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I RIFIUTI: UNA RISORSA DA VALORIZZARE
di Floriana Infantino
DEFINIZIONE
Per
rifiuto si intende “qualunque sostanza oppure oggetto di cui il suo
detentore si disfi o abbia l’obbligo di disfarsi” (CEE 75/442 ); o
qualunque sostanza oppure oggetto che derivi da attività umane o cicli
naturali che venga abbandonato o destinato all’abbandono (DPR.
915/82).Tutto ciò che l’uomo costruisce o utilizza, prima o poi diventa
rifiuto. In una società come la nostra, basata sull’utilizzo smisurato
dei beni di consumo e risorse, il vero problema è come disfarsi dei
rifiuti, evitando di appesantire l’ambiente per noi e per le generazioni
future; ben diverso da ciò che succedeva una volta..nel passato, quando
la società ruotava attorno l’agricoltura e la maggior parte dei rifiuti
alimentari venivano riutilizzati per alimentare il bestiame e per
concimi, mentre gli altri rifiuti venivano bruciati nei camini e stufe,
per non parlare del fatto che ogni oggetto aveva una lunga vita,passava
da generazione a generazione e spesso quando si rompeva, veniva
ripetutamente riparato..si buttava via ben poco. Oggi l’aumento del
benessere economico e dei consumi, fa crescere l’abitudine a usare gli
oggetti per poco tempo,gettandoli via per sostituirli con dei nuovi,
facendo spazio alla politica dell’USA E GETTA. Nell’ultimo decennio
questa tendenza sta per essere arginata dalle continue normative in
materia ambientale,che tendono sempre più a considerare il rifiuto come
una risorsa, a guadagno di una visione più corretta dello sviluppo
compatibile con l’ ambiente.
CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI:
In base alla normativa vigente (D.lgs.152/06) vengono classificati in:
-secondo
l’origine: a)RSU - b) Rifiuti speciali
-secondo la
pericolosità: a)Pericolosi - b)Non pericolosi
Nella
direttiva europea 75/442/CEE oltre alla definizione di rifiuto, al
secondo capoverso dell’art.1, viene indicata la stesura di un catalogo
europeo rifiuti (CER) che viene applicato a qualunque tipo di rifiuti,
siano essi destinati allo smaltimento o al recupero.
Ogni rifiuto è identificato da un codice a 6 cifre, l’elenco dei
codici è poi suddiviso in 20 classi, ogni classe raggruppa i rifiuti che
provengono da uno stesso ciclo produttivo. Nel catalogo viene utilizzata
una terminologia comune per tutta la CEE allo scopo di migliorare tutte
le attività connesse alla gestione dei rifiuti.
RIFIUTI SOLIDI URBANI (RSU):
Per rifiuti solidi urbani, si intendono quei prodotti delle attività
domestiche, agricole e di piccole imprese. Circa 500 Kg pro-capite è la
quantità di rifiuti urbani prodotti ogni anno in Europa; secondo i dati
raccolti ed elaborati da Eurostat, all’interno di ogni stato membro vi
sono delle differenze, dettate dalle politiche ambientali utilizzate,
che portano a questi dati medi. Analizzando questi dati medi, si scopre
che per il 42% il destino di tali RSU è ancora la discarica, mentre il
20% è l’incenerimento, il 22% viene riciclato e il 17% viene trasformato
in compost. In particolare in Italia, la politica della gestione dei
rifiuti è ancora orientata alle discariche, dove viene stoccato il 67%;
mentre il 24% di essi segue la strada del compostaggio e del
riciclaggio e soltanto il 9% circa viene incenerito con l’ausilio degli
inceneritori e termovalorizzatori.
La produzione dei rifiuti urbani è influenzata da diverse
cause tra le quali particolarmente incisiva è quella che si riferisce
allo stato di sviluppo locale (rappresentato da opportuni indicatori
socio-economici).
Inoltre, la produzione di rifiuti risente in maniera sostanziale del
grado di popolamento del territorio il quale spesso è solo parzialmente
rappresentato dal numero di residenti. Ne consegue che risulti utile
calcolare la produzione ricorrendo alla stima pro-capite di essa. I
rifiuti solidi urbani vengono distinti in frazione umida e materiale
secco; del primo gruppo fanno parte: tutti gli avanzi di cibi crudi e
cotti, carta unta o sporca, rifiuti organici, pannolini, rifiuti
prodotti dall’attività di giardinaggio,piatti e posate di plastica,
escrementi animali, ecc..; mentre la parte secca è quella costituita da
materiali differenziati, quali:
-carta
(libri, riviste, giornali ,imballi di carta, fusti di detersivi,
tetrapack)
-plastica
(bottiglie, flaconi di cosmetici, prodotti per la casa, bibite o
detersivi in genere)
-vetro(
bicchieri,bottiglie,rottami di vetro, barattoli, contenitori e specchi)
Dalla
frazione umida si originano composti di alta qualità, che vengono poi
impiegati in agricoltura e fioricoltura, mentre dalla frazione secca,
attraverso la raccolta differenziata e trattamenti appropriati, si
ottiene il recupero di materia e di energia.(Fig.1.1) La parte di
rifiuti che continua ad essere abbandonata indifferenziata, subisce un
processo più lungo, di biostabilizzazione, separazione e vagliatura, per
ottenere sempre una frazione secca, una frazione umida, materiali
ferrosi e vetro, che poi finiranno il loro percorso in discarica, nei
consorsi-riciclaggio, oppure compostaggio ed anche produzione di CDR
(carburante da rifiuti)(Fig.1.2)
Figura SEQ Figura \* ARABIC 1.1
Figura 1.2
RIFIUTI SPECIALI:
Sono
rifiuti speciali, i rifiuti da attività agricole e
agro-industriali, i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione,
costruzione, i rifiuti da lavorazioni industriali e artigianali, i
rifiuti da attività commerciali e di servizio, quelli derivanti dalle
attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla
potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque ed, infine, i
rifiuti derivanti da attività sanitarie, gli oli esausti, farmaci
scaduti, macchinari ed apparecchiature deteriorate,sostanze chimiche
(art. 184, comma 3, D.lgs. 152/06). In funzione della pericolosità i
rifiuti speciali vengono raggruppati in due categorie: pericolosi e non
pericolosi, per subire poi, trattamenti diversi.
DESTINO DEI RIFIUTI
I rifiuti
prodotti possono avere diverse destinazioni:
·
finire
nelle discariche;
·
essere
bruciati
(con o senza recupero di energia utile)
·
essere
raccolti in maniera differenziata
(separatamente), per subire i necessari trattamenti che consentano il
loro reinserimento nel ciclo produttivo (riciclaggio).
DISCARICA
Nel nostro
paese, ancora la maggior parte dei rifiuti segue questa
destinazione,cioè la peggiore, perché rappresenta innanzitutto, un
grande spreco di materiali e di energia, e poi perché le discariche
occupano grossi spazi, ed è sempre più difficile trovare luoghi idonei
nei quali collocarle, anche per le proteste della popolazione locale. Un
tempo le discariche erano solo degli accumuli di materiali effettuati
nelle buche scavate nel terreno e questo discorso vale, purtroppo,
ancora per le discariche abusive.
Le discariche controllate invece
sono delle grandi buche dove il materiale viene sepolto e subito
coperto. Le pareti e il fondo della discarica sono ricoperti da
materiale argilloso. I rifiuti, diventati bio-gas, vengono riutilizzati
come fonte di energia. Sotto lo strato di terra i rifiuti si
decompongono distruggendosi completamente.
Tutti gli impianti sono stati caratterizzati
da un importante sviluppo tecnologico, teso ad incrementare
costantemente quelli che sono i presidi di sicurezza dell'attività. In
tutte queste discariche è stato effettuato e nelle più recenti, è ancora
in corso, il recupero energetico del biogas mediante produzione di
energia elettrica.(Fig.2)
Figura SEQ Figura \* ARABIC 2
L’ INCENERIMENTO
è una
tecnologia consolidata che permette di ottenere
energia elettrica
e fare del
teleriscaldamento
sfruttando i rifiuti indifferenziati o il
CDR.
Questi vengono bruciati in forni
inceneritori
e l'energia termica dei
fumi
viene usata per produrre
vapore
acqueo che, tramite una
turbina,
genera
energia elettrica.
La quantità di energia elettrica recuperata è piuttosto bassa (19-25%),
mentre quella termica è molto maggiore. Tale energia recuperata è da
confrontarsi con quella necessaria al riciclaggio.
Questi impianti, per funzionare
bene,devono trattare i rifiuti con un elevato potere calorifico, cioè
quelli che producono molto calore quando bruciano, come la carta, il
legno e la plastica, ma non i rifiuti organici (ad esempio, i rifiuti
alimentari). Inoltre devono avere degli adeguati sistemi di depurazione
dei fumi. Il residuo della combustione è rappresentato dalle ceneri, che
costituiscono solo il 15-20% dei rifiuti trattati, e che quindi occupano
molto meno spazio nelle discariche. L’incenerimento dei rifiuti li
trasforma in nano particelle
tossiche e diossine
e necessita di sostanze come
acqua, calce,bicarbonato che aumentano la massa iniziale dei rifiuti.
Da una tonnellata di rifiuti
vengono prodotti fumi e 300 kg
di
ceneri solide e altre sostanze:
- le ceneri
solide vanno smaltite per legge in una discarica per rifiuti tossici
nocivi, rifiuti estremamente più pericolosi delle vecchie discariche
- i fumi
contengono 30 kg di ceneri volanti cancerogene, 25 kg di gesso.
L’incenerimento produce 650 kg di acque inquinate da depurare. Le micro
polveri (pm 2 fino a pm 0,1) derivanti dall’incenerimento se inalate dai
polmoni provocano patologie gravi quali: cancro, malformazioni fetali,
Parkinson, Alzheimer, infarto e ictus. .
In Italia
ci sono 51 inceneritori o termovalorizzatori, sarebbe opportuno disporre
di centraline che analizzino la concentrazione di micro polveri per
ognuno di essi, insieme all’aumento delle malattie derivate sul
territorio nel lungo periodo.
Gli
inquinanti emessi dagli inceneritori esplicano i loro effetti nocivi
sulla salute delle popolazioni residenti in prossimità degli impianti o
perché vengono inalati, o per contatto cutaneo, o perché, ricadendo,
inquinano il territorio e quindi i prodotti dell’agricoltura e della
zootecnia. Questo è il caso in particolare delle diossine.
Non a caso, il Decreto Legislativo n° 228 del 18/05/2000 stabilisce che
non sono idonee ad
ospitare inceneritori le zone agricole caratterizzate per qualità e
tipicità dei prodotti.
RACCOLTA DIFFERENZIATA
La raccolta
differenziata costituisce un passaggio centrale,affinché i nostri
rifiuti ritornino a“nuova
vita”,
permettendo di evitare l’inutile spreco di energia e materia prima. Un'
efficace gestione integrata dei rifiuti si basa,in primo luogo, su una
loro corretta differenziazione. I rifiuti non sono da considerare solo
come un prodotto di scarto destinato alla discarica, ma una materia
prima dalla quale ricavare altri prodotti ed energia. La raccolta
differenziata è una modalità di raccolta basata sulla separazione dei
rifiuti rispetto al materiale da cui sono costituiti e sul loro
successivo conferimento all’interno di appositi contenitori. I rifiuti
raccolti in maniera differenziata possono sostanzialmente essere
trattati, a seconda del tipo, mediante due procedure:
1.
riciclaggio,
per le frazioni secche;
2.
compostaggio,
per la frazione umida.
Costituisce quindi, un
passaggio fondamentale affinché si possano avviare processi di recupero
e reimpiego per ottenere nuove materie e prodotti per il mercato del
consumo, senza ricorrere ad un ulteriore sfruttamento delle risorse
naturali. Il riciclaggio comprende tutte le strategie organizzative e
tecnologiche per riutilizzare come materie prime materiali di scarto
altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o distruttivo. In
Italia, il tasso di raccolta differenziata sta gradualmente crescendo (è
oggi intorno al 22,7% per merito, soprattutto, delle regioni del Nord,
dove supera il 35%), ma è ancora inferiore alle potenzialità.
Le frazioni secche
più
comuni
che si
raccolgono
separatamente sono Carta e
Cartone, Vetro e
Metalli, Plastica, ma è possibile
raccogliere in
maniera differenziata anche rifiuti
pericolosi come pile esauste e farmaci scaduti
,rifiuti da apparecchiature
elettriche ed
elettroniche, rifiuti ingombranti,
indumenti usati,ecc..
Il
contributo di ogni cittadino, diventa indispensabile per consentire una
reale riduzione degli scarti destinati alle discariche e per far sì che
i rifiuti possano rinascere sotto nuova forma.(Fig.3)
Fig.3
Dalla
frazione umida..viene creato il compost,un concime
utilizzato per l’’agricoltura;Il compostaggio consiste in una serie di
tecniche atte a favorire lo sviluppo di alcuni microrganismi che
demoliscono le complesse molecole organiche in molecole più semplici, le
quali costituiscono fattori di crescita per le piante se utilizzate come
fertilizzante. Troviamo nel compost batteri, muffe ed anche insetti e
vermi che utilizzando la sostanza organica come cibo e la trasformano.
Alcuni fattori assicurano condizioni ottimali per lo sviluppo di questi
organismi:
-
presenza di carboidrati e proteine nel giusto rapporto (tecnicamente
definito rapporto C/N): dipende da quali rifiuti vengono utilizzati.
-
presenza di ossigeno: il processo di trasformazione della sostanza
organica avviene in ambiente aerobico (ricco di ossigeno) la cui
presenza favorisce lo sviluppo di microrganismi utili e contrasta le
putrefazioni (attuate da microrganismi anaerobi). Dipende dalla
sofficità della massa e dai rivoltamenti effettuati.
- la
temperatura è un indicatore dell'attività dei microrganismi utili ; deve
salire a 30-40 C° nelle prime fasi della fermentazione, a 55-60 C° dopo
15-20 giorni per poi diminuire successivamente. Queste temperature sono
necessarie per selezionare la flora microbica adatta ed igienizzare la
massa da batteri patogeni e a rendere inattivi i semi di erbe
infestanti.
-
presenza di umidità (40-60%): è necessaria per la vita dei microrganismi
ma in quantità eccessiva crea condizioni di anaerobiosi (mancanza di
ossigeno).
ISOLE ECOLOGICHE:o
centri di raccolta, sono strutture attrezzate per la raccolta ed il
recupero di tutti quei rifiuti che per ingombro o per sicurezza non
possono essere inseriti nei cassonetti; ne fanno parte: rifiuti
ingombranti, inerti, RAEE, pile, metalli, legno, sanitari, vernici, oli
esausti.
NORMATIVA
Con la
pubblicazione del decreto legislativo n. 205 del 10 dicembre 2010 è
stata recepita nell’ordinamento italiano la direttiva 2008/98/CE in
materia di rifiuti.
La direttiva 2008/98/CE introduce significative novità volte a
rafforzare i principi della precauzione e prevenzione nella gestione dei
rifiuti, a massimizzare il riciclaggio - recupero ed a garantire che
tutte le operazioni di gestione dei rifiuti, a partire dalla raccolta,
avvengano nel rispetto di rigorosi standard ambientali. I profili di
novità contenuti nel testo di recepimento sono molti ed attengono a
tutte le fasi di cui si compone la filiera della gestione dei rifiuti,
oltre a recare l’attuazione dei principi, alcuni dei quali certamente
innovativi, contenuti nella disciplina comunitaria stessa. L’architrave
della direttiva 98/2008/CE, è costituito dalla disposizione che sancisce
la gerarchia dei rifiuti. Con essa si stabilisce l’ordine di priorità di
ciò che costituisce la migliore opzione ambientale nella normativa e
politica dei rifiuti.
La gerarchia prevede che
il ciclo dei rifiuti debba essere orientato in primo luogo alla
prevenzione, in subordine alla c.d. “preparazione per il riutilizzo”
(novità dalla direttiva 2008/98/Ce), poi al riciclaggio, all’eventuale
recupero di altro tipo (ivi incluso il recupero di energia) e solo come
ultima opzione, qualora tutte quella finora citate non fossero
esperibili, si prevede lo smaltimento. In particolare, l’attenzione alla
prevenzione dei rifiuti, sia con disposizioni vincolanti (come quelle
sul riutilizzo dei prodotti ovvero sulla preparazione per il
riutilizzo), sia con disposizioni programmatiche (come quella sui
programmi di prevenzione), trova nel Dlgs 205/2010 un rinnovato vigore e
rappresentazione rispetto alla disciplina previgente, imponendo un
orientamento nella regolazione del settore in linea con i dettami
comunitari. In Italia, il quadro normativo sui rifiuti ebbe le basi con
il
D.Lgs. 5 febbraio 1997, n.
22 (decreto ronchi)
“attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti,
91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui
rifiuti di imballaggio”. Successive leggi, decreti, aggiornamenti hanno
arricchito e ampliato il quadro normativo italiano per l’ambiente. Nel
2006, con il D.lgs.152 viene scritto il TESTO UNICO AMBIENTALE,
con il quale vengono trattati altri argomenti quali: procedure per la
valutazione di impatto ambientale(VIA e VAS) e l’autorizzazione
ambientale integrata (IPPC); tutela dei corpi idrici e disciplina degli
scarichi; norme sulla bonifica dei siti inquinati; sistema
sanzionatorio; risarcimento del danno ambientale; norme in tutela della
qualità dell’aria e di riduzione emissioni in atmosfera..ecc.. Mentre
nel 2007 con il Dm 185 viene istituito il Registro nazionale RAEE(Rifiuti
apparecchiature elettriche ed elettroniche). Nell’anno 2009, con la
legge n°6 del Febbraio 2009 assistiamo all’
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta
sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
I RIFIUTI COME RISORSA
Differenziare e riciclare i rifiuti è una pratica importante per evitare
di:
·
occupare
il terreno che non sarà più disponibile per altre attività ;
·
inquinare
i terreni e le falde idriche se vi sono dei percolati ;
·
cercare
nuovi siti una volta che la discarica è piena ; le popolazioni si
oppongono e i terreni disponibili sono pochi ;
·
anche gli
inceneritori non risolvono il problema perché si inquina l’aria e si
hanno comunque dei residui da smaltire
Il rifiuto è
un rifiuto, ma se differenziato può diventare una risorsa. E’ in atto da
anni una nuova politica ecosostenibile che mira a considerare i rifiuti,
non un problema ma una risorsa. Secondo ultimi dati raccolti, si
conferma la reale crescita della percentuale di rifiuti che vengono
differenziati; ciò sta ad indicare che è possibile reinserire nel ciclo
produttivo, enormi quantità di materiali che per scarso interesse
finivano in discariche ed inceneritori con gravi danni economici ed
ambientali. Da non dimenticare che i rifiuti sono un’invenzione umana,
perché la natura non produce rifiuti. Partendo dal principio “chi
inquina paga”, si sta orientando la nuova politica ad affrontare il
problema a monte:il coinvolgimento delle industrie di produzione che
immettono nel sistema enormi quantità di imballaggi e materiali che non
servono e generano tonnellate di inquinanti di difficile smaltimento:
questo è un primo vero passo per responsabilizzare tutti i soggetti
sociali coinvolti in tale processo.
Quindi
possiamo dire che la drastica riduzione dei materiali non
differenziabili è la prima vera strada da seguire. In passato, ecomafie,
classi politiche corrotte e disinteressate hanno portato a situazioni
insostenibili. Responsabilizzare i cittadini è un’azione importante
affinché si inneschi il processo di “più differenzio-meno pago”; tutti
gli interventi di politica ambientale, devono avere alla base la
partecipazione attiva degli enti locali, che individuano gli strumenti
operativi per concretizzare quanto detto. Il fatto che dal riciclo si
può guadagnare, non significa promuovere una produzione forsennata degli
stessi; questo processo deve essere svolto nell’ottica della riduzione
dei rifiuti.
La politica di gestione dei rifiuti
adottata fino a pochi anni fa, è in aperto contrasto con un modello di
sviluppo sostenibile. Da qualche tempo, si è fatta strada la convinzione
che occorra agire secondo una strategia articolata, conosciuta come
"Strategia delle 3 R" e che coinvolge sia i consumatori che i
produttori.
-
R come Ridurre i consumi
e quindi anche i rifiuti, in particolare, quelli da imballaggio che
spesso hanno il solo scopo di attirare l'attenzione del consumatore
(a questo proposito, dal 1 ottobre 1998 è entrata in vigore una
normativa che impone a produttori e distributori di pagare una
percentuale su tutte le confezioni immesse sul mercato)
-
R come Riutilizzare
tutto ciò che è ancora possibile (bottiglie, abiti, scatole,
elettrodomestici e autoveicoli), diventando consumatori più
consapevoli che scelgono un prodotto piuttosto che un altro, perché
più duraturo e facilmente riparabile
-
R come Riciclare,
raccogliendo in maniera differenziata tutti i materiali che possano
essere rimessi nel ciclo produttivo, riducendo la quantità dei
rifiuti da smaltire, il consumo di materie prime e quello di energia
(del 95%), dal momento che si evita il costoso processo di
estrazione
Perché tutto
questo possa essere capito dai consumatori e dagli operatori dei diversi
settori, ottenendo così la loro preziosa collaborazione, è fondamentale
il ruolo svolto dall'informazione e dalle istituzioni incaricate di
fornirla, sia a livello nazionale che a livello locale. La normativa
vigente, comunitaria e nazionale, conferma l’importanza di raccogliere,
elaborare e divulgare tutti i dati relativi ad ogni fase del ciclo dei
rifiuti, dalla produzione alla raccolta, dal recupero allo smaltimento,
per poter programmare, monitorare e controllare, tutte le attività, le
azioni e le modalità di intervento nel rispetto della normativa vigente.
La sfida è
passare da un modello di sistema produttivo che consideri la produzione
dei rifiuti, una variabile legata a parametri economici, ad un modello
fondato sul concetto di massimo recupero alla fine del ciclo dei
prodotti e di ridurre al minimo la presenza di composti e sostanze
pericolose nei rifiuti generati. Tale sfida deve coinvolgere ricercatori
e Amministratori locali, per arrivare ad un sistema socio-economico più
consapevole ed evolutivo, in cui utilizzare corrette tecnologie per il
trattamento dei rifiuti
(ott.2012).
Bibliografia:
www.wikipedia.org/wiki/gestionedeirifiuti;
www.educazionesostenibile.it;
www.legambientesicilia/categoryrifiuti;
www.soloecologia.it;
www.miniambiente.it;
www.arpasicilia.it;
www.ecoo.it;
www.novambiente.it;
www.sistriforum.it.
Floriana Infantino |