RIFIUTI: PROBLEMA O RISORSA?
INTRODUZIONE
La gestione dei rifiuti è uno dei
problemi ambientali che negli ultimi anni desta maggiori preoccupazioni.
Il dilemma, apparentemente di difficile soluzione, è:
IL RIFIUTO È DA
CONSIDERARSI UN PROBLEMA O UNA RISORSA?
Nell’ottica di sviluppo di un’efficiente
sistema integrato di gestione dei rifiuti, delle diverse frazioni
merceologiche componenti i rifiuti, quella secca (costituita da carta,
plastica, vetro e metalli) può assumere sempre più valore di risorsa.
L’unica via percorribile, ad oggi, appare quella della raccolta
differenziata spinta che permetta il riciclo, recupero e riutilizzo dei
diversi materiali al fine di ridurre notevolmente il quantitativo di
rifiuti da inviare in discarica e agli impianti di incenerimento o
termovalorizzazione.
1.
IL CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Le norme nazionali di riferimento nel
settore della gestione dei rifiuti sono quelle dettate nella parte IV
del d.lgs. 152/06 “Testo Unico Ambientale” e successive modifiche
(d.lgs. 04/08 e d.lgs. 30/09). Questo decreto legislativo ha ripreso, in
buona sostanza, ed in parte modificato il d.lgs. 22/97 recante il titolo
“Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui
rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di
imballaggio” e meglio conosciuto come Decreto Ronchi. Già con il d.lgs.
22/97 si evidenziava l’importanza di realizzare un Sistema integrato di
Gestione dei Rifiuti, finalizzato ad una corretta individuazione dei
percorsi di riciclo, recupero e smaltimento da far seguire alle singole
frazioni merceologiche, oltre che di prevenzione e di riduzione della
produzione dei rifiuti.
La definizione di rifiuto
riportata nella parte IV (art.183 co. 1 lett. a) del Testo Unico
Ambientale è identica a quella presente nell’art. 6 co. 1 lett. a) del
d.lgs. 22/97:
Ø
per rifiuto si
intende qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o
abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi.
Il Testo Unico Ambientale ha in parte
ripreso, abrogato e modificato il Decreto Ronchi 22/97. La
classificazione dei rifiuti in urbani e speciali
(secondo l’origine) e in pericolosi e non pericolosi
(a seconda delle caratteristiche di pericolosità) è rimasta
sostanzialmente invariata, fatta eccezione per l’aggiunta di nuove
categorie di rifiuti comprese tra quelli speciali. Una differenza tra i
due decreti riguarda i criteri di priorità nella gestione dei rifiuti.
L’art. 4 co.2 del Decreto Ronchi parla di riutilizzo, riciclaggio e
recupero di materia da preferirsi rispetto alle altre forme di recupero.
Mentre l’art. 179 co. 2 del d.lgs.152/06 introduce una novità facendo un
chiaro riferimento all’uso dei rifiuti come fonte di energia: « [...] le
pubbliche amministrazioni adottano, inoltre, misure dirette al recupero
dei rifiuti mediante riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione
intesa a ottenere materie prime secondarie, nonché all'uso di rifiuti
come fonte di energia». Un’ulteriore modifica del criterio di
priorità nella gestione dei rifiuti è poi stata introdotta dal d.lgs.
04/08 in cui si sottolinea che le misure dirette al recupero dei rifiuti
mediante riutilizzo, riciclo o ogni altra azione diretta ad ottenere da
essi materia prima secondaria si devono adottare con priorità rispetto
all'uso dei rifiuti come fonte di energia.
2.
LE DISCARICHE
Il Testo Unico Ambientale individua
nelle
DISCARICHE e nei
TERMOVALORIZZATORI
(o inceneritori) le ultime due fasi a cui fare ricorso, nel caso in cui
non si possa mettere in atto alcuna ulteriore misura diretta al
recupero, riciclo e riutilizzo o ogni altra azione intesa a ottenere
materie prime secondarie.
L’art.182 co. 7 del d.lgs. 152/06 indica
come normativa di riferimento per le attività di smaltimento in
discarica di rifiuti il d.lgs. 36/03 di attuazione della direttiva
1999/31/CE. L’art.4 di tale decreto distingue tre tipologie diverse di
discarica:
o
DISCARICA PER RIFIUTI
INERTI
o
DISCARICA PER RIFIUTI
NON PERICOLOSI
o
DISCARICA PER RIFIUTI
PERICOLOSI
Questo decreto, inoltre, stabilisce:
-
la natura dei rifiuti ammessi
in discarica e i rifiuti non ammessi in discarica;
-
la sistemazione dei diversi
tipi di rifiuti nelle varie categorie di discariche;
-
gli obiettivi di riduzione del
conferimento di rifiuti in discarica;
-
la classificazione delle
discariche, autorizzazioni, procedure di controllo e sorveglianza delle
discariche, la gestione dei costi ambientali.
Il
conferimento dei rifiuti in discarica dovrebbe rappresentare l’ultimo
step di un corretto sistema integrato di gestione dei rifiuti. La
presenza di una discarica crea danni ambientali irreversibili sulla
biosfera, idrosfera, stratosfera e litosfera.
Il
percolato ed il biogas rappresentano due gravi problemi
connessi allo smaltimento di rifiuti in discarica, in quanto possono
provocare l’inquinamento delle zone circostanti.
Infatti, una volta portati i rifiuti in discarica, si innescano
processi:
·
fisici
·
chimico-fisici
·
biologici
I
processi biologici che avvengono all’interno della discarica riguardano
la fermentazione della materia organica (sia in condizioni aerobiche,
sia anaerobiche) che comporta la formazione di biogas, percolato e
sostanze maleodoranti.
Il
biogas è una miscela di vari tipi di
gas; mediamente è così composto:
-
anidride carbonica [CO2]
44.6%
-
metano [CH4] 54.3%
-
acido solfidrico [H2S]
20 ppm
-
ammoniaca [NH3] tracce
-
mercaptani [CH3- S- CH3]
(responsabili dei cattivi odori)
Il
d.lgs. 36/03 stabilisce (all’allegato 1) che le discariche che accettano
rifiuti biodegradabili devono essere dotate di impianti per l’estrazione
dei gas che garantiscano la massima efficienza di captazione e il
conseguente utilizzo energetico. La gestione del biogas deve essere
condotta in modo tale da ridurre al minimo il rischio per l’ambiente e
per la salute umana; l’obiettivo è quello di non far percepire, nelle
zone circostanti, i cattivi odori provenienti dalla discarica. Il gas
deve essere di norma utilizzato per la produzione di energia, anche a
seguito di un eventuale trattamento, senza che questo pregiudichi le
condizioni di sicurezza per la salute dell’uomo e per l’ambiente. Nel
caso non sia possibile effettuare il recupero energetico si procede alla
termodistruzione del gas. Mensilmente è necessario eseguire dei
controlli quali-quantitativi sul biogas.
Vengono prodotti anche altri effluenti gassosi (acido cloridrico [HCl],
acido fluoridrico [HF], monossido di carbonio [CO], ossidi di azoto [NOx],
ossidi di zolfo [SOx], anidride carbonica [CO2])
che possono contribuire all’aumento dell’effetto serra.
Dalla
decomposizione dei rifiuti e dal loro dilavamento da parte delle acque
meteoriche si forma il percolato. La fermentazione, in
condizioni anaerobiche, della sostanza organica porta alla formazione di
diversi composti acidi, i quali possono entrare a far parte del
percolato. Il percolato contenente acidi è corrosivo: può, quindi,
danneggiare la geomembrana e riuscire a giungere in falda portando con
sé anche altre sostanze dannose presenti nei rifiuti.
Il
percolato può contenere:
-
ftalati (prodotti di degradazione della
plastica);
-
metalli pesanti;
-
sostanze organiche parzialmente
degradate;
-
composti azotati e fosforati.
È
necessario che venga ridotto al minimo la formazione del percolato e la
pericolosità associata ad esso. I sistemi di drenaggio e raccolta del
percolato devono essere efficienti per evitare che questo si diffondi
nel suolo circostante, inquinandolo. Si può limitare la diffusione degli
inquinanti verso l’ambiente esterno mediante la realizzazione di
barriere di impermeabilizzazione del suolo, sistemi di drenaggio e
raccolta del percolato e di pozzi di captazione del biogas.
3.
I TERMOVALORIZZATORI E GLI INCENERITORI
L’incenerimento prevede lo smaltimento di
rifiuti mediante combustione ad elevate temperature (T ~ 1000-1200°C);
questo processo di combustione porta alla formazione di fumi caldi,
polveri e ceneri. Negli impianti moderni si recupera il calore
sviluppato durante la combustione e lo si utilizza per produrre energia
elettrica o riscaldare le abitazioni civili e/o gli impianti
industriali; in questo caso si parla di termovalorizzazione.
I rifiuti inviati agli inceneritori sono:
- rifiuti solidi urbani
- rifiuti speciali non stoccabili in nessun
tipo di discarica controllata
- fanghi di depurazione e potabilizzazione
delle acque
- rifiuti ospedalieri infettivi
- rifiuti dell’industria chimica
Tra gli aspetti più preoccupanti legati
all’utilizzo dei termovalorizzatori per lo smaltimento di rifiuti si ha
la formazione di un elevato quantitativo di nano polveri (PM10,
PM2.5 e PM1). Esistono dei sistemi di abbattimento
e filtrazione delle polveri, in relazione alle specifiche dimensioni; le
polveri così catturate vengono inviate alle discariche per rifiuti
pericolosi. Questi sistemi, però, solitamente riescono a captare le
polveri più grossolane (PM10). Le nano polveri sono di
difficile abbattimento.
Sebbene i moderni inceneritori, presenti in
diverse città europee, mostrano un’elevata efficienza e siano dotati di
ottimi sistemi di controllo di polveri e fumi, il ricorso al
termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti non è tuttavia una
soluzione auspicabile. Oltre al problema relativo alla formazione di
nano polveri estremamente dannose, esiste anche la difficoltà legata
allo smaltimento delle ceneri. Bisogna quindi ricorrere necessariamente
all’uso di discariche: il problema non è così del tutto risolto.
4.
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA
Un punto di fondamentale importanza trattato
dal d.lgs. 36/2003 è quello relativo alla riduzione del
conferimento di rifiuti in discarica. L’art.5 co. 1 definisce
gli obiettivi di riduzione:
-
entro cinque anni dalla data
di entrata in vigore del decreto (ossia entro il 2008) i rifiuti urbani
biodegradabili devono essere inferiori a 173 kg/anno per abitante;
-
entro otto anni (ossia entro
il 2011) i rifiuti urbani biodegradabili devono essere inferiori a
115 kg/anno per abitante;
-
entro quindici anni (ossia
entro il 2018) i rifiuti urbani biodegradabili devono essere
inferiori a 81 kg/anno per abitante.
La raccolta differenziata è uno dei sistemi
più efficienti per ridurre il volume dei rifiuti da conferire in
discarica, per risparmiare materie prime ed energia e soprattutto per
difendere l’ambiente.
Negli ultimi anni il valore ecologico della
raccolta differenziata è stato sicuramente riconosciuto. Una raccolta
differenziata più spinta può portare benefici non solo dal punto di
vista ambientale, ma anche in campo socio-sanitario ed economico.
Dal punto di vista ambientale sono
molteplici i vantaggi derivanti dalla raccolta differenziata :
-
si riduce sensibilmente il
volume dei rifiuti da inviare in discarica;
-
molti più materiali possono
essere destinati al recupero, riutilizzo o riciclaggio;
-
si rendono più pulite e
vivibili le città.
Se si riuscissero a rispettare gli obiettivi
di riduzione del conferimento di rifiuti in discarica, imposti
dall’art.5 del d.lgs. 36/03 (ovvero riduzione dei rifiuti prodotti per
abitante a 115 kg/anno entro il 2011 ed a 81 kg/anno entro il 2018 ), si
è stimato che si avrebbe una riduzione del quantitativo dei rifiuti
portati in discarica del 5-10%. Di conseguenza si osserverebbe anche una
diminuzione del biogas emesso in atmosfera. Considerando che nel 2005 si
è stimato che l’immissione in atmosfera di CO2 è stata di
circa 20.000 t e 10.000 t di CH4, nel 2018 si dovrebbero
avere quantità dimezzate di CO2 e CH4 immesse in
atmosfera, a patto che si raggiungano i sopraindicati obiettivi fissati
dal decreto.
Una notizia di recente pubblicata online dal
Sole 24 Ore sottolinea il vantaggio economico derivante dall’attuazione
di un’efficiente raccolta differenziata.
Dall’analisi condotta da Comieco (Consorzio
Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) è
emerso che, facendo un bilancio degli aspetti economici (come i mancati
costi di discarica), di quelli ambientali (la mancata produzione di CO2)
e sociali, lo scorso anno il beneficio per l’Italia è stato di 376,5
milioni di euro a fronte di 2,94 milioni di tonnellate raccolte. Secondo
Comieco calcolando i benefici potenziali, derivanti da un'ulteriore
ottimizzazione della raccolta, nel 2008 si sarebbero potuti raggiungere
i 598 milioni, con un aumento di circa il 59%. Se la sola raccolta
differenziata della sola carta e cartone raggiungesse il suo pieno
potenziale, l'Italia avrebbe benefici economici netti.
CONCLUSIONI
La raccolta differenziata può diventare uno
strumento efficace per risolvere il problema dello smaltimento dei
rifiuti solo con l’impegno attivo di ogni singolo cittadino. Per tale
ragione, la comunicazione riveste un ruolo chiave. È necessario
mettere in atto un’adeguata campagna di informazione sul modo di
effettuare la raccolta differenziata, tenendo conto delle difformità
esistenti tra i servizi offerti dai comuni nelle diverse città d’Italia.
I cittadini devono essere coinvolti attivamente e devono essere messi in
grado di effettuare una corretta raccolta differenziata con i minori
disagi possibili. Risulta, inoltre, essenziale che ogni singolo
individuo si impegni a modificare e migliorare i propri comportamenti e
le proprie abitudini di vita.
(Gen.2010)
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