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Anno XIV num.4
Lug./Ago. 2015

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CONFGIOVANI TESI MASTER ON-LINE SICUREZZA AMBIENTALE

RETI FOGNARIE E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI

 

di Salvatore Sorvillo

 

Lo smaltimento dei liquami è l’insieme dei processi impiegati per la raccogliere, trattare e depurare le acque di scarico civili e industriali.

Il problema della depurazione delle acque è emerso in maniera evidente a partire dagli inizi degli anni Settanta, con la presa di coscienza dei problemi legati all’inquinamento ambientale e alla contaminazione dei fiumi, dei laghi, degli oceani e delle falde acquifere con rifiuti domestici, urbani, agricoli e industriali .

Soluzioni per lo smaltimento dei liquami domestici furono elaborate dall’uomo fin dall’antichità . Tra le rovine dell’antichità civiltà cretese e delle città assire sono stati rinvenuti piccoli fossi entro cui  venivano convogliate le acque nere, mentre i canali di scolo delle acque piovane costituiscono dagli antichi romani funzioni ancora oggi come condotti di drenaggio.

In fatto di impiantistica  la città di ROMA era sicuramente all’avanguardia: l’acqua nelle case e nelle piazze si portava mediante gli acquedotti, mentre i rifiuti si smaltivano mediante la rete fognaria, ovvero la Cloaca Maxima .

Verso la fine del Medioevo, in Europa, alcuni privati cominciarono a farsi costruire vasche di raccolta per i liquami domestici. Una volta piene, queste vasche, che erano una sorta di prototipo dei futuri pozzi neri, venivano fatte svuotare a spese del committente e i liquami prelevati erano utilizzati per concimare i campi o erano scaricati nei fiumi o su terreni abbandonati.

Qualche secolo più tardi si tornò a costituire, ai bordi delle strade, piccoli canali di scolo per le acque piovane , nei quali ,in un primo tempo , fu tassativamente proibito riversare qualsiasi tipo di liquame domestico.

Agli inizi del XIX secolo si comprese, tuttavia ,che dal punto di vista sanitario e della difesa della salute pubblica lo scarico di escrementi umani in canali dilavati dalle acque meteoriche sarebbe stata una misura più efficace di altre. Fu così, che tra il 1859 e il 1875 a Londra venne realizzato un sistema di canali artificiali per convogliare i liquami e le acque piovane verso il tratto inferiore del Tamigi.

Più tardi, lo sviluppo di sistemi avanzati di erogazione delle acque, ovvero di acquedotti e di impianti idraulici domestici ,consentì la progettazione e la realizzazione dei moderni gabinetti dotati di sciacquone e dei complessi sistemi fognari che ancora oggi caratterizzano gran parte dei centri urbani occidentali .

Agli inizi del XX secolo alcune amministrazioni comunali e alcuni imprenditori riconobbero che scaricare le acque di scolo direttamente nei corpi idrici poteva causare danni alla salute dell’uomo, e fu così che furono realizzati i primi impianti di depurazione , basati su un sistema prima a filtri e poi, a partire dagli anni venti, a fanghi attivi . Gli impianti a fanghi attivi , inizialmente sviluppati in Gran Bretagna, costituiscono ancora oggi uno dei sistemi di depurazione più diffusi. A partire dagli anni Settanta in molti paesi, e soprattutto in quelli industrializzati, a essi sono stati affiancati  processi di trattamento chimico delle acque, come la clorazione. Nelle aree rurali e suburbane si usano, invece, ancora i pozzi neri .

 

La raccolta delle acque di scarico

Le acque reflue sono raccolte e convogliate ai depuratori mediante una rete di tubazione e canalizzazione classificate in base al tipo di liquame che trasportano .

In alcuni casi le acque di scarico urbane (acque nere) e l’acque piovane (acque bianche) sono fatte scorrere dentro uno stesso sistema di condotti, detti a canalizzazione unica, particolarmente diffusi nei centri storici urbani. Con la fognatura cittadina di tipo misto è assolutamente proibito dai regolamenti d’igiene immettere direttamente nella rete le acque nere, per le quali è necessaria, quindi, una preventiva depurazione .

In questo caso la fognatura domestica deve smaltire separatamente le acque chiare e quelle nere e sono, pertanto , necessarie due colonne di scarico distinte. Le acque chiare e sapone sono immesse direttamente nelle fogna urbana  inserendo ai piedi della colonna di scarico un capace pozzetto di ispezione. Le acque nere invece convogliate in apposite camere a tenuta dette fosse biologiche o depuratori , che possono essere di varia forma e capacità.

In altri casi i due tipi di acque sono raccolti in sistemi di canalizzazione separati, in modo da consentire uno smaltimento più efficiente dei liquami, in quanto, così facendo,è possibile ridurre il carico di liquidi introdotto negli impianti di depurazione ed evitare che i canali di trasporto, non riuscendo a contenere i volumi di acque nere e bianche che vi si riversano, tracimino inquinando le aree limitrofe. Quindi, se il centro urbano dispone di una fognatura separata per acque bianche e nere tutti gli scarichi dell’abitazione (acque nere e  acque sapone) possono essere convogliate da

un’unica tubazione nella fognatura comunale .

In alcune città questo inconveniente è stato risolto, in modo più economico , dotando il centro urbano di grandi bacini di raccolta, perlopiù sotterranei, in cui sia le acque nere sia le acque bianche vengono raccolte per essere poi gradualmente riportate nel comune sistema fognario.

La rete fognaria è solitamente costituita da un complesso sistema di canalizzazione (fogne, collettori ed emissioni). e tubature che collegano le abitazioni domestiche alla rete sono generalmente in ghisa o in materiale plastico (PVC) e misurano in genere 8-10 cm di diametro.

Queste tubature convogliano i liquami verso condotti più lunghi , installati sotto la linea media delle sedi stradali a una profondità media di circa 2 m . A secondo delle dimensioni , queste condutture possono essere costituite in laterizio , cemento o cemento armato.

All’interno dei canali i liquami scorrono per effetto della forza di gravità e non spinti dalla pressione indotta da pompe , come invece avviene nei sistemi di erogazione dell’acqua potabile.

Per questo motivo le tubazioni devono essere alloggiate con un’inclinazione tale da consentire ai liquami di scorrere a una velocità di almeno 0,5m/sec , indispensabile a evitare che i materiali solidi si sedimentino e finiscano con l’ostruire le condutture.

I condotti che trasportano le acque bianche hanno in genere un diametro molto maggiore rispetto a quello dei condotti che trasportano le acque nere. In alcuni casi i liquami sono ripescati da stazioni di pompaggio,o sifoni rovesciati , e fatti scorrere , per effetto della pressione prodotta da speciali pompe, in sistemi di tubazioni dette “di mandata”.

Attraverso una serie di sifoni e condotti principali , generalmente in mattoni o cemento armato e del diametro di 6 m o poco meno, i liquami giungono, infine, nei collettori degli impianti di depurazione.

 

Natura delle acque di scarico

Le acque di scarico urbane e industriali contengono materiali inquinanti in percentuali variabili a secondo della loro origine. Le origini , la composizione e i volumi dei diversi tipi di liquami sono strettamente legati allo stile di vita delle comunità che li producono. Quindi , sia insediamenti  civili che industriali producono attraverso le acque di scarico un inquinamento di tipo puntuale se tali acque sono immerse nella rete fognaria e poi inviate a depurazione o un inquinamento di tipo diffuso nel caso in cui dette acque sono scaricate liberamente nei corpi idrici .

Insediamenti urbani, impianti industriali, precipitazioni e falde acquifere producono acque di scarico definite in vari modi in base alla loro origine .

Le acque di scarico urbane sono quelle contenenti detersivi, detergenti , escrementi e resti di cibo, prodotte dai cittadini all’interno delle proprie abitazioni o degli impianti civili pubblici e ricreativi. In Italia ogni cittadino produce in medi ogni giorno circa 200 I di scarichi.

Giornalmente, in un area urbana viene prodotto in media un volume di acque di scarico pari al 80/90 % del volume totale del acqua erogata, ovvero consumata , nella stessa area ( dotazione idrica); Il restante 10/20%  viene assorbito da attività e processi di vario tipo (lavaggio delle automobili ,irrigazione dei giardini e processi produttivi vari , come  l’inscatolamento di prodotti agroalimentari  e l’imbottigliamento di bevande o detergenti ) .

Le acque di scarico industriali presentano , in genere , caratteristiche  molto differenti a seconda del tipo di processo industriale da cui provengono e del tipo di trattamento, ossia di parziale depurazione, a cui sono state sottoposte prima di venire scaricate nella sede fognaria .Gli impianti in cui le acque di scarico sono riciclate e reintrodotte nei processi di trasformazione producono volumi di acque reflue notevolmente inferiore rispetto ai convenzionali impianti a ciclo aperto

 

Composizione delle acque di scarico

Tutte le acque di scarico contengono materiali solidi disciolti o in sospensione . I materiali disciolti sono in pratica quelli che non possono essere filtrati neppure con una carta filtrante, che è ,invece , in grado di trasmettere i materiali in sospensione .

I materiali in sospensione sono definiti decantabili o non decantabili in base al numero di milligrammi di materia secca depositata in un’ora sul fondo di un recipiente contenente un litro di liquame.

Tutti i materiali solidi possono essere , inoltre , suddivisi in materiali volatili e materiali non volatili, quelli volatili sono in genere composti da elementi organici , mentre quelli non volatili sono perlopiù formati da elementi inorganici o minerali.

Il grado di inquinamento delle acque di scarico misurate viene misurato in base a diversi parametri fisici , chimici e biologici. Tra quelli più ampiamente utilizzati vi sono quelli relativi al tipo di materia solidi presenti nell’acqua e alla loro relativa concentrazione , il consumo di ossigeno microbiologico (BOD ) , il consumo di ossigeno per ossidazione chimica (COD )e il pH .

La concentrazione di materia organica viene determinata in base al BOD e al COD .

Il BOD 5 equivale alla qualità di ossigeno consumata dai batteri decomposti di sostanze organiche contenenti in un campione di liquami incubato per 5 giorni a 20° C ; il BOD è espresso in milligrammi di ossigeno per litro d’acqua .

Il COD equivalente alla qualità di ossigeno consumato per ossidare chimicamente la materia organica in soluzione acida di dicromato e per trasformarla in acqua e anidride carbonica .

I valori del COD risultano sempre più alti di quelli del BOD 5, dato che molte sostanze organiche possono essere ossidate chimicamente , ma non biologicamente .

Il BOD 5 è il parametro più comunemente utilizzato per determinare il grado di inquinamento da materia organica biodegradabile , mentre il COD viene in genere impiegato per valutare il grado di inquinamento da materia organica non biodegradabile  o da compositi in grado di inibire l’attività di degradazione dei microrganismi .

Il grado di acidità dei liquami è invece indicato dal parametro pH . La materia organica presente nei liquami domestica è costituita , nella maggior parte dei casi , per il 50% da carboidrati , per il 40% da proteine e per il 10% da grassi ,

La natura e la composizione estremamente eterogenea delle acque di scarico provenienti dagli impianti industriali non consentono di definirne il grado di inquinamento semplicemente in base a una scala di valori comuni , ma spesso richiedono parametri di tipo comparativo .

 

Salvatore Sorvillo

 


 

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