebenezer Howard per indicare una cintura di spazi verdi intorno a una città, e dall’ architetto paesaggista Frederick Law Olmsted per caratterizzare una tipologia di percorso viario dotato di una struttura verde con funzione di separazione dei flussi veicolari e fruizione ambientale.

Attualmente, le strade alberate che un tempo fungevano da potenziali collegamenti verdi, difficilmente possono ricoprire lo stesso utilizzo a causa di un maggiore e diverso volume di traffico e di un’ organizzazione urbana mutata nel tempo.

Le greenways possono costituire un sistema di mobilità lenta sostitutivo, ma non sempre contrapposto, a quello di mobilità veicolare tradizionale; il concetto richiama quello di rete ecologica, quindi al collegamento di aree verdi, ma essendo una nozione piuttosto giovane presuppone una continua evoluzione che porta a significati diversi. In termini generali si può definire una green way, o percorso verde, come una via piacevole dal punto di vista ambientale, da cui è escluso il traffico motorizzato. Questa definizione deriva dall'analisi del termine greenway, che racchiude due concetti:

 • green (verde) che sta ad indicare non solo ciò che è vegetato ma tutto ciò che è apprezzabile dal punto di vista ambientale e quindi naturalistico, paesaggistico, storico-architettonico e culturale;

 • way (via, percorso) che oltre ad indicare fisicamente le vie di comunicazione (strade, ferrovie, fiumi, ecc.) rimanda ad un'idea di movimento, di comunicazione, di attività.

Nel sistema delle greenways rientrano percorsi per i pedoni, per i ciclisti, per le persone a cavallo, per la fauna terrestre e acquatica e per tutti gli utenti non motorizzati; spesso questi percorsi possono essere sovrapposti, in altri casi è necessario separarli. Queste vie verdi danno la possibilità di connettere le popolazioni con le risorse del territorio e con i centri degli insediamenti urbani e, se organizzate puntualmente a livello locale, regionale e nazionale, si può arrivare alla creazione di una nuova rete di circolazione a grande scala, soprattutto rispettosa dell’ ambiente. La Dichiarazione di Lille (2000), sottoscritta dalle principali associazioni europee che si occupano di vie verdi, stabilisce che le greenways "devono avere caratteristiche di larghezza, pendenza e pavimentazione tali da garantirne un utilizzo promiscuo in condizioni di sicurezza da parte di tutte le tipologie di utenti in qualunque condizione fisica. Al riguardo, il riutilizzo delle alzaie dei canali e delle linee ferroviarie abbandonate costituisce lo strumento privilegiato per lo sviluppo delle greenways".

Si possono individuare sei caratteristiche principali che contraddistinguono le greenways:

• la sicurezza, in quanto sono percorsi fisicamente separati dalla rete stradale ordinaria dedicati esclusivamente a utenti non motorizzati;

• l'accessibilità, per tutte le tipologie di utenti con diverse caratteristiche e abilità (bambini, anziani, ecc.);

• la "circolazione dolce", legata ad esempio alle pendenze moderate, che consente di fruire "lentamente" i percorsi offrendo un diverso punto di vista sui paesaggi circostanti;

• la multi-utenza, in quanto le greenways sono generalmente percorsi aperti a tutte le tipologie di utenti (pedoni, ciclisti, escursionisti a cavallo, ecc.), anche se in situazioni particolari alcuni utenti possono essere esclusi;

• il recupero di infrastrutture e strutture esistenti, quali sentieri, strade storiche, alzaie, linee ferroviarie dismesse, strade rurali minori, per la realizzazione dei percorsi e delle strutture di servizio (luoghi di sosta e ristoro, punti informativi, ecc.);

• l'integrazione con l'ambiente naturale, che permette alle greenways di offrire un accesso rispettoso alle aree di particolare bellezza naturale e di svolgere un'importante funzione educativa consentendo una conoscenza e una fruizione sostenibile del territorio.

In tale contesto, l'idea di greenway supera quella di una semplice pista ciclabile incorporando aspetti molteplici come la valorizzazione e la riqualificazione delle risorse naturali, la promozione di uno sviluppo sostenibile e di un turismo naturale-culturale, il recupero dei paesaggi degradati e lo sviluppo armonico delle città, rivolgendosi non solo ai ciclisti ma a tutti gli utenti non motorizzati.

Come detto, spesso le greenways sono anche reti ecologiche, ma non sempre è così. Esistono infatti percorsi che attraversano centri storici ricchi di storia e cultura ma del tutto privi di valenza ecologica, ciò nonostante rientrano tra le greenways; nei casi in cui i percorsi si sviluppino lungo corsi d’ acqua o aree con vegetazione naturale, allora le vie verdi assumono anche funzione ecologica. Larghezza, connettività, tipo di vegetazione e di matrice in cui il percorso si inserisce, sono le stesse caratteristiche che identificano un corridoio compreso in una rete ecologica, quindi le greenways possono svolgere le stesse funzioni dei corridoi ecologici (habitat, barriera, filtro, sorgente, bacino, conduzione), spesso ricoprendo il ruolo di bio-corridoi che permettono l’ espansione della vegetazione e il movimento degli animali.

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Un corso d’ acqua rappresenta di per sè un elemento fondamentale, un ambito ideale per la realizzazione di un percorso verde importante sia per l’ utilizzo da parte dell’ uomo sia per la sua funzione  ambientale. La vegetazione disposta  lungo le rive del corso funge da filtro tra l’ acqua e il territorio circostante, regola la temperatura dell’ acqua, mitiga l’ impatto negativo delle attività antropiche sull’ acqua, contribuisce al consolidamento del terreno, rallenta la velocità di scorrimento e riduce l’ erosione del suolo.

L’ uomo può sfruttare questa utile presenza di verde utilizzandola come direttrice di un percorso turisticamente fruibile e con notevole valenza ecologica; la figura riportata qui sopra illustra una possibile soluzione di greenway lungo un corso d’ acqua, proponendo delle misure di ampiezza indicative e non vincolanti, che dipendono da numerosi fattori e che sono molto variabili tra un percorso e un altro e tra i vari tratti di un singolo percorso.

Se ci si trova di fronte alla necessità di superare zone umide, paludose o ad elevata bellezza paesaggistica e naturalistica, si ricorre spesso all’ uso di passerelle sospese che concedono un punto di vista maggiormente appagante ed esaustivo.

Le greenways sono progettate e costruite per ciclisti, pedoni, sciatori di fondo, pattinatori, cavalieri, disabili su carrozzina. E’ importante capire quali tipologie di utenti possono sfruttarle, tenendo conto delle diverse esigenze di ognuna di esse; la progettazione deve dunque considerare tutti gli aspetti relativi a materiali, pendenze e dimensioni dei tracciati, pavimentazioni, attrezzature lungo il percorso (fontanelle d’ acqua potabile, arredi, aree di sosta), segnaletica, sicurezza e comfort.

L’ottica delle reti ecologiche e delle greenways non sarà dunque solo quella della conservazione della natura residua, ma anche, e soprattutto, la ricostruzione di nuove unità ecosistemiche (neo-ecosistemi) in grado di svolgere funzioni polivalenti, utili ad un nuovo modello di sviluppo che eserciti livelli minori di pressione sull’ambiente naturale ed antropico e che fornisca risorse rinnovabili. Una rete, per essere considerata efficiente e capace di svilupparsi, deve essere gestita in modo razionale e cooperativo da tutti gli attori coinvolti, prima di tutto stabilendo concetti, obiettivi e normative comuni a tutti, per poi individuare gli spazi e le modalità con cui agire.

(Gen.2010)

Filippo Budelli

 

 


 

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