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L’elogio della follia

La genesi della mostruosa R5 Turbo

 

di Roberto Maurelli

 

Quasi mai nella sua storia la Renault ha prodotto vetture sportive nel senso tradizionale del termine. Molto più spesso, invece, ha scelto di partire da una vettura tradizionale, spesso un’utilitaria,  per sviluppare un modello del tutto nuovo, notevolmente più potente e dotato di ottime capacità dinamiche. È più o meno quanto accadde nel 1980 quando la casa francese decise di sfidare ogni regola di buon senso creando, quasi da zero, la R5 turbo, una vettura che ben poco aveva da spartire con i precedenti modelli R5. Lo schema meccanico del modello di serie, infatti, era completamente stravolto: il motore transitava al retrotreno, in posizione posteriore centrale (costringendo gli ingegneri a rimuovere il divanetto per i passeggeri e ad aumentare il passo di 2 cm) e la trazione diveniva anch'essa posteriore. Questo complesso lavoro di progettazione fu svolto in collaborazione tra il Centro Studi Bertone (dove lavorava un certo Marcello Gandini…), il Centro Stile Renault e il Centro Stile Alpine.

Per la verità certe soluzioni farebbero storcere il naso ai driver viziati di oggi. Basti pensare che i serbatoi furono collocati sotto i sedili per migliorare la distribuzione dei pesi. Peccato, però, che questa soluzione, ottima per la dinamica del mezzo, avesse come “piccolo” effetto collaterale che nell’abitacolo vi era sempre un forte odore di benzina; senza contare quello che sarebbe potuto accadere in caso di impatto laterale… Era proprio un’altra vita!   

Per l'unità motrice furono vagliate numerose ipotesi, ma alla fine si decise di utilizzare il 1.4 litri della Alpine, che non avrebbe costretto ad allungare il posteriore della vettura e che avrebbe presentato numerosi vantaggi nell’omologazione per le corse. Questo 4 cilindri da 1.397 cc, raffreddato ad acqua, già montato sulle Alpine e sulle TS e TX, passò nelle mani di Philippe Chasselut e Serge Massé, che lo sottoposero ad una lunga serie di interventi. Alla fine, la R5 turbo risultò decisamente diversa dai modelli precedenti.

La testata era in alluminio, il rapporto di compressione notevolmente aumentato (7.1:1), veniva adottata l'iniezione meccanica Bosch K-Jetronic al posto del carburatore; rimanevano invece fermi al loro posto la distribuzione ad aste bilancieri e il cambio a 5 marce della TX. Il punto forte del propulsore era, però, costituito da un turbocompressore Garrett T3 con pressione regolata a 0.86 bar, dotato di intercooler aria-aria per abbassare le sue incredibili temperature di esercizio. Grazie a tutti questi accorgimenti la potenza massima saliva fino a 160 cavalli a 6500 giri (+72% rispetto alla versione non elaborata), e la coppia massima cresceva fino a 21,4 kgm a 3250 giri. Ridottissimi, per gli standard attuali, i cerchi da 13”, che ospitavano al loro interno modesti dischi frenanti da poco più di 200 mm. A dir la verità, però, su quelle ruote e su quei freni gravava un peso di soli 970 kg, ripartito per il 40% (386 kg) sull’anteriore e per il 60% (584 kg) sul posteriore.

Esteticamente la R5 turbo si riconosceva, invece, per i drammatici parafanghi, allargati fino all'inverosimile al fine di ospitare sospensioni più robuste e pneumatici dall'impronta maggiore, capaci di gestire la possente coppia del propulsore. Di grande impatto visivo era anche il convogliatore predisposto sul cofano anteriore, per l’evacuazione dell’aria calda. A differenza di quanto avviene al giorno d’oggi, insomma, ogni scelta stilistica non era imposta dal reparto marketing, ma era al servizio della meccanica e delle migliori prestazioni.

Ed il risultato era evidente… La R5 turbo era in grado di raggiungere una velocità massima di oltre 200Km/h, scattando da 0 a 100 in appena 6,5 secondi.

La sua principale rivale era e rimarrà per sempre la Peugeot 205 T16, un altro piccolo mostro da strada che seppe deliziare i palati più fini all'epoca. Eppure nell’immaginario collettivo la R5 Turbo ha un posto speciale che l’altra piccola francesina, altrettanto valida ed impressionante, non è mai riuscita ad occupare.   

Qualora foste interessati ad acquistare una di queste splendide vetture (ammesso che ne troviate una in buone condizioni), i prezzi dell'usato si muovono fra ventimila e quarantamila euro, a seconda delle versioni e delle condizioni del mezzo. Certo, la cifra è piuttosto alta e qualcuno potrebbe pensare di acquistare, investendo la stessa frazione del proprio conto in banca, una più moderna Clio RS. Non mi sento di criticare una simile scelta: chi nelle proprie valutazioni dà peso agli optional, all'abitabilità, alla sicurezza, alla facilità della manutenzione e quant’altro, farebbe bene davvero ad orientarsi per l'ultima piccola bomba di casa Renault.

Chi, invece, ancora crede nel brivido della guida e riesce ad intravedere anche in quelle lamiere tagliate con l'accetta un grande capolavoro, non potrà fare a meno di tenere fra le mani, almeno per una volta, il piccolo volante della Renault 5 Turbo.

 

                                                                            Roberto Maurelli

 


 

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