LA RIDUZIONE METODICA DEGLI SPRECHI COME ARMA NECESSARIA
PER CONTENERE L'INQUINAMENTO
di
Tiziana Biasoli
Da anni
è
partita una vera e propria lotta contro il tempo nel tentativo di
salvaguardare il nostro pianeta dall'incessante aumento
dell'inquinamento che sta iniziando a preoccupare l'intera popolazione
mondiale. Tra le varie tematiche ambientali il problema dei rifiuti
è
sempre cruciale, tanto nei fatti che nella percezione dei cittadini, e
lo
è
ancor di più
all'interno del 5°
anno di crisi economica e in una fase di forte difficoltà
del modello occidentale. Ripensare la gestione dei rifiuti diventa
quindi uno strumento per riflettere su come ridisegnare modalità
produttive e di consumo basate, da qualche decennio, sull’utilizzo
crescente e senza limite di risorse.
Occuparsi
di rifiuti significa infatti avere a che fare con l’ultimo
anello di una catena che vede al proprio inizio un forte utilizzo di
risorse, energia e materie prime. Ridurre i rifiuti, priorità
che dovrebbe guidare ogni amministrazione, significa anche mettere in
moto azioni, sistemi di produzione e pratiche di consumo in grado di
garantire analoghi livelli di servizio e benessere con meno pressione
sull’ambiente
e meno utilizzo di risorse. Una sfida che
riguarda quindi i cittadini al momento dell’acquisto,
così
come il sistema produttivo e chi eroga e gestisce servizi pubblici.
Analogamente aumentare la raccolta differenziata ed il
conseguente riciclaggio significa potenziare una rete di aziende e
tecnologie per il recupero di materia, in grado di generare ben più
posti di lavoro di quanto non siano connessi al semplice smaltimento.
La carenza di una politica nazionale organica relativa alla riduzione
dei rifiuti fa sì
che siano i Comuni ad avere più
possibilità
di azione in questo campo, così
come spetterebbe ai Comuni decidere che tipo di sistemi di raccolta
adottare e come coinvolgere i cittadini per raggiungere alti risultati
di Raccolta Differenziata.
SHAPE
Il
Vicepresidente di Ambientante Luson Stefano Diafani ha affermato che
“In
Emilia Romagna serve uno scatto di reni nella gestione dei rifiuti per
replicare il modello delle regioni più
virtuose
come Trentino Alto Adige o Veneto. Questo sarà
possibile solo con la diffusione delle raccolte domiciliari in tutti i
comuni, a partire dai capoluoghi, come già
fatto ad esempio nella città
di Salerno, dove i suoi 140mila abitanti posso vantare un raccolta
differenziata del 70%. Gli enti locali, a partire dalle amministrazioni
comunali, devono recuperare il primato della politica nella gestione dei
rifiuti, senza più
delegare le decisioni strategiche alle aziende multiutente, che
privilegiano nel loro legittimo interesse un sistema fondato sui grandi
impianti di smaltimento finale”.
SHAPE
Come ha
confermato Giulio Kerschbaumer di Legambiente Emilia-Romagna, il
rapporto ha evidenziato che le buone pratiche più
diffuse sono
“l’installazione
di punti di distribuzione di acqua pubblica, l’utilizzo
di stoviglie riutilizzabili in mense e ospedali pubblici e la sempre
maggior diffusione di progetti riguardanti la promozione di pannolini
riutilizzabili sia verso le famiglie, che presso gli asili pubblici. In
continuo aumento la diffusione del compostaggio domestico, con una
copertura dell’80%
dei Comuni aderenti allo studio”.
Vale la
pena sottolineare il fatto che i rifiuti possono essere classificati in
due
“famiglie”
principali: quella dei rifiuti urbani (oggetto del servizio di raccolta
pubblico) e quella dei rifiuti speciali (essenzialmente di natura
aziendale e al di fuori del servizio pubblico) e che il presente studio
si
è
incentrato sulla prima di queste due categoria. Occorre tuttavia
specificare ai non addetti ai lavori, che all’interno
dei rifiuti urbani non sono presenti solo scarti da utenze domestiche,
ma vi rientrano tutti quegli scarti da attività
economiche assimilate ad urbani dai regolamenti comunali. Gli
alti quantitativi di rifiuti urbani pro-capite raccolti in Emilia
Romagna, rispetto a regioni con analoghi livelli economici e di stili di
vita, può
testimoniare una tendenza ad ampie assimilazioni, e quindi un transitare
nel sistema pubblico di quote non trascurabili di rifiuti da attività
economiche.
I dati
raccolti sono stati classificati secondo diversi indicatori di
performance e secondo le taglie dei comuni (per poter effettuare un
confronto tra comuni con stesse caratteristiche). Come sopra ricordato,
si sottolinea come le modalità
di calcolo della RD, (raccolta dei rifiuti solidi urbani detta anche
RSU), del presente lavoro non sono sempre confrontabili con quelle
adottate in altre studi: in particolare sono stati considerati nella
percentuale di raccolta differenziata solo i flussi di rifiuti raccolti
separatamente e poi recuperati.
Non sono
stati computati a RD i flussi di rifiuti raccolti separatamente ma non
avviati a recupero. I valori degli indicatori sono stati confrontati
quando possibile, con le medie regionali ufficiali, in modo da mettere
in evidenza ancor di più
il livello virtuoso raggiunto dai Comuni ai vertici delle classifiche.
Nei calcolo dei valori pro-capite sono stati richiesti ed utilizzati i
valori degli abitanti residenti. Tra i vari indicatori di performance il
dato che primo tra tutti si
è
ritenuto indicativo di una buona gestione dei rifiuti a livello comunale
non
è
stata la raccolta differenziata, ma i quantitativi pro-capite
smaltiti. E’
questo quantitativo di rifiuti inviati ad incenerimento o in discarica,
che ci dice infatti quanto pesano i nostri scarti sull’ambiente:
minore risulta il valore, più
incisive sono state le politiche di raccolta differenziata e
contenimento dei rifiuti. Infatti un alta percentuale di raccolta
differenziata, non sempre
è
sinonimo di bassi quantitativi smaltiti: comuni di montagna con limitata
RD ma produzione di rifiuti esigua possono smaltire meno di comuni con
percentuali di RD prossime al 50% che al contrario hanno produzioni
annue molto elevate.
Questo
approccio consente quindi di limitare l’effetto
che determina l’ampliamento
enorme di alcune raccolte differenziate (si pensi a quella degli inerti
o del verde) ovvero quello di fare lievitare rapidamente le percentuali
di raccolta differenziata ma senza incidere veramente sugli scarti
prodotti dalle famiglie.
SHAPE
Gli altri
indicatori che sono stati considerati nelle classifiche sono:
·1)
la percentuale di raccolta differenziata, che ci fornisce l’indicazione
sul materiale destinato ad impianti di recupero dove gli scarti possono
essere trasformati in materie prime seconde come nuovo vetro, nuova
carta,compost (l’ammendante
derivato da verde e umido) ecc.
·2)
la variazione di raccolta differenziata tra il 2009 e il 2010, in modo
da premiare quei comuni che hanno saputo innovare il proprio sistema di
raccolta. Quando
è
stato possibile si
è
cercato di indagare i motivi di queste variazioni, in modo da mettertele
in relazione con le modalità
gestionali adottate;
·3)
infine sono stati premiati i più
alti quantitativi pro-capite di carta e organico raccolti. In questa
quarta edizione
è
stato mantenuto il premio per la raccolta differenziata della carta, in
quanto frazione in cui tradizionalmente si sono seguite strade di
recupero virtuoso ed
è
quindi più
semplice stabilire una relazione diretta tra quantità
raccolte e effettivo recupero. La presenza di molte
“raccolte
multi- materiali”,
in cui si raccolgono nello stesso contenitore frazioni diverse (es.
plastica vetro e lattine, o plastica e lattine) non rende consigliabile
effettuare analoghe graduatorie per altri materiali. Nei dati raccolti
non
è
infatti sempre possibile stabilire correttamente la suddivisione delle
singole frazioni nel totale raccolto. Inoltre la compresenza di
materiali così
eterogenei da spesso luogo ad alte percentuali di scarti al momento di
dividere e recuperare le singole frazioni. Questo rende ancor più
indeterminato il valore preciso dei materiali effettivamente recuperati.
Degna di nota anche la raccolta differenziata
dell’organico
(o umido).
Si tratta
di una frazione di primaria importanza, sia perché
su di essa si basano i buoni risultati dei sistemi di raccolta
domiciliare di tipo secco/umido, sia perché
il recupero dell’umido
tramite il compostaggio permette di ridare materia organica ai suoli
chiudendo il circolo del carbonio organico.
Nonostante
la complessità
nel mettere a confronto situazioni molto diverse del territorio, sono
stati implementati gli sforzi per rendere la classifica il più
possibile omogenea nei criteri di valutazione, prendendo in
considerazione le realtà
che effettuano la raccolta dell’organico
nettamente separata da quella del verde. Infine nelle schede avviate ai
comuni si chiedeva di fornire indicazioni su buone pratiche applicate
sul versante della riduzione rifiuti, e per la prima volta le zone di
diffusione della raccolta domiciliare (dove presente), all’interno
del territorio comunale.
L’iniziativa
nazionale promossa da Legambiente considera
“Ricicloni”
solo i Comuni che hanno raggiunto il 60% di raccolta differenziata nel
corso del 2010. Fidenza
è
rientrata a pieno titolo nella graduatoria avendo superato già
nel 2007, in concomitanza con l’estensione
della raccolta porta a porta a tutto il territorio comunale, la
percentuale del 60%. Se il limite minimo di raccolta differenziata
finalizzato al riciclaggio
è
stata la condizione per essere considerato
“riciclone”
da Legambiente, la classifica o la valutazione
è
avvenuta attraverso l’Indice
di buona gestione, che ben rappresenta l’azione
a tutto campo del governo della produzione di rifiuti materiali messo in
atto dal Comune di Fidenza.
SHAPE
I
parametri di valutazione previsti dall’iniziativa,
infatti, considerano la produzione totale di rifiuti pro capite (e
quindi le azioni di riduzione), la separazione di rifiuti pericolosi, i
metodi di raccolta e l’efficienza
del sistema, la qualità
(vale a dire la sostenibilità)
ambientale, sociale ed economica del servizio. In questo senso il Comune
di Fidenza, già
dal 2001 in fase sperimentale e dal 2007 con l'estendi mento del
servizio di raccolta
“porta
a porta”
a tutto il territorio comunale, ha operato nell’ottica
di un costante miglioramento sulla strada della riduzione della
produzione di rifiuti, del recupero e riciclo di quanto più
materiale possibile e di ciò
che mantiene la possibilità
di riutilizzo: azioni che non sono ancora esaurite e vedono l’introduzione
di nuove raccolte domiciliari, cogliendo l’interesse
e la disponibilità
dei cittadini.
Le modalità
di elaborazione dei dati raccolti, stabilite dalla Giuria, non hanno
tenuto conto di alcune tipologie di rifiuti che, seppur raccolti
separatamente, non sono state normalmente avviate al riciclaggio
(rifiuti pericolosi) e non sono entrate nel calcolo di efficienza
(inerti e la parte di spiazzamento stradale avviata a recupero); da ciò
deriva un di scostamento dei dati percentuali di raccolta differenziata
indicati dal rapporto al 66,3% rispetto a quella complessiva registrata
nei dati comunali 2010, pari al 68,33%. Il riconoscimento per il Comune
con la minor produzione di rifiuti pro capite da smaltire
è
andato a Fidenza di conseguenza si conferma
“Comune
Riciclane”
e conquista il primo posto tra i Comuni dell’Emilia
Romagna con popolazione superiore ai 25000 abitanti, (la classifica
differenzia i comuni con meno di 5000 unità,
quelli con più
di 5000 unità
ed infine quelli con oltre 25000 unità).
Avanti
tutta, quindi, con la raccolta differenziata, che nei primi mesi del
2011 ha già
confermato un trend positivo di crescita. Da questi dati però
si evince che le amministrazioni locali che ottengono i migliori
risultati in quanto a prevenzione, riduzione dei rifiuti, aumento della
raccolta differenziata e dei quantitativi di materiali riciclati sono
anche quelle che hanno adottato il sistema di raccolta domiciliare dei
rifiuti urbani. Su questo non c’è
dubbio: porta a porta batte raccolta stradale 3 a 0 a tavolino! Questo
grande successo quindi mette in luce l'iniziativa "porta a porta"
mascherando in parte la meno efficiente raccolta stradale ma, dal
momento che
è
il risultato quel che conta, in questi termini hanno espresso la loro
soddisfazione l'assessore alla sostenibilità
ambientale Fulvia Bacchi Modena ed il presidente di San Donnino Multi
servizi Giannarturo Leoni.
«Il
risultato dimostra indubbiamente la conferma del trend positivo già
riconosciuto negli anni precedenti soprattutto a livello regionale, ma
allo stesso tempo ci sprona a raggiungere traguardi più
importanti, che possano avvicinarsi ai risultati delle regioni più
virtuose. Per questo l’assessorato
ha già
approvato un progetto di tranciabilità
dei rifiuti, che sarà
realizzato dalla San Donino Multi servizi, allo scopo di consentire l’identificazione
degli utenti che conferiscono il rifiuto indifferenziato, quantificare e
determinare i flussi di rifiuti, porre le basi per l’introduzione
di un sistema tariffario puntuale, mettere a sistema e ottenere una
procedura certificata per tracciare i rifiuti domestici e quelli
assimilati agli urbani».
SHAPE
«Il
riconoscimento di Ambientante premia lo sforzo dell’amministrazione
comunale che dedica all’ambiente
risorse e progettualità,
ma premia anche l’impegno
di San Donnino Multi servizi. Oggi i rifiuti devono essere considerati
una risorsa da riutilizzare e stiamo lavorando per migliorare sempre più
il servizio e i risultati. San Donnino Multi servizi ha vinto un bando
regionale per la tranciabilità
dei rifiuti. Il progetto, che sarà
presentato più
avanti, partirà
l’1
gennaio 2012».
E'
tuttavia necessario osservare che una più
attenta gestione
dei
rifiuti tramite una corretta raccolta differenziata non
è
considerata, oggi, come un'arma sufficiente per combattere
l'inquinamento ambientale.
Altrettanto importante appare infatti l'eliminazione degli sprechi alla
fonte. Gli imballaggi troppo voluminosi, quasi sempre ottenuti da
derivati del petrolio, l'utilizzo eccessivo di vuoti a perdere in
plastica (spesso il costo del contenitore supera quello del contenuto) e
l'uso assai disinvolto di oggetti
“usa
e getta”
non solo concorrono a un sensibile aumento dei prezzi dei beni di
consumo ma delegano la responsabilità
del loro smaltimento esclusivamente ai cittadini, quando questa
dovrebbe, invece, essere condivisa anche dalle ditte produttrici.
Un
esempio? Una bustina di pepe del valore di pochi centesimi
è
normalmente venduta in un contenitore di plastica (che a causa delle
ridotte dimensioni difficilmente finirà
nella raccolta differenziata) al prezzo di circa 3 euro.
E' per
questo che oggi vanno diffondendosi iniziative (quali quella della
distribuzione di sale , zucchero e detersivi
“alla
spina”)
meritevoli di attenzione e di incentivazione.
Si tratta
di iniziative utili sia al portafoglio del consumatore che all'ambiente
e che rientrano nel principio fondamentale che l'umanità
deve perseguire il fine di raggiungere uno sviluppo consapevole e
sostenibile da parte del pianeta che la ospita.
Bibliografia
www.arpa.emr.it
www.sottobosco.info.it
www.greenbiz.it
Tiziana Biasoli |