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RACCOLTA DIFFERENZIATA…E NON SOLO
di Andrea Cavedon
La gestione dei rifiuti
rappresenta una delle sfide maggiori, in quanto ci chiede di elaborare
sistemi integrati ossia capaci di intervenire non solo sul piano della
normativa, della tecnologia, dell’organizzazione, dell’incentivazione,
ma anche sul piano dell’educazione e della cultura alla gestione delle
risorse a partire dalla quotidianità di ognuno di noi.
Sebbene la maggior parte
dei rifiuti provenga dall’attività estrattiva e manifatturiera, è
altrettanto vero che ogni europeo produce in media più di 500 Kg
all’anno di rifiuti solidi urbani; è facile capire quindi che una sempre
più corretta gestione di tali rifiuti comporti un sostanziale
miglioramento della qualità della vita non solo per gli attuali, ma
anche per i futuri abitanti del nostro pianeta. In Italia, gli Enti
Locali che gestiscono questo servizio si stanno adeguando un po’ in
ordine sparso, con tempi e modalità piuttosto difformi. Se da una parte
è interessante notare come la capacità, responsabilità, professionalità
e fantasia di realtà diverse abbiano messo in piedi sistemi diversi ma
altrettanto efficaci, dall’altra si nota che ci sono regioni, in
particolare nel centro sud, ancora troppo inerti a questo tema relativo
alla gestione del territorio.
Uno dei documenti che
meglio evidenziano come si muovono i comuni d’Italia in relazione alla
gestione dei rifiuti solidi urbani è il rapporto di Legambiente su i
cosiddetti “comuni Ricicloni”; tale iniziativa, attraverso una
graduatoria, definisce Ricicloni quei comuni che raggiungono almeno il
60% di raccolta differenziata rispetto ai rifiuti raccolti.
Innanzi tutto è
interessante notare come la valutazione di Legambiente sulla gestione
dei rifiuti non si limiti alla rilevazione del semplice dato relativo
alla percentuale di raccolta differenziata da ogni comune, ma consideri
anche altri parametri (ben 24) come la quantità di rifiuti prodotti,
l’efficacia del servizio erogato, i metodi di raccolta, la sicurezza del
processo di smaltimento, la cui elaborazione definisce il cosiddetto
Indice di Buona Gestione. E’ un analisi che valuta il “sistema” nella
sua globalità, a tutto tondo; infatti è evidente che non basta puntare
ad una raccolta differenziata spinta se non si interviene a monte, ossia
sulla produzione dei rifiuti. Passa già un concetto fondamentale, che
non possiamo affrontare con successo il problema se consideriamo
solamente la fase di “scarto” di un bene, ma la gestione deve
considerare tutta la vita di un prodotto, fin dalla modalità della sua
produzione. Inoltre, il semplice dato relativo alla raccolta
differenziata risulta riduttivo se non è abbinato alla effettiva
possibilità di riciclare il materiale raccolto tramite un metodo
efficace che consenta un corretto conferimento dei rifiuti.
Osservando i dati dell’indagine “comuni Ricicloni 2011” (periodo di
riferimento 2010) a livello regionale
(fonte “Comuni Ricicloni 2011” Legambiente)
il Veneto risulta essere
la regione più virtuosa con oltre il 65% di comuni ricicloni; tra le
province di questa regione spicca quella di Treviso. Man mano che si
scorre la graduatoria, si nota che il cammino da fare è ancora lungo;
infatti la seconda regione, il Friuli Venezia Giulia, raggiunge il 34% e
la Campania (al 5° posto) supera appena il 10%. Inoltre ben 14 regioni
non riescono a raggiungere il 10% di comuni Ricicloni, attestando la
media nazionale all’11,01% (pari al 13,4% della popolazione italiana).
Mentre il Trentino Alto Adige è la regione più attiva con un incremento
dell’8,7% rispetto all’anno precedente (8 dei primi 10 comuni della
graduatoria assoluta comprendente tutti i comuni d’Italia sono in
provincia di Trento) e l’Umbria che dallo 0% si attesta al 3,3%, le note
dolenti arrivano dalla Lombardia e dalla Campania che, sempre rispetto
all’anno precedente, riscontrano una sensibile riduzione rispettivamente
del 7,4% e del 4,3%. Inoltre si nota un certo ritardo della Valle
D’Aosta, regione con un ricco patrimonio naturale e con una spiccata
tradizione turistica; nessuno dei 74 comuni ha superato la soglia del
60%.
Gestire la raccolta
differenziata di un comune con qualche migliaia o decina di migliaia di
abitanti è sicuramente meno oneroso rispetto alle grandi città. Infatti
nessuna metropoli riesce a superare la soglia del 60%; mentre Roma e
Napoli ottengono risultati sconfortanti, Torino raggiunge il 42% e
Milano il 35%; va precisato che a Milano è stata avviata una
sperimentazione relativa alla raccolta dell’umido su circa 200 mila
abitanti; in questa prima fase si è raggiunto un ottimo risultato, il
98% di purezza del materiale raccolto.
I dati relativi ai
capoluoghi di provincia sembrano rappresentare un’ Italia a 2 velocità;
infatti mentre il nord ottiene percentuali di raccolta differenziata e
dell’Indice di Buona Gestione mediamente maggiori con Pordenone,
Verbania, Belluno, Novara e Asti (in ordine decrescente), è il sud che
segue a breve distanza con valori che si scostano di pochi punti
percentuali con Salerno, Carbonia, Oristano, Nuoro e Avellino sempre in
ordine decrescente; il centro purtroppo non presenta alcun capoluogo che
sia riuscito a raggiungere il 60% di raccolta differenziata.
Il rapporto di
Legambiente individua altre 2 categorie: i comuni sopra i 10.000
abitanti e i comuni sotto i 10.000 abitanti. Nell’ambito di queste 2
categorie sono state individuate 3 grandi aree: area nord, area centro e
area sud.
I comuni Ricicloni
con più di 10.000 dell’Area
nord, sono 195 di cui ben 98 sono della regione Veneto, 57
della Lombardia, 19 del Piemonte, 10 dell’Emilia Romagna, 8 del Friuli
Venezia Giulia, 3 del trentino Alto Adige. Nessun comune ligure e della
Valle d’Aosta rientra in questa categoria (anche per il fatto che sono
pochi i comuni che hanno una popolazione maggiore di 10.000 abitanti).
E’ da notare che i primi 54 comuni superano il 70% dell’Indice di Buona
Gestione; 124 superano il 60% e 190 superano il 50%.
In quest’area 26 dei
primi 30 comuni sono della regione Veneto e ben 21 rientrano nella
provincia di Treviso; è da notare che anche nell’ambito del Veneto si
trova una sensibile differenza tra le province: Treviso raggiunge quota
32 comuni con il 60 % di raccolta differenziata, segue Vicenza con 18,
Verona con 17, Venezia con 13, Padova con 11, Rovigo con 6 e nessun
comune della provincia di Belluno (per la provincia di Belluno va detto
che a parte il capoluogo, che ottiene buoni risultati, solo Feltre
supera i 10.000 abitanti).
I comuni
con più di 10.000 abitanti dell’Area
centro che raggiungono il 60% della raccolta differenziate
sono 12; solamente Montespertoli (FI) supera il 70% di Indice di Buona
Gestione, 4 sono i comuni che superano il 60% e 7 superano il 50%; 6
sono i comuni della Toscana, 5 della regione Marche (tutti della
provincia di Macerata) e 1 del Lazio.
Nell’Area
sud i comuni
con più di 10.000 abitanti che
superano il 60% di raccolta differenziata sono 19; nessuno di questi
supera il 70% di Indice di Buona Gestione, 7 superano il 60% e 16 il
50%. Dei 19 comuni, 12 sono della Campania, 2 della Sardegna, 2
dell’Abruzzo, 2 della Sicilia e 1 della Basilicata.
Passando alla categoria
relativa ai comuni con meno di 10.000
abitanti, si osserva che nell’Area nord
i comuni Ricicloni sono 933. I comuni che superano il 70% di
indice di Buona Gestione sono 231, 587 superano il 60% e 881 superano il
50%. Di questi 283 sono in Veneto, 274 in Lombardia, 202 in Piemonte, 94
in Trentino, 66 in Friuli, 13 in Emilia Romagna e 1 in Liguria. Anche i
questo caso è da notare una situazione analoga a quanto detto sopra in
merito alla Valle d’Aosta; tutti i 96 comuni del Trentino sono della
provincia di Trento; nessun comune della provincia di Bolzano raggiunge
il 60% di raccolta differenziata.
Nell’Area
centro i comuni Ricicloni
con meno di 10.000 sono 27;
solamente 2 superano il 70% dell’Indice di Buona Gestione, 11 vanno
oltre il 60% e 23 si attestano sopra il 50%. Di questi 16 sono nelle
Marche (di cui 13 in provincia di Macerata), 6 nel Lazio, 3 in Umbria e
2 in Toscana.
Infine nell’Area
sud i comuni Ricicloni
con meno di 10.000 abitanti sono
94. Di questi 11 superano il 70% di Indice di Buona Gestione, 37 il 60%
e 90 il 50%. A differenza di quanto sia presente nell’immaginario
collettivo è la Campania a trainare le regioni del sud con ben 46
comuni; 18 sono in provincia di Salerno a testimoniare che il positivo
esempio della città di Salerno sta dando buoni frutti anche in
provincia. A seguire troviamo la Sardegna con 25 comuni Ricicloni,
l’Abruzzo con 9, la Sicilia con 8, la Calabria con 3 e il Molise, la
Basilicata e la Puglia con 1.
Ecco
come potremmo visualizzare i dati sopra descritti:
(fonte “Comuni Ricicloni 2011” Legambiente)
(fonte
“Comuni Ricicloni 2011” Legambiente)
Anche se i dati
confermano il nord come area che meglio si è attrezzata e si sta
attrezzando per la gestione dei rifiuti solidi urbani, va riconosciuto
che anche al sud ci sono delle realtà che spiccano per gli importanti
risultati ottenuti. Sicuramente va citata la città di Salerno e alcuni
comuni della provincia; inoltre, come evidenzia il documento di
Legambiente, anche in provincia di Napoli cominciano ad intravedersi
segnali positivi. Il comune di Acerra proprio quest’anno, ha iniziato a
sperimentare la raccolta differenziata; i primi risultati fanno ben
sperare in quanto la raccolta differenziata nell’area oggetto di
sperimentazione ha raggiunto il 70% portando la media del comune al 20%;
un passo, seppur piccolo, ma sempre un passo che avvicina la realtà di
Acerra a quella di Ponte nelle Alpi che nel 2011 è il comune al primo
posto della classifica assoluta dei comuni Ricicloni.
Un altro dato
interessante, elaborato da Legambiente, è la quantità di Kg di CO2
pro capite/anno che ciascun comune riciclone ha risparmiato per ogni Kg
di frazione differenziata; tale dato non segue linearmente l’andamento
della percentuale di raccolta differenziata in quanto si basa sul numero
di abitanti e sulle quantità differenziate per ogni tipo di materiale
che ovviamente non sono uguali per tutti i comuni; inoltre la quantità
di Kg di CO2 risparmiata varia a seconda della tipologia del
materiale come di seguito riportato;
tipologia |
Kg di CO2
risparmiati
per ogni
Kg di frazione differenziata |
Carta |
0,97 |
Plastica
|
1,55 |
Alluminio |
13,08 |
Metallo |
1,86 |
Vetro |
0,28 |
Organico |
0,21 |
(fonte “Comuni Ricicloni 2011” Legambiente)
Osservando i dati del
documento di Legambiente, si nota come mediamente tale valore si attesti
intorno ai 100 Kg risparmiati pro capite; è facile intuire che tra i
comuni sotto i 10.000 abitanti vi sono dei valori più alti con picchi
che raggiungono anche i 300/500 Kg; merita una menzione il comune di
Oristano che tra i capoluoghi raggiunge il valore più alto di 209 Kg di
CO2 pro capite risparmiata a fronte di una popolazione con
circa 31.000 abitanti e il comune di Novara che con 105.000 abitanti
raggiunge i 171 Kg di CO2 pro capite risparmiata.
E’ interessante
osservare anche i dati relativi ai vari consorzi nazionali e che di
seguito si riporta in sintesi:
·
il CIC
(Consorzio Italiano Compostatori) negli ultimi 10 anni ha visto
aumentare gli impianti di compostaggio da 10 a 200; la produzione
nazionale annua di compost si aggira intorno al 1.200.000 tonnellate.
·
il COMIECO
(Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base
Cellulosica) nel 2010, a fronte di un immissione nel mercato di 4,3
milioni di tonnellate di carta e cartone, ha gestito la raccolta
differenziata per un quantitativo di 3,1 milioni di tonnellate;
·
il COREPLA
(Consorzio Recupero Plastica) ha gestito la raccolta differenziata di
614.000 tonnellate di plastica di cui quasi il 58% è stato avviato al
riciclo e il 40% circa (non avviabili al riciclo) sono stati utilizzati
come combustibili alternativi in sostituzione di quelli fossili,
riducendo il ricorso alla discarica; i risultati del 2010 hanno permesso
il risparmio di circa 3.165.000 tonnellate di CO2. Inoltre se
già nel 2010 il Contributo Ambientale era sceso a 160€ per tonnellata,
dal 1° luglio 2011 si è ulteriormente abbassato a 140€ per tonnellata;
·
il CIAL
(Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi in
alluminio) nel 2010 ha superato il 72% di riciclo di imballaggi di
alluminio immessi nel mercato; considerata l’elevata energia per
produrre l’alluminio e la conseguente elevata emissione di CO2
(vedi tabella sopra riportata), è considerevole la quantità di CO2
risparmiata (371.000 tonnellate). L’Italia è leader in ambito europeo
per il riciclaggio di alluminio;
·
il CNA
(Consorzio Nazionale Acciaio) ha raggiunto il 71% di imballaggi in
acciaio riciclati rispetto a quelli immessi nel mercato;
·
il CoReVe
(Consorzio Recupero Vetro) gestisce il ritiro e l’avvio al riciclo dei
rifiuti di imballaggi in vetro. Nel 2010 gli imballaggi in vetro
riciclati sono stati il 68,3% del quantitativo immesso nel mercato. In
merito al riciclo degli imballaggi in vetro, il prossimo passo è quello
di implementare un sistema di raccolta differenziata per colore
consentendo una maggiore qualità del materiale da avviare al riciclo.
E’ diffusa l’opinione
che investire nella gestione dei rifiuti non porti ad un reale percorso
che incida sostanzialmente nella loro riduzione; ma questa presa di
posizione non tiene conto del fatto che i beni non riciclati sono uno
spreco di denaro. Progettare beni, strumenti, prodotti che non si
possono riciclare è un errore non solo dal punto di vista della tutela
dell’ambiente, ma anche dal punto di vista economico in quanto è uno
spreco di materie prime, energia, lavoro. Questa è una considerazione
che dovrebbe stare alla base della progettazione di qualsiasi bene, ma
la realtà dimostra che in generale vi è una notevole difficoltà ad
attuare questo approccio, non sempre per scelta ma anche per la mancanza
di tecnologia che permetta di farlo. Questo non esclude che comunque si
possano elaborare tecniche per massimizzare il riciclo dei materiali
usati. Esiste da tempo un’economia del riciclo, un “settore” che
“produce”, non solo tutela dell’ambiente, ma anche denaro e posti di
lavoro. Alcuni dati (fonte Cerani 2011) indicano che il settore del
recupero in Italia nel periodo dal 2000 al 2006 è cresciuto del 17,2% a
fronte di una riduzione nello stesso periodo del settore industriale del
4%. Questo spiega perchè alcune regioni abbiano deciso di investire in
questo settore, non solo per una questione di sicurezza ambientale, ma
anche perché hanno intravisto una reale possibilità di sviluppo
economico per la loro gente.
Sicuramente la partita e
ancora aperta e ci aspetta una grande sfida sul piano dell’educazione,
della sensibilizzazione, con efficaci iniziative di informazione e
formazione, puntando in modo particolare ai giovani, alle scuole, perchè
siamo chiamati a modificare il nostro comportamento sia nella modalità e
nella quantità dei nostri consumi, sia nelle abitudini che abbiamo
consolidato nel gestire quotidianamente i nostri rifiuti domestici.
E’ proprio una questione
di abitudine: praticare la raccolta differenziata non ci toglie nulla in
fatto di benessere, di godimento di ciò che abbiamo, anzi ci permette di
partecipare concretamente alla possibilità di consegnare ai nostri figli
un ambiente più vivibile e una prassi di vita più sostenibile. Volendo
lanciare una provocazione, già questo potrebbe bastare, senza dover
escogitare chissà quali forme di incentivazione, per “invogliare” le
persone a effettuare determinate pratiche.
Contestualmente la sfida si gioca sul piano della tecnologia per
implementare sistemi che permettano di raggiungere livelli sempre più
alti in fatto di quantità e qualità del materiale riciclato/rigenerato;
le strade sono diverse e gli esempi dimostrano che si stanno provando
soluzioni anche integrate tra loro. Interessanti sono alcuni studi (es.
fonte Cerani 2011) che indicano come la tecnologia del
riciclo/rigenerazione, che permette di ottenere del materiale
(granulato) utile da immettere in nuovi cicli produttivi (es. in
edilizia), determini anche un forte incremento occupazionale strutturato
in realtà aziendali di minor impatto rispetto a stabilimenti destinati
allo smaltimento come gli inceneritori e che quindi, anche da un punto
di vista della distribuzione della ricchezza, hanno una ricaduta più
diffusa ed omogenea nel territorio.
Ci
si augura, che in questo ambito, persone appassionate e competenti non
si fermino ai risultati ottenuti, ma possano continuare ad elaborare
nuove strategie che siano replicabili e non solamente realtà isolate;
queste persone avranno comunque bisogno della nostra
collaborazione…quotidiana.
Andrea Cavedon |
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